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                                                                                RIVELAZIONE                                                                                  

 

Vi  và di intraprendere con me un meraviglioso viaggio con la più grande "guida" dell'universo: Gesù - il quale è stato autore e suggeritore letterale nella stesura dell'ultimo libro delle Sacre Scritture: l'Apocalisse? Mi permetto d'invitarvi, porgendo questo invito che non è per tutti, ma è esteso a tutti coloro che hanno sete; sete di che cosa? Apriamo l'Apocalisse nell'ultima pagina ultimo capitolo al versetto 17 " E lo spirito e la Sposa dicono < vieni >. E chi ha sete , venga; e chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita. E' una sete di  Verità, sete di Giustizia; una sete di comprendere pienamente il proposito di Dio  per l'umanità. Se questo è ciò che cercate siete perfettamente sintonizzati con me, ed  io farò del mio meglio per rendere chiaro e comprensibile ciò che per molti è il più oscuro e complicato libro di tutti i tempi - APOCALISSE.

Tantissime persone si sono cimentate nell'interpretazione di questo rotolo imperscrutabile, a volte comprendendo abbastanza, altre essendo molto lontano da un giusto intendimento. Perché è così difficile capirlo? Prima di tutto dobbiamo fare una premessa non da poco:  il primo versetto del primo capitolo inizia così: Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi SERVI le cose che devono accadere fra breve e che Egli fece conoscere, mandandola per mezzo del suo Angelo al suo SERVO Giovanni. Già qui esiste una chiave di lettura, in quanto questa rivelazione viene data ai suoi SERVI, i servi sono coloro che "hanno PERSEVERATO con me nelle prove" sono coloro che rendono TESTIMONIANZA che Cristo Gesù è il Salvatore  e sono coloro che ASCOLTANO le parole di questa profezia e SERBANO le cose che vi sono scritte. Il testo ci parla di sette lettere alle sette chiese dell'Asia  (chiese reali effettive  che esisterono nel primo secolo dell'era volgare), ma che sono prese ad esempio, di non chiese reali ed effettive ma a chiese simboliche che sarebbero esistite in sette periodi diversi, susseguentemente ed avrebbero compreso tutto il pellegrinare della vera Chiesa di Cristo, in tutta l'età del vangelo. Come giungiamo a questa interpretazione?

Prima di tutto per il numero sette, non che esistessero solo sette chiese in quel periodo, ( basti citare la Chiesa di Gerusalemme,  la Chiesa di Roma, la Chiesa di Colosse e Ierapoli )  Colos. 1:2 e 4:13.  Noi studiosi della sacra  Bibbia conosciamo da sempre che il numero sette significa completezza spirituale, e questo sta ad indicare che queste lettere sono messaggi, a volte di lode a volte di riprensione per la vera Chiesa dei Santi, non a sette chiese letterali del periodo di Giovanni, ma a sette lunghi periodi di tempo che vanno dall'epoca di Giovanni fino al tempo della fine. Rappresenterebbero sette epoche della storia della Chiesa  ufficiale.  Così la Chiesa di Efeso sarebbe la condizione della Chiesa al tempo in cui tali messaggi furono scritti, mentre la Chiesa di Laodicea sarebbe quella della fine dell'età del Vangelo. Pensare altrimenti vorrebbe dire dare troppa importanza a sette piccole Chiese  dell'Asia Minore di quel tempo.  Le sette Chiese rappresentano essenzialmente la Chiesa nella sua totalità. Questa linea interpretativa che denomineremo << simbolico - profetica>> è, in assoluto, la più antica. Essa è attestata in un manoscritto del III secolo d. C. ( Canon Muratorianus, S. P. Tregelles ed. 19). Le lettere sono destinate alla Chiesa, e ogni credente, in tutte le epoche, potrà trarne alcuni insegnamenti. Questa intensione è esplicitamente rivelata nelle lettera centrale ( la quarta indirizzata a Tiatira) che contiene l'espressione ><< tutte le Chiese > Apc. 2:23.

Apocalisse in greco significa "rivelazione", ossia la scoperta di una cosa tenuta segreta. Il libro fu comunicato da Nostro Signore in "segni" (o simboli), mediante il suo angelo, al Suo servo Giovanni. Gli studiosi delle Scritture sanno che abbonda di simboli. Le visioni non sono realtà, benché simbolicamente siano rappresentate come tali. Fu così per il profeta Daniele e per la trasfigurazione di Cristo, che nostro Signore definì  appunto una ( Dan. 7:1; Mat.17:9). Anche le visioni avute da Giovanni non devono essere prese per reali. Questo è il significato della sua affermazione: << Fui rapito in ispirito nel giorno del Signore.>> Apoc. 1:10.

Fu scritto quando una grande persecuzione venne sulla Chiesa ancora giovane, verso la fine del primo secolo, fra il 93 e il 96, durante il regno dell'imperatore Domiziano. A quel tempo Giovanni era in esilio a Patmos, nella colonia penale di un ‘isola rocciosa, solitaria aspra e inaccessibile del Mare Egeo, forse ai lavori forzati nelle cave di marmo. Il crimine per cui fu condannato a questo isolamento,fu la sua fedeltà al Signore. Aveva allora circa novant'anni, supponendo che nessuno degli apostoli fosse stato più giovane di lui.  L'esilio di Giovanni rappresenta l'ostracismo che i seguaci del Signore debbono aspettarsi alla chiusura dell'età del Vangelo, cioè un completo isolamento dagli altri ed un  trattamento da prigionieri. Giovanni ode una voce da dietro e si gira per , questa voce non si riferisce ai giorni di Giovanni ne al futuro, ma a prima. La voce da dietro giunse a lui dal ministero terreno del nostro Signore Gesù. Anche a noi, alla fine dell'età, ci voltiamo e guardiamo al passato per vedere l'adempimento delle varie parti del divin piano, per udire e comprendere il messaggio dato al suo popolo dal Cristo risorto. Voltandosi e guardando l'apostolo vide in simboli quel che il popolo del Signore può vedere ora con gli occhi dell'intendimento e della fede.

Cominciando la descrizione egli vede sette candelabri d'oro, ed in mezzo ai candelabri uno vestito di una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro al petto. I suoi capelli erano bianchi come lana bianca, come la neve e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco. I suoi piedi erano di bronzo lucente ma come arroventati dentro una fornace la sua voce come il fragore di molte acque; nella sua mano destra teneva sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a due tagli ed aveva l'aspetto del sole. Di fronte a si tanto splendore Giovanni cadde ai suoi piedi come morto, ma l'uomo mettendo la sua mano destra sopra di lui lo incoraggiò dicendo: << non temere! Io sono il primo e l'ultimo, e il vivente; io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli  dei secoli amen, ed ho le chiavi della morte e dell'Ades!>

Perché in questa visione l'uomo che si identifica chiaramente in Cristo Gesù risorto dai morti è vestito di una lunga veste che copre tutto il suo corpo?

Con l'inizio del suo ministero terreno Gesù cominciò a fare discepoli che, con l'andare del tempo, tali discepoli avrebbero formato i membri della sua chiesa, o sua sposa spirituale. Escluso gli iniziatori di tale gruppo, nessuno conosce i membri di tale corpo, ed è per questo che il viene visto coperto fino ai piedi. I suoi capelli bianchi testimoniano la saggezza della sua esperienza sia umana che preumana, gli occhi come il fuoco stanno ad indicare che niente è nascosto alla sua vista e tutti i disegni umani sono vagliati dai suoi occhi infuocati. I piedi lucenti come il bronzo, illuminati dalle verità, infatti quando la chiesa giunge alla fine del suo pellegrinare terreno, è  un periodo favorevole,  confrontandolo con le altre età della chiesa, durante  l'età evangelica, la conoscenza della Verità è giunta alla sua pienezza.

Nella sua mano destra tiene sette stelle: gli angeli, i messaggeri delle sette chiese. Le stelle infatti rappresentano speciali ministri o servitori della chiesa. In Apoc. 12:1 la chiesa è come una donna incoronata da dodici stelle, che evidentemente rappresentano i dodici apostoli come luci speciali per essa: similmente le sette stelle che il Signore tiene nella sua mano destra rappresentano dei luminari della Chiesa presenti in ciascuna delle sette fasi o stasi del suo sviluppo. Dalla sua bocca esce una spada a due tagli, niente di più di questa descrizione è simbolica! Essa rappresenta la Parola di Dio ( Efesini 6:17- Ebrei 4:12), che esce dalla sua bocca ci fanno capire che le sue parole colpiscono in ogni direzione,in quanto il peccato è da Lui riprovato  sia quando è trovato fra i suoi seguaci che altrove. Nessuno può cercare di togliere il bruscolo dall'occhio del proprio fratello senza aver prima toltola trave dal proprio occhio. Se siamo in grado di rimettere i debiti ai nostri debitori, anche il nostro Padre celeste avrà misericordia di noi. Gesù stesso fornisce la chiave di lettura di questi versetti  al capitolo 1 versetto 20.

Il mistero delle sette stelle e dei sette candelabri d'oro: le stelle sono angeli, i candelabri sono chiese.

Il  termine angelo nelle scritture viene anche descritto come colui che porta un messaggio dal cielo, come colui che ha intendimento spirituale, e quindi ben raffigurano uomini fedeli che sono stati generati dallo Spirito Santo, e hanno dato cibo spirituale a loro tempo, durante tutta età del vangelo, e si sono distinti per aver compreso importanti dottrine al fine di sostenere spiritualmente i propri fratelli nella fede. Avremo modo di affrontare dettagliatamente la vita di alcuni di loro attraverso un percorso storico-religioso quando affronteremo il cammino della vera Chiesa durante   i duemila anni che ha pellegrinato sulla terra. I sette candelabri  raffigurano le sette chiese; ovvero sono cui rappresentate le sette epoche diverse in cui la chiesa si è venuta a trovare in seno alla chiesa Cattolica ( chiesa nella quale la vera Sposa di Cristo dall'anno 325 D.C. ha annoverato i suoi figli più fedeli, figli che si sono ampiamente opposti ai falsi insegnamenti della medesima, anche a costo della vita.)  ( Ricordiamone solo alcuni Michele Serveto, Savonarola Giordano Bruno ecc.)

Gesù si presenta ad ogni Chiesa in maniera diversa, ma tiene presente che, con il passare del tempo, il suo ritorno è sempre più vicino.

Efeso: "Coli che tiene le sette stelle nella sua mano destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri".

Smirne: " Coli che è il Primo e l'Ultimo, che fu morto e tornò in vita".

Pergamo: "Coli che ha la spada a due tagli....Ravvediti dunque, altrimenti tra poco verrò da te e combatterò".

Tiatira: "Colui che ha gli occhi come fiamma di fuoco.....Soltanto quello che avete, tenetelo stretto finchè io venga".

Sardi: " Colui che a i sette spiriti di Dio e le sete stelle......Se non vigilate, io verrò come un ladro".

Filadelfia: "Colui che ha la chiave di Davide...... Io vengo presto".

Laodicea : L'Amen, il testimone fedele e verace, il Creatore..... Io sto alla porta e busso".

La struttura delle lettere è la seguente:

1 Indirizzo del destinatario.

2 Significato del nome.

3 Mittente e sua presentazione.

4  Elogi o accenni alla sua fede.

5 Richiami a ravvedersi.

6 Incoraggiamenti o rimproveri - appelli alla conversione.

7 Promesse rassicuranti.                                         

 

                                                                     EFESO

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

 

La città di Efeso, menzionata al primo posto, rivendicava a suo tempo a Pergamo, la supremazia amministrativa  nell'Asia Minore.  Era tra le sette comunità cristiane la più importante. Già nell'antichità, la città era stata resa celebre dal filosofo Eraclito ( 540-480 A. C.), nonché dall'ultima delle sette meraviglie del mondo: il tempio di Artemide. Quattro volte più grande del Panteon di Atene e ornato di 117 colonne, alte più di venti metri. Il teatro conteneva 24.500 spettatori (Atti 19:23-41). Agl'inizi dell'era cristiana vi aveva svolto la sua attività missionaria l'apostolo Paolo (Atti 18:19-21, 19:1-20), poi secondo una antica tradizione l'apostolo Giovanni e infine il discepolo di San Paolo, Timoteo. (1° Tim.1:3).

Cristo risorto che appare ai suoi discepoli prima di salire ai cieli fa la rassicurante promessa che sarebbe stato  CON LORO tutti i giorni fino alla fine delle età. (Matt. 28:20) così nel secondo capitolo dell'Apocalisse versetto 1 Gesù viene visto che cammina in mezzo ai sette candelabri (tutta la chiesa nel suo percorso terreno) confortando i suoi discepoli che mai sarebbero stati abbandonati e che Lui era presente con loro affiancandoli nel loro cammino

Efeso, significa la prima, desiderabile il primo amore. Ben raffigura la chiesa degli apostoli, innamorati del Cristo, ferventi sostenitori del messaggio messianico. Infatti Gesù riconosce la loro "fatica" e la fermezza che hanno messo nel difendere la verità da "coloro che si definiscono apostoli e non lo sono".

I messaggeri di questo stadio della chiesa furono lodati da Cristo per il loro lavoro paziente e fedele, per il loro discernimento della Verità, per i loro sinceri insegnanti (Att. 20:28-30; 1° Cor. 11:19) e perché misero alla prova quelli che si dicevano apostoli e non lo erano e li trovarono bugiardi. Come mai, in apparente opposizione  al comando generale "non giudicare", sono stati lodati i messaggeri della chiesa di questo periodo per aver messo alla prova questi falsi insegnanti? Perché solo alla prima chiesa ( e ad essa soltanto) fu dato il potere soprannaturale di discernere gli spiriti ( i pensieri e le intenzioni del cuore). I casi di Anania e Saffira, dei maghi Simone ed Elima e di altri rivelarono l'esistenza di questo potere. (1° Cor.12:9)

Quando morti tutti gli Apostoli, la chiesa di Efeso iniziò a "lasciare il suo primo amore" Satana cominciò a seminare le zizzanie in mezzo al grano. Finì il periodo della purezza, l'amore della maggioranza si raffreddò e il primo periodo della chiesa fu infatti presto seguita da una grande " apostasia". Lo spirito di rivalità ed il desiderio di essere incensati presero rapidamente il posto dello spirito di devozione e di abnegazione. Il risultato fu che i "sorveglianti" (vescovi) divennero dei dittatori, avendo maturato a poco a poco la pretesa di uguagliare gli apostoli. Alla fine si stabilì un'accesa rivalità tra di loro e questo portò all'erronea dottrina della successione apostolica. Fu l'avanzare di questa dottrina che sanzionò la credenza secondo la quale "nessuno è qualificato a capire la Bibbia correttamente se non coloro che sono stati consacrati dall'imposizione di sacri ordinamenti mediante la successione apostolica. Ciò fu predetto da Paolo, cioè che "l'apostasia" avrebbe cominciato ad operare nella chiesa fin dal suo giorno, (2° Tess.2:7) Questa situazione peggiorò ulteriormente, quando il "candelabro" della chiesa venne rimosso, passando alla seconda più bassa condizione, (quella dell'epoca di Smirne), quando i doni speciali dello Spirito Santo ( parlare le lingue guarire gli ammalati discernere gli spiriti ecc.)

Tuttavia viene detto che questa chiesa odia i Nicolaiti, persone il cui comportamento è pure odiato dal Signore. Nicola in greco ha lo stesso significato di Balaam che in ebraico significa “conquistatore o signore del popolo”. Nella chiesa di Efeso come in quella di Pergamo ci furono molti “vescovi” che amarono signoreggiare sull’eredità del Signore. ( 1° Pietro 5:3).

Il male che minacciava la comunità cristiana delle origini porta i tratti dei nicolaiti. E’ esistito in realtà un uomo di nome Nicola menzionato in Atti 6:5 (come appartenente alla Chiesa di Antiochia). Non è ben chiaro se Nicola sia divenuto eretico o fosse stato frainteso dai suoi discepoli, comunque sia, dalla testimonianza dei Padri della chiesa, sappiamo che i nicolaiti si caratterizzarono per la loro condotta licenziosa. Poiché la grazia, libera dalla Legge, essi credevano che il cristiano potesse abbandonarsi tranquillamente alle passioni terrene.

“Chi ha orecchio” ascolti ciò che lo spirito dice alle chiese, significa non solo ascoltare , ma comprendere ciò che viene detto, se uno tramite lo Spirito Santo riesce ad applicare alla propria vita ciò che il Signore richiede da lui, allora gli darà da mangiare dell’albero della vita che è nel mezzo al paradiso di Dio. Quest’albero nel mezzo del paradiso era chiamato “l’albero della conoscenza del bene e del male” e la promessa del nostro Signore è che i vincitori dell’età del Vangelo avranno piena libertà di cibarsi di quest’albero in condizioni più soddisfacenti e benedette, quando la conoscenza sarà di beneficio a quelli che sono approvati da Dio e non comporterà allora alcuna maledizione.

Paradiso terrestre o giardino d’Eden è chiamato il luogo dove vennero alla luce i nostri progenitori umani Adamo e Eva; lo stesso termine è usato nelle Scritture alla nuova terra, quando nel millenio le benedizionidella restaurazione porteranno perfezione a coloro  che saranno reputati degni di vita eterna. Questo paradiso è ciò che Gesù promise al ladrone sulla croce.

                                                                  SMIRNE

Smirne, l’attuale Izmir, è la terza città della Turchia, ricostruita da Lisimaco, (uno dei quattro generali di Alessandro). Città di porto, si trovava al fondo di un golfo ben protetto, divenne a causa dei suoi commerci portuali, una delle città più prosperose della costa turca. Vi fu costruito un sontuoso tempio dedicato all’Imperatore Tiberio. A capo della comunità cristiana dell’epoca fu preposto Policarpo, discepolo di Giovanni evangelista, il quale morì martire nel 156 E. V. Tra i suoi più illustri figli, annoverò il poeta Omero. Vi insegnò il filosofo medio platonico Albino. Tacito (Annares,IV,55,56) ricorda che, quando alla provincia dell’Asia fu permesso di erigere un tempio all’Imperatore, e undici città si contendevano questo privilegio,  il Senato decise di Smirne a motivo della fedeltà a Roma. Non sappiamo quando vi giunse la predicazione cristiana e se vi fossero delle comunità Paoline oltre  a quella Giovannea. L’unica menzione che si fa di Smirne è costituita dalla lettera  è costituita dalla lettera indirizzata alla comunità cristiana che all’epoca godeva  di ottima salute spirituale, essendo l’unica assieme a Filadelfia a ricevere una lode incondizionata.

La lettera in sintesi evoca l’epoca tragica dei martiri cristiani che perseguitati, uccisi, torturati, incarcerati, rimasero fedeli fino alla morte. Il periodo a cui fa riferimento tale lettera comprende la storia che và dal II al IV secolo (100-313 d.C.)e abbraccia il tempo delle grandi persecuzioni imperiali.

La struttura della lettera è la seguente:

1 Indirizzo del destinatario.

2 Significato del nome. Amarezza.

3 Mittente e sua presentazione < il risorto>.

4 Elogi e accenni alla fede.

5 Richiami.

6 Incoraggiamento .

7 Promesse rassicuranti.

Smirne significa letteralmente “amara”. Mirra e Mara (Es 15:23; Rut 1:20) ne sono sinonimi per cui il significato è: “ Messaggio alla Chiesa nella sua amara afflizione”. Questo stadio della Chiesa cristiana corrisponde al periodo delle grandi persecuzioni da parte degli Imperatori pagani di Roma, da Nerone (64) a Diocleziano (303-313). I nomi che compongono l’angelo di quel periodo sono: Papia,Policarpo, Melitone, Vittorino, Metodio ecc. Gesù stesso qui si definisce il “primo e l’ultimo”, in nessun altro modo Egli potè essere il primo e l’ultimo se non come unica diretta creazione da parte di suo Padre, che poi mediante il Figlio, creò ogni altra cosa .Altre vedute  sarebbero in conflitto  con il resto delle Scritture. ( Apo.3:14; Col:1:15; 1°Cor:8:6; Giov:1:1-3.)

Egli incoraggiò i membri appartenenti a questa Chiesa di non temere a causa delle gravi persecuzioni, ecco Lui è risorto. Rammentò loro di aver udito la bestemmia (l’apostasia) di quelli che dicevano di essere Giudei (favoriti da Dio o Ismaeliti spirituali) e ai quali si applicava il vero nome con cui dovevano essere identificati: “una sinagoga (o assemblea) di Satana il Diavolo ( Influenzati dalla religione pagana di Roma)”.

I dieci giorni, che secondo la regola aurea di Num:14:34 e Ez:4:6 stanno per dieci anni., si riferiscano al’ultima e più grave persecuzione attuata dagli imperatori romani, quella sotto il regno di Diocleziano, dal 23 Febbraio 303 al 18 giugno 313. Chi conosce la storia di quel periodo, ben comprenderà la gravità delle parole “ Per provarvi”. Alcuni dei più sublimi modelli di perseveranza cristiana che il mondo abbia mai visto, hanno avuto luogo durante il periodo della Chiesa detta di Smirne. L’invito ad essere fedeli fino alla morte significa che non è  in questa vita che i Santi del Signore regneranno con Lui. La promessa è che i vincitori non sarebbero  stati offesi dalla seconda morte: la morte di colui che ha offerto la propria vita come sacrificio con Cristo può essere considerata, da un certo punto di vista, come la sua seconda e finale morte come uomo. Però questa morte di consacrazione non deve essere confusa con la seconda morte come condanna per l’incorreggibile. Avrebbero invece i vincitori ricevuto la corona della vita, la corona di alloro (alloro è simbolo di eternità perché è sempreverde), il serto della vita eterna del più alto grado, l’immortalità, la più alta forma di vita spirituale (Giac.1:12; 1° Piet.5:4; 2° Tim:4:8).    

                                                                 PERGAMO

Antica città dell’Asia Minore, sorgeva su di una collina della costa Egea. L’attuale città è nota con il nome di: Bergama. Raggiunse il suo splendore sotto la dinastia degli Attalidi (241-133). Diventò un’importantissimo centro artistico, ed ebbe una fioritura quando diventò capitale. Sotto il regno di Attalo fu costruita la biblioteca di Pergamo e l’altare a Zeus. In età romana fu nota per le sue ceramiche, produzione di unguenti e pergamene. “ Per” equivale a “molto” e “Ghe” vuol dire terra. Letteralmente Pergamo significa  un’elevazione o una collina. Il periodo che comprende la chiesa di Pergamo fu quello in cui l’Imperatore Costantino abbracciò la causa della Cristianità, il quale fece sì che la religione crescesse al punto di divenire religione di stato. Fu infatti al Concilio di Nicea nel 325 d.C. che la chiesa ufficiale avendo frainteso la vera missione dell’età del Vangelo; cioè la Selezione del Corpo di Cristo, credendo erroneamente di regnare in tale età, si impegnò nella conversione del mondo per governarlo, cercando di sviluppare una moralità servendosi di forme, cerimonie e riti. In questo periodo furono introdotti i  seguenti falsi insegnamenti:

La Trinità ( editto contro i seguaci di Ario, condanna all’esilio).

300 d.C. Il segno della croce.

300 d.C. Preghiera per i morti.

375 d.C. Adorazione dei Santi e degli Angeli.

394 d.C. Istituzione della Messa.

431 d.C. Inizia l’adorazione di Maria.

500 d.C. Il clero inizia  a vestirsi in abito talare.

526 d.C. Estrema unzione.

593 d.C. Dottrina del purgatorio.

600 d.C. Messa in latino.

Per ritrovare la lunga lista delle divinità pagane, canonizzarono gli apostoli e un’innumerevole serie di Martiri, di angeli ecc., veri o immaginari. Le pubbliche processioni fatte agli dei pagani, vennero adottate dai cristiani. Nel 325 l’Imperatore Costantino (non battezzato) riunì a Nicea il primo Concilio di tutti i “vescovi apostolici”. La discussione si protrasse per mesi sul fatto che Dio fosse uno, o trino, ma senza risultato. Fu infine lui stesso a prendere la decisione che il Padre il Figlio e lo Spirito Santo fossero tre dei in un dio solo (definito il credo di Nicea), emanando l’editto che condannava all’esilio tutti i dissidenti tra i quali gli antitrinitari di Ario.

Noi sappiamo chiaramente dalle Sacre Scritture che la “vera chiesa” è chiamata a regnare sulla terra per mille anni con Cristo Gesù, ma il tempo stabilito da Dio per tale regno non era quello, l’età del Vangelo non fu stabilita da Dio a tale scopo, ma per la selezione la consacrazione e il sacrificio di coloro che seguono fedelmente le orme del nostro Signore. Coloro che risulteranno vincitori in questo cammino terreno morendo fedeli, costituiranno i “nuovi cieli” giungendo ad un potere ed ad una gloria mai raggiunta da nessuno del genere umano. I primi cristiani vivevano nell’attesa costante del ritorno del Signore, alcuni erano anche troppo fiduciosi sull’argomento, non per niente Paolo scrivendo ai cristiani di Tessalonica ci dice  che alcuni sbagliavano credendo che il “giorno del Signore” fosse già venuto. Disse loro che tale giorno non sarebbe giunto se prima non fosse venuta “l’apostasia” e non fosse rivelato “l’uomo del peccato”.  Da allora la “vera Chiesa” è stata costantemente all’erta e durante tutta l’età del Vangelo è stata nell’incertezza riguardo al tempo del ritorno del Signore. Questo a fatto sì, che sapendo che sarebbe venuto “come un ladro nella notte” sono rimasti svegli e pronti a scrutare con gli occhi dell’intendimento i segni premonitori dell’avvicinarsi del suo secondo Avvento.

La chiesa ufficiale (la cristianità fondata dal pagano Costantino) fraintese la vera missione dell’età del Vangelo, cioè la selezione del Corpo di Cristo, credendo erroneamente di regnare da subito, in quella età, per questo si impegnò  nella conversione del mondo per governarlo. Battezzò pagani che nulla sapevano di Cristo,servendosi di una falsa moralità composta di cerimonie e riti, volendo compiere un’opera di redenzione del mondo che spettava all’età millenaria di Cristo. Per questo si organizzò in un clero che non era altro che la contraffazione della “vera Chiesa” contrabbandando l’idea che fosse stato il Signore attraverso la successione apostolica ad investirli del potere del “nutrimento del gregge”. Atti 20:29-32.

 

“Già siete sazi, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare! E fosse pure che voi siete giunti a regnare, affinchè anche noi potessimo regnare con voi! 1° Corinti 4:8.

“So che abiti, dove Satana dimora”. Roma era la sede dell’impero, il trono del dragone o diavolo o Satana ed era, ed’è, il luogo nel quale Satana ha messo le sue radici, il suo trono. Fin dai tempi edenici Satana piantò questo fungo velenoso  del paganesimo, fu innaffiato dagli egiziani dai babilonesi  da tutte le potenze mondiali che si sono succedute nel tempo, ma in modo particolare fu cresciuto in seno alla Cristianità romana, la quale si servì di Cristo per formare quella indegna mistura fra cristianesimo e paganesimo della quale è divenuta “regina”.   Nella dottrina dei Nicolaiti nasce la tendenza fra i padri e i capi della chiesa su chi fosse tra di loro il “maggiore”, ciò portò ad aspre lotte intestine per la supremazia. Questo sfociò nella tendenza generale ad avere un capo terreno visibile tra di loro e molti cominciarono ad aspirare a tale onore. Patriarchi di Gerusalemme, di Antiochia, di Costantinopoli e di Roma furono quelli preminenti. In questa lotta di supremazia, i primi due vennero eliminati, rimanendo la contesa per diversi secoli tra Costantinopoli e Roma che sfociò in una divisione della chiesa: la greca-orientale riconobbe il Patriarca di Costantinopoli come suo capo supremo; Roma, ( chiesa d’occidente) il Papa, quale suo Vescovo e vicario di Cristo in terra.

I fedeli cristiani che vissero  nell’era di Pergamo sono chiamati Antipa.  Anti-pas. Dal greco “anti” prende il significato di contro e “papas” quello di “padre”.

“Pentiti, se no verrò rapidamente su di te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca”. Vorrei far notare  il “te” ed il “loro”. Alla Chiesa viene dato confidenzialmente del “tu”, ma si riferisce al “mondo” dandogli del “loro”. Gesù promette ai vincitori due cose:  la manna nascosta, e la pietra bianca. La manna sappiamo tutti fu pane di sostentamento per gli Ebrei nel deserto. Così Gesù promette ai Suoi che sarebbero stati sempre (in tutte le età del Vangelo) sazi del Pane di Vita che scende dal cielo che è Lui.

(Giov. Cap.6) Nel passato Greci e Romani, usualmente dividevano una pietra incisa, dei propri nomi, e, se la davano come pegno di eterna amicizia tra due persone. Così nostro Signore, non solo dà al consacrato la pietra come pegno del Suo amore e della Sua amicizia, ma il fatto che ci scriva su, un nuovo nome  che nessuno conosce, sta ha dimostrare che la Consacrazione è un segreto del cuore, e solo Gesù sa ha chi ha dato questa pietra. Credo che questo debba essere motivo di grande riflessione  per i Consacrati di tutte le età.

Questo bellissimo pegno d’amore è anche il sigillo dello Spirito Santo con cui Cristo identifica i Vincitori. La pietra bianca si ricongiungerà, quando attraverso una resurrezione spirituale la parte data in pegno al Vincitore raggiungerà Colui che gli dette per primo la metà della “pietruzza bianca”.

 

                                                                                         TIATIRA

Tiatira fu fondata dalla dinastia  dei Seleucidi che regnava in Siria ed in Asia Minore nel periodo ellenistico come roccaforte della regione della Lidia a presidio contro il vicino regno degli Attalidi; in essa si stanziarono dei coloni macedoni. La città era relativamente piccola ma molto industriosa, tra tutto spiccava

la produzione di stoffe ed i colori per tinteggiarle. Lidia la prima cristiana d’Europa, battezzata da San Paolo a Filippi, venditrice di porpora era originaria di Tiatira. (Atti 16:14)

La lettera è così strutturata:

1 L’indirizzo del destinatario 2:18

2 Significato del nome: dolce profumo di sacrificio

3 Mittente o sua presentazione

4 Elogi  o accenni alla fede

5 Richiami ( Jezabel: adulterio spirituale)

6 Incoraggiamento – rimprovero – appello alla conversione –minaccia

7Promesse rassicuranti 2:25-27

L’epoca della chiesa di Tiatira corrisponde alla prima parte del periodo in cui la vera chiesa si trovò nel deserto separata dal mondo ed il suo angelo fu composto da vari personaggi di grande spessore cristiano, ricordiamo tra i tanti Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Claudio da Torino, Pietro di Bruys, Enrico di Tolosa, Arnaldo da Bre Jzescia,Pietro Valdo ecc. Questa  chiesa “vergine” sopportò molti disagi mentre si trovava nel deserto, mentre la chiesa apostata manifestando la sua lussuria sedeva sul trono con i suoi amanti regali. Il messaggio a Tiatira è inviato da “Colui che ha gli occhi come fiamme di fuoco” ( per vegliare il cammino dei suoi Santi  che vagavano per valli tenebrose o si nascondevano nelle più buie spelonche della terra) ” e piedi come terso rame” ( per camminare con loro mentre portavano i semi della verità con i piedi a volte piagati e sicuramente stanchi.) Possiamo qui ricordare la figura di Pietro Valdo, ricco mercante di Lione, che convertitosi  nel 1168, diede ogni sua proprietà ai poveri per vivere come Cristo e gli Apostoli.

Che c’entra nell’ultimo libro della Bibbia un avvenimento riportato nel libro dei Re? La storia di Elia e  i suoi rapporti con Achab e Jezebel è profetica. Jezebel  protettrice dei profeti di Baal, è un tipo della chiesa papale,la madre delle abominazioni. (1° Re 18:19 2° Re 9:22). Achab, suo marito, re d’Israele, rappresente i re, o i regni d’Europa, che hanno commesso fornicazione spirituale con la “Madre Chiesa”. L’Elia di Malachia capitolo IV rappresente evidentemente  la Vera Chiesa nella sua condizione militante, che doveva giungere a compimento fino al pieno numero predestinato di 144.000 membri. (Romani 11:25; Apoc.14:1-3). I tre anni e mezzo di siccità e carestia per Israele al tempo di Elia (durante i quali il profeta fi miracolosamte nutrito) sono tipici di tre tempi e mezzo, cioè di tre anni e mezzo simbolici di sicità e cerestia spirituale per la Cristianità, predetti da Amos 8:11, durante il regno della simbolica Jezebel e dei suoi amanti regali. Se confrontiamo Daniele 7:25 e 12:7 con Apo. 11:2,3,9,12 e 12:6,14 troviamo che durano lo stesso tempo. Nel linguaggio simbolico un “tempo” è composto di 12 mesi, di trenta giorni ciascuno. Un anno simbolico è di 360 giorni letterali e tre anni e mezzo ( o tre volte e mezzo 360) fanno 1260. Anche 42 mesi (Apo. 13:5) moltiplicati per trenta giorni al mese fanno 1260 giorni simbolici, ma siccome un giorno rappresenta un anno (Num.14:34 Ez. 4:6) fanno 1260 anni.

Questa è una prova del modo usato da Dio per istruirci su come calcolare il tempo simbolico.

Così vediamo che la fuga dei veri figli di Dio nel deserto, lontano dalla falsa chiesa, per 1260 anni, durante i quali la chiesa meretrice governava come regina e viveva nelle delizie con i re della terra, fu predetta chiaramente dalla fuga di Elia lontano da Jezebel e dai tre anni e mezzo di carestia. (1°Re 19:3; 17:1; Luca4:25) La descrizione di Jezebel in questo messaggio ricalca esattamente il comportamento della Chiesa di Roma, che ha indotto  a mangiare “cose sacrificate agli idoli”.  Come possono essere meglio descritte le idee pagane  insegnate dal papato ed ereditate dal Protestantesimo?

“Io gli ho dato un tempo per ravvedersi”.

La chiesa di Roma ebbe da Dio un tempo per ravvedersi, cioè per riformarsi. Tale tempo cominciò quando la luce della Riforma albeggiò su di lei e si sarebbe concluso quando nostro Signore avrebbe detto alla chiesa ufficiale quello che aveva detto alla nazione d’Israele”La vostra casa sta per esservi lasciata deserta” (Matteo 25:38). La chiesa ufficiale infatti sarebbe stata rigettata da Cristo tre ani e mezzo dopo il suo secondo avvento, nel 1878, proprio come la nazione d’Israele fu rigettata da Dio allamorte di Gesù, nel 33, tre anni e mezzo dopo il suo battesimo nel giordano.

A quale periodo corrisponde il tempo concesso alla chiesa di Roma per riformarsi? Dagli eventi vediamo che corrisponde ad un anno profetico di 360 giorni e, per la regola un giorno per un anno, equivale a 360 anni. Le 95 tesi di Lutero furono appese alla porta di Wittemberg il 31 Ottobre 1517. Se datiamo l’inizio di questo “tempo” dalla primavera del 1518, quando erano trascorsi i mesi necessari al diffondersi della luce della Fiforma, si giunge alla primaera del 1878. Durante tale periodo di 360 anni la chiesa di Roma non accettò di riformarsi, cioè di ravvedersi.

Viene poi profetizzato a coloro che commettono fornicazione con lei ( i re d’Europa), li avrebbe gettati in una grande tribolazione ( progressiva) (dal 1914 in poi).

Metterò a morte le tue “figlie” le chiese protestanti attuali, malattie spirituale le fanno morire, nonostante vari “medici” abbiano provato a curarle. Come figlie di Jezebel, la chiesa di Roma, ne hanno ereditato lo spirito persecutorio e perciò sono condannate a morte come i 450 profeti di Baal che Jezebel aveva nutrito e che Elia fece perire.(1°Re 18:19-40).

“Ma agli altri tra voi in Tiatira che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come lo chiamano loro) io dico: non vi impongo altro peso”.  Vi sono dottrine che molti chiamano le profondità di Dio, ma che nostro Signore  chiama invece con il  loro proprio nome “le profondità di Satana”.

Quando parliamo dei rapporti tra Dio e l’umanità e dell’apparente ingiustizia divina nel condannare l’ignorante al tormento eterno,udiamo molti affermare che non possono comprendere il piano di Dio, che Lui non ce lo ha rivelato, che i nostri ragionamenti sono pure speculazioni e che tutto ciò appartiene alle profondità di Dio. Citano:  “Occhio non ha visto orecchio non ha udito ecc.” Ignorando che Paolo continuò dicendo: Ma Dio le ha rivelate a noi mediante il suo spirito “ Benchè l’anticristo abbia recato solo odio  sul nome  del nostro Padre e infamia sul suo Carattere, certa gente  continua ad affermare che non è compito nostro quello di chiarire tutto ciò che farà Dio stesso nel Giorno del giudizio, quando, secondo la loro teologia,  sarà troppo tardi per l’umanità per compiere qualcosa di buono. Noi, che conosciamo il piano di Dio, riteniamo giusto far tutto ciò che è in nostro potere per porre il Carattere e il comportamento di Dio nella giusta luce davanti al mondo.

“Quel che avete tenetelo fermamente finchè io venga”. Pensiamo di conoscere ancora oggi chi abbia lo spirito di Tiatira.

La chiesa di Roma a quel tempo era all’apice della sua gloria e dichiarava di essere il regno di Cristo, che sarebbe iniziato quando assunse il potere il suo vicario, il Papa. L’anticristo si era così seduto nel tempio di Dio ( la chiesa ufficiale), presentandosi tramite i suoi ministri come “Nostro Signore Dio il Papa, governando le Nazioni  e le chiese con una verga di ferro, frantumando come vasi d’argilla quelli che non riconoscevano la Sua Autorità. La  caratteristica di questo periodo di Tiatira fu il regno della falsa chiesa, quindi la promessa di nostro Signore al vincitore “ A lui darò potere sulle nazioni ed egli le reggerà con una verga di ferro e le frantumerà come vasi d’argilla, come anch’io ho ricevuto potere dal Padre mio”.

“Io gli darò la stella del mattino”.

Al fedele è promessa non solo la luce della stella che annuncia il giorno, ma anche, in base alla sua comparsa nel cielo, la prova cronologica della fine del tempo della notte e dell’inizio dell’aurora. Questa stella rappresenta Gesù al suo Secondo Avvento che come quell’astro sorge molto presto, all’alba del giorno della resurrezione, mentre è ancora buio per tutto il mondo, quando non c’è luce sufficiente se non perla Sposa ( la vera Chiesa) che veglia in attesa dello Sposo (Gesù): perciò Essa riceve la luce  della Stella del Mattino un po’di tempo prima del sorgere del sole.

A coloro che continuano ad operare in armonia con il piano di Dio è promesso non solo un incremento di luce, ma una luce superiore di quella mai avuta prima. Infatti è apparsa in cielo la Stella del Mattino, prova sicura del sorgere dell’aurora del Giorno e dell’approssimarsi del glorioso Sole della Giustizia, che non porterà tenebre ne distruzione, ma la guarigione delle sue ali (Malachia 4:2).

 

 

 

                                                                                 SARDI

 

Fu capitale , prima della conquista persiana (546 a. C.),  del piccolo ma ricchissimo regno di Lidia, che comprendeva gran parte dell’Asia Minore; dopo la conquista persiana mantenne un importante ruolo strategico perché al punto di confluenza di diverse vie di collegamento. Passata dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) prima al regno di Siria poi a quello degli Attalidi, dopo la conquista romana (133a.C.), essa divenne la capitale della provincia dell’Asia; distrutta nel terremoto del 17 d.C., fu subito ricostruita, recuperando la ricchezza e lo splendore della città antica. Di essa rimangono le imponenti rovine archeologiche, in un piccolo villaggio di nome Sart.

La lettera è così strutturata:

1 Indirizzo del destinatario.

2 Significato del nome: “ Quel che resta”.

3 Mittente e sua presentazione: Gesù nella pienezza dello Spirito.

4 Elogi o accenni alla fede “fedeltà di alcuni”.

5 Richiami “sei morto”.

6 Incoraggiamento, rimprovero, appello alla conversione – minaccia.

7 Promesse rassicuranti.

L’epoca a cui fa riferimento la lettera inviata alla chiesa di Sardi è il periodo prima della Riforma del XVI secolo, non c’è una vera e propria linea di confine tra la fine della quarta epoca e l’inizio della quinta, è un passaggio graduale dell’una all’altra. Mentre la chiesa di Tiatira raffigura i sacrifici della vita degli appartenenti a questa chiesa, in quella di Sardi è il piccolo residuo della precedente epoca, che subisce la stessa persecuzione.

Sardi significa “quel che resta”, cioè un piccolo gruppo di cristiani fedeli, di fronte alla maggioranza che va a riempire le file della chiesa ufficiale dimostrando di rinnegare la potenza e acquisendo solo la forma della pietà: ( hai fama di essere vivo, ma sei morto). La persecuzione ha sempre sviluppato il vigore della chiesa, e quando essa decrebbe anche il suo zelo scemò. Tiatira fu lodata per le sue opere, Sardi no, “non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio”. L’angelo della chiesa di Sardi fu rappresentato da John Wyclif, da Jan Hus, da Girolamo da Praga, da John Wessel Gansfort ecc.

A questa chiesa viene detto che Gesù verrà, essendo la sua seconda venuta futura rispetto a quell’epoca. Ciò nonostante anche oggi molti hanno le stesse caratteristiche dei cristiani di Sardi, e per essi c’è un avvertimento circa il loro non vigilare, “se non sarai vigilante io verrò come un ladro, e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti”. Nella Bibbia il ritorno del nostro Signore è descritto ben sette volte come  se Gesù fosse un ladro, e viene di nascosto. Solo quelli che vigilano possono scorgere il ladro che si avvicina,  ma è troppo tardi, quelli che non vegliano invece si destano solo dopo che il ladro ha preso le loro cose. Allora si desteranno. Questo avviene esattamente al suo ritorno, invisibile ed ignorato per vari anni dal Suo arrivo tranne che per coloro che vegliano!

La ragione per cui molti cristiani non possono riconoscere la Parousia (presenza) del nostro Signore, è che alcuni aspettano un Cristo visibile addirittura in carne ed ossa, altri che dia una prova tangibile del suo ritorno così che non possono fraintendere. Non comprendono che i corpi spirituali non sono visibili all’occhio umano, e quindi non accettano che Gesù possa essere presente mentre “ tutte le cose continuano nello stesso modo come dal principio della creazione” (2° Pietro 3:3,4).

Sono così incapaci di comprendere i “segni dei tempi” che rivelano il suo ritorno.

“Il vincitore sarà vestito di vesti bianche”, in questo passo come in tutta la Bibbia c’è la costante che il vincitore deve essere leale al Signore e vincere la sua corsa durante questa vita. Coloro che riceveranno la gloria più elevata deve dimostrare in tutto il corso della propria esistenza di essere degni di rivestire figurativamente questa veste immacolata che viene donata alla consacrazione e viene anche definita “ la veste della giustificazione di Cristo”. E’ come se Gesù coprisse di bianco lino tutte le imperfezioni della chiesa, ed essi sono esortati a non macchiarla con il mondo, l’amore per se stessi, dalla popolarità e dalla prosperità mondana, come l’amore per credi e teorie dell’uomo. L’imputazione della giustizia a loro concessa, deve essere mantenuta e conservata fino alla fine della loro vita terrena. Solo così i vincitori riceveranno alla resurrezione un nuovo corpo spirituale di perfetta purezza. Il corpo della resurrezione sarà così puro e senza macchia da essere chiamato una veste bianca.

“Ma hai pochi nomi in Sardi che non hanno contaminato le loro vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti perché ne sono degni”. Da qui si comprende che la maggioranza di Sardi  non raggiunse l’obbiettivo finale della loro consacrazione, evidentemente la maggioranza della chiesa che visse l’epoca di Sardi faceva parte della Grande Moltitudine di Apoc. 7:9-17 ed aveva bisogno di essere zelante e di pentirsi, perché non era in condizione di ricevere la più grande benedizione. Questo principio si applica chiaramente a tutta l’età della chiesa.

Esiste una registrazione in cielo di tutti i nomi appartenenti al piccolo gregge ed alla grande moltitudine. Solo il piccolo gregge sarà introdotto alla presenza del nostro Padre Geova, così come è magnificamente descritto nel Salmo 45 “Ella (la Sposa di Cristo)sarà condotta al Re avvolta in vesti ricamate; le vergini sue compagne (la Grande Moltitudine) che la seguiranno, gli saranno poi presentate”. Da ciò si comprende che la prima ad essere introdotta davanti al Padre è solo la classe della Sposa.

 

FILADELFIA

 

Filadelfia è oggi la città turca di Alaehehir soprannominata la piccola Atene. Di frequente funestata da terremoti si trova a circa 45 km. A sud di Sardi. Di origine antichissima, fu fondata dal re di Pergamo Attalo II Filadelfo (2°metà del II sec. A.C.) di cui assunse il nome. Era una città non molto grande, ma ricchissima di tradizione religiosa pagana per il numero e l’importanza dei suoi templi, situata in una valle molto fertile, molto vicina alla regione detta della “terra bruciata” dove si riscontravano attività vulcaniche di vario tipo. Essa fu infatti distrutta ripetutamente, ad esempio nel 17 e 23 d.C.,ma sempre ricostruita anche per interessamento degli imperatori a cui fu molto fedele. La città attuale è un grosso centro agricolo.

La lettera è così strutturata:

1 Indirizzo del destinatario.

2 Significato del nome: amore fraterno.

3 Mittente e sua presentazione (Gesù la chiave).

4 Elogi o accenni alla fede “lealtà e pazienza”.

5 Richiami, nessun rimprovero.

6 Incoraggiamento.

7 Promesse rassicuranti.

L’angelo di questa grande chiesa è composto dai riformatori. Il suo nome significa “amore fraterno. Essa trova la sua identità specifica nella speranza del Regno di Dio. Probabilmente è il momento storico  nel quale l’attenzione per la venuta del Regno raggiunge il punto più alto. Negli Stati Uniti come in Germania, in  Scandinavia, in Francia, in Svizzera e Olanda folle intere di credenti, sono colte dalla stessa impaziente attesa del ritorno di Cristo. Uno storico dell’epoca John McMaster (1852-1932) riferisce che: < quasi un milione di persone  su diciassette che popolavano gli Stati Uniti, seguirono il movimento di risveglio tra i quali quasi un migliaio di Pastori>. L’attesa è così intensa che alcuni credono di poter discernere nella loro epoca il momento in cui si compie la profezia. Viene perfino identificata una data il “1844” (J Doukhan,op. cit. pag.56).

Il periodo a cui fa riferimento la chiesa di Filadelfia è quello che parte dalla Riforma e giunge fino al secondo avvento del Signore. Per capire meglio questo dobbiamo analizzare la situazione di Roma quando iniziò la Riforma. La chiesa di Roma dichiarava di essere l’unica ad avere il diritto di portare il Suo nome  di avere il potere di sciogliere e di legare di aprire e chiudere la porta dei cieli. Sappiamo che Gesù mai intese dare queste prerogative all’uomo mortale. Sappiamo dalle Scritture che solo Lui ha questi poteri e che mai delegò  qualcuno a sostituirlo.  Senza ombra di dubbio, Gesù delegò solo Pietro come suo rappresentante  ad aprire la porta in Suo nome  sia ai Giudei che ai Gentili, i primi alla Pentecoste ai secondi dopo tre anni e mezzo a Cesarea con la conversione di Cornelio il Gentile. Quando Pietro si addormentò nella morte il Maestro si riprese le chiavi che gli aveva prestato, e non ci fu mai nessun successore di Pietro, ne mai ci sarà. C’è una considerevole somiglianza fra quel che accadde al periodo della Pentecoste con l’opera di conversione verso i Gentili  e all’opera iniziata dai riformatori al tempo di Lutero. In un certo senso la Riforma fu l’inizio di una nuova era il principio di una luce in un mondo di tenebre, la separazione del vero dal falso, che portò a schiudere la porta del regno di Dio che da allora si è completamente spalancata!

La Sacra Bibbia iniziò a circolare nelle mani della gente e “quella donna Jezebel” (la chiesa di Roma) non potè più fare niente per impedirlo. I riformatori in confronto alla chiesa di Roma erano pochi  “ebbero poca forza” ma avevano la fierezza di essere nel giusto. Così il Maestro disse di loro: “ hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome, e aggiunse; ecco io ti dò quelli della sinagoga di Satana (la Roma papale) che dicono di essere Giudei (lodatori di Dio Giudei spirituali) e non lo sono, ma mentiscono; ecco, io li farò venire a prostrarsi davanti ai tuoi piedi e riconosceranno che ti ho amato”.

A Filadelfia viene detto “vengo presto” si comincia ad avvertire la vicinanza del suo ritorno e molti sono ancora in fiduciosa attesa confidando e congratulandosi con se stessi per la pazienza e l’attenzione che ripongono nell’attesa di quel giorno alcuni confidando addirittura in un ritorno visibile ed in carne del nostro Signore. Dicono “quando verrà lo sapremo” lo aspettano con un corpo carnale non ricordando che Lui stesso dopo la sua resurrezione non fu riconosciuto da quelli che lo avevano frequentato per anni. Da quando Egli ascese ai cieli nessuno potrà più vederlo eccetto coloro che diverranno come Lui, cioè creature spirituali dotate di immortalità.

“Tieni fermamente quello che hai affinchè nessuno ti tolga la tua corona”. Una corona è in serbo per ogni figlio di Dio che si mantiene leale il cui nome è registrato nel Libro della Vita dell’Agnello. Questa scrittura insieme a tante altre definiscono un numero a cui è dato questo premio 144.000 persone. “a chi vince lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio”. Nel periodo di Filadelfia, i veri cristiani sono stati obbligati ad uscire da (Babilonia) per trovare la libertà di adorare Dio come vuol essere adorato, o ne sono stati espulsi e perseguitati per aver dato una corretta testimonianza.

Durante la loro vita terrena essi furono espulsi, cancellati dai suoi registri furono accusati di eresia alcuni bruciati vivi sui roghi, ma questo giovò a loro di essere riconosciuti come veri figli del Signore “scriverò su chi vince 1) il nome del mio Dio e 2) il nome della città del mio Dio, 3) della nuova Gerusalemme che scende dal cielo, dappresso al mio Dio, e 4) il mio nuovo nome”. Anche Gesù a un nuovo nome, questo suggerisce un cambiamento del ruolo che Gesù avrà con l’Israele restaurato e per le nazioni della terra per le età future. Sarà conosciuto da loro come “nostra giustizia di Geova” Come è appropriato questo nome!

Tale nome è appropriato anche per la sua sposa fedele la chiesa, la quale ha mostrato partecipando alle afflizioni del Signore per giustizia” compiendo quel che resta delle sofferenze di Cristo (Col.1:24;1°Piet.5:9).

 

 

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LAODICEA

 

L’attuale nome di Laodicea è Denizli ed è l’ultima località a cui viene spedito la settima lettera. Abbiamo percorso circa 450 KM. a partire da Efeso. Essa era famosa per la scuola di medicina specializzata per le malattie degli occhi e vi veniva fabbricato un collirio apposito per curarli. Era anche un importante centro bancario, Cicerone aveva il suo conto in una   banca di Laodicea, gli fu dato il nome della moglie Laodice, del suo fondatore Antioco II (261-246 a.C.) fu distrutta dai Turchi nel XIV secolo.

La lettera è così strutturata:

1 Indirizzo del destinatario.

2 Significato del nome: un popolo esaminato e giudicato.

3 Mittente e sua presentazione – l’Amen il Testimone.

4 Elogi o accenni alla fede: nessuno.

5 Richiami: sei tiepido.

6 Rimproveri – suggerimenti – appello alla conversione minaccia.

7 Promesse rassicuranti.

Già il significato del nome “un popolo esaminato ed un popolo giudicato” è sinonimo forte del periodo a cui si applica: si riferisce infatti alla chiesa ufficiale del periodo della fine della età del Vangelo, specialmente a quella protestante ora affacciata prepotentemente e trovata mancante. Lo zelo missionario della chiesa di Filadelfia, che in breve tempo infiammò l’intera massa della cristianità riformata, era oramai decaduto nella tiepidezza. La chiesa di Roma non era più il nemico dichiarato l’apostata per eccellenza, erano i fratelli separati, non c’era la difesa ad oltranza delle verità Evangeliche anche a costo della propria vita, era subentrata l’apatia ed il fariseismo.

Di fronte all’affermazione “cosa pensate di Cristo? Di chi sia figlio? ( matteo 22:42) I protestanti rispondono con  la dottrina della Trinità. Gli appartenenti alla chiesa di Laodicea  usano grande rispetto per la Parola di Dio ma non secondo accurata conoscenza. Quindi i suoi membri hanno molto zelo per convertire peccatori e generare figli spirituali, ma quando avranno compresa la seconda presenza del nostro Signore Gesù, non essendo freddi ( come coloro che non pretendono di essere veri cristiani) nè caldi ( come coloro che sono pieni di devozione per Dio) ma tiepidi,  essi saranno da Lui rigettati dall’ essere suoi portavoce.

La differenza fondamentale tra un appartenente al piccolo gregge ed un pastore o sacerdote delle chiese ufficiali d’oggi è che per i secondi è fondamentale un grosso bagaglio di conoscenza mondana  lauree in teologia e molta sapienza umana in generale; per i primi invece, c’è la ricerca del Regno innanzi tutto, c’è il desiderio di piacere al loro Signore c’è il ricercare con preghiere ed umiltà la vera conoscenza che proviene dall’alto. In realtà mentre la vera Chiesa è nutrita da Dio “nel deserto”,  la falsa chiesa vive nella prosperità mondana avendo “i primi posti nelle Sinagoghe essendo chiamati Rabbi dagli uomini. Il piccolo gregge è disprezzato e rigettato, è coperto di vergogna, i suoi membri vengono guardati dall’alto in basso da colei che siede orgogliosamente regina, innalzata dalle genti affinchè possa avere una caduta più rovinosa! Cecità totale riguardo al ritorno di Cristo, ed è per questo che viene invitata a comprare (dalla vera Chiesa) del collirio per poter vedere il ritorno invisibile di Gesù, quando ella lo capirà sarà troppo tardi, “essa si vedrà miserabile cieca e nuda” – povera nello spirito – cieca perchè il Dio di  questo mondo ha accecato il suo intendimento data della veste della giustizia che Gesù offre solo al vincitore.

Come alla sua prima venuta fu veduto solo con gli occhi letterali, dando prove tangibili della sua identità, così al suo secondo ritorno sarà identificato solo da coloro che lo aspettano ed hanno comprato da Lui il collirio per poterlo riconoscere, che altro non è che l’intendimento che proviene dallo Spirito Santo.

“Ecco stò alla porta e busso, se uno ode la mia voce e apre la porta, entrerò da lui, cenerò con lui e lui con Me”. Come intenerisce il cuore questa frase! Quale intima relazione esiste fra i membri della sua Chiesa ed il Signore! Avete mai udito un invito del genere da qualsiasi capo di una qualsiasi chiesa? No! Ne lo udrete mai!

Nessuno ha  a cuore le sue pecore come il buon Pastore, egli diede la sua vita per esse, e come promise loro sarebbe tornato solo per radunarle e portale nell’ovile del cielo,questo è ignoto alla maggioranza della chiesa di Laodicea, il Signore è tornato e sta alla porta del cuore, non del peccatore ma del vero Israelita spirituale (Luca 12:36). Non potrebbe farlo se non fosse presente! Non c’è sempre stato come qualcuno crede . A Sardi ha detto: “Io verrò” a Filadelfia “Vengo presto”; a Laodicea  “ Busso, Busso. Busso. Svegliatevi! Lasciatemi entrare! Udranno o faranno come la fanciulla del Cantico di Salomone (5:3) che destata dal Pastore che bussa, accampa delle scuse per non alzarsi dal letto e non andargli incontro? “ Mi sono tolta la gonna. Me la rimetterò?. Mi sono lavata i piedi, me li risporcherò?”.

Se uno ode la mia voce: dopo aver rigettato la chiesa ufficiale  (Babilonia) l’invito del Signore non è più collettivo. Chi non sente bussare non è ritenuto degno di udirlo. Solo chi è uscito completamente da Babilonia può farlo (Apoc.18:4). Non è giustificata una presunta sordità. Chi è stato destato deve aver udito. I suoi ordini sono semplici “Vegliate” Molti che mancano di farlo sono caduti nell’errore. Se ognuno conoscesse l’ora in cui il ladro visiterà la sua casa non avrebbe bisogno di restare sveglio, starebbe in guardia.

A CHI VINCE IO LO FARO’ SEDERE PRESSO DI ME SUL MIO TRONO,COME ANCH’IO HO VINTO E MI SONO SEDUTO CON IL PADRE SUL SUO TRONO”.

Alla Chiesa del periodo di Filadelfia fu promesso di preservarla “ nell’ora della tentazione”, ma questo non è promesso alla Chiesa di Laodicea. Anzi, le prove in questo giorno malvagio inizieranno proprio  dalla Chiesa e interesseranno per primi coloro che sono stati chiamati dalle tenebre alla meravigliosa luce di Dio, per sviare, se possibile, anche gli eletti. (1°Pietro 4:17). L’ora della tentazione incombe su di noi tutti ed è come prova finale per vedere di che materiale siamo composti, ci si aspetta che si manifesti uno spirito ambizioso nel popolo di Dio, tanto che i servitori cercheranno di essere governanti, dittatori, ignorando i principi della regola aurea dell’amore. Tale spirito egoistico ed ambizioso porterà anarchia nella chiesa come nel mondo.

Se leggiamo 2°Tim.3:1-9 nella lingua greca originale, il messaggio dell’Apostolo và tradotto nel modo seguente: “ Negli ultimi giorni vi saranno tempi pericolosi, perché gli uomini (falsi fratelli nella fede) saranno egoisti, avidi, (di onori di distinzioni dagli altri e di lodi umane), ambiziosi, orgogliosi (della conoscenza della Verità, che deve essere invece ricevuta con umiltà e rendimento di grazie), denigratori (della dottrina di Cristo e di coloro che la insegnano) discordi dal pensiero dei loro avi,(promuovendo nuove dottrine), ingrati, sleali, non concilianti (con la Verità), falsi accusatori (di coloro che si mantengono nella verità), senza padronanza di se, non miti, nemici di coloro che fanno il bene (tenendosi fermamente alla Verità nella giustizia), traditori, testardi, tronfi, che preferiscono compiere la propria volontà che quella di Dio, avendo una forma di religiosità ma rinnegandone la potenza; che imparano sempre ma che non sono incapaci  di giungere alla conoscenza della Verità”.

Costoro sono menzionati in Atti degli Apostoli al cap. 20 ver.29-30 persone che pervertiranno la “Verità”, tutto questo allo scopo di “trarsi dietro discepoli”. L’apostolo ci avverte di allontanarci da tali persone e di non partecipare con loro a le loro opere “e da costoro allontanati”. (Efes. 5:6-11).

Tutto ciò non ci deve nè scandalizzare nè far allontanare perché era chiaramente previsto.

 

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