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Lasciato il - 24 February 2016 : 13:24:52
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di Sandro Magister Hanno per motto le parole dell'Apocalisse: «Io sto alla porta e busso». E picchia picchia i Testimoni di Geova, terza religione d'Italia dopo cattolici e musulmani, ce l'hanno quasi fatta a spalancare la porta dello Stato. L'intesa è pronta, l'hanno firmata il 20 marzo Massimo D'Alema e il presidente dei Testimoni Valter Farneti. Appena il Parlamento l'avrà approvata, anche i Testimoni di Geova avranno così sulla cartella delle tasse la loro casella dell'8 per mille: 4 miliardi ogni 100 mila firme raccolte. Come già i cattolici, i protestanti, gli ebrei e presto i buddisti. Ma per loro no, il via libera delle camere non si annuncia per niente pacifico. Lo scorso 21 gennaio, in Consiglio dei ministri, D'Alema che sosteneva l'intesa si trovò contro Lamberto Dini, Rosi Bindi, Sergio Mattarella, Patrizia Toia e Agazio Loiero. In precedenza un altro ministro, Gianguido Folloni, s'era messo di traverso. E prima ancora un'altra ex ministro, Ombretta Fumagalli Carulli, aveva firmato con una ventina di colleghi un'interrogazione zeppa di accuse. Nessuna altra intesa tra lo Stato e una religione in Italia ha avuto una gestazione più lunga e travagliata di questa con i Testimoni di Geova, cominciata nel lontano 1977. Contro nessuna altra religione rivale la Chiesa s'è più agitata. Ministri cattolici, parlamentari cattolici, gruppi antisette, vescovi, gesuiti: tutti contro. E in più i fuorusciti, gli ex Testimoni. Che hanno rivolto alle camere una petizione popolare contro la loro ex casa madre, sottoscritta da quasi 20 mila cittadini. Le ultime bordate le hanno sparate pochi giorni fa, proprio alla vigilia dell'esame dell'intesa nella Commissione affari costituzionali della Camera, 'La Civiltà Cattolica' e 'Avvenire': portavoce l'una del Vaticano e l'altro della Conferenza episcopale. Sulla 'Civiltà' padre Giuseppe De Rosa ha rinfacciato ai Testimoni di Geova di «odiare» lo Stato. E su 'Avvenire' il giurista Giuseppe Dalla Torre, testa d'uovo del cardinale Camillo Ruini, ha rincarato: «Creano allarme sociale, ci sono famiglie che lamentano la rottura di rapporti da parte di componenti che si sono fatti Testimoni, ci sono denunce».In Italia i primi Testimoni di Geova sono comparsi nel 1903 a San Germano Chisone, nelle valli valdesi sopra Torino. Paolo Naso, lui stesso valdese, in un bel libro appena stampato da Baldini & Castoldi dal titolo 'Il mosaico della fede. Le religioni degli italiani', ricostruisce questi inizi. Venivano dall'America quei primi Studenti biblici, come allora si chiamavano. E la loro prima congregazione la fissarono a Pinerolo. I pastori valdesi che li accolsero non ebbero dubbi: considerarono i nuovi venuti dei cristiani a tutti gli effetti. Nonostante non credessero nella divinità di Gesù e nella Trinità. Loro fondatore era un ex presbiteriano e poi avventista, Charles Taze Russell. Predicava la fine imminente di questo mondo malvagio e l'avvento in terra del Regno di Dio. E quindi infondeva nei suoi seguaci l'attivismo febbrile della grande vigilia. Essi andavano di casa in casa, a coppie, a diffondere la Bibbia e una rivista, 'La Torre di Guardia', fondata a Brooklyn nel 1879 e da allora tradotta in tutte le lingue del mondo, depositaria della loro dottrina. Da vero talento organizzativo, Russell applicò per primo alla predicazione religiosa i metodi della pubblicità porta a porta, le potenzialità di una stampa popolare tipo 'Reader's Digest' e l'attrattiva delle nascenti arti cinematografiche. Un magnifico film era in effetti il loro annuncio. La fine del mondo era attesa per il 1914, calcolata su un sogno di Nabucodonosor nel libro del profeta Daniele. Gesù sarebbe riapparso nelle vesti dell'arcangelo Michele a sgominare i malvagi nella battaglia cosmica di Armaghedon. I cattivi sarebbero stati tutti annientati e il diavolo incatenato. Mentre per i buoni, sia viventi che risorti, si sarebbe dischiuso un millennio di pace su una terra senza più brutture, né morte, né pianto. Ma questo era solo il primo tempo. Passato il millennio beato, il diavolo sarebbe stato liberato un'altra volta, l'ultima, a sedurre altri uomini. Ma per poco. Lui e i residui cattivi sarebbero stati definitivamente annientati. La Terra sarebbe tornata a essere quel paradiso che era in origine, popolata dai giusti. Mentre in cielo sarebbero saliti i 144 mila unti del Signore, i più buoni tra i buoni da Adamo in poi. Per sempre. Peccato che nel 1914 nulla accadde di tutto questo. E nemmeno nel 1918, nel 1920, nel 1925, le nuove apocalissi annunciate man mano dal successore di Russell, Joseph Rutherford. Questi però diede al movimento una struttura rigidamente gerarchica, capace di parare i colpi delle mancate profezie. Alla testa della piramide mondiale mise un corpo direttivo formato da una dozzina di unti. Tolse dalla circolazione gli scritti del fondatore e attribuì al direttivo la facoltà di reinterpretare la Bibbia e stabilire ogni volta la giusta dottrina. Tenne ferma la data apocalittica del 1914, ma solo come ritorno «invisibile» di Gesù sulla terra, mentre il ritorno visibile sarebbe arrivato «entro la presente generazione». Cambiò nome agli Studenti biblici e il nuovo lo fissò in Testimoni di Geova. Dove Geova era il Dio dell'Antico Testamento di certe traduzioni del Cinquecento. Quando Rutherford morì, nel 1942, lasciò pronte a San Diego, in California, le dimore per i re e i patriarchi della Bibbia, attesi per il vicinissimo inizio del millennio beato. Il suo successore, Nathan Knorr, fissò la nuova data clou nel 1975, ma lasciando nel vago che cosa di visibile sarebbe dovuto accadere. E infatti nulla di cosmico accadde quell'anno. Ci fu piuttosto un terremoto tra i capi della centrale mondiale del movimento, a Brooklyn. Raymond Franz, nipote del nuovo presidente in carica, Frederick, e da nove anni membro del corpo direttivo, disse di farla finita con queste continue datazioni d'apocalisse e di fermarsi a quello che afferma Gesù nei Vangeli: che questi sono sì i «tempi ultimi» ma «nessuno sa né il giorno e né l'ora». Lo cacciarono come un Giuda. Lui reagì con un libro denuncia, 'Crisi di coscienza', stampato in Italia dalle Dehoniane. Ma poi, pian piano, il direttivo adottò proprio la linea del ribelle. Oggi i Testimoni di Geova rinunciano a datare la fine visibile del mondo. E se uno ci prova, è lui che viene cacciato. Non solo. Il silenzio sulla data della fine ridà peso a quello che si fa nel presente. I Testimoni di Geova continuano a ritenere che principe di questo mondo è il demonio, ma nell'attesa che Gesù lo incateni accettano d'adattarsi ai poteri mondani. La lunga marcia per stipulare l'intesa con lo Stato italiano ne è la prova. Altro segno: il servizio civile. I Testimoni di Geova hanno sempre rifiutato di impugnare le armi e di prestare servizio, anche disarmati, alle autorità militari, a costo di finire in prigione. Ma da quando il servizio civile alternativo è passato al ministero degli Interni, essi obbediscono. Un altro segnale ancora: il voto. I Testimoni di Geova hanno sempre rifiutato di votare. «Oggi questa linea non è più obbligante. Ciascuno si regola come vuole in coscienza», assicura Sergio Rosati, direttore degli affari legali dei Testimoni in Italia. Poi c'è il rifiuto della trasfusione di sangue. Anche su questo i Testimoni di Geova sono oggi meno intransigenti. Da aprile, chi di loro accetta la trasfusione non viene più cacciato. È considerato un dissociato di fatto, che «se dà segni di ripensamento può essere di nuovo accolto in congregazione». Mentre per i bambini ci si assoggetta alla decisione dell'autorità sanitaria. «Ma quel che più conta», tengono a notare i dirigenti dei Testimoni, «è che i più moderni standard della medicina si avvicinano al nostro credo, con una gamma sofisticata di tecniche alternative. Il celebre chirurgo cardiovascolare Denton Cooley ha operato a cuore aperto senza sangue trasfuso 663 Testimoni di Geova. Con successo». Resta l'accusa capitale degli avversari: quella che 'La Civiltà Cattolica' chiama «plagio». Meno di un anno fa, citando la studiosa valdese Myriam Castiglione, l'autorevole rivista ha definito i Testimoni di Geova «il più rilevante esempio di coercizione psicologica e di manipolazione di massa mai partorito dal protestantesimo americano». Obietta l'altro valdese Paolo Naso: «Si dà però che nessun tribunale è mai riuscito a condannarli per reati di questo genere».
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 25 February 2016 : 09:20:35
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25 Febbraio.
L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Matteo 4:4.
Dobbiamo imparare la lezione che la vita dell’uomo non consiste dall’abbondanza delle cose che possiede – cibo e vestiti - ma che la sua vita, nel senso più completo, grande, alto, dipende dalla sua completa sottomissione al volere divino – dalla sua circospetta attenzione da ogni parola che procede dalla bocca di Dio …
ogni ammonizione, ogni incoraggiamento, ogni promessa, è necessaria allo sviluppo di coloro che Iddio chiama alla vita eterna come eredi insieme con Suo Figlio nel Regno.
Quindi facciamo sì, che come discepoli, allievi del nostro Signore Gesù, teniamo a memoria e agiamo in conformità alla suggestione che è nelle parole di questo testo. Z. ’02 – 248.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 27 February 2016 : 07:04:02
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27 Febbraio.
La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Filippesi 4:5.
La parola greca qui tradotta “mansuetudine” sembra avere il significato della parola ragionevolezza, e di non esigere i nostri diritti con troppo rigore.
Pietà e indulgenza sono certamente qualità richieste da tutti coloro che desiderano essere dei membri del corpo di Cristo.
La fedeltà nel seguire, per quanto possibile, tutto ciò che la giustizia richiede da noi, e la pietà in rispetto a tutti i nostri requisiti di giustizia dagli altri dovrebbe essere la nostra regola; così saremo figli del nostro Padre che è nei cieli, perché Lui è gentile e pietoso anche verso gli ingrati. Z. ’03 – 7.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 28 February 2016 : 08:03:23
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28 Febbraio
Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante la preghiera e supplica, con ringraziamento. Filippesi 4:6.
Si può fare una domanda: perchè Dio non ci dà le cose di cui Egli vede abbiamo bisogno, senza fare richiesta e invocare le Sue promesse?
Indubbiamente perché prima dobbiamo arrivare in una attitudine giusta di cuore per ricevere i Suoi favori e avere vantaggi da essi.
Così com’è, possiamo essere sicuri che non apprezziamo sufficientemente la cura divina conferita a noi nel passato e nel presente.
Anche nell’attitudine di preghiera e ringraziamento, probabilmente non discerniamo neanche la metà delle cause per gratitudine, così come le discerneremo tra breve, quando conosceremo anche come noi siamo conosciuti. Z. ’03 – 8.
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