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Lasciato il - 25 June 2010 : 17:41:44
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Noto che usate il nome “Geova”. Vorrei fare presente alcuni dati storici.
Come molti sapranno, l’ebraico si scrive con le sole consonanti, senza le vocali (che vengono aggiunte durante la lettura). A partire dal sesto secolo della nostra èra, un gruppo di studiosi, chiamati masoreti, ideò un sistema vocalico. Nel pieno rispetto del testo biblico, questo sistema previde di inserire sopra, sotto e dentro le consonanti ebraiche dei puntini o trattini (chiamati segni diacritici) che fungevano da vocali. Così furono lasciate intatte le lettere, aggiungendo solo puntini e trattini.
Ora, quando i masoreti si trovarono a dover vocalizzare il tetragramma (JHVH: le quattro lettere che compongono il nome divino), siccome ritenevano che pronunciarlo equivalesse a violarlo, non inserirono le vere vocali, ma inserirono le vocali del nome Adonày che significa “Signore”, in modo che il lettore, incontrando il tetragramma, si ricordasse di leggere “Adonày”. Ne venne fuori la parola JaHoVaH (in cui le maiuscole sono le lettere originali e le minuscole sono le vocali di Adonày).
I traduttori della Bibbia in altre lingue si trovarono così davanti il testo masoretico con il tetragramma vocalizzato JaHoVaH. Nelle Bibbie di lingua inglese fu quindi tradotto “Jehovah”. Per l’americano C. T. Russel fu giocoforza leggere “Jehovah” come “Gihòva”, facendo anche regredire l’accento (che in ebraico cade invece sull’ultima sillaba). Per lui la j era la “gèi” (che invece in ebraico non esiste; in ebraico la j si pronuncia y). La parola italiana “Geova” fu l’imitazione di quella americana, con ulteriore arretramento dell’accento tonico: Gèova.
Il trucco dei masoreti per camuffare il vero nome di Dio fu scoperto dagli studiosi solo all’inizio del ventesimo secolo. Russel morì nel 1916 senza sapere di questa scoperta.
La parola “Jehovah” in verità non esiste: era solo lo strano risultato dello stratagemma usato dai masoreti per far leggere “Adonày”. Nessuno MAI lo avrebbe letto “Jehovah”! Occorre quindi essere consapevoli che se ingenuamente si usa questo nome, si usa un nome che non è mai esistito e che nessuno ha mai usato, se non i cristiani che non conoscevano bene il testo masoretico.
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vlady
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Lasciato il - 26 June 2010 : 20:45:08
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Caro Cielo. Tu stesso hai scritto nel commento ai colosesi, che tradizioni umani vanno bene finche non stordiscono la legge. Ma sei convinto che usare comune, e pronunciabile Geova stordisce parola di Dio? Magari mi sbaglio ma nei testi originali e presente soltanto YHWH, e cioe lettere che sono tutti presenti nel Jehowah. Sono 10 anni in italia ma parlo sempre male e con acento se uso italiano. Ma soltanto razzisti fanno caso che non pronuncio parole it. perfettamente; altri cercano di afferare cosa intendo, se non riescano a capirmi. Ora mi chiedo a Padre e importante la pronuncia esatta o cosa ci intendiamo e quali sono nostri moventi quando parliamo e quando aggiamo. Visto che sono nato e cresciuto russo maggioranza acetta mia interpretazione naturale del italiano, penso che anche Padre lo vede cosi quando uso IEGOVA (RUSSO), Invece di Yah, Yahweh Geova e cetera. Comandamento e non usare nome di Dio in vano, e non non pronunciarlo con accento comune, e penso al Padre importano poco vibrazioni di aria che provochiamo con nostra gola, ma piutosto lo interessa nostro movente, perche lo facciamo e cosa intendiamo, nostri cuori, che tra altro soltanto Padre riesce a leggere. Pace |
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Lasciato il - 27 June 2010 : 05:35:22
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Caro Vlady, credo di essere stato frainteso, e mi dispiace. La questione della pronuncia è del tutto marginale: non sta lì la questione. Il problema sta proprio nel nome in sè. Ora sappiamo con certezza che quel nome NON è il nome di Dio. In verità non è neanche un nome, ma è lo strano risultato uscito da uno stratagemma dei masoreti. Non sappiamo quali siano le vocali giuste. Potrebbero allora essere proprio quelle di Jehovàh? NO. Assolutamente NO. Perchè i masoreti misero proprio quelle per non mettere quelle vere.
Vedi, Vlady, si tratta alla fine di una questione di rispetto verso Dio. A Mosè che insisteva a voler conoscere il suo nome, Dio rispose: "IO SONO CHI SONO". In altre parole, se vogliamo dirla in modo chiaro, gli stava rispondendo: Sono chi mi pare. Dio non è una persona qualsiasi da trattare come qualcuno cui si assegna un nome.
Vedi, Vlady, la formula YHVH (= Colui che è) è quella che Mosè conosceva già. Era stata usata anche da Abraamo, Isacco e Giacobbe. Tutti chiamavano Dio "Colui che è" (YHVH). Ma Mosè volle sapere il nome vero. Allora Dio gli rispose che dovevano CONTINUARE a chiamarlo come sempre, riferendosi a lui come a COLUI CHE E' (YHVH). Il suo nome quindi non volle dirlo. Gli ebrei dovettero accontentarsi di chiamarlo così. Ora, gli ebrei fecero della formula "Colui che è" un nome, sebbene non lo fosse, e arivarono a proibirne per rispetto perfino la pronuncia. I masoreti idearono poi il sistema per far pronunciare Adonày quando incontravano il tetragramma nella Bibbia. Nessuno si sognava mai di leggere Yehovàh, perchè sapevano che non era il nome. Solo i traduttori, prima che si scoprisse lo stratagemma dei masoreti, credettero che fosse il nome. Russell morì prima che questo fosse scoperto. Io mi domando come avrebbe reagito, e penso che egli amasse troppo la verità per continuare nell'errore, ma questo è un mio pensiero.
Alla fine, Vlady, dobbiamo accettare quello che dice la Scrittura. A Mosè che voleva sapere il suo nome, Dio rifiutò di dirlo. E gli disse che dovevano continuare a chiamarlo come avevano fatto per secoli: "Colui che è" (YHVH). Se Dio volle così, perchè noi - facendo l'errore di Mosè - dobbiamo per forza dargli un nome? E perchè dobbiamo arrivare a dargliene uno sicuramente sbagliato e ridicolo (perchè è il risultato di un trucco dei masoreti)?
Poi, sai, Vlady, ognuno agisce come vuole. Personalmente preferisco attenermi a due riferimenti sicuri:
1. Chiamarlo in italiano, quando è necessario, nel modo che Dio ha chiesto: COLUI CHE E'. 2. Rivolgermi a lui nella preghiera come fece Yeshùa, che lo chiamò sempre "Padre". |
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bruciolis
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Lasciato il - 27 June 2010 : 09:57:58
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[quote=CieloSegreto]: Perchè i masoreti misero proprio quelle per non mettere quelle vere...A Mosè che voleva sapere il suo nome, Dio rifiutò di dirlo...[/quote]
allora, stando a ciò che scrivi, i masoreti sapevano il nome, mentre Mosè no!!! hai messo contraddizioni e inesattezze. innanzitutto ’Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh non si traduce IO SONO COLUI CHE È, ma essendo all'imperfetto diventa io sarò chi sarò. questo è il significato del suo nome (ogni nome ebraico ha un significato), mentre il suo nome proprio è Yhwh. Esodo 3:15: Quindi Dio disse ancora una volta a Mosè: “Devi dire questo ai figli d’Israele: ‘Geova [Yhwh] l’Iddio dei vostri antenati, l’Iddio di Abraamo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe, mi ha mandato a voi’. Questo è il mio nome a tempo indefinito. sempre che tu sappia leggere la Bibbia, Dio non ha detto ’Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh è il mio nome che non ti dico (come vorresti far intendere), ma Yhwh, questo è il mio nome. quindi sarebbe solamente una questione di pronuncia e in questo sono perfettamente daccordo con la risposta di Vlady
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Lasciato il - 27 June 2010 : 17:24:24
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Caro Bruciolis (sei quello che mi ha fatto bannare dal sito dei TdG?), rispondo alle tue obiezioni.
1. Mosè NON sapeva il nome di Dio, altrimenti non lo avrebbe domandato. 2. YHVH non è il nome di Dio, perché questo era già conosciuto sin dai tempi di Abraamo. Dio veniva chiamato così e Mosè, consapevole che quello non era il nome, domandò a Dio quale fosse il suo nome. 3. Dio non disse il suo nome, ma disse che voleva essere chiamato come era sempre stato chiamato: YHVH. 4. Il nome che non era un nome (YHVH) divenne così il nome, nel senso che fu l’appellativo con cui Dio voleva essere chiamato.
In quanto all’imperfetto, chi dice che vada tradotto proprio al futuro? La stragrande maggioranza dei traduttori lo traduce al presente. Comunque, anche al futuro, l’espressione indica chiaramente che Dio è chi vuole essere. Dato che era in risposta alla domanda di Mosè, il chiaro senso è: Io non ti dico il mio nome . . . Io sono o sarò chi voglio.
Dici una menzogna affermando che YHVH è il nome proprio di Dio. Come ho detto sopra, YHVH era già conosciuto ma Mosè vuol sapere il NOME. Il fatto stesso che lui domandi il nome, dimostra che YHVH non era il suo nome. Per tutta risposta, Dio dice che vuole essere chiamato come prima, quindi il nome che non era un nome fu assunto come nome.
Una volta assunto come nome, gli ebrei esagerarono nel volerlo rispettare, arrivando a proibirne la pronuncia. Da qui lo stratagemma dei masoreti affinché incontrandolo si leggesse Adonày. E da qui l’equivoco che causò la lettura Jehovàh.
Ultima cosa. Quando Dio risponde a Mosè, dice: ’Ehyè ’Ashèr ’Ehyèh, ovvero: IO SONO . . . o, se preferisci, IO SARO’. Però, quando sono gli altri a riferirsi a lui non possono dire “io”, ma devono dire “lui”. Ecco quindi la formula YHVH (COLUI CHE . . .).
Bruciolis, vedo non hai perso l’abitudine di offendere. Io la Bibbia so leggerla e, ringraziando Dio, so leggerla anche nell’ebraico e nel greco.
Perché non cambi attitudine, Bruciolis? Ti auguro sinceramente di non essere mai più lo stesso.
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bruciolis
Membro Medio
 
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Lasciato il - 27 June 2010 : 18:41:43
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[quote=CieloSegreto]Dici una menzogna affermando che YHVH è il nome proprio di Dio[/quote] Quindi secondo Rivelazione 21:8 sarò scagliato nel lago di fuoco e zolfo... ...e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nel lago che brucia con fuoco e zolfo...
a parte questo,continui a contraddirti. secondo me il troppo studio ti ha dato alla testa.(ti vanti di leggere il greco e l'ebraico e non conosci le cose semplici... nota ciò che hai scritto nel primo post di questo thread: >Ora, quando i masoreti si trovarono a dover vocalizzare il tetragramma (JHVH: le quattro lettere che compongono il nome divino), siccome ritenevano che pronunciarlo equivalesse a violarlo...< nome divino è l'equivalente di "nome di Dio", mi pare...! ad ogni modo, siccome non voglio scombussolare i sentimenti di queste brave persone (gli Studenti Biblici responsabili e non di questo forum), non ti risponderò più. |
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Lasciato il - 28 June 2010 : 07:40:14
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Caro Bruciolis, non spetta a me dire chi sarà scagliato nel lago di fuoco e zolfo. E neppure a te. Il passo di Rm 14:4 riguarda te come me: “Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone”.
Devo poi notare che hai perso un’altra occasione per essere gentile: mi offendi ancora. Dovremmo – tu, io, chiunque – ricercare sempre “l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro” (2Tm 2:22). “Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti”. - 2Tm 2:24.
Tu cerchi di cogliere una pagliuzza nelle mie frasi e trascuri le grosse travi delle argomentazioni che tenti di portare. Ignorando completamente quanto ti avevo documentato biblicamente, ti attacchi alla parola “nome” che ho usato. Vi vuoi cogliere a forza una contraddizione che non c’è, perché la Bibbia stessa (e Dio nella Bibbia) usa “nome” per riferirsi a qualcosa di ben preciso. Infatti, a Mosè che domanda il nome, Dio risponde prima che lui “è chi è” – detto molto crudamente: è chi gli pare. Poi dice a Mosè che devono chiamarlo come sempre ovvero YHVH. Infine dice: QUESTO è il mio “nome”. Se ancora non si è compreso, stava dicendo (detto in maniera semplice): Tu domandi il mio nome; io sono chi voglio; COME NOME usate quello che avete sempre usato: COLUI CHE È (YHVH). Come avevo scritto (e come confermo): quello che non era un nome divenne così il nome.
Caro Bruciolis, tu non sei nuovo a questo sistema di deviare il discorso e di cavillare su una parola. Avevamo inutilmente discusso per giorni e giorni, nel forum del TdG, su una parola. Quando avevo fatto semplicemente presente che in Gv 8:50 Yeshùa dice: “Prima che Abraamo fosse nato, io SONO”. Tu, per sostenere la traduzione del tuo corpo dirigente (“io ero”, TNM), ti eri arrampicato su ragionamenti e grammatiche per sostenere che in INGLESE bisognava tradurre “ero” invece di “sono”. Alla fine, estenuato, dissi che tu non potevi cambiare opinione perché i Testimoni di Geova non possono cambiare opinione. Se qualcuno ci prova, prima riceve visite domiciliari di ammonimento e, se persiste, viene tacciato di apostasia e cacciato. Solo per aver detto questa verità documentabile, avete cacciato me dal forum. Beh, sai una cosa, Bruciolis? Anche dopo la mia cacciata, nella Bibbia continua a esserci scritto (da circa 2000 anni): “Io SONO”, nero su bianco.
Devo dire che quanto avevo detto allora, vale tuttora – e a maggior ragione - per questa discussione sul “nome”. Tu NON PUOI avere un’opinione diversa sul “nome”; nessun Testimone può. Immagine se – per pura ipotesi – qualcuno che conta nel vostro corpo dirigente, preso magari da un sussulto di coscienza nei confronti della verità, volesse far correggere l’errata conclusione cui si giunse cadendo nell’equivoco dell’abbinamento delle vocali di Adonày al tetragramma (avendo letto scioccamente Jehohvàh), ebbene, se davvero si volesse ripristinare la verità, non si potrebbe: dovreste cambiare perfino nome, perché nella vostra denominazione è inclusa quella strana parola (Jehohvàh) che veniva letta dagli occidentali prima che si scoprisse (inizio 20° secolo) lo stratagemma dei masoreti. Come vedi, è tempo perso. NON POTETE far nulla per rimediare alla trappola in cui voi stessi vi siete messi.
Sono anche io d’accordo di smettere qui questa discussione. Facciamoci quindi guidare da 2Tm 2:23: “Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese”.
Solo e unicamente come piccolo suggerimento per amore di verità, prova a rispondere a te stesso alle seguenti poche domande. Fallo nell’intimo del tuo cuore.
1. Quando, dai tempi di Abraamo, gli ebrei si rivolgevano a Dio come a YHVH, questo era un nome? 2. Se YHVH era un nome, perché Mosè domandò a Dio di dirgli il suo nome? Non lo sapeva già? 3. Se Dio non indicò a Mosè il suo nome, e ribadì che dovevano assumere il consueto YHVH come “nome”, possiamo noi pretendere di sapere il nome vero che Dio tacque a Mosè? 4. Abraamo e i suoi discendenti, Mosè e tutti gli ebrei del primo secolo, come leggevano il tetragramma? Di certo non Jehohvàh, perché questa strana forma fu inventata dai masoreti secoli dopo. In verità, nessuno sa come si leggesse. Tu lo sai?
Per concludere, invito a fare una valutazione sulla base di un logico ragionamento fatto dal corpo dirigente dei Testimoni di Geova:
“Se la Trinità fosse vera, dovrebbe essere chiaramente e coerentemente esposta nella Bibbia. Perché? Perché, come affermarono gli apostoli, la Bibbia è il mezzo con cui Dio si è rivelato all’umanità. E dato che per adorare Dio in maniera accettevole dobbiamo conoscerlo, la Bibbia dovrebbe dirci chiaramente chi è”. - Dovreste credere nella Trinità?, Watch Tower Society, pag. 5. Il ragionamento non fa una grinza. E lo appoggio in pieno. Non solo è logico, ma anche biblicamente corretto. Questo stesso ragionamento, vista la sua validità, sia consentito di applicarlo al “nome”: Se il nome di Dio fosse “Geova”, se questo fosse vero, dovrebbe essere chiaramente e coerentemente esposto nella Bibbia e Dio non avrebbe permesso che fosse oscurato al punto che nessuno più conosce con esattezza la sua pronuncia. Perché? Perché, come affermarono gli apostoli, la Bibbia è il mezzo con cui Dio si è rivelato all’umanità. E dato che per adorare Dio in maniera accettevole dobbiamo conoscerlo, la Bibbia dovrebbe dirci chiaramente come si chiama.
Perché non fare come Yeshùa, che si rivolgeva a Dio chiamandolo Padre?
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 28 June 2010 : 21:01:15
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Altre informazioni tratte dal sito "TESTIMONI DI GEOVA" di Roberto Carson
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Tratto da "Storia del Nome di Dio" Gèrard Gèrtoux Il Nome di Dio e la sua corretta pronuncia
Un argomento che nel corso dei secoli ha destato notevole interesse e forti dibattiti tra studiosi, linguisti, ebraisti e traduttori delle Sacre Scritture è la pronuncia del sacro nome di Dio. Nelle Sacre Scritture Dio ha un nome chiaramente identificabile con quattro lettere ebraiche:YHWH, espressione chiamata Tetragramma.
Dalla distruzione del primo Tempio (ad opera dei babilonesi) susseguirono una catena di avvenimenti che portarono alla “scomparsa” della pronuncia originale del Nome. Fra gli ebrei sorse una superstizione secondo cui era sbagliato pronunciare ad alta voce il nome proprio di Dio e cominciarono ad usare dei sostituti. Cominciarono col non usare più il Nome con i pagani e i pagani fecero altrettanto (probabilmente l’ultimo pagano pronunciare il nome di Dio fu Ciro poco prima del 539 a.E.V.). Inoltre, durante la deportazione e prigionia di settant’anni a Babilonia il popolo imparò la lingua aramaica (ebraico moderno), nella quale furono redatte alcune parti della Bibbia, mentre è risaputo che l’alfabeto paleo ebraico (l’ebraico antico), parlato inizialmente dagli ebrei, non conteneva vocali. Al ritorno dalla cattività gran parte dei rimpatriati aveva dimenticato la lingua natia; (anche se il paleo ebraico fu comunque conservato). Si segnala che al tempo del gran sacerdote Simone il Giusto (circa III secolo a.E.V.) l’uso del Tetragramma era riservato unicamente al Tempio e non nelle conversazioni di ogni giorno. Col tempo, usandolo sempre meno e con l’uso ormai totale della lingua aramaica la pronuncia del Nome andò perduta e l’espressione ebraica YHWH rimase “muta”.
Oggi, l’opinione generale è che la pronuncia più corretta o più probabile (anche se incerta) sia Yahweh o Yahvé, come confermano dizionari ed enciclopedie. Inoltre si legge che la forma Jehovah o Geova è un barbarismo proveniente da una lettura sbagliata del testo ebraico. In realtà, anche se può sembrare strano e incredibile, è noto fra gli accademici che quest’ultima affermazione è falsa!
Perché la forma Yahweh? Questa ipotesi è avvalorata dalla presenza nella Bibbia di decine e decine di passi in cui compare la forma abbreviata Yah. Nelle Scritture Greche Cristiane ricorre la contrazione Yah nell’espressione Alleluia, che significa: “Lodate Yah”, e poi nei cantici e nei salmi delle Scritture Ebraiche (antico testamento). Gli Ebrei, mentre hanno sempre accettato di pronunciare il nome contratto (Yah), il nome per esteso (YHWH) è stato sostituito verso il III secolo a.E.V. con Adonai (Signore). Adesso, un’abbreviazione del nome contratto di Dio Yah fu Yahu, che significa “Yah stesso”. Dato che l’ebraico fu influenzato dall’aramaico, anche la forma ebraica Yahu diventò Yaw (in aramaico), termini che inizialmente avevano una pronuncia identica (Iau). In aramaico la pronuncia della lettera w si modificò nel tempo da w → v→ b, che in greco equivale a: ou→ ô→ u→bv.La pronuncia aramaica della parola Yaw diede, in greco, la successione Iaou→ Iaô→ Iaue→ Iabe. Prima del 1500 si era accordato poco credito alle trascrizioni greche di Iaô (iaw), ma dopo quella data la forma Iaô venne progressivamente associata al Tetragramma a sostegno della forma Yahweh. Yahweh proviene dalla pronuncia aramaica dei samaritani.
Inoltre nel 1569 il teologo ebraista Gilbert Genebrard, scrisse che la forma YHWH doveva essere letta Iehué (Egli è), introducendo il significato teologico del Nome nella ricerca della sua vocalizzazione. Partendo da Esodo 3:14 che in ebraico dice: << ’Ehyèh ‘Ashèr ‘Ehyèh >> “Io sarò quel che sarò” (ma tradotto spesso “Io sono colui che sono”), la spiegazione suppone che il nome Yahveh derivi dalla radice haiah, “essere” nella sua forma verbale di imperfetto, ovvero che la pronuncia del Nome si debba ricercare nella sua etimologia ^.
^[Se tutti i biblisti riconoscono che le etimologie bibliche sono talvolta sconcertanti (perché spesso si tratta di giochi di parole), sono rari quelli che accettano questa evidenza per il Tetragramma. Uno studio sulle etimologie bibliche concernenti i nomi propri ha mostrato che, nella metà dei casi, queste etimologie mantenevano un rapporto elastico con l’etimologia “linguistica” e che, in un quarto dei casi, non c’era nessun rapporto, a parte l’assonanza delle parole. Come vedremo il metodo dell’etimologia linguistica non è appropriata per ricercare la pronuncia dei nomi ebraici]. Che dire della forma Yehowah o Geova?
Il nome Geova è stato definito da studiosi “ibrido”, “sgorbio”, “mostro filologico”. Barbarismo derivante da un’erronea lettura della Bibbia ebraica. Qualcuno ha detto: “Geova non è effettivamente un termine biblico e non c’è giustificazione per l’inserimento di questo termine”(RHODES, 1993, pp. 50-51) Come mai, dato che tale forma si nota in tante traduzioni della Bibbia prima del 1900, come anche in diverse chiese?
Partiamo dal lavoro compiuto dai Masoreti, i copisti che, a partire dal VI secolo E.V., decisero di punteggiare il testo ebraico per salvaguardarne tanto la pronuncia autentica quanto l’assonanza vocalica corretta, indicando cioè, con un gruppo di punti quale fosse la vocale da pronunciare. Lo scopo dei Masoreti era di preservare la scrittura e la pronuncia originale del testo biblico ebraico. I precursori dei Masoreti, i Soferim, copisti delle Scritture Ebraiche, furono coloro che tolsero in 134 luoghi del testo ebraico il Tetragramma YHWH sostituendolo con Adonai (Signore). Fortunatamente essi localizzarono questi 134 luoghi, così che i Masoreti poterono individuarli. I Masoreti inizialmente punteggiarono solo le parole dubbie del testo, in seguito, verso il IX secolo lo stesso trattamento venne esteso all’intero testo.
Come vocalizzarono il Tetragramma? Quello che oggi molti pensano, perché è quello che si racconta, è che i Masoreti vocalizzarono le quattro lettere del Tetragramma con le vocali di AdOnAi, per ricordare al lettore di leggere Adonai invece del Nome. Ma se così fosse, il Nome avrebbe preso la forma Yahowah, mentre invece la forma che è pervenuta è Yehowah. Riguardo a questo cambiamento, alcuni studi di notevole spessore giustificano il cambiamento della prima vocale a in e su basi grammaticali!
In realtà la ragione di questo cambiamento di a in e è semplice. Se il Tetragramma fosse stato effettivamente vocalizzato YaHoWaH, questa forma avrebbe presentato un problema di lettura. Se un lettore avesse letto le vocali di quella parola con le sue consonanti avrebbe pronunciato una bestemmia, perché nella Bibbia la parola HoWaH (Isaia 47:11;Ezechiele 7:26) significa “calamità”, e quindi l’espressione YaHoWaH, alla lettera, equivale a “YaH è calamità”. Così, i Masoreti hanno scelto altre vocali. Siccome indicavano questo nome con la sua espressione aramaica SHeMa’, (che significa “Il Nome”), hanno semplicemente punteggiato il Tetragramma con le vocali e, a della parola SHeMa’, ottenendo la forma YeHWaH per indicare che il Nome deve essere letto Adonai. Successivamente si è prodotta un’evoluzione dei “qere” (cioè le vocali masoretiche della parola da leggere) del nome divino. Le due forme YeHWaH (Adonai) e YèHoWiH (Elohim)* si influenzano reciprocamente, infatti dopo il XII secolo E.V. appaiono anche le forme YeHoWaH e YèHWiH. (*All’inizio il Tetragramma (solo nell’espressione Adonai YHWH) fu punteggiato con le vocali della parola Elohim, (YéHoWiH) evitando così al lettore la ripetizione Adonai Adonai).
Così, la forma attuale YeHoWaH, che si trova nelle Bibbie ebraiche, è frutto di una lunga storia.
Perciò quello che viene insegnato oggi è che, proprio perché la forma Geova (in italiano) proviene dall’inserimento delle vocali di Adonai nel Tetragramma e non le sue effettive vocali, questo nome è solo un barbarismo e non può essere la pronuncia del nome di Dio.
Le cose stanno davvero così? Le forme Geova o Yehowah o Jehovah provengono realmente dalla vocalizzazione che i Masoreti fecero del Tetragramma? Vediamo.
La vocalizzazione del Tetragramma: Yehowah o Yahweh?
Pochi sanno che questo nome YHWH si legge senza difficoltà, in quanto si pronuncia com’è scritto, o secondo le sue lettere. Infatti, fino al 70 della nostra era i sommi sacerdoti, il giorno del Yom Kippur (Annuale giorno dell’espiazione, festa solenne caratterizzata dal digiuno e dall’esame di coscienza) leggevano la benedizione di Numeri 6:24-27 pronunciando YHWH secondo le sue lettere, ovvero come si scrive. Il Talmud (testo sacro dell’ebraismo) precisa che nel Tempio, antecedentemente alla sua distruzione, il Nome si pronunciava “come si scrive” o “secondo le sue lettere”. Giuseppe Flavio (storico e scrittore 37-100 E.V.), il quale conosceva bene la classe sacerdotale dell’epoca, precisò che, di fronte all’assalto dei Romani contro il Tempio, gli Ebrei invocarono il nome di Dio. Egli diede solo un’indicazione (della massima importanza) su quella pronuncia che non voleva svelare. Ne La Guerra Giudaica scrisse: “Il sommo sacerdote aveva il capo coperto da una tiara di lino… circondata da un’altra corona d’oro, che portava in rilievo le lettere sacre, consistenti in quattro vocali”. Come hanno dimostrato gli scritti di Qumran (Rotoli del mar Morto), prima del sesto secolo della nostra era i nomi ebraici erano vocalizzati grazie alle tre lettere Y,W,H.(Proprio le lettere del Tetragramma). In ebraico le consonanti Y, W e H servono da vocali e chiamate “madri di lettura”. Gli scritti di Qumran hanno mostrato che nel primo secolo: La lettera Y era letta I (o E), la lettera W era letta U (o O) e la lettera H era letta A (alla fine delle parole). Esempi: YH veniva letto IA YHWDH veniva letto IHUDA (Giuda) YSW’ veniva letto ISUa’ Se il nome non conteneva vocali, si inseriva spesso la vocale A, come per es. YSHQ = IsaHaQ (Isacco) Per sentire meglio la lettera H, quasi impercettibile, si poteva aggiungere una e muta, così il nome IHUDA diventa IeHUDA, che è l’esatto equivalente del nome ebraico Yehudah e ISUa’ diventa IeSUa’. Questa lieve correzione dà per il nome YHWH (letto letteralmente IHUA), la pronuncia IeHUA (Iehua) o IeHOA (Iehoa), l’equivalente della interpunzione masoretica YeHoWaH. Si possono verificare queste equivalenze su migliaia di parole. Questo metodo di vocalizzazione è chiamato appunto metodo di lettura delle lettere, ovvero si presume che, quando un nome viene scritto per esteso, la vocalizzazione secondo le lettere corrisponda alla sua vocalizzazione reale.
Questo è solo uno dei metodi usati per ripristinare la pronuncia ebraica di un nome. Altri tre metodi sono: Metodo dell’etimologia. Si presume che il nome rifletta la sua etimologia (significato del nome), quando essa esiste. Metodo dei testimoni. Si presume che i nomi greci della Settanta abbiano conservato le vocali originali. Metodo dell’onomastica. Si presume che quando un nome veniva integrato in un altro non subisse deformazioni. Metodo piuttosto affidabile perché i nomi si conservano molto stabili nel tempo. (Il nome divino è estremamente favorito al riguardo, poiché fu integrato in centinaia di nomi propri [Nomi teoforici])
Dei quattro metodi di ricostruzione, quello dell’etimologia biblica, che è di fatto un insegnamento religioso, in realtà non può essere usato come metodo per scoprire come un certo nome veniva pronunciato, in quanto l’etimologia biblica è basata più su un gioco di parole o su un’assonanza tra le parole che su una rigida definizione grammaticale. Il metodo dell’onomastica e di lettura delle lettere sono i metodi più affidabili, che insieme al metodo dei testimoni danno risultati concordanti.
Analizziamo il metodo dell’onomastica, considerando adesso i nomi teoforici (Nomi propri che contengono il nome, abbreviato o esteso, del nome di Dio). [Anche le religioni pagane ci forniscono numerosi esempi di nomi teoforici, composti con il nome di un dio o di una dea. Ad esempio per gli Assiri, il nome del Dio Assur si ritrova in Assurbanipal; il nome fenicio Annibale e altri contengono il nome Baal, ecc.] La tradizione ebraica è coerente fin dai tempi di Abraamo. Partendo dalla Torah di Mosè per arrivare ai nostri giorni, gli ebrei riconoscono tramite i loro nomi personali la sovranità di Dio. Dal punto di vista biblico, il nome dato a un bambino era un atto di riconoscimento verso Dio che l’ha donato. Mentre oggi un nome è scelto soprattutto per il suo suono piacevole, in passato la scelta dipendeva dalla piacevolezza del suo significato. I nomi ebraici sono composti o da El (dio), o dal Tetragramma YHWH, o dalla sua forma breve Yah. Ora, secondo il testo masoretico, dall’elenco di tutti i nomi teoforici dell’epoca che avevano una parte del Tetragramma (YHW-) all’inizio della parola, si pronunciavano senza eccezione YeHO-. Inoltre la vocale a segue molto spesso la sequenza YeHO-, il che dà la sequenza normale YeHO-()a (In uno studio sui nomi biblici si è constatato che non si troverà mai la sequenza YeHO-i, YeHO-è ecc.)
Come è stato già detto, nelle Scritture Greche Cristiane ricorre la contrazione Yah nell’espressione Alleluia, che significa: “Lodate Yah”, e nelle Scritture Ebraiche nei cantici e nei salmi. Così come ci furono dei nomi teoforici elaborati dal nome in forma estesa, che iniziavano con Yeho-, o con la sua forma abbreviata Yo-, così si diffusero anche dei nomi teoforici derivati da Yah. Tuttavia, sia nella Bibbia greca( Settanta) sia in quella ebraica salta all’occhio una differenza fondamentale: gli Ebrei si sono preoccupati di far iniziare i loro nomi con Yeho- (oppure Yo-) o di farli terminare con –yah, ma non avviene mai il contrario, senza eccezioni. Tra le centinaia di nomi teoforici riportati nella Bibbia è impossibile trovarne anche solo uno che cominci per Yah-. Di conseguenza, poiché il Tetragramma è il nome teoforico per eccellenza, la sua lettura, per essere coerente con l’insieme degli altri nomi teoforici, dovrebbe avere la sequenza YeHô- aH o IeHOA.
Dunque coloro che vocalizzano YHWH in Yahweh sono costretti ad ammettere che il Tetragramma, nome teoforico per eccellenza, non appartiene alla famiglia dei nomi teoforici, ma questo è un’evidente assurdità. E’ chiaro che il nome Yahvé è completamente isolato dagli altri nomi teoforici: Giosuè, Gionatan, Gesù, Giovanni, ecc.
[Un appunto sul nome Gesù Se da una parte, studiosi, critici, religiosi o “antigeovisti” dicono di pretendere la pronuncia corretta del Nome di Dio per poterlo pronunciare, dall’altra, questi stessi non fanno il ragionamento equivalente con gli altri nomi biblici. Prendiamo l’esempio più importante, quello del nome Gesù. Forse pochi sanno ( o chi lo sa, preferisce ignorarlo) che il nome di Gesù non è di certo la pronuncia originale ebraica o quella comune ai suoi giorni. Inizialmente il nome Gesù, fu una trasformazione del nome Hoshéa in Yehoshoua’; questo venne in seguito abbreviato in Yéshua’. Poi Yéshoua’ fu pronunciato Yéshu’ in aramaico che divenne poi in greco Ièsous o Ièsoua o Ièsoun. Oggi lo conosciamo come Gesù in italiano o Jesus in inglese. Perché Geova bisogna pronunciarlo nella sua forma originale mentre non vale lo stesso per Gesù? E che dire di tutti gli altri nomi biblici, i quali tutti in qualche modo hanno avuto delle trasformazioni? Dovremmo allora tradurre tutti i nomi biblici come li si pronunciavano in ebraico? E’ chiaro che un ragionamento del genere non è ragionevole!]
Riassunto della storia del nome di Dio nell’era cristiana: Intorno al 1100-1200 due studiosi ebrei, Maimonide e Giuda Halevi fornirono delle informazioni che segnarono una svolta nella storia del Nome. Entrambi ricordarono (nei loro scritti) che il Tetragramma si leggeva secondo le sue lettere o vocali. Partendo da questo presupposto da quel periodo in poi, alcuni, come Gioacchino da Fiore e Innocenzo III, cercarono di vocalizzare il Tetragramma con le sue lettere, ma dando una traslitterazione greca (IEUE o IEVE); ma l’espressone “pronunciato secondo le sue lettere” è perfettamente esatta solo in ebraico. Anni a seguire si fecero progressi nella conoscenza della lingua ebraica e l’erudito Fabre D’Olivet portò ad un miglioramento della lettura del Nome in I-H-O-A. Tra il 1400 e il 1500 Pietro Galatino cercò di mettere ordine nelle varianti di pronuncia del Tetragramma. Nel suo libro De arcanis catholoce ueritas dimostrò che la trascrizione migliore era la forma I-eh-ou-a (Iehoua #vedi nota). Così dopo il 1520, quando si ripubblicarono le opere antiche, le diverse vocalizzazioni del Tetragramma, furono progressivamente sostitutite da una sola, considerata la più affidabile: Iehoua o Iehouah.(Uno di quelli che usò frequentemente questo nome nella traduzione della Bibbia, fu William Tyndale)
L’apparente accordo generale sulla pronuncia, però, non durò a lungo. Questa volta l’origine del disaccordo venne paradossalmente da un’accresciuta conoscenza delle regole della grammatica ebraica. Sante Pagnini (1470-1541) forse il miglior ebraista del suo tempo, pubblicò nel 1529 “Thesaurus”, nel quale spiegò che la parola yhwh, da lui vocalizzata in Yèhèweh, proveniva dal verbo “essere” (hawah) e che, in aramaico, questa parola yhwh significava “egli sarà”. Johannes Mercerus, d’accordo con l’idea di Pagnini, nel suo commentario al libro di Genesi, spiegò che, secondo Esodo 3:14, il Tetragramma significava “Egli sarà”. Per un concorso di circostanze, proprio queste informazioni, tuttora considerate valide (fatta eccezione per alcuni dettagli), furono all’origine di una grande confusione a proposito del Nome. Prima di quella data (1500), si era accordato poco credito alle trascrizioni greche di Iaô (iaw), che al massimo venivano talvolta associate alla forma ebraica Yahu del nome divino. Dopo quella data, la forma Iaô venne progressivamente associata al Tetragramma a sostegno della forma Yahweh. Stranamente le posizioni si rovesciarono e la quasi totalità dei teologi esplorò questa nuova pista riguardo alla vocalizzazione del Nome (YHWH= “Egli sarà”), confondendo l’etimologia e la spiegazione biblica. Inoltre crebbe il sospetto riguardo la forma Iehoua, che fosse una forma migliorata del nome Jupiter(Ioua-pater). Tale sospetto crebbe progressivamente e nel 1569 il teologo ebraista Gilbert Genebrard, nel suo libro sulla Trinità, affermò che il nome Iehoua era il risultato di un’evoluzione del nome pagano Ioue (Giove); egli precisò che la forma yhwh doveva essere letta Iehué (Egli è)(Genebrand introdusse così il significato teologico del Nome nella ricerca della sua vocalizzazione).Benito Montano, in un suo libro spiegò che i Masoreti non avevano mai letto il nome divino come Iehovih o Iehovah e disse che la pronuncia antica era Iehveh. Inoltre nel 1596, il cardinale Roberto Bellarmino concluse che la forma Iehoua era erronea, in quanto aveva le vocali di Adonai.Nel 1603 Jan Drusius, pubblicò un articolo nel quale suppose che la forma Yeheweh (vocalizzata così da Sante pagnini) provenisse da Iahave o Iahveh. Nel 1650 Louis Cappel pubblicò un articolo nel quale confermò che la radice del nome doveva essere Iah-. Così la forma Iahuè finì per imporsi su tutte le altre. Questa costruzione per giustificare la forma Yahweh mise in crisi certi traduttori che avevano usato la forma Iehoua (usato nella maggior parte delle Bibbie per quattro secoli, 1500-1800 circa). Verso la fine del XIX secolo, alcuni iniziarono ad usare questa “nuova” forma nelle loro traduzioni. Infine all’inizio del XX secolo, Iehoua o Yehova fu ampiamente messo in discussione e Yahweh divenne la forma dominante. Comunque, visti i continui progressi nella conoscenza dell’ebraico, alcuni linguisti ebbero da dire sulla finale –eH; Così il dibattito si riaccese e sono state proposte nuove forme. Queste nuova disputa seminò dubbi nella maggioranza dei traduttori, così che a scanso di equivoci, molte delle attuali edizioni scientifiche rifiutano di vocalizzare il Tetragramma e ritornano alla forma “muta” YHWH.
#Se Pietro Galatino avesse trascritto direttamente la forma masoretica, avrebbe ottenuto Yehouah e non Iehoua. La forma Iehoua è evidentemente molto vicina alla forma masoretica, tuttavia non è completamente identica. Contrariamente a quanto affermano proprio i dizionari attuali, questa forma vocalizzata non deriva da una lettura erronea del tetragramma nella Bibbia ebraica. Di fatto, questa vocalizzazione del nome divino in Iehoua è davvero sorprendente, in quanto la sua somiglianza con la forma masoretica costituisce una strana coincidenza (?) Inoltre, questo complesso processo si è svolto all’insaputa dei protagonisti. Si può desumere, se Dio ritiene davvero importante il suo nome, che tutte quelle coincidenze non furono fortuite. Effettivamente il Nome è stato protetto, con un particolare “divertente”: è stato codificato con le sue proprie vocali, cosa che è il massimo per un codice. Di conseguenza, nella polemica sul Nome, forse gli sprovveduti non sono coloro che adottano la lettura “ingenua” Yehowah, come invece qualcuno vorrebbe dare da intendere. Inoltre il noto professore George Wesley Buchanan, che ha scritto a favore di una forma ebraica trisillabica del Nome, ha scritto che “nelle intere Scritture non vi è nome contenente il tetragramma che allo stesso tempo ometta la vocale assente nella pronuncia Yahweh” e che c’era un solo gruppo di persone che pronunciava il nome divino in modo simile alla pronuncia Yahweh, i Samaritani; ma tutti gli altri esempi dell’antichità mantengono la vocale centrale. Inoltre sottolinea “che il nome Yahweh non suona neppure semitico” se confrontato ad altre forme del nome divino, presenti in alcune sezioni della Bibbia. Fornisce esempi tratti dal capitolo 15 di Esodo usando “Yahweh” e “Yahowah” nelle stesse frasi. Quelle con Yahowah “suonano dolci e poetiche”, mentre quelle con Yahweh “suonano rozze e aritmiche”.
Epilogo Alcuni affermano che sarebbero pronti a usare il nome di Dio, a patto di conoscerne l’esatta pronuncia. Ma se per esatta intendono la pronuncia del tempo di Mosè sono come “un campione nel salto con l’asta che pone l’asta troppo in alto”…anche lui sbaglierà! Volendo ricorrere a testimonianze così remote, costoro finiscono di considerare errata la pronuncia usata dai sommi sacerdoti del Tempio nel primo secolo e da Gesù nella sua lettura ad alta voce del testo di Isaia. Sarebbe il massimo della presunzione supporre che né il sommo sacerdote, né Gesù pronunciassero correttamente il nome. Alcuni allora si barricano dietro l’impossibilità di sapere come si pronunciava il Nome nel primo secolo. Questa obiezione è confutabile, perché, come abbiamo già visto, a quell’epoca i nomi teoforici che hanno una parte del Tetragramma inserita all’inizio, si pronunciavano tutti senza eccezione YeHô-. Di conseguenza, poiché il Tetragramma è il nome teoforico per eccellenza, la sua lettura, per essere coerente con l’insieme degli altri nomi teoforici, dovrebbe essere YeHô- aH. Gesù quando lesse in una sinagoga una parte del testo di Isaia (Luca 4:16-20; Isaia 61:1), incontrò il Tetragramma. Anche se si fosse trattato della versione dei Settanta, quella traduzione conteneva il Nome e non “Signore”, come si può constatare in tutte le copie del testo datate prima del 150 E.V.
Alcuni ribatteranno che le testimonianze greche della pronuncia del Nome del primo secolo sono tutte in Iaô. Ma queste testimonianze, seppur fidate, si sono evolute nel tempo, confermando ad un certo punto che Iaô era la pronuncia del sostituto ebraico Yahu (YaW in aramaico) e non del Tetragramma. Infatti al forma Iaô tra il 150 e il 300 diventa Iaué e dopo il trecento Iabé. Abbiamo compreso che le testimonianze di quel tempo precisano che nel Tempio, antecedentemente alla sua distruzione, il Nome si pronunciava “come si scrive” o “secondo le sue lettere” e che era scritto con “quattro vocali”, “le madri di lettura YWH”.
Fu grazie a queste osservazioni, comprese dagli ebraisti solo verso la fine del XII secolo, che gli eruditi cristiani determinarono la pronuncia del Nome, e non tramite una lettura errata del Tetragramma nella Bibbia ebraica, come credono alcuni specialisti (si avrebbe in questo caso la forma Yehouah piuttosto che Iehoua). Certo è strano che i Masoreti abbiano deciso di scegliere la punteggiatura e, o, a, dato che pronunciavano il nome Adonai. Il “caso” ha voluto che essi scegliessero per prime le vocali e, a della parola aramaica Shema’ (Il Nome) e che poi dopo il 1100, sotto l’influsso della vocale o comune ad Adonai e a Elohim, si generò una “mescolanza”, con la trasformazione del gruppo e, a in e, o ,a. Gli studiosi moderni obiettano allora che non si dovrebbe accordare troppa importanza al testo biblico e (trasformando paradossalmente il loro dubbio in certezza) che in ogni caso ci sono troppe incognite. Si, la storia del nome divino e il recente studio compiuto sui nomi teoforici fa luce sulla corretta pronuncia del Tetragramma YHWH. “Coloro che asseriscono che il nome divino è spesso mal pronunciato Geova, mostrano di non capire le questioni coinvolte nell’uso del termine trisillabico Je-ho-vah al posto di quello molto meno accurato e approssimato, Yah-weh. E’ un vero peccato che pubblicazioni recenti continuino a diffondere informazioni imprecise riguardo alla pronuncia del nome divino”.(Greg Stafford). Si, la vocalizzazione che troviamo oggi in Ge-o-va non è un barbarismo, ovvero il risultato della punteggiatura dei Masoreti, come si da ad intendere! Le prove mostrate ci fanno concludere che la forma popolare “Yahweh” tanto esaltata oggi, non è l’originale e corretta pronuncia del Nome usata dagli ebrei (al massimo dai samaritani). Piuttosto la forma trisillabica tanto discussa e sconsacrata Yehowah (Jehovah o Geova) è la pronuncia che molto probabilmente è più corretta o comunque più probabile nonché vicina alla pronuncia ebraica e a quella del I secolo.
(Fonte principale delle informazioni trattate: “STORIA DEL NOME DI DIO” di Gèrard Gertoux, ebraista e specialista del Tetragramma; + altri commenti
Scritto Da - gattosilvestro67 on 28 Giugno 2010 21:03:27 |
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Cara Gattosilvestro, grazie per aver tirato in ballo Gèrard Gèrtoux: è l’occasione per fare un po’ di chiarezza, sfatando un mito che circola tra i Testimoni di Geova. Riprendo quindi ciò che tu riporti e aggiungo i miei commenti. Per distinguere i due testi, lascio intatto (nel presente carattere) il testo del Gèrtoux, da te riportato; i miei commenti LI SCRIVERO’ IN MAIUSCOLO. MI SCUSO SIN D’ORA PER QUESTO MAIUSCOLO COSI’ ANTIPATICO. NON SI TRATTA DI MEGALOMANIA. E’ IL SOLO MODO CHE HO TROVATO PER DISTINGUERE I CARATTERI GIACCHE’ MI SEMBRA TROPPO COMPLICATO USARE IL GRASSETTO CON IL SISTEMA DEL FORUM E NON SO NEPPURE SE SIA POSSIBILE USARE IL COLORE.
Gèrard Gèrtoux SI TRATTA DI UN TESTIMONE DI GEOVA. NON E’ QUINDI UNO STUDIOSO INDIPENDENTE. A ONOR DEL VERO VA DETTO CHE SEBBENE IL SUO LIBRO SIA STATO PUBBLICATO DA UNA UNIVERSITA’ AMERICANA, GLI FU RIFIUTATO IL DOTTORATO E LA SUA TESI FU DICHIARATA FONDAMENTALISTA. DANIEL BODI, PROFESSORE ALL’ISTITUTO DELLE LINGUE E DELLE CIVILTÀ ORIENTALI, INSEGNANTE DI EBRAICO, ARAMAICO E ARAMAICO TARGUMICO, HA BOCCIATO COMPLETAMENTE LA TESI DEL GETROUX AFFERMANDO CHE IL SUO LAVORO NON AVEVA ALCUN APPOGGIO SUL TESTO BIBLICO.
Nelle Sacre Scritture Dio ha un nome chiaramente identificabile con quattro lettere ebraiche:YHWH, espressione chiamata Tetragramma. SE IL TETRAGRAMMA FOSSE DAVVERO UN NOME CHIARAMENTE IDENTIFICABILE, MOSE’ NON AVREBBE DOMANDATO A DIO DI SAPERE QUALE FOSSE IL SUO NOME. IL TETRAGRAMMA ERA GIA’ USATO DA ALMENTO MEZZO MILLENNIO. IL FATTO STESSO CHE MOE’ VOLESSE SAPERE IL NOME DI DIO DIMOSTRA CHE IL TETRAGRAMMA NON ERA CONSIDERATO IL NOME.
Si legge che la forma Jehovah o Geova è un barbarismo proveniente da una lettura sbagliata del testo ebraico. In realtà, anche se può sembrare strano e incredibile, è noto fra gli accademici che quest’ultima affermazione è falsa! AFFERMAZIONE GENERICA E DI PARTE. CHI SAREBBERO MAI QUESTI ACCADEMICI? Che dire della forma Yehowah o Geova? Il nome Geova è stato definito da studiosi “ibrido”, “sgorbio”, “mostro filologico”. Barbarismo derivante da un’erronea lettura della Bibbia ebraica. Qualcuno ha detto: “Geova non è effettivamente un termine biblico e non c’è giustificazione per l’inserimento di questo termine”(RHODES, 1993, pp. 50-51) Come mai, dato che tale forma si nota in tante traduzioni della Bibbia prima del 1900, come anche in diverse chiese? Partiamo dal lavoro compiuto dai Masoreti, i copisti che, a partire dal VI secolo E.V., decisero di punteggiare il testo ebraico. Come vocalizzarono il Tetragramma? Quello che oggi molti pensano, perché è quello che si racconta, è che i Masoreti vocalizzarono le quattro lettere del Tetragramma con le vocali di AdOnAi, per ricordare al lettore di leggere Adonai invece del Nome. Ma se così fosse, il Nome avrebbe preso la forma Yahowah, mentre invece la forma che è pervenuta è Yehowah. Riguardo a questo cambiamento, alcuni studi di notevole spessore giustificano il cambiamento della prima vocale a in e su basi grammaticali! TUTTO VERO.
In realtà la ragione di questo cambiamento di a in e è semplice. Successivamente si è prodotta un’evoluzione dei “qere” (cioè le vocali masoretiche della parola da leggere) del nome divino. Le due forme YeHWaH (Adonai) e YèHoWiH (Elohim)* si influenzano reciprocamente, infatti dopo il XII secolo E.V. appaiono anche le forme YeHoWaH e YèHWiH. (*All’inizio il Tetragramma (solo nell’espressione Adonai YHWH) fu punteggiato con le vocali della parola Elohim, (YéHoWiH). VERO. E DIMOSTRA CHE I MASORETI MISERO NEL TETRAGRAMMA LE VOCALI SBAGLIATE, NEL SENSO CHE NON VI MISERO QUELLE VERE, MA QUELLE DI ALTRE PAROLE. LA DIMOSTRAZIONE PIU’ LAMPANTE STA PROPRIO NELLA FORMA YéHoWiH CHE RICHIAMA CON TUTTA EVIDENZA LA PAROLA Elohim. La vocalizzazione del Tetragramma: Yehowah o Yahweh? Pochi sanno che questo nome YHWH si legge senza difficoltà, in quanto si pronuncia com’è scritto, o secondo le sue lettere. Come hanno dimostrato gli scritti di Qumran (Rotoli del mar Morto), prima del sesto secolo della nostra era i nomi ebraici erano vocalizzati grazie alle tre lettere Y,W,H.(Proprio le lettere del Tetragramma). In ebraico le consonanti Y, W e H servono da vocali e chiamate “madri di lettura”. Gli scritti di Qumran hanno mostrato che nel primo secolo: La lettera Y era letta I (o E), la lettera W era letta U (o O) e la lettera H era letta A (alla fine delle parole). Esempi: YH veniva letto IA YHWDH veniva letto IHUDA (Giuda) YSW’ veniva letto ISUa’ Se il nome non conteneva vocali, si inseriva spesso la vocale A, come per es. YSHQ = IsaHaQ (Isacco) Per sentire meglio la lettera H, quasi impercettibile, si poteva aggiungere una e muta, così il nome IHUDA diventa IeHUDA, che è l’esatto equivalente del nome ebraico Yehudah e ISUa’ diventa IeSUa’. Questa lieve correzione dà per il nome YHWH (letto letteralmente IHUA), la pronuncia IeHUA (Iehua) o IeHOA (Iehoa), l’equivalente della interpunzione masoretica YeHoWaH. E’ SOLO UNA TEORIA, TRA L’ALTRO RIGETTATA DAGLI STUDIOSI. LA CONCLUSIONE CHE VORREBBE LEGARE LA PRESUNTA LETTUTA IeHOA AL MASORETICO YeHoWaH E’ COMPLETAMENTE FORZATA E PRIVA DI LOGICA. SE LA LETTURA ERA IeHOA, PERCHE’ MAI I MASORETI AVREBBERO DOVUTO CREARE LA FORMA SPURIA YeHoWaH? SI NOTI LA LETTERA W: QUESTA NON PUO’ CONTEMPORANEAMENTE ESSERE RITENUTA O IN IeHOA ED ESSERE RITENUTA W IN YeHoWaH. INFINE LA FORMA YéHoWiH DIMOSTRA ENEQUIVOCABILMENTE IL SISTEMA USATO DAI MASORETI. Ora, secondo il testo masoretico, dall’elenco di tutti i nomi teoforici dell’epoca che avevano una parte del Tetragramma (YHW-) all’inizio della parola, si pronunciavano senza eccezione YeHO-. Inoltre la vocale a segue molto spesso la sequenza YeHO-, il che dà la sequenza normale YeHO-()a (In uno studio sui nomi biblici si è constatato che non si troverà mai la sequenza YeHO-i, YeHO-è ecc.) Come è stato già detto, nelle Scritture Greche Cristiane ricorre la contrazione Yah nell’espressione Alleluia, che significa: “Lodate Yah”, e nelle Scritture Ebraiche nei cantici e nei salmi. Così come ci furono dei nomi teoforici elaborati dal nome in forma estesa, che iniziavano con Yeho-, o con la sua forma abbreviata Yo-, così si diffusero anche dei nomi teoforici derivati da Yah. Tuttavia, sia nella Bibbia greca( Settanta) sia in quella ebraica salta all’occhio una differenza fondamentale: gli Ebrei si sono preoccupati di far iniziare i loro nomi con Yeho- (oppure Yo-) o di farli terminare con –yah, ma non avviene mai il contrario, senza eccezioni. Tra le centinaia di nomi teoforici riportati nella Bibbia è impossibile trovarne anche solo uno che cominci per Yah-. Di conseguenza, poiché il Tetragramma è il nome teoforico per eccellenza, la sua lettura, per essere coerente con l’insieme degli altri nomi teoforici, dovrebbe avere la sequenza YeHô- aH o IeHOA. PURA SPECULAZIONE PRIVA DI RISCONTRI. POTREI CITARE CASI E CASI DI NOMI BIBLICI TEOFORICI CHE SMENTISCONO QUESTA TESI. NE CITO UNO PER TUTTI, QUELLO DELLA MADRE DI MOSE’: יֹוכֶבֶד (YOCHEVED).
Prendiamo l’esempio più importante, quello del nome Gesù. Forse pochi sanno ( o chi lo sa, preferisce ignorarlo) che il nome di Gesù non è di certo la pronuncia originale ebraica o quella comune ai suoi giorni. Inizialmente il nome Gesù, fu una trasformazione del nome Hoshéa in Yehoshoua’; questo venne in seguito abbreviato in Yéshua’. Poi Yéshoua’ fu pronunciato Yéshu’ in aramaico che divenne poi in greco Ièsous o Ièsoua o Ièsoun. VERISSIMO.
Oggi lo conosciamo come Gesù in italiano o Jesus in inglese. Perché Geova bisogna pronunciarlo nella sua forma originale mentre non vale lo stesso per Gesù? QUI SI CERCA DI CONFONDERE LE ACQUE. VEDIAMO INTANTO IL NOME GESU’. QUESTA E’ L’ITALIANIZZAZIONE DEL GRESO IESUS. ORA, SE PARLIAMO EBRAICO DICHIAMO YESHUA, SE PARLIAMO GRECO DICIAMO IESUS. MA IN ITALIANO? IN ITALIANO, SE VOGLIAMO ESSERE COERENTI E’ GIOSUE’. PER USARE L’ESPRESSIONE DEL GETROUX, “POCHI SANNO” (IO DIREI POCHISSIMI, ANZI QUASI NESSUNO DEI LETTORI DELLA TNM) CHE TNM CREA INCONGRUENZE. IN IN EBREI 4:8 (TNM) SI LEGGE: “SE GIOSUÈ [NEL TESTO ORIGINALE GRECO: ỈΗΣΟῦΣ, IESÙS] LI AVESSE CONDOTTI IN UN LUOGO DI RIPOSO”, MENTRE – POCO DOPO, NELLO STESSO CAPITOLO - IN EBREI 4:14 (TNM) SI LEGGE: “GESÙ [NEL TESTO ORIGINALE GRECO: ỈΗΣΟῦΝ, IESÙN, QUI AL CASO ACCUSATIVO], IL FIGLIO DI DIO”. PARREBBE TRATTARSI DI DUE PERSONE CON NOMI DIVERSI, MA IN VERITÀ SONO DUE PERSONE DIVERSE CON LO STESSO NOME. È UNA VERA E PROPRIA INCOERENZA: LO STESSO IDENTICO NOME VIENE TRADOTTO “GIOSUÈ” E, POCO DOPO – NELLO STESSO CAPITOLO -, “GESÙ”. NON E’ QUESIONE DI PRONUNCIA (CHE C’ENTRA LA PRONUNCIA?), MA DI TRADUZIONE E DI FORMA CORRETTA.
E che dire di tutti gli altri nomi biblici, i quali tutti in qualche modo hanno avuto delle trasformazioni? Dovremmo allora tradurre tutti i nomi biblici come li si pronunciavano in ebraico? E’ chiaro che un ragionamento del genere non è ragionevole! SE CONFONDONO QUINDI LE ACQUE, PORTANO QUESTO PARAGONE. SE SI VOLESSE ESSERE DAVVERO COERENTI E PRECISI, SI DOVREBBE TRADURRE IL GRECO IESUS CON GIOSUE’ E IL TETRAGRAMMA CON YHVH, COME APPARE NELLA SCRITTURA. Riassunto della storia del nome di Dio nell’era cristiana: Intorno al 1100-1200 due studiosi ebrei, Maimonide e Giuda Halevi fornirono delle informazioni che segnarono una svolta nella storia del Nome. Entrambi ricordarono (nei loro scritti) che il Tetragramma si leggeva secondo le sue lettere o vocali. Partendo da questo presupposto da quel periodo in poi, alcuni, come Gioacchino da Fiore e Innocenzo III, cercarono di vocalizzare il Tetragramma con le sue lettere, ma dando una traslitterazione greca (IEUE o IEVE). LA FORMA IEUE HA ORIGINE DAL LIBRO DI MAIMONIDE “LA GUIDA DEI PERPLESSI” DEL 1190. MA COSA HA A CHE FARE QUESTA FORMA CON JEHOVAH?
Anni a seguire si fecero progressi nella conoscenza della lingua ebraica e l’erudito Fabre D’Olivet portò ad un miglioramento della lettura del Nome in I-H-O-A. Tra il 1400 e il 1500 Pietro Galatino cercò di mettere ordine nelle varianti di pronuncia del Tetragramma. Nel suo libro De arcanis catholoce ueritas dimostrò che la trascrizione migliore era la forma I-eh-ou-a. Così dopo il 1520, quando si ripubblicarono le opere antiche, le diverse vocalizzazioni del Tetragramma, furono progressivamente sostitutite da una sola, considerata la più affidabile: Iehoua o Iehouah.(Uno di quelli che usò frequentemente questo nome nella traduzione della Bibbia, fu William Tyndale). RIGUARDO A GALATINO, GIOVANNI JOHANNES VAN DEN DRIESCHE RILEVO’ CHE LA LETTURA DI "GEOVA” È CONTRARIA ALLA TRADIZIONE EBRAICA, E SCRISSE NEL 1518: “GALATINUS PER PRIMO CI HA PORTATO A QUESTO ERRORE”. LOUIS CAPPEL E JOHN BUXTORF SONO ENTRAMBI STUDIOSI CHE SI SONO OPPOSTI ALLA TRASCRIZIONE GEOVA. COME SINTESI FINALE: FULLER, GATAKER E LEUSDEN FECERO UNA BATTAGLIA PER LA PRONUNCIA GEOVA, MA CONTRO DI LORO CI FURONO ANTAGONISTI FORMIDABILI COME DRUSIUS, AMAMA, CAPPELLUS, BUXTORF E ALTINGIUS, CHE, È IL CASO DI DIRE, LI MISERO FUORI GIOCO. Inoltre crebbe il sospetto riguardo la forma Iehoua, che fosse una forma migliorata del nome Jupiter(Ioua-pater). Tale sospetto crebbe progressivamente e nel 1569 il teologo ebraista Gilbert Genebrard, nel suo libro sulla Trinità, affermò che il nome Iehoua era il risultato di un’evoluzione del nome pagano Ioue (Giove); egli precisò che la forma yhwh doveva essere letta Iehué (Egli è). SINCERAMENTE, CHE IL NOME IEHOUA SIA IL RISULTATO DI UN’EVOLUZIONE DEL NOME PAGANO IOUE (GIOVE), PERSONALMENTE NON LO CREDO. E’ TUTTAVIA UN FATTO CHE IL NOME ΙΕΩΑ ( IEŌA ) SI TROVA NEI TESTI MAGICI ELLENISTICI.
Benito Montano, in un suo libro spiegò che i Masoreti non avevano mai letto il nome divino come Iehovih o Iehovah e disse che la pronuncia antica era Iehveh. Inoltre nel 1596, il cardinale Roberto Bellarmino concluse che la forma Iehoua era erronea, in quanto aveva le vocali di Adonai.Nel 1603 Jan Drusius, pubblicò un articolo nel quale suppose che la forma Yeheweh (vocalizzata così da Sante pagnini) provenisse da Iahave o Iahveh. INFATTI.
Gesù quando lesse in una sinagoga una parte del testo di Isaia (Luca 4:16-20; Isaia 61:1), incontrò il Tetragramma. Anche se si fosse trattato della versione dei Settanta, quella traduzione conteneva il Nome e non “Signore”, come si può constatare in tutte le copie del testo datate prima del 150 E.V. INTANTO, NELLA SETTANTA IL TETRAGRAMMA VIENE RESO CON LA PAROLA GRECA CHE SIGNIFICA SIGNORE. ALCUNE COPIE PIU’ ANTICHE CONTENGONO IN TETRAGRAMMA RESO IN CARATTERI GRECI: L’EBRAICO י ה ו ה DIVENNE IN LETTERE GRECHE Π Ι Π Ι (SI LEGGE PIPI), PER SOMIGLIANZA. FORSE POCHI SANNO CHE IN TUTTO IN VOCABOLARIO GRECO NON ESISTE PROPRIO LA PAROLA YEHOVAH. INOLTRE, SE YESHUA AVESSE LETTO IL TETRAGRAMMA NELLA SUA VERA PRONUNCIA SAREBBE STATO LAPIDATO PER BESTEMMIA SUL POSTO. I LETTORI SUPERFICIALI DELLA BIBBIA NON SANNO CHE GLI EBREI AVEVANO TUTTO UN SISTEMA PER EVITARE DI MENZIONARE PERFINO DIO. I NOMI SOSTITUTIVI DEL TETRAGRAMMA PIÙ FREQUENTI ERANO: ● HASHAMÀYM, “IL CIELO”, “I CIELI” ● HAMAQÒM, “IL LUOGO” ● “IL TRONO” ● “IL NOME” ● “IL SANTO” ● “SIGNORE” ● “RE”; “GRAN RE” ● “PADRE CHE SEI NEI CIELI” ● “COLUI CHE” ● “LA POTENZA” ● “ALTO”. YESHUA SYESSO USO’ QUESTO SISTEMA. GLI ESEMPI SAREBBERO TANTI, MA NE DO SOLO ALCUNI: “IL BATTESIMO DI GIOVANNI DI DOV’ERA? DAL CIELO O DAGLI UOMINI?”. – MT 21:25. “TI LODO PUBBLICAMENTE, PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA”. – MT 11:25. “CHI GIURA PER IL CIELO GIURA PER IL TRONO DI DIO E PER COLUI CHE VI SIEDE SOPRA”. – MT 23:22. “A MENO CHE UNO NON NASCA DI NUOVO” (GV 3:3; TESTO GRECO: “GENERATO DALL’ALTO”). “VOI VEDRETE IL FIGLIO DELL’UOMO SEDUTO ALLA DESTRA DELLA POTENZA”. – MR 14:62. “IL REGNO DEI CIELI SI È AVVICINATO”. – MT 4:17.
L’INSERIMENTO ARBITRARIO DI “GEOVA” NELLE SCRITTURE GRECHE AVVIENE IN TNM PER BEN 237 VOLTE. SI POSSONO FARE TUTTE LE SUPPOSIZIONI CHE SI VOGLIOSO, MA QUANDO UN TRADUTTORE SI TROVA DAVANTI AL TESTO DEI MANOSCRITTI, È QUESTO CHE DEVE TRADURRE USANDO IL DIZIONARIO E NON LE SUPPOSIZIONI. EPPURE, PERFINO NELLA TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO DELLE SACRE SCRITTURE NON SI DICE MAI CHE YESHÙA SI SIA RIVOLTO AL PADRE CHIAMANDOLO “GEOVA”. YESHÙA ADOPERÒ SIGNIFICATIVAMENTE L'APPELLATIVO “PADRE”, MAI QUELLO DI GEOVA. IN PUNTO DI MORTE, NON INVOCÒ IL NOME “GEOVA”, MA DISSE: “DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?” (MT 27:46). LE ULTIME PAROLE DELLA SUA VITA TERRENA FURONO: “PADRE, NELLE TUE MANI AFFIDO IL MIO SPIRITO” (LC 23:46).
COSA CURIOSA, LO STESSO DIRETTIVO DEI TESTIMONI DI GEOVA AMMETTE CHE “OGGI, A PARTE ALCUNI FRAMMENTI DELLA PRIMITIVA SETTANTA GRECA IN CUI IL NOME SACRO È CONSERVATO IN EBRAICO, SOLO IL TESTO EBRAICO HA RITENUTO QUESTO IMPORTANTISSIMO NOME NELLA SUA FORMA ORIGINALE DI QUATTRO LETTERE, יהוה (YHWH), LA CUI ESATTA PRONUNCIA NON È STATA PRESERVATA” (TNM, PAG. 1563). COME MAI, ALLORA, SE L'USO DEL “NOME” DIVINO DEV'ESSERE - A DETTA DEL DIRETTIVO DEI TESTIMONI DI GEOVA - UN REQUISITO ESSENZIALE PER IDENTIFICARE L'UNICA VERA RELIGIONE, NEI MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE GRECHE QUESTO “NOME” DIVINO NON COMPARE MAI?
RIGUARDO ALLA TESI DEL GETROUX, ECCO UNA DOMANDA INTESERRANTE: SE EGLI E’ RIUSCITO A DIMOSTRARE CHE GEOVA E’ LA PRONUNVIA GIUSTA, COME MAI IL DIRETTIVO DELLA SUA RELIGIONE LO SCONFESSA E AFFERMA CHE L’“ESATTA PRONUNCIA NON È STATA PRESERVATA” (TNM, PAG. 1563)?
CONCLUSIONE CIRCA L’ATTENDIBILITA’ DI GÈRARD GÈRTOUX.
AL DI LA’ DI TUTTE LE CONTESTAZIONI CHE, DA STUDIOSI, GLI SI POSONO MUOVERE, LA PROVA PIU’ EVIDENTE DELLA SUA INATTENDIBILITA’ STA NEL FATTO CHE IN TUTTA LA LETTERATUTA (ED E’ TANTA) DELLA WATCHTOWER – CHE HA LA FISSA DEL “NOME” – IL SUO NOME NON COMPARE MAI, NEPPURE UNA VOLTA. MAI.
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vlady
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Lasciato il - 29 June 2010 : 12:51:49
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Seciondo te a chi ha chiamato Signore, quando era sulla croce, a Ilia, o a Geova quando detto ": "Elì, Elì, lammà sabactanì?". Cioè: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"." (Matteo 27:46-46). |
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Lasciato il - 29 June 2010 : 14:49:25
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Caro Vlady, è del tutto evidente che Yeshùa sulla croce si rivolse a Dio. Le parole esatte del testo originale greco in Mt 27:46, sono: Ἐλωί ἐλωί λεμὰ σαβαχθανεί; Eloì eloì lemà sabachthanèi? Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato? Yeshùa stava citando Sl 22:1: אֵלִי אֵלִי לָמָה עֲזַבְתָּנִי Elì elì làmah asavtàny Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato? La differenza di pronuncia è dovuta alla trascrizione greca dell’ebraico.
Mr 15:34 ha una trascrizione leggermente diversa, più in armonia con l’ebraico: Ἐλωί ἐλωί λαμὰ σαβαχθανεί; Eloì eloì lamà sabachthanèi?
La frase di Yeshùa poteva anche essere: ינתקבש אלי אלי למה Elì elì làmah shavaqtanì? In questo caso si tratterebbe di aramaico.
“Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: ‘Chiama Elia!’” (Mr 15:35). Evidentemente fraintesero. Perché mai Yeshùa avrebbe dovuto chiamare Elia? Il fatto che avessero capito “Elia” invece di “Elì” si spiega perché costoro erano romani che parlavano latino. Il testo, infatti, prosegue dicendo che “uno di loro [cioè uno di quelli che avevano creduto che chiamasse Elia] corse e, dopo aver inzuppato d'aceto una spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: ‘Aspettate, vediamo se Elia viene a farlo scendere’” (v. 36). Lc 23:36 spiega che “i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell'aceto”. Si trattava quindi di soldati romani che non conoscevano né le Scritture né l’aramaico.
Non ho però capito, Vlady, la tua domanda. Cosa c’entra “Geova” con l’invocazione di Yeshùa? Nel salmo citato da Yeshùa non compare neppure il tetragramma. La parola ebraica אֵלִי (Elì) è formata dalla parola אֵל (El), “Dio”, più la terminazione –י (-y) che significa “mio”. Il tetragramma qui non è implicato. Inoltre, Yeshùa non poteva certo usare il nome “Jehovah”, perché non esisteva neppure, ma fu inventato dai masoreti secoli dopo per far leggere “Adonày”.
In ogni caso, Yeshùa disse: “Dio mio”. Quindi si stava rivolgendo a Dio, il Dio d’Israele, l’unico vero Dio.
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vlady
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Lasciato il - 29 June 2010 : 19:15:45
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Ho letto di corsa, stamattina tuo post, (purtroppo i tempi sono questi devo sempre correre). Ho fatto impresione che dici che nei vangeli non ce nessun riferimento a nome di Dio. Prima credo che non e essenziale a ripettere di continuo nome del Padre per essere salvati ma essenziale di capire significato e usarlo nei momenti opportuni. * Quando Signore era sulla croce ha detto una cosa che alle persone fatto pensare che chiama Elia. Secondo mia povera conoscenza di ebraico, nome di Elia e ELIYAHU, che significa 'DIO MIO GEOVA', (O YAHU chiamalo come vuoi perche significato rimane stesso e in parole povere lo tradurrei 'Quello Che mantiene Le Promesse') non sono sicuro se parole di Signore sono riportati esattamente, ma dal contesto mi viene che Signore ha scelto che era momento giusto di invocare nome di Collui Che Mantiene le Promesse(proprio perche gente credesse che chiama Elia,nome di quale significa Mio Dio Geova), e qualsiasi forma di nome di padre che scelto di usare (penso Elli Yahu), si e rivolto al Padre per nome, magari non alla lettera esatta e pronuncia esatta, perche credo che significato di nome prevale ed e superiore all modo di pronunciarlo. * Ma il senso di sue parole rivolte al Padre, secondo me erano quelli. Era momento opportuno a chiamare Padre per suo nome personale, di 'Collui che Mantiene le Promesse', perche Signore sofri molto per umiliazione di opera di Padre, di quale lui era rappresentante, e ha chiesto al Padre per nome di abreviare umiliazione e passare alla prossima tappa di Suo Piano e di mantenere sue promesse fatte, per questo ha invocato nome proprio di Padre, e che era il momento apropritato di farlo. * E ribadisco che quella e stata una lezione per noi. Ma non lezione sulla pronuncia esatta (perche 'lettera ucide, ma spirito vivifica') ma invece lezione come e quando dobbiamo chiamare Padre per nome (non per pronuncia ma per significato), una lezione come dovremo portare rispetto a Suo nome (significato di nome). * Nella nostra vita, se vogliamo seguire esempio di Signore, possano verificarsi situazioni, quando sentiremo bisogno che 'Collui Che Mantiene Le Promesse'(Geova, Yahweh, Yah, chiamalo come vuoi, per Lui non cambia pronuncia, ma cambia significato e uso apropriato) entra in azione. E quindi non dobiamo esitare a farlo, e non preocuparsi se abbiamo pronuncia esatta, perche Padre ascolta non vibrazioni di aria, ma vibrazioni del nostri cuori. E se siamo suoi figli, non chiudera Suoi orecchi da noi, perche provochiamo con nostre gole vibrazioni d'aria diversi da quelli di Mose e altri, ma ci guardera nel cuore, e se usiamo nei nosri cuori nel momento opportuno di chiamarlo per Suo nome, certamente non ci 'dara una pietra quando Lo preghiamo per il pane. * vedi la differenza di pensare alla lettera e pensare allo spirito? |
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n/a
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Lasciato il - 30 June 2010 : 07:48:36
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Caro Vlady, il nome “Elia” è in ebraico אֵלִיָּהוּ (Elyàhu) che viene compreso come “Yah [è il] mio Dio”. Tuttavia, potrebbe significare “il mio Dio [è] lui”, poiché il nome è composto da אלי (elì), “mio Dio”, e da הו (hu), “lui”. Tenuto però conto della vocalizzazione dei masoreti, si ha: אֵל (El), “Dio”, più יָּה (Yàh), iniziale del tetragramma (da leggersi in tal caso “Yahvèh”); rimarrebbe poi, in questo caso, da spiegare la finale וּ- (-hu). In ogni modo, nel nome non può esserci traccia di Jehovàh. Primo, perché si ha Yàh e non Yeh; secondo, perché la forma “Jehovàh” apparve sono più di un millennio dopo, quando i masoreti la crearono per far leggere Adonày al posto del tetragramma.
Se ci rifletti bene, il contesto non suggerisce in nessun modo che Yeshùa stesse invocando Dio nel senso di colui che mantiene le promesse. Anzi, tutto il contrario. Ecco i motivi:
1. Yeshùa non invocava Elia, ma Dio. I soldati romani, non comprendendo bene il significato di “Elì”, pensarono che stesse chiamando Elia, ma si sbagliavano. 2. Yeshùa chiamava Dio chiamandolo “mio Dio” (Elì). 3. In quel momento tutto poteva sembrare, ma NON che Dio stesse mantenendo le promesse: Yeshùa stava per morire e si sentiva abbandonato da Dio, per questo domanda a Dio perché lo abbia abbandonato.
La spiegazione dell’apparente abbandono di Dio, credo si spieghi con il fatto che il quel preciso momento in cui Yeshùa stava per morire, su di lui gravavano tutti i peccati dell’umanità. In quel momento il corpo di Yeshùa era un corpo di peccato. Non perché lui avesse peccato; “egli non commise peccato” (1Pt 2:22), mai. Però, “colui che non ha conosciuto peccato [cioè Yeshùa], egli [Dio] lo ha fatto diventare peccato per noi” (2Cor 5:21). Ciò che è tradotto “peccato” è nel testo greco ha ἁμαρτίαν (amartìan), “offerta per il peccato”, proprio come in Lv 4:3. Questo ci rammenta il Giorno dell’Espiazione: “Aaronne poserà tutte e due le mani sul capo del capro vivo, confesserà su di lui tutte le iniquità dei figli d'Israele, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li metterà sulla testa del capro” (Lv 16:21). In quel tragico momento, Dio non poteva guardare il corpo di Yeshùa (che non aveva mai commesso peccato), diventato peccato perché accumulava su di sé tutti i peccati del mondo. Dio distoglieva lo sguardo e Yeshùa sentiva che Dio in quel momento non era presente. Nello stesso tempo, Dio lasciava Yeshùa a se stesso perché potesse dimostrare la sua piena fedeltà sino alla fine.
Yeshùa non MAI chiamato Dio per nome. Se ci pensi bene, Vlady, nessun figlio chiama il padre per nome: sarebbe una mancanza di rispetto. Nelle ultimissime parole che Yeshùa pronunciò prima di spirare, chiamò Dio “Padre”, come aveva sempre fatto: “Gesù, gridando a gran voce, disse: ‘PADRE, nelle tue mani rimetto lo spirito mio’. Detto questo, spirò”. – Lc 23:46.
Nella nostra vita, se vogliamo seguire l’esempio del Signore, dovremmo rivolgerci a Dio come fece Yeshùa che lo chiamava sempre “Padre”. Così insegnò anche nel modello di preghiera che ci indicò: “PADRE nostro” (Mt 6:9).
È questa la differenza di pensare allo spirito e non alla lettera, fissandosi su nome che Dio stesso ha voluto tenerci nascosto.
A proposito, c’è molto da riflettere su Es 3:15. Nell’attuale testo (il Testo Masoretico) si legge: “Questo è il mio nome a tempo indefinito” (TNM), “in eterno” (NR). Nota però la specificazione: ATTUALE testo, perché la traduzione sopra riportata è stata fatta dal Testo Masoretico, ovvero dal testo vocalizzato dai masoreti alcuni secoli dopo Yeshùa. La parola tradotta con il senso di “per sempre” è nell’ebraico, secondo la vocalizzazione dei masoreti, לעלם (leolàm). Ma nella Bibbia originale tale parola è senza vocali: לעלם (llm). Anziché leolàm è possibile anche vocalizzare in lealèm. Con questa vocalizzazione la frase significa: “Questo è il mio nome perché sia nascosto”. Questo significato appare in perfetta armonia con il contesto. A Mosè che vuole scoprire il nome divino (il più importante che possa esistere nell’universo visibile e invisibile), Dio ribadisce che il suo nome deve rimanere quello con cui Israele lo ha sempre conosciuto: Yhvh, “Colui che è”. E aggiunge che quello è il suo nome, “perché sia nascosto”. Così, quello nascosto, che Mosè avrebbe voluto conoscere, rimane nascosto.
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