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 "Non conosco uomo"

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R E S O C O N T O    D I S C U S S I O N E
n/a Inserito il  - 10 July 2010 : 05:50:44
Sembrerebbe esserci, nel racconto dell’annunciazione fatto da Luca, una contraddizione. È quella che viene evidenziata da coloro che ritengono il racconto una leggenda. Come può Miryàm, pur essendo moglie o almeno fidanzata di Giuseppe, rispondere all’angelo: “Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?” (Lc 1:34). Le domande suscitate sono: Se intendeva restare vergine, perché si sposò? E se si sposò, perché intendeva restar vergine? È detto infatti: “L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe” (Lc 1:26,27). È proprio all’annuncio della sua futura maternità che Miryàm risponde: “Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?”. Esaminiamo come la Bibbia ci aiuta a capire questi due punti apparentemente in stridente contrasto.

Alcuni esegeti, per eliminare il contrasto, hanno pensato di tagliare del tutto alcune parole dal testo sacro: “vergine” e “non conosco uomo” (Lc 1:3,28,34); altri esegeti hanno pensato di tagliare “fidanzata ad un uomo di nome Giuseppe” (Lc 1:27). Secondo loro queste sarebbero delle aggiunte posteriori. Ma è del tutto illogico eliminare senza valide ragioni (basate sui manoscritti) ciò che dà fastidio o non si comprende. I testi sono quelli che sono, i codici più sicuri ci presentano senza varianti di rilievo il testo che oggi appare nelle nostre Bibbie. La lezione è sicura: va quindi accettata così com’è. Non ci rimane che cercare di capirla.

Altri esegeti (cattolici), intendendo difendere la perpetua verginità di Miryàm, asseriscono che ella avesse fatto un voto di verginità e che non abbia poi mai violato tale voto. Alla difficoltà di chiarire come mai, allora, si sia sposata, vengono addotte due possibilità: forse voleva salvaguardare la proprietà di cui era unica erede o forse sia lei che Giuseppe avevano fatto, tutti e due, voto di verginità.

Riguardo alla possibilità che volesse salvaguardare la sua proprietà, si fa notare che siccome l’obbligo di partecipare al censimento indetto da Quirino riguardava pure lei, si può supporre che ella fosse figlia unica e quindi erede. Così, appariva come titolare di una proprietà fondiaria a Betlemme e, in base a Nm 36:6-9, era obbligata a sposare un uomo dello stesso casato per preservare la sua eredità. Tutti questi indizi, secondo tali esegeti, trasformano l’ipotesi di Miryàm figlia unica ed erede in quasi certezza. A tutto ciò va obiettato che noi ignoriamo del tutto se Miryàm fosse della stirpe di Davide. È possibile, forse anche probabile, ma nessun documento storico ce lo attesta, né lo fa la Scrittura. La sua parentela con Elisabetta (Lc 1:36) - moglie di Zaccaria che era un sacerdote (Lc 1:5) e quindi necessariamente della tribù di Levi – potrebbe far sorgere un dubbio al riguardo. In ogni caso, anche se Miryàm non fosse stata della tribù di Giuda e della discendenza di Davide, Yeshùa lo sarebbe stato ugualmente, dato che per gli ebrei contava la genealogia legale da Giuseppe. Inoltre, il richiamo a Nm 36 non ha alcun rapporto, anzi contrasta il presunto voto di verginità espresso da Miryàm. Il matrimonio con una persona della stessa stirpe era infatti suggerito nell’intento di far passare l’eredità ai figli nascituri. Miryàm, per essere fedele allo spirito di quella legge, avrebbe dovuto, casomai, annullare e non confermare il voto di verginità; avrebbe dovuto sposarsi per avere dei figli a cui trasmettere l’eredità. Argomentazioni quindi insostenibili.

È allora valida la seconda possibilità? Sia Miryàm che Giuseppe avevano fatto voto di verginità? Per sostenere questa ipotesi occorre dimostrare che la verginità fosse un ideale religioso della donna ebrea. È quello che cercano di fare gli esegeti cattolici che sostengono questa ipotesi. Sinceramente, sembra proprio che cerchino di arrampicarsi sugli specchi. Citano il caso di Anna: “Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere” (Lc 1:36,37). Questo passo non ha davvero nulla a che fare con il caso di Miryàm. In Israele la vedovanza era esaltata come una fedeltà al marito morto. È per questo che Naomi decide di rimanere vedova, pur insistendo perché le due nuore anch’esse vedove – ma ancora giovani – si risposino (Rut 1:3,13); in Israele vi erano molte vedove, tanto che costituiscono una categoria (Es 22:22; Is 1:17; Gc 1:27). Miryàm non era vedova. Non solo: ella si sposa! Secondo la Bibbia la verginità non era tra gli ideali religiosi della donna ebrea, ma – al contrario – il non essere madri era visto come una vera sciagura; l’aver figli era per gli ebrei segno di benedizione divina: “E certamente [Dio] ti amerà e ti benedirà e ti moltiplicherà e benedirà il frutto del tuo ventre”. - Dt 7:13, TNM.

Scartate le suddette ipotesi, rimane la domanda: cosa intendeva dire Miryàm con “Non conosco uomo”? Esaminiamo la risposta che ci viene dalla Bibbia stessa con l’esame del testo (Lc 1) nel suo conteso, passo per passo.

“Ti saluto, […]” (v. 28).
Sono le parole che l’angelo le rivolge. Questo è assai diverso dall’”Ave, o Maria” cattolico. È anche diverso dal ridicolo “Buon giorno” di TNM. Il greco ha: Χαῖρε (chàire): “Rallègrati”, “esulta”. Questo saluto riprende un tema profetico e messianico molto antico: “Prorompi in grida di gioia, o figlia di Sion!” (Sof 3:14); “Gioisci, rallégrati” (Gle 2:21); “Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te” (Zac 9:9).

“[…] o favorita dalla grazia” (v. 28).
Il termine greco è κεχαριτωμένη (kecharitomène), non riprodotto molto bene nel classico “piena di grazia”. Non indica infatti che ella sia “piena” di una grazia per distribuirla, ma che piuttosto è l’oggetto di quella grazia. Qui rende bene la TNM: “altamente favorita”, sebbene in contrasto con quel banale “buon giorno”. Indica che Miryàm è la “privilegiata”.

“Il Signore è con te” (v 28).
È questa la garanzia per tutto il resto, la prova più sicura che ella è davvero la privilegiata. Dio è con lei e la guiderà con la sua potenza.

“Ella fu turbata a queste parole” (v. 29).
Non si tratta di paura dell’angelo, altrimenti si sarebbe turbata al suo apparire e non dopo il suo saluto rassicurante. Non si tratta neppure del turbamento dovuto alla sua umiltà offesa, sebbene l’umiltà sia indubbia ed espressa poi nelle sue parole: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola” (v. 38). Ella è invece “turbata a queste parole”, tanto che “si domandava che cosa volesse dire un tale saluto” (v. 29). È a questo punto che l’angelo le spiega la sua futura maternità ad opera dello spirito santo, usando parole che richiamano la profezia di Isaia sulla vergine:


Is 7:14 Ecco, la giovane concepirà Lc 1:31 Ecco, tu concepirai
partorirà un figlio e partorirai un figlio
e lo chiamerà Emmanuele. e gli porrai nome Gesù.

9:5
Poiché un bambino ci è nato […] 1:32 Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo,
9:6 una pace senza fine al trono di Davide, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre.
e al suo regno,
per stabilirlo fermamente e sostenerlo 1:33 Egli regnerà sulla casa di Giacobbe
da ora e per sempre. in eterno, e il suo regno non avrà mai fine.
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. 1:35 Lo Spirito Santo verrà su di te

Miryàm comprende perfettamente l’allusione, tanto che domanda: “Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?” (v. 34). E il senso evidente è: Come avverrà questo? Poiché, in tal caso, non devo conoscere uomo. Il figlio deve cioè nascere da una vergine. Come è possibile, senza “conoscere” un uomo? Che nel linguaggio biblico significa: senza avere rapporti coniugali con un uomo? E l’angelo le risponde che “lo Spirito Santo verrà” su di lei “e la potenza dell'Altissimo” la “coprirà dell'ombra sua”, lei, la privilegiata (v. 35).

È possibile dare una simile traduzione al passo biblico? Sì. Il testo greco ha:
ἐπεὶ ἄνδρα οὐ γινώσκω
epèi àndra u ghinòsko
poiché uomo non conosco

Anche in altri casi la preposizione greca epèi (ἐπεὶ), poiché, suppone come sottintesa una condizione e vi risponde come se essa vi fosse. Vediamo degli esempi.

“Nella mia lettera vi scrissi di cessar di mischiarvi in compagnia di fornicatori, non [volendo dire] interamente con i fornicatori di questo mondo o con gli avidi e i rapaci o gli idolatri. Altrimenti [greco ἐπεὶ, epèi], dovreste effettivamente uscire dal mondo” (1Cor 5:9,10, TNM); qui la TNM traduce, giustamente, quell’epèi greco con “altrimenti”; così la cattolica CEI: “Altrimenti dovreste uscire dal mondo!”; la NR mantiene il senso del “poiché” o “perché” dell’epèi greco, ma aggiunge un “altrimenti”: “perché altrimenti dovreste uscire dal mondo”.

“In questo caso [greco ἐπεὶ, epèi], egli avrebbe dovuto soffrire più volte dalla creazione del mondo” (Eb 9:26). Qui è ancora più chiaro: la NR traduce il greco epèi (poiché/perché) con “in questo caso”; la TNM lo traduce “altrimenti”.

“Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti [greco ἐπεὶ, epèi], la grazia non è più grazia” (Rm 11:6). TNM ha: “Ora [greco ἐπεὶ, epèi] se è per immeritata benignità, non è più dovuto alle opere; altrimenti, l’immeritata benignità non è più immeritata benignità”.

In quanto al tempo presente γινώσκω (ghinòsko), questo può appartenere sia al modo indicativo come a quello congiuntivo: la desinenza della prima persona singolare è la stessa, in –ω (-o). Il modo condizionale che esiste in italiano manca in greco: esso può essere espresso in greco usando il congiuntivo (se c’è il senso di eventualità) oppure usando l’ottativo (se c’è il senso di desiderio).

In armonia con questo uso di ἐπεὶ (epèi) e in armonia con la grammatica greca, si può tradurre Lc 1:34 così:

“Come avverrà ciò? In tal caso non conoscerei uomo”.

Al che, l’angelo spiega a Miryàm: “Lo spirito santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (TNM).

A questo punto Miryàm irrompe in un sublime atto di fede e dichiara: “Ecco, io sono la serva del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola” (v. 38).

Traducendo così il passo, ogni difficoltà scompare. Miryàm si è sposata per avere dei figli come tutte le donne, anzi – come ogni altra ebrea – considera i figli una benedizione di Dio. L’angelo le annuncia che lei è la privilegiata che attuerà in pieno la profezia di Isaia e diverrà madre del salvatore grazie alla potenza divina. Lei accetta con evidente gratitudine. Giuseppe, ignorando tale mistero, vuole ripudiarla come adultera non appena si accorge che è incinta, senza tuttavia volerne fare uno scandalo pubblico. Un angelo gli spiega allora come stanno le cose e gli suggerisce di sposarla. Lui la sposa e per riguardo verso tale maternità divina, Giuseppe non si accosta a lei per tutto il tempo in cui lei porta in grembo Yeshùa. Poi tutto rientra nella normalità della vita. Ne nascono altri figli: quattro maschi e almeno due femmine. Di cui Yeshùa era fratello carnale.


Scritto Da - CieloSegreto il 10 Luglio 2010alle ore 06:03:48
2   U L T I M E    R I S P O S T E    (Le più nuove sono all' inizio)
n/a Inserito il  - 12 July 2010 : 07:21:52
Caro Ren, se fosse semplicemente come tu suggerisci, Maria non avrebbe mostrato perplessità né avrebbe fatto quella domanda all’angelo Gabriele. Infatti, l’angelo le aveva annunciato un figlio (ma lei NON ERA ancora incinta in quel momento) e lei STAVA PER SPOSARSI. Tutto poteva rientrare nel matrimonio. L’angelo non le aveva ancora detto che il figlio sarebbe nato verginalmente. Poteva benissimo essere che il figlio sarebbe stato di Giuseppe. Così era sempre avvenuto in tutte le annunciazioni: con Sara, con Elisabetta e con tutte le donne dell’antichità cui era stato annunciato un figlio. Maria, in questa ottica, non aveva quindi ragione di essere perplessa. Non avrebbe senso, quindi, la sua domanda nel contesto che tu suggerisci: le era stato annunciato un figlio e lei stava per sposarsi; era tutto normale.

MA il turbamento di Maria non era avvenuto all’apparizione dell’angelo, ma – lo si noti - DOPO che lui le ha detto: “Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te” (Lc 1:28). Parole che nel testo greco assumono una pregnante valenza isaiana. “Ella FU TURBATA A QUESTE PAROLE, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto” (Lc 1:29).

Perché fu turbata? Nota che l’angelo non le aveva ancora detto che sarebbe rimasta incinta. È solo a questo punto, dopo il suo turbamento, che l’angelo le spiega la sua futura maternità ad opera dello spirito santo.

Vedi, Ren, le donne sono più sveglie e intelligenti degli uomini. Certo esistono anche delle donne che sono oche, e quando una è oca è proprio oca e non c’è maschio che tenga. Ma a parte questi pochi casi, la donna è più intelligente e più intuitiva dell’uomo. “Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto” (Lc 1:29). Maria aveva già intuito qualcosa ed era già in là con la mente. E l’angelo le conferma la sua intuizione, perché spiegandole che sarà incinta per opera dello spirito santo, USA PAROLE CHE RICHIAMANO LA PROFEZIA DI ISAIA SULLA VERGINE.

Ora che tutto per lei è chiaro e solo ora che la sua intuizione è stata confermata, Maria domanda all’angelo: “Come avverrà ciò? In tal caso non conoscerei uomo”. Questa è l’esatta traduzione del testo greco (vedi il mio precedente post). Maria voleva sposarsi, come tutte le donne ebree. E voleva certo avere dei figli, come tutte le donne ebree; infatti, dopo Yeshùa ne ebbe diversi, maschi e femmine. Ma ora che l’angelo le ha detto della sua gravidanza verginale (come lei aveva già intuito), pone una domanda che contiene anche una preoccupazione: ‘Se avviene così, non avrei reazione (significato biblico di “conoscere”) con uomo; come può avvenire?!’. Tieni presente che fino ad allora non era MAI successo. In tutte le annunciazioni i figli erano nati con un normale rapporto sessuale.

Il figlio doveva cioè nascere da una vergine. Come sarebbe stato possibile, senza “conoscere” un uomo? Che nel linguaggio biblico significa: senza avere rapporti coniugali con un uomo? E l’angelo le risponde che “lo Spirito Santo verrà” su di lei “e la potenza dell'Altissimo” la “coprirà dell'ombra sua”, lei, la privilegiata (v. 35).

n/a Inserito il  - 11 July 2010 : 17:51:04

Leggendo Matteo 1:18-19 apprendiamo che Maria restò incinta prima che fossero venuti a stare insieme. Potrebbe darsi che la perplessità di Maria derivi proprio da questo fatto.
' Non conosco uomo ' cioè dato che non siamo ancora sposati


 


 


Scritto Da - ren on 04 Ottobre 2010 10:38:02



Scritto Da - ren on 04 Ottobre 2010 10:38:42

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