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 "Settima Tromba"
 CANTICO DEI CANTICI.
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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 06 January 2018 :  07:58:43  Mostra profilo  Spedisci Email all' autore  Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Discussione  Rispondi con Citazione  Vedi l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Discussione
Commento esegetico del Cantico dei Cantici (a cura del fratello Sergio Gabbrielli)


1:1 “Il Cantico dei Cantici che è di Salomone “Salomone, re di Israele, rappresenta Gesù Cristo nella gloria celeste. Come Salomone costruì il tempio di Gerusalemme fatto con pietre perfettamente squadrate, così Gesù costruirà in cielo un tempio più perfetto, costituito da pietre viventi, che sono i membri della Chiesa eletta, i santi dell'Età del Vangelo. “Poi vidi, ed ecco l'Agnello (Gesù Cristo) che stava in piedi sul monte Sion (il Regno dei cieli), e con lui erano centoquarantaquattro mila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti (nei loro pensieri) … e cantavano un cantico nuovo davanti al trono … e nessuno poteva imparare il cantico se non quei centoquarantaquattro mila, i quali sono stati riscattati dalla terra” (Apocalisse 14:1,3).


Infatti “Cantico dei Cantici” è nell'idioma ebraico solo un superlativo (come “Re dei Re”, “secoli dei secoli”, ecc.) e sta a significare non solo che si tratta del cantico migliore che sia mai stato scritto in Israele, ma anche quello più bello fra gli inni di Salomone stesso (1 Re 4:32). Questo “Cantico” è un cantico d'amore, poiché racchiude in sé il significato profetico del Vangelo, che è il “Nuovo Cantico”, il “cantico dell'Agnello” che solo i santi hanno imparato a cantare durante l'Era Cristiana. Essi soli hanno sacrificato interamente se stessi alla causa di Dio, essi soli hanno adempiuto il voto di consacrazione, amandosi l'un l'altro come Gesù li ha amati (Giovanni 13:34), ossia sacrificando se stesso per l'intero genere umano. Il Cantico dei Cantici di Salomone rappresenta pertanto il Vangelo di Gesù Cristo, che chiama i suoi al cielo. 1:2 “Mi baci con i baci della sua bocca!”


La vera Chiesa, durante l'Età del Vangelo, è simile ad una donna, una casta vergine, promessa sposa di Gesù (2 Corinzi 11:2), col quale celebrerà le mistiche nozze in cielo alla prima resurrezione. La fidanzata desidera i baci dell'amato, che sono le promesse delle future nozze, espresse dalla bocca (la Parola di Dio). Queste promesse durano duemila anni,
poiché le nozze si compiranno, come a Cana di Galilea, soltanto “ il terzo giorno”, cioè il terzo millennio da Cristo, essendo un giorno uguale a mille anni ( Giovanni 2:1,2); 2 Pietro 3:8).


L'amore esisteva già prima dell'inizio del fidanzamento, ossia della Pentecoste nel 33 E.V., essendo vivo nel cuore degli apostoli, che rappresentavano l'embrione della sposa futura. Si potrebbe quindi datare questa espressione nel breve tempo anteriore alla Pentecoste, quando non era ancora disceso sugli undici apostoli superstiti lo Spirito Santo, il quale costituisce l'anello di fidanzamento. Ecco perché la fidanzata da qui del “lei” all'amato, non essendo ancora in quel rapporto che caratterizzerà tutta l'epoca del vero e proprio fidanzamento. “Le tue carezze, infatti, son migliori del vino”. Il vino è simbolo di dottrina, di conoscenza.


Ma poiché “ la conoscenza gonfia” mentre “ l'amore edifica”, il rapporto d'amore fra Gesù ed i suoi seguaci è superiore a qualsiasi profonda conoscenza che resti sterile ( 1 Corinzi 8:1-3). 1:3 “ I tuoi oli profumati hanno odore soave”. Gli oli profumati del Santuario rappresentano lo Spirito Santo, posseduto solo da coloro che sacrificano interamente se stessi per fare la volontà di Dio; e lo fanno perché desiderano il gratuito dono che Dio fa a tutti coloro che ne apprezzano la fragranza d'amore. “Un olio dal profumo fragrante è il tuo nome”. Gesù fu il “Cristo” (Unto); e tale fu il suo nome.


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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 06 January 2018 :  08:01:25  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
La sua promessa sposa invece è composta da coloro che sono stati unti con lo Spirito dal giorno della Pentecoste in poi. “Per questo ti amano le vergini”. La fidanzata fu paragonata da Gesù a dieci vergini che, con le loro dieci lampade accese, aspettano pazientemente la venuta dello Sposo (Matteo 25:1/13).

Infatti essa dà del “tu” a Colui che ama. 1:4 “Attirami a te, corriamo”. “Nessuno può venire a me se prima il Padre non l'attira”, risponde lo Sposo promesso (Giovanni 6:44). “Introducimi, o Re, nelle tue stanze”. Sarebbe come se la fidanzata dicesse: “Guidami, o Gesù, sulle tue orme di consacrazione totale fino alla morte, affinché io mi trovi nella condizione rappresentata dal Santo del Tempio, che era la stanza interna del Sacerdote”.


Il titolo di “Re” è dato dalla fanciulla al Suo amato come titolo d'onore. Lui è il re della sua vita, il capo della sua famiglia futura. Tale attributo ben si adatta a Nostro Signore fin dalla Sua risurrezione (Matteo 28:18), benché il Suo Regno non entri in vigore fino all'inizio del Millennio (Atti 3:19-21). “Noi gioiremo e ci rallegreremo qui”. Noi, le vergini, ci troveremo così nella condizione di consacrate a Dio, immerse nella morte simile a quella di Gesù. Allora soltanto potremo provare le gioie dello Spirito nel nostro cuore. (Galati 5:22). “Celebreremo le tue carezze”. Celebreremo, con il nostro comportamento, i duemila anni che ci separano dalle nozze. “Il tuo amore è più schietto del vino”. L'unione in Cristo è un legame più gioioso di qualsiasi sapienza, che da sola non può rallegrare il cuore. (Ecclesiaste 1:18). Già dalle prime strofe del Cantico si comprende che la scena è ambientata nella stagione autunnale.


Infatti i simboli sono presi dal vino, dalla vigna e dalla cantina dove il mosto esala il suo inebriante odore. Tutto fa riferimento al “vino nuovo” (l'insegnamento di Gesù) che non può essere posto in “otri vecchi” (le vecchie tradizioni giudaiche, cristallizzate in un messianismo troppo terreno e politico). Il profumo di questo vino esprime in metafora la coerenza della Chiesa primitiva agli insegnamenti del Maestro, un profumo che si attenuerà, talvolta fino a disperdersi, con la morte degli Apostoli e con l'esaltazione dell'Anticristo. “Io sono la vite, voi siete i tralci”, aveva detto Gesù ai suoi discepoli, prima di lasciarli (Giovanni 15:5). Già molti secoli prima, il morente Giacobbe aveva detto di Giuda, il figlio da cui doveva discendere il Messia: “Egli lega il suo asinello alla vite, il puledro della sua asina alla vite migliore; lava la sua veste col vino, il suo manto con sangue dell'uva. Ha gli occhi rossi dal vino ...”.

Perciò possiamo paragonare all'epoca della vendemmia e del mosto il periodo apostolico, la prima epoca della storia della Chiesa, quando sprigionò dalla vigna d'Israele il nuovo vino del Cristianesimo, quando cioè i discepoli furono inebriati dall'amore per Gesù e dal frutto dello Spirito Santo.

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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 06 January 2018 :  08:03:48  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Allora la nazione ebraica venne vendemmiata in quarant'anni di giudizio, che si conclusero con la tribolazione dell'anno 70 in cui il “vigneto” fu devastato.

L'AUTUNNO (La prima epoca della Chiesa) 1:5 – Sposa: “Bruna sono, eppur bella, o figlie di Gerusalemme”. La Chiesa dei consacrati sarebbe stata tratta prevalentemente dai Gentili, dai non Ebrei. Per questo è simile alla moglie di Mosè, Sefora, che era di pelle scura perché discendente da Cush, e come tale fu disprezzata da Miriam e da Aaronne (Numeri 12:1).

La bellezza della fidanzata di Gesù non deve essere giudicata inferiore alla sua realtà, per le sue origini spesso umili. Purtroppo è accaduto che, come Sefora venne disprezzata da Miriam, così la Chiesa primitiva è stata disprezzata dagli Ebrei e quella dei secoli successivi ai Cristiani nominali. “Come le tende dei Chedareni, come i drappi di Salomone”. I Chedareni erano beduini che soggiornavano in tende fatte con il vello delle capre; il nome Chedar stesso vuol dire “moro”. Perciò la frase risulterebbe così: “Mora sono … come le tende dei Mori”.


Ciò significa che in primo luogo essa è una persona nomade ed imperfetta (la capra nella Bibbia è simbolo di imperfezione), esteriormente non attraente. Ma dacché essa si è consacrata al Signore è divenuta simile ai drappi del Tabernacolo (Esodo cap. 26 e 36), che costituivano l'accesso al Santo. 1:6 “Non fate caso alla mia pelle scura: è il sole che mi ha abbronzata”. La sposa promessa non si vergogna delle sue imperfezioni, poiché il sole del Vangelo è quello che le ha messe in evidenza. “Io son venuto in questo mondo per fare un giudizio, affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi” (Giovanni 9:39).

“I figli di mia madre, contro di me adirati, mi fecero custode delle loro vigne: il loro vigneto fu devastato perché non lo custodii”. Il popolo d'Israele del tempo degli apostoli attuò senza volerlo una specie di persecuzione nei riguardi degli apostoli e dei seguaci di Gesù, per il fatto che essi non curavano gli interessi della nazione, la quale era ansiosa di liberarsi dal giogo romano. Questa tuttavia, con la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., cessò di essere tale, essendo scaduti i termini dell'Antica Alleanza. Ormai aveva avuto inizio l'Età del Vangelo e la Chiesa eletta doveva aver cura solo del suo vigneto, del suo cuore per dare i frutti dello Spirito. 1:7 “Indicami, amato del mio cuore, dove pascoli il gregge, dove riposi in sul meriggio”. La promessa sposa vuol sapere dove il “buon pastore” (Giovanni 10:11) raduni le pecore a mezzogiorno per il riposo, dopo averle lasciate brucare un po' qua e un po' là per tutta la mattina. L'apostolo Paolo infatti così spiega agli Ebrei: “Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio; poiché chi entra nel riposo di Lui si riposa anch'egli dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue” ( Ebrei 4:9/10).


“Perché non abbia a errare dietro i greggi dei tuoi compagni”. Al principio dell'Autunno i pastori scendono dai monti verso il piano. “studiamoci dunque d'entrare in quel riposo, onde nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza” ( Ebrei 4:11). i voti di consacrazione vanno adempiuti fino alla morte affinché chi si consacra ottenga la prima risurrezione nel riposo sabbatico di mille anni. Non tutti quelli che corrono verso il premio della gloria celeste riusciranno ad ottenerlo; molti faranno parte di una “grande moltitudine” di consacrati che hanno adempiuto i voti a metà, avendo errato dietro ai greggi ( o seguaci) dei falsi pastori, delle “stelle erranti”, dei sistemi dell'Anticristo, che scendono dal “cielo” ( le cose spirituali) verso la “terra” ( le cose materiali) Giuda vs.13. 1:8 Sposo: “Poiché tu non lo sai, o bellissima fra le donne, esci sulle orme del gregge”. La Chiesa eletta è per duemila anni il grano frammisto alla zizzania della cristianità nominale. È per Gesù più bella di tutte le denominazioni religiose (le “donne”), perché è la vera Chiesa del Signore.


Le orme del gregge sono le vie dei giusti che essa deve seguire nell'attesa del misterioso (“poiché tu non lo sai”) riposo del mezzogiorno (o Regno Millenario), quando il sole della giustizia sarà più alto, quando il Vangelo potrà finalmente risplendere per tutti i popolo ( Malachia 4:2). “... E pascola i tuoi capretti verso le tende dei tuoi pastori”. Gesù ha lasciato nella sua Chiesa gli insegnamenti degli apostoli per portare alla verità i nuovi discepoli che, figli di capri, vanno condotti alle “tende” di Paolo, Pietro, Giovanni, ecc. 1:9 “Alle cavalle dei cocchi del Faraone ti paragono, amica mia”.


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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 06 February 2018 :  18:23:15  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Le cose più preziose del mondo (l'Egitto) affluiranno nella Chiesa: sono coloro che si consacrano, che corrono verso il premio della natura divina (2 Pietro 1:4). “Le cose più preziose di tutte le nazioni affluiranno ed io empirò la gloria di questa casa, dice Jahvè degli eserciti” (Aggeo 2:7). 1:10 “Le tue guance sono abbellite dagli orecchini e il tuo collo dalle collane”.

Quale ornamento se non quello nuziale può abbellire la fidanzata di Gesù? 1:11 “Ti faremo orecchini d'oro e collane d'argento”. Non i fratelli, ma lo sposo stesso ed il Padre dello Sposo le procureranno gli ornamenti necessari per le nozze. La fidanzata è così abbellita dalla generazione dall'alto, dalla caparra della natura divina (gli orecchini d'oro) e dalla conoscenza della Verità (le collane d'argento). Il Signore Iddio ed il suo Figliuolo adorneranno il suo pudore (le guance) e la sua obbedienza (il collo).


La fanciulla assiste in silenzio al banchetto dell'amato. Secondo il costume orientale, la donna non può accedere ad un convito. Ma essa fa sentire la sua presenza con il profumo di nardo che da lei esala, rivolgendo ancora al suo amore il titolo onorifico di “re”. 1:12 Sposa: “Mentre il Re è al suo convito, il mio nardo esala il suo profumo”. La devozione al Signore è l'olio profumato di nardo che Maria versò sul capo di Gesù ed il cui profumo si sparse per tutta la casa in cui Cristo e gli apostoli erano convenuti. Con la santa devozione al suo Capo, la Chiesa onora il banchetto spirituale che Gesù ha imbandito con gli apostoli (il Nuovo Testamento).


1:13 “L'amato mio è un mazzolino di mirra che riposa nel mio seno”. Cristo è la Sapienza simboleggiata dalla mirra, che conforta la sua promessa Sposa permettendole di comprendere l'Antico ed il Nuovo Testamento, ben rappresentato dal seno che adorna la bellezza della fanciulla. Da notare che l'espressione “il mio amato” è composta in ebraico di lettere il cui numero fa 24.


Come i 24 anziani rappresentano tutte le profezie dell'Antico Testamento che si adempiranno nel Regno di Cristo, così anche queste parole hanno lo stesso valore profetico ( Apocalisse 4:4). 1:14 “L'amato mio è un grappolo di cipro nelle vigne d'Engheddi”. Il cipro rappresenta la fede; e la fede in Cristo è l'altro profumo prezioso della Chiesa eletta. Il cipro ((ebraico “hennà”) è un arbusto dalle foglie simili a quelle dell'ulivo, ma più verdi e più tenere; produce un fiore bianco e profumato che dà un frutto a grappoli molto odoroso. Cresce in zone assai calde, come la costa occidentale del Mar Morto, dove si trova Engheddi, una povera oasi nel deserto. Così è la Chiesa eletta: povera e vive nel deserto (separata dal mondo- Apocalisse 12:6), ma il cipro della fede la impreziosisce! 1:15 “Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi son colombe”.


Anche se la fanciulla tace, i suoi occhi esprimono tutto quell'amore che è il frutto dello Spirito Santo. 1:16 Sposa: “Quanto sei bello, amico mio, e quanto mi piaci! Verdeggiante è il nostro letto; le travi della nostra casa sono cedri ed il soffitto cipressi”. La Bibbia ha sempre sostenuto la bellezza fisica del Messia, anche nei tipi come Mosè (Esodo 2:2) e Davide (1 Samuele 16:12).


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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 20 February 2018 :  20:45:59  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Fanno corona alla coppia i verdi pascoli della Palestina, ben irrigati dall'acqua della Verità, gli alberi sempreverdi del Libano, usati dal re Salomone per sostegni del Tempio, che rappresenta il cielo stesso (1 Re 5:8; 6:15-18; Ebrei 9:24). 2:1 Sposa: “Io sono il giglio di Saron, l'anemone della valle”.

Si tratta dell'anemone rosso, fiore selvatico che cresce a primavera e a cui si riferì Gesù in Matteo 6:28. In queste parole del Maestro i “gigli del campo” rappresentano, come nel Cantico, la mitezza e l'umiltà di cuore, le quali sono le virtù più adatte alla sua promessa sposa. Anche la valle, il bassopiano, nella Bibbia sta a significare la gente semplice, che non si esalta, al contrario dei monti e dei colli, che rappresentano i regni. 2:2 Sposo: “Come un anemone fra i cardi, così l'amica mia fra le vergini”. Fra tutti i cristiani, che pur si chiamano “vergini” dal mondo, ma che non coltivano le caratteristiche degli “anemoni”, cioè umiltà di cuore e modestia, Gesù sceglie come fidanzata la classe di coloro che agli occhi degli altri sono disprezzabili, ma che ai suoi sono preziosi, esalano un dolce profumo (“le preghiere dei santi” - Apocalisse 8:3) e crescono spontaneamente verso la maturità dello Spirito.


I cardi, come i rovi, rappresentano le “zizzanie” del campo, frammiste al “grano” della nota parabola di Gesù (Matteo 13:38). Essi costituiscono la “corona di spine” che, per l'intera età del Vangelo, ha fatto soffrire nostro Signore. 2:3 Sposa: “Come un melo tra le piante selvatiche, così l'amato mio tra i gigli”. Fra tutte le creature spirituali, “i figli di Dio”, solo l'Unigenito è paragonabile all'albero da frutto più profumato, poiché solo Lui poteva essere il giusto sacrificio per i peccati del mondo ed offrire frutti copiosi di redenzione al genere umano decaduto.


“All'ombra sua, pieno di desiderio, mi siedo e il suo frutto è dolce al mio palato”. La classe della “fidanzata” di Gesù apprezza in primo luogo il valore del sacrificio di Cristo per il perdono dei peccati. Solo in base a questo essa può legarsi a lui, avendo ricevuto la giustificazione per fede. Questa è l'ombra che copre i peccati della simbolica fanciulla e il dolce frutto che lei sa gustare. 2:4 “Mi introdusse nella cella del vino: la sua insegna è fronde d'amore”. La cella del vino nuovo, che sta fermentando, ha sull'ingresso una insegna che avverte di non entrare se non in certe condizioni. La cella del “vino nuovo”, la dottrina di Cristo, è il suo Corpo, cioè l'insieme dei consacrati in tutta l'età del Vangelo.


Per entrarvi bisogna rinunciare a se stessi per fare la volontà di Dio (Romani 12:1/2). “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”, cioè fino a dare la vita. 2:5 “Sostenetemi con bevande, rianimatemi con pomi, poiché sono languente d'amore”. Appena la fanciulla è entrata nella cella del vino, è inebriata dagli effluvi del mosto, proprio come i consacrati dalla forza dell'amore espressa dall'insegnamento di Gesù a loro manifestata con il dono dello Spirito Santo. Ricordate che quando gli apostoli ricevettero lo Spirito alla Pentecoste si sentirono dire:” Son ripieni di vin dolce”? (Atti 2:13). Similmente tutti i consacrati, da allora in poi, hanno sentito la potenza dell'amore e nella loro imperfezione hanno chiesto aiuto (la bevanda medicinale ed i pomi per riprendere le forze). Infatti, per conservarsi in una giusta ed equilibrata condizione, essi hanno bisogno di sana dottrina e di cibo spirituale. 2:6 “La sua sinistra è sotto il mio capo e la destra mi abbraccia”.



L'aiuto richiesto le arriva; lo Sposo stesso la soccorre sorreggendola, perché non cada. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Gesù guida dal cielo la sua Chiesa per l'intera Età del Vangelo, soccorrendola con lo Spirito Santo (Matteo 28:20; Apocalisse 1:12/13; Proverbi 3:13-16; Osea 11:1-6). 2:7 Sposo:” Vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e le cerve del campo, di non disturbare né svegliare l'amata prima che lei stessa lo voglia”. La gazzella è simbolo di grazia e la cerva d'amore (Proverbi 5:19).

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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 11 March 2018 :  09:25:53  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
La Sposa si è addormentata far le braccia dello Sposo e lui non vuole che altri la desti, magari quando non sarebbe opportuno. Lo Sposo lascia che il suo risveglio avvenga spontaneamente. La Chiesa è rassomigliata ad una donna che fugge nel deserto e vi resta 1260 anni (Apocalisse 12:6).

Questo periodo è paragonato ad un torpore della sua attività. Così è anche nella parabola delle dieci vergini: tutte e dieci si addormentavano nell'attesa del ritorno di Cristo. Lo aspettavano per un'ora in cui non venne. Quante volte, in tempi remoti ed anche recenti, è stata erroneamente fissata la data del ritorno di Gesù! Tuttavia egli aveva detto che sarebbe tornato “quando nessuno se lo aspettava”, “come un ladro nella notte”.

Ma per gli eletti che hanno il dono dello Spirito e che sanno discernere i segni dei tempi, il risveglio è in atto da più di un secolo (Efesini 5:1/21). E' passato l'autunno, coi suoi vivi colori di vendemmia; è passato l'inverno con il suo gelo; ora viene la primavera, l'ultima età della Chiesa, quella che vede la seconda venuta del Signore e l'aurora del millennio. LA PRIMAVERA (L'ultima epoca della Chiesa) 2:8 – Sposa: “Un calpestio … il mio amato! Si, egli viene saltando per i monti, balzando per i colli.


È somigliante il mio amato a un capriolo o a un cerbiatto”. La Sposa percepisce un leggero rumore, impercettibile per altri: è quello del suo amato che ritorna. Egli sfiora velocemente i monti e i colli: il suo incedere è aereo. Ciò dimostra ancora una volta che il ritorno di Cristo è sentito solo dai consacrati. Come un cerbiatto guida il branco, così Egli prepara il mondo al Suo Regno imminente, cambiando la forma dei governi (“saltando i monti”), spazzando via le antiche consuetudini e tutte le opinioni politiche (“balzando per i colli”). 2:9 “Eccolo! È già qui dietro al nostro muro e guarda dalla finestra, sbircia attraverso le grate”.

L'amato si comporta non da marito (perché le nozze tra Gesù e la Sua Chiesa sono celesti), ma da fidanzato: sta dietro al muro delle stanze dell'appartamento femminile, che rappresenta la carne stessa dei consacrati. Egli è spirito e comunica solo con chi è spirituale. Il Suo ritorno è visibile attraverso gli occhi della sapienza spirituale (le finestre), mediante i segni dei tempi, in cui si intrecciano tipi ed antitipi delle Sacre Scritture ( le inferriate). 2:10 - “Parla l'amato mio e dice ...” 2:11 – Sposo: “Alzati, su, amica mia, mia bella e vieni! Perché l'inverno è passato, la pioggia è cessata, se n'è andata”. La promessa sposa ora può destarsi, perché nei tempi nuovi essa è libera da Babilonia. L'inverno dei secoli bui, delle feroci persecuzioni da parte del Papato è finita. “Babilonia la grande è caduta” dal suo piedistallo del potere temporale.


La pioggia di speciali benedizioni, di cui la Chiesa eletta ha sempre avuto bisogno, volge ormai al termine e la verità comincia a risplendere nel cielo come non mai, per chi vuole conoscerla. 2:12 “I fiori riappaiono sulla terra, il tempo di cantare è giunto: s'ode per le contrade tubar la tortorella”. Prima che trapassi l'Età del Vangelo ed inizi quella millenaria, si cominciano ad osservare delle trasformazioni importanti: sulla terra (cioè nell'ordine sociale) si fa udire la voce della tortora (cioè dei poveri, dei bisognosi, dei diseredati), i fiori delle antiche promesse di giustizia cominciano a spuntare ed il canto dei popoli esprime l'armonioso adempimento delle profezie. Sono, per intenderci, deboli inizi di un'età aurea ormai imminente.


“Quando vedrete tutte queste cose voi sapete che l'estate è vicina” (Matteo 24:32). 2:13 “Il fico sta mettendo i suoi primaticci e le viti in fiore espandendo il loro profumo. Vieni dunque mia Diletta, mia bella, vieni”. Il fico è la nazione d'Israele, che fu simbolicamente seccato nell'anno 70. Ora sta rigermogliando e si appresta a produrre i primi frutti della sua restaurazione millenaria. Anche l'Israele spirituale, quello dei consacrati di Gesù, può esprimere oggi la sua gioia, il suo amore, in piena libertà di adorazione. Infatti Gesù disse: “Io sono la vite, voi siete i tralci”. Il profumo della “vite” (il Cristo capo e corpo) è il frutto dello Spirito Santo.


Il Sommo Pastore Gesù Cristo, glorificato in cielo, conferma la chiamata celeste alla sua promessa sposa. 2:14 “Colomba mia, che stai negli anfratti della roccia, nei recessi della rupe: mostrami il tuo volto, fammi udire la tua voce, perché la tua voce è dolce e leggiadro il tuo viso”. I colombi che nidificano su vecchie torri o rupi sono di particolare fedeltà coniugale. Così è per Cristo e la Sua promessa Sposa. Essa è una colomba (simbolo di pace) che nidifica nella roccia (Gesù Cristo). Lo Sposo desidera averla con sé, nel Regno dei cieli, ma per ora si accontenta che lei faccia sentire la sua voce e si mostri a Lui quale essa è, ma senza lasciare il nido poiché per ora non può lasciare la sua casa, la sua vita terrena. 2:15 “Saranno prese da noi le volpi, le volpi piccoline, nate nelle vigne, or che le nostre vigne sono in fiore”. Lo Sposo invita la Sposa promessa ad andare con Lui a caccia delle piccole volpi, che vengono date alla luce in primavera proprio nelle vigne.


Queste piccole volpi rappresentano i peccati iniziali, che crescono nel cuore dell'uomo e che, se lasciati a se stessi, divengono dei vizi difficili da eliminare. Quando i cuori degli eletti recano i frutti dello Spirito in questa primavera premillenaria, quando cioè le vigne sono in fiore, Gesù Cristo invita ogni membro del Suo corpo ad estirpare i peccati iniziali per non perdere l'alta chiamata. 2:16/17.

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gattosilvestro67
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Lasciato il  - 14 April 2018 :  07:16:56  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
2:16/17 – Sposa: “Il mio amato è mio ed io son sua, di lui che pascola il gregge fra gli anemoni. Quando si avvicina il giorno e si dileguano le tenebre, torna o amato, come un capriolo o un cerbiatto sui monti dei dintorni”. Forte ed eterno è il patto d'amore che lega la promessa Sposa a Cristo, il “buon pastore”, che pascola il suo gregge, il suo piccolo gregge di consacrati, dove cresce l'umiltà e la modestia di cuore.

Lo sposo aveva lasciato i monti in autunno (la prima età della Chiesa) per scendere nelle valli all'avvicinarsi dell'inverno; ora che è arrivata la primavera, deve tornare sulle montagne. Quando si avvicina il giorno di mille anni e si dileguano le tenebre ed il freddo delle età oscure, Cristo ritorna. Il monte Sion (il Regno di Dio), da cui Gesù salì al cielo, lo vedrà ridiscendere nella gloria.



IL RISVEGLIO DELLA PROMESSA SPOSA parte prima: IL RISVEGLIO DELLE VERGINI SAGGE abbiamo già visto che la fidanzata di Gesù è costituita da una classe di persone consacrate a Dio, incontaminate dagli elementi mondani. Esse sono “vergini” e nella parabola (Matteo 25:1-13) hanno tutte la “lampada”, la Bibbia (Salmo 119:105) e “l'olio” (lo Spirito Santo). Entrambe le categorie (cioè le cinque sagge e le cinque stolte) si addormentano, nel senso che per un periodo non sono vigilanti in riguardo al tempo del ritorno dello Sposo, Gesù. Però all'annunzio del secondo Avvento (il grido di mezzanotte), metà di esse ha sufficiente “olio” ossia una consacrazione completa e soddisfacente, metà invece non ha una scorta di Spirito bastante a soddisfare le esigenze del Signore e perciò non verrà in seguito accettata nel “Convito Nuziale”.


Si tratta quindi di due categorie di consacrati: quelli che adempiono al loro voto e quelli che vengono meno ad esso. Così, nel Cantico dei Cantici, la promessa Sposa ad un certo punto si scinde in due fanciulle: quella che si avvia per incontrare il Pastore che ritorna, tutta pronta per riceverlo, e quella che accampa delle scuse e cercandolo non lo trova: “Io sto alla porta e busso; se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me” (Apocalisse 3:20). Esaminiamo ora la parte che riguarda il risveglio della classe fedele, dei veri consacrati, delle vergini sagge. 3:1 – Sposa: “Sul mio letto, di notte, ho cercato colui che amo con tutta l'anima: l'ho cercato ma non l'ho trovato”. Il letto rappresenta la credenza originale di queste persone, nella quale si sono adagiate durante la notte dell'ignoranza.




In essa non era contemplato il ritorno di Cristo in un'epoca determinata, non si sapeva che cosa fosse “il piano delle età”. Perciò quei consacrati, pur desiderando di riunirsi a Gesù nella vita celeste, non erano pronti a vivere profeticamente l'attesa del suo arrivo, della sua “parusia”. 3:2 - “Mi alzerò, ho detto, a perlustrare la città, vicoli e piazze; e cercherò quello che amo con tutta l'anima mia, l'ho cercato ma non l'ho trovato”. Dalla sua credenza iniziale, comoda ma conciliante il sonno ella si alza, indaga presso la Cristianità, presso le altre forme di fede, vaste o limitate, ma anche lì non riesce a trovare lo Sposo, né chi aspetta il suo ritorno.


3:3 - “Mi hanno incontrato le guardie di ronda per la città: Avete visto colui che amo con tutta l'anima?”. Le sentinelle della città, ossia della Cristianità, sono il clero cattolico e protestante. Preti e pastori dovrebbero essere le guide dei credenti e i primi ad avvertire “i segni dei tempi” preannuncianti il prossimo ritorno di Cristo. Molti di essi però sono molto indaffarati nelle questioni mondane per alzare gli occhi al cielo e non hanno risposte da dare alla domanda incalzante della fanciulla. 3:4 - “Le avevo da poco lasciate che ho trovato quello che amo con tutta l'anima: l'ho abbracciato e non lo lascerò più: lo introdurrò in casa di mia madre, nel talamo di colui che mi generò”. In Apocalisse 18:4 l'angelo esorta i fedeli ad uscire da Babilonia, ossia dai credi tradizionali della Cristianità non per appartenere ad una nuova setta (altrimenti uno resterebbe in Babilonia con l'illusione di esserne uscito), ma per andare incontro a Cristo.


L'uscita spirituale dalla simbolica “città” (Babilonia, Gerusalemme infedele, Sodoma antitipica) permette alla Sposa promessa di incontrare il suo amato, di essere unita a lui, che ritornerà per accoglierla con sé in cielo. “Perchè il Signore stesso, con potente grido, con voce d'arcangelo e con tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre col Signore” (1 Tessalonicesi 4:16/17). Nel millennio avverranno le nozze fra Cristo e la Sua Sposa, che durante l'Età del Vangelo “si è preparata” (Apocalisse 19:7).


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Lasciato il  - 19 June 2018 :  09:10:29  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Queste nozze celesti (il talamo nuziale è il cielo stesso) sono possibili in base al patto di fidanzamento, in cui si trovano entrambi. Questo patto è quello Abrahamico rappresentato da Sara: “Ma la Gerusalemme di sopra è libera ed essa è nostra madre. Ora fratelli siete figli del patto (Abrahamico) come Isacco” (Galati 4:26,28).


IL CORSO TERRENO DELLA SPOSA A questo punto del Cantico viene ripreso il discorso dov'era stato interrotto; la classe della promessa Sposa, composta dalle vergini sagge e da quelle stolte, si è abbandonata alla dolcezza dell'abbraccio dello Sposo, Gesù glorificato, che la protegge e la cura dall'alto mediante lo Spirito Santo.


Dalla prima epoca dell'Età del Vangelo fino all'ultima c'è un lungo periodo notturno, in cui i credenti hanno atteso per secoli il secondo Avvento di Gesù per poi addormentarsi. 3:5 – Sposo: “Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e le cerve del campo, di non disturbare né risvegliare l'amata prima che lei stessa lo voglia”. Questo invito vale per tutta l'Età del Vangelo la cui prima epoca è l'autunno, l'ultima la primavera, che precede l'estate del Millennio. La primavera è la stagione del risveglio, è l'alba del “giorno” millenario. 3:6 – Sposa:” Cos'è che sale nel deserto fra le nuvole di fumo come quando si brucia mirra e incenso e ogni essenza aromatica?”.


Nell'Età del Vangelo spicca un periodo di 1260 anni in cui la Chiesa fedele è stata nel deserto (ossia in una condizione di separazione dal mondo), perseguitata dal dragone (i poteri civili) e dalla bestia che sale dal mare (il Papato) (Apocalisse 12:6,14 e 13:5,7). Cò che sale dal deserto è quello che Gesù le ha promesso: la gloria celeste, l'immortalità. Molti profumi (le preghiere dei santi) l'accompagnano, frammisti a mirra (sapienza) e incenso (la lode a Dio). 3:7-8 – E' la lettiga di Salomone. Nella nube di polvere sollevata dal corteo nuziale c'è una portantina vuota, che viene a prendere la Sposa per portarla dal suo Diletto, Gesù Cristo glorificato (non più pastore, ma Re Salomone), il quale aveva detto: “Vado a prepararvi un luogo” (o regno – Giovanni 14:2; Luca 22:29).


Sessanta prodi la scortano fra i più valorosi di Israele, tutti abili nella spada, esperti nella guerra: ognuno porta la sua spada al fianco contro gli allarmi notturni. La seguono sessanta secoli di storia umana, tutti pieni di guerre e di terrori notturni; gli incubi della notte costituita dai seimila anni di trionfo del male e del peccato. 3:9 - “Un baldacchino s'è fatto il Re Salomone con legni del Libano”. Gesù glorificato nel cielo è rappresentato dal re Salomone, sotto il cui regno di quarant'anni non vi furono guerre e fu edificato il tempio.


Il tempio di Cristo sarà composto da persone che sono come i legni rari e preziosi del Libano, cioè anime elette. Perciò il Libano è simbolo del tempio. 3:10 “Le colonne le fece d'argento, il soffitto d'oro, il sedile di porpora, il pavimento intarsiato d'ebano”. Il Suo Regno sarà d'argento (la verità) e d'oro (la natura divina). Il Suo trono sarà di porpora (la maestà regale) e fondato sull'ebano (i sentimenti più elevati, l'amore più altruistico). 3:11 “O figlie di Gerusalemme, entrate, figlie di Sion, e ammirate il re Salomone con la corona di ci l'incoronò sua madre per il giorno delle sue nozze, per il giorno della sua gioia più cordiale”.


Solo i veri cristiani sono in grado di apprezzare le promesse del Regno Millenario, di ammirare la gloria di Gesù Cristo, nostro Salvatore, che Dio ha promesso anche agli stessi vincitori dell'Età del Vangelo, a coloro che nel “giorno” di mille anni saranno la “Sposa” di Gesù e con Lui re e sacerdoti. 4:1 – Sposo: “Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono come colombe dietro il tuo velo”. Dietro al velo della carne, deve splendere nella Sposa la pace dello Spirito.

“La tua chioma è un gregge di capre, scendenti dal monte Galaad”. Le capre hanno un colore scuro che sulle pendici brulle di Galaad illustrano il colore dei lunghi capelli della Sposa. La capra è nelle Scritture simbolo di imperfezione e di colpevolezza. Nella figura le capre scendono dal monte (Galaad vuol dire “testimonianza” e si riferisce alla “roccia della testimonianza” che è Cristo Gesù). Il loro percorso è la via dell'umiltà e del pentimento (lo stesso colore nero è simbolo di umiltà). 4:2 “I tuoi denti son pecore da tosare che salgono dal lavacro”.


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Lasciato il  - 30 August 2018 :  09:09:29  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Alle chiome nere fanno contrasto i denti bianchi come pecore che salgono dal bagno. Così i membri della Sposa, mediante la parola di verità (l'acqua) devono salire nella santificazione. “Tutte vanno appaiate e non c'è chi abbia compagnia”.


I denti superiori e quelli inferiori si corrispondono perfettamente, gruppo a gruppo. Il cibo spirituale viene assimilato (per così dire) dai consacrati nella coppia della lettera e dello spirito, cioè nel suo significato letterale e simbolico. 4:3 “Come nastro scarlatto le tue labbra, la tua bella bocca”. Le labbra dei consacrati devono proclamare il valore del sacrificio di riscatto di Gesù, rappresentato dallo scarlatto. “Come spicchi di melagrane le tue guance attraverso il tuo velo”.


Dietro al velo della carne, deve splendere nella promessa Sposa l'opera redentrice di Gesù, rappresentata dal melograno. 4:4 “Come rocca di Davide il tuo collo, costruito alla sommità di una collina”. Davide costruì una rocca (o torre) su un colle di Gerusalemme per fortificare la città. Il collo nella Bibbia è simbolo di ubbidienza, di sottomissione. La Chiesa militante, durante l'Età del Vangelo, è come Davide; la sua obbedienza a Cristo è la rocca di Davide, che si innalza sul male e sulle questioni mondane. “Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi”. Davide tolse alle guardie del corpo di Adadezer gli scudi d'oro (2 Samuele 8:7-11), come trofeo di vittoria.


La Chiesa militante deve avere come collana i trofei della vittoria sulla carne, poiché “la nostra battaglia non è contro carne e sangue”, cioè contro gli esseri umani come noi, ma contro le tentazioni ed i peccati. “Mille cadranno al tuo fianco”, vittime dell'errore. Nella corsa verso il premio celeste, la natura divina, molti sono caduti, come dice il Salmo 91:7, per aver fatto qualche compromesso col mondo e con le sue attrattive. Essi costituiscono la classe delle “vergini stolte” e infine quella della “grande folla”, che Giovanni vede in cielo davanti al trono di Dio, ma non sul trono come gli eletti (Apocalisse cap.7). 4:5 “Le tue mammelle son come gemelli di gazzella che pascolano tra gli anemoni”.


La promessa Sposa di Gesù è costituita da chi coltiva il frutto dello Spirito e la sua bellezza è ornata dall'Antico e dal Nuovo Testamento, poiché è l'amore e lo studio della Parola di Dio che distinguono i consacrati da tutti gli altri Cristiani, la cui fede è basata più sulle tradizioni che sulla sostanza della Rivelazione di Dio. Ma l'esempio delle mammelle è calzante anche in un altro senso: che coloro che vengono istruiti dalla Sposa fondamentali delle Sacre Scritture, quali la caduta del primo uomo nel peccato, la sua condanna e con lui quella di tutta l'umanità, il bisogno della redenzione offerta da Cristo con il Suo sangue, l'elezione della Sposa di Gesù, la Chiesa ( la quale, non bisogna dimenticare, è costituita da un “piccolo gregge”), fino alla fine dell'età presente ed alla restaurazione millenaria dell'umanità e di tutte le cose.


4:6 “Davvero perfetta sei, amica mia, in te non c'è alcun difetto”. Essa è tale in quanto giustificata per fede (Efesini 5:27). 4:7 “Quando si avvicinerà il giorno e scompariranno le tenebre, andrò al monte della mirra e al colle dell'incenso”.


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Lasciato il  - 11 September 2018 :  08:30:06  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Gesù tornerà una seconda volta, all'avvicinarsi del Millennio, per prendere le redini del mondo, chiamando a sé la Sua Sposa dalla tomba e organizzando il Suo Regno. Esso era rappresentato dal colle di Sion, ove sorgeva il tempio e dove si consumavano i profumi della liturgia ebraica: la mirra (la sapienza) e l'incenso (la lode a Dio), per cui il Regno dei cieli è simile al “colle” (Regno) della “mirra” (Sapienza) e dell'incenso ( lode a Dio). 4:8 “Me dal Libano, mia Sposa, me dal Libano fai venire; mi fai scendere dalle vette dell'Amanà, dai picchi del Senir e dall'Hermon, dalle tane dei leoni, dalle balze dei leopardi”.


Così traduce un autorevole studioso come A. Vaccari questo versetto molto controverso. Egli non legge “Kal” (vieni), come i comuni traduttori, ma “hiphil” (fai venire), attribuendo la falsatura del verso ad un errore di punteggiatura del testo masoretico. Con questa versione, accettata anche da G. F. Nolli nella sua dotta esposizione sul Cantico, il senso è più semplice: Gesù Cristo, lo sposo, torna al Suo secondo Avvento scendendo dal tempio del cielo (il Libano), “saltando per i moti, balzando per i colli”, vincendo cioè, per amore della Chiesa eletta, gli ostacoli frapposti dai regni di questo mondo.

L'altra versione (vieni meco dal Libano, o mia sposa, vieni meco dal Libano! Ecc …) è incomprensibile nel contesto del Cantico perché la fanciulla si troverebbe nelle tane dei leoni e come un abile alpinista, si sarebbe inoltrata sulle vette inaccessibili di alti monti, cosa questa inverosimile. Inoltre per tutto il libro è lei che aspetta il ritorno dell'amato oltre le montagne e non viceversa. Il Luzzi e altri traduttori, accettando questa seconda versione tradizionale, la mettono fra parentesi, considerando il versetto spurio, cioè un'aggiunta posteriore di qualche scriba. Qui compare per la prima volta nel Cantico il termine “quallà”, che vuol dire “fidanzata” e non “sposa”, ma in Israele la sposa promessa o fidanzata veniva già chiamata “sposa” (Matteo 1:18-19).

L'Hermon e il Senir sono un'unica montagna (Deuteronomio 3:9), posta a nord della Palestina come il Libano. Che il Signore venga da nord, cioè dalla fase spirituale del Regno di Dio, è noto anche da altri versetti biblici. 4:9 “Perché mi hai rapito il cuore, mia sorella, mia Sposa. Mi hai rapito il cuore con uno dei tuoi sguardi, con un baleno della tua collana”. Sfavilla nella fanciulla lo sguardo innamorato come una perla della collana. I suoi occhi esprimono la consacrazione al Signore. 4:10 “Come son dolci le tue carezze, mia sorella, mia Sposa! Più inebrianti del vino le tue carezze. Più aromatico di ogni balsamo il tuo olio profumato”. La Sposa è sapiente, ma più di ogni conoscenza vale il suo amore, frutti entrambi dello Spirito Santo, sempre rappresentato dall'olio di unzione. 4:11 “Miele stillano le tue labbra, o Sposa, miele e latte nasconde la tua lingua. Il profumo delle tue vesti è come l'aroma del Libano”.

I dolci insegnamenti (il miele) e le dottrine basilari (il latte) sono altri pregi della Sposa, che mai si stanca nel diffondere e spiegare il Vangelo di Gesù. Il profumo della giustificazione per fede (la veste) è come quello del tempio (il Libano), poiché per essa si ottiene il perdono dei peccati (Giuda 23, Apocalisse 3:4-5 e 16:15). 4:12,15 “Giardino chiuso sei, mia sorella, mia Sposa, giardino chiuso, fonte sigillata, fonte di giardino, pozzo d'acque vive, sgorganti dal Libano”.


Il cuore della Sposa ha il sigillo dello Spirito Santo ed è fortificato e cinto contro gli attacchi del Maligno. Dal suo cuore, come da una fonte, sgorgano parole di verità, pure e vivificanti, come le acque del tempio (il Libano). 4:13 “I tuoi rivi fanno un giardino di melograni dai frutti più squisiti”. La Sposa è fonte e giardino ed i suoi frutti sono quelli dell'opera redentrice di Gesù e dello Spirito Santo. 4:14 “Cipro” (fede) e “nardo” (devozione) e “croco” (sopportazione), “canna” (conoscenza) e “cinnamomo” (intendimento) con “ogni pianta d'incenso” ( lode), “mirra” (sapienza) e “aloe” ( pazienza) con “tutti i balsami più fini” (gli altri elementi del carattere cristiano – cfr Colossesi 1:9-12). 4:16 “Levati Aquilone, e vieni, Austro, soffia sul mio giardino perché si spandano i suoi aromi!”.


Che si allontani il vento del nord, quello dell'avversità, e venga il vento del sud, lo Spirito Santo, che dia al cuore della Sposa la possibilità di esprimere pienamente il suo frutto. Sposa: “Entri l'amato mio nel suo giardino e gustane i frutti deliziosi”. Ogni consacrato desidera che il frutto dello Spirito, che è l'amore nelle sue molteplici manifestazioni, sia apprezzato dal Signore. Abbiamo visto in precedenza qual'è la promessa fatta da Gesù alla Sposa: la natura divina. Abbiamo anche visto quali pregi e virtù deve avere chi vuol far parte di questa “Sposa” di Cristo e come deve coltivare il frutto dello Spirito, dopo essere stato giustificato per fede ed essersi santificato col lavacro della Parola di Verità ed aver fatto voto solenne di consacrazione. Ora si ritorna all'oggetto della veglia: il secondo Avvento di Gesù. 5:1- Sposo: “Vengo nel mio giardino, o mia sorella, o mia sposa, colgo la mia mirra e il mio balsamo, mangio del mio favo e del mio miele, bevo del mio vino e del mio latte. Mangiate amici! Bevete! Inebriatevi, o cari!”.


Gesù viene a chiamare gli eletti al cielo e per far ciò deve aver vagliato in precedenza chi dei consacrati è degno di unirsi a Lui, di far parte cioè della Sua simbolica “Sposa”. Così Gesù, al Suo secondo Avvento, “coglie i frutti”, prende cioè nota, controlla e vaglia i suoi seguaci, “il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato”, disse il Maestro. Fino all'ultima ora è valido l'invito: “Mangiate, questo è il mio corpo … bevetene tutti, perché questo è il mio sangue” (Matteo 26:.26-28), ovverosia la possibilità di far parte del Suo Corpo, della Chiesa eletta, unendosi al Suo sacrificio, o meglio alle Sue sofferenze.


Le gioie del fidanzamento, paragonate all'ebrezza dello Spirito Santo, non si chiudono finché l'ultimo degli eletti non sia stato suggellato “sulla fronte”.


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Lasciato il  - 04 October 2018 :  07:48:00  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
IL RISVEGLIO DELLA PROMESSA SPOSA parte prima:


IL RISVEGLIO DELLE VERGINI SAGGE abbiamo già visto che la fidanzata di Gesù è costituita da una classe di persone consacrate a Dio, incontaminate dagli elementi mondani. Esse sono “vergini” e nella parabola (Matteo 25:1-13) hanno tutte la “lampada”, la Bibbia (Salmo 119:105) e “l'olio” (lo Spirito Santo). Entrambe le categorie (cioè le cinque sagge e le cinque stolte) si addormentano, nel senso che per un periodo non sono vigilanti in riguardo al tempo del ritorno dello Sposo, Gesù. Però all'annunzio del secondo Avvento (il grido di mezzanotte), metà di esse ha sufficiente “olio” ossia una consacrazione completa e soddisfacente, metà invece non ha una scorta di Spirito bastante a soddisfare le esigenze del Signore e perciò non verrà in seguito accettata nel “Convito Nuziale”.


Si tratta quindi di due categorie di consacrati: quelli che adempiono al loro voto e quelli che vengono meno ad esso. Così, nel Cantico dei Cantici, la promessa Sposa ad un certo punto si scinde in due fanciulle: quella che si avvia per incontrare il Pastore che ritorna, tutta pronta per riceverlo, e quella che accampa delle scuse e cercandolo non lo trova: “Io sto alla porta e busso; se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me” (Apocalisse 3:20). Esaminiamo ora la parte che riguarda il risveglio della classe fedele, dei veri consacrati, delle vergini sagge. 3:1 – Sposa: “Sul mio letto, di notte, ho cercato colui che amo con tutta l'anima: l'ho cercato ma non l'ho trovato”.


Il letto rappresenta la credenza originale di queste persone, nella quale si sono adagiate durante la notte dell'ignoranza. In essa non era contemplato il ritorno di Cristo in un'epoca determinata, non si sapeva che cosa fosse “il piano delle età”. Perciò quei consacrati, pur desiderando di riunirsi a Gesù nella vita celeste, non erano pronti a vivere profeticamente l'attesa del suo arrivo, della sua “parusia”. 3:2 - “Mi alzerò, ho detto, a perlustrare la città, vicoli e piazze; e cercherò quello che amo con tutta l'anima mia, l'ho cercato ma non l'ho trovato”. Dalla sua credenza iniziale, comoda ma conciliante il sonno ella si alza, indaga presso la Cristianità, presso le altre forme di fede, vaste o limitate, ma anche lì non riesce a trovare lo Sposo, né chi aspetta il suo ritorno. 3:3 - “Mi hanno incontrato le guardie di ronda per la città: Avete visto colui che amo con tutta l'anima?”.



Le sentinelle della città, ossia della Cristianità, sono il clero cattolico e protestante. Preti e pastori dovrebbero essere le guide dei credenti e i primi ad avvertire “i segni dei tempi” preannuncianti il prossimo ritorno di Cristo. Molti di essi però sono molto indaffarati nelle questioni mondane per alzare gli occhi al cielo e non hanno risposte da dare alla domanda incalzante della fanciulla. 3:4 - “Le avevo da poco lasciate che ho trovato quello che amo con tutta l'anima: l'ho abbracciato e non lo lascerò più: lo introdurrò in casa di mia madre, nel talamo di colui che mi generò”. In Apocalisse 18:4 l'angelo esorta i fedeli ad uscire da Babilonia, ossia dai credi tradizionali della Cristianità non per appartenere ad una nuova setta (altrimenti uno resterebbe in Babilonia con l'illusione di esserne uscito), ma per andare incontro a Cristo.


L'uscita spirituale dalla simbolica “città” (Babilonia, Gerusalemme infedele, Sodoma antitipica) permette alla Sposa promessa di incontrare il suo amato, di essere unita a lui, che ritornerà per accoglierla con sé in cielo. “Perchè il Signore stesso, con potente grido, con voce d'arcangelo e con tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre col Signore” (1 Tessalonicesi 4:16/17). Nel millennio avverranno le nozze fra Cristo e la Sua Sposa, che durante l'Età del Vangelo “si è preparata” (Apocalisse 19:7).


Ricevono da essa il “latte”, cioè le dottrine Queste nozze celesti (il talamo nuziale è il cielo stesso) sono possibili in base al patto di fidanzamento, in cui si trovano entrambi. Questo patto è quello Abrahamico rappresentato da Sara: “Ma la Gerusalemme di sopra è libera ed essa è nostra madre. Ora fratelli siete figli del patto (Abrahamico) come Isacco” (Galati 4:26,28).


IL CORSO TERRENO DELLA SPOSA A questo punto del Cantico viene ripreso il discorso dov'era stato interrotto; la classe della promessa Sposa, composta dalle vergini sagge e da quelle stolte, si è abbandonata alla dolcezza dell'abbraccio dello Sposo, Gesù glorificato, che la protegge e la cura dall'alto mediante lo Spirito Santo. Dalla prima epoca dell'Età del Vangelo fino all'ultima c'è un lungo periodo notturno, in cui i credenti hanno atteso per secoli il secondo Avvento di Gesù per poi addormentarsi. 3:5 – Sposo: “Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e le cerve del campo, di non disturbare né risvegliare l'amata prima che lei stessa lo voglia”.


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Lasciato il  - 22 November 2018 :  15:01:13  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Questo invito vale per tutta l'Età del Vangelo la cui prima epoca è l'autunno, l'ultima la primavera, che precede l'estate del Millennio. La primavera è la stagione del risveglio, è l'alba del “giorno” millenario. 3:6 – Sposa:” Cos'è che sale nel deserto fra le nuvole di fumo come quando si brucia mirra e incenso e ogni essenza aromatica?”.

Nell'Età del Vangelo spicca un periodo di 1260 anni in cui la Chiesa fedele è stata nel deserto (ossia in una condizione di separazione dal mondo), perseguitata dal dragone (i poteri civili) e dalla bestia che sale dal mare (il Papato) (Apocalisse 12:6,14 e 13:5,7). Cò che sale dal deserto è quello che Gesù le ha promesso: la gloria celeste, l'immortalità. Molti profumi (le preghiere dei santi) l'accompagnano, frammisti a mirra (sapienza) e incenso (la lode a Dio). 3:7-8 – E' la lettiga di Salomone. Nella nube di polvere sollevata dal corteo nuziale c'è una portantina vuota, che viene a prendere la Sposa per portarla dal suo Diletto, Gesù Cristo glorificato (non più pastore, ma Re Salomone), il quale aveva detto: “Vado a prepararvi un luogo” (o regno – Giovanni 14:2; Luca 22:29).


Sessanta prodi la scortano fra i più valorosi di Israele, tutti abili nella spada, esperti nella guerra: ognuno porta la sua spada al fianco contro gli allarmi notturni. La seguono sessanta secoli di storia umana, tutti pieni di guerre e di terrori notturni; gli incubi della notte costituita dai seimila anni di trionfo del male e del peccato. 3:9 - “Un baldacchino s'è fatto il Re Salomone con legni del Libano”. Gesù glorificato nel cielo è rappresentato dal re Salomone, sotto il cui regno di quarant'anni non vi furono guerre e fu edificato il tempio. Il tempio di Cristo sarà composto da persone che sono come i legni rari e preziosi del Libano, cioè anime elette. Perciò il Libano è simbolo del tempio. 3:10 “Le colonne le fece d'argento, il soffitto d'oro, il sedile di porpora, il pavimento intarsiato d'ebano”.

Il Suo Regno sarà d'argento (la verità) e d'oro (la natura divina). Il Suo trono sarà di porpora (la maestà regale) e fondato sull'ebano (i sentimenti più elevati, l'amore più altruistico). 3:11 “O figlie di Gerusalemme, entrate, figlie di Sion, e ammirate il re Salomone con la corona di ci l'incoronò sua madre per il giorno delle sue nozze, per il giorno della sua gioia più cordiale”. Solo i veri cristiani sono in grado di apprezzare le promesse del Regno Millenario, di ammirare la gloria di Gesù Cristo, nostro Salvatore, che Dio ha promesso anche agli stessi vincitori dell'Età del Vangelo, a coloro che nel “giorno” di mille anni saranno la “Sposa” di Gesù e con Lui re e sacerdoti. 4:1 –


Sposo: “Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono come colombe dietro il tuo velo”. Dietro al velo della carne, deve splendere nella Sposa la pace dello Spirito. “La tua chioma è un gregge di capre, scendenti dal monte Galaad”. Le capre hanno un colore scuro che sulle pendici brulle di Galaad illustrano il colore dei lunghi capelli della Sposa. La capra è nelle Scritture simbolo di imperfezione e di colpevolezza. Nella figura le capre scendono dal monte (Galaad vuol dire “testimonianza” e si riferisce alla “roccia della testimonianza” che è Cristo Gesù). Il loro percorso è la via dell'umiltà e del pentimento (lo stesso colore nero è simbolo di umiltà). 4:2 “I tuoi denti son pecore da tosare che salgono dal lavacro”. Alle chiome nere fanno contrasto i denti bianchi come pecore che salgono dal bagno. Così i membri della Sposa, mediante la parola di verità (l'acqua) devono salire nella santificazione. “Tutte vanno appaiate e non c'è chi abbia compagnia”. I denti superiori e quelli inferiori si corrispondono perfettamente, gruppo a gruppo. Il cibo spirituale viene assimilato (per così dire) dai consacrati nella coppia della lettera e dello spirito, cioè nel suo significato letterale e simbolico.


4:3 “Come nastro scarlatto le tue labbra, la tua bella bocca”. Le labbra dei consacrati devono proclamare il valore del sacrificio di riscatto di Gesù, rappresentato dallo scarlatto. “Come spicchi di melagrane le tue guance attraverso il tuo velo”.


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Lasciato il  - 09 January 2019 :  20:08:34  Mostra Profilo    Visita gattosilvestro67's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Dietro al velo della carne, deve splendere nella promessa Sposa l'opera redentrice di Gesù, rappresentata dal melograno. 4:4 “Come rocca di Davide il tuo collo, costruito alla sommità di una collina”. Davide costruì una rocca (o torre) su un colle di Gerusalemme per fortificare la città. Il collo nella Bibbia è simbolo di ubbidienza, di sottomissione. La Chiesa militante, durante l'Età del Vangelo, è come Davide; la sua obbedienza a Cristo è la rocca di Davide, che si innalza sul male e sulle questioni mondane.


“Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi”. Davide tolse alle guardie del corpo di Adadezer gli scudi d'oro (2 Samuele 8:7-11), come trofeo di vittoria. La Chiesa militante deve avere come collana i trofei della vittoria sulla carne, poiché “la nostra battaglia non è contro carne e sangue”, cioè contro gli esseri umani come noi, ma contro le tentazioni ed i peccati. “Mille cadranno al tuo fianco”, vittime dell'errore. Nella corsa verso il premio celeste, la natura divina, molti sono caduti, come dice il Salmo 91:7, per aver fatto qualche compromesso col mondo e con le sue attrattive.


Essi costituiscono la classe delle “vergini stolte” e infine quella della “grande folla”, che Giovanni vede in cielo davanti al trono di Dio, ma non sul trono come gli eletti (Apocalisse cap.7). 4:5 “Le tue mammelle son come gemelli di gazzella che pascolano tra gli anemoni”. La promessa Sposa di Gesù è costituita da chi coltiva il frutto dello Spirito e la sua bellezza è ornata dall'Antico e dal Nuovo Testamento, poiché è l'amore e lo studio della Parola di Dio che distinguono i consacrati da tutti gli altri Cristiani, la cui fede è basata più sulle tradizioni che sulla sostanza della Rivelazione di Dio. Ma l'esempio delle mammelle è calzante anche in un altro senso: che coloro che vengono istruiti dalla Sposa fondamentali delle Sacre Scritture, quali la caduta del primo uomo nel peccato, la sua condanna e con lui quella di tutta l'umanità, il bisogno della redenzione offerta da Cristo con il Suo sangue, l'elezione della Sposa di Gesù, la Chiesa ( la quale, non bisogna dimenticare, è costituita da un “piccolo gregge”), fino alla fine dell'età presente ed alla restaurazione millenaria dell'umanità e di tutte le cose.


4:6 “Davvero perfetta sei, amica mia, in te non c'è alcun difetto”. Essa è tale in quanto giustificata per fede (Efesini 5:27). 4:7 “Quando si avvicinerà il giorno e scompariranno le tenebre, andrò al monte della mirra e al colle dell'incenso”. Gesù tornerà una seconda volta, all'avvicinarsi del Millennio, per prendere le redini del mondo, chiamando a sé la Sua Sposa dalla tomba e organizzando il Suo Regno. Esso era rappresentato dal colle di Sion, ove sorgeva il tempio e dove si consumavano i profumi della liturgia ebraica: la mirra (la sapienza) e l'incenso (la lode a Dio), per cui il Regno dei cieli è simile al “colle” (Regno) della “mirra” (Sapienza) e dell'incenso ( lode a Dio). 4:8 “Me dal Libano, mia Sposa, me dal Libano fai venire; mi fai scendere dalle vette dell'Amanà, dai picchi del Senir e dall'Hermon, dalle tane dei leoni, dalle balze dei leopardi”.


Così traduce un autorevole studioso come A. Vaccari questo versetto molto controverso. Egli non legge “Kal” (vieni), come i comuni traduttori, ma “hiphil” (fai venire), attribuendo la falsatura del verso ad un errore di punteggiatura del testo masoretico. Con questa versione, accettata anche da G. F. Nolli nella sua dotta esposizione sul Cantico, il senso è più semplice: Gesù Cristo, lo sposo, torna al Suo secondo Avvento scendendo dal tempio del cielo (il Libano), “saltando per i moti, balzando per i colli”, vincendo cioè, per amore della Chiesa eletta, gli ostacoli frapposti dai regni di questo mondo. L'altra versione (vieni meco dal Libano, o mia sposa, vieni meco dal Libano! Ecc …) è incomprensibile nel contesto del Cantico perché la fanciulla si troverebbe nelle tane dei leoni e come un abile alpinista, si sarebbe inoltrata sulle vette inaccessibili di alti monti, cosa questa inverosimile.


Inoltre per tutto il libro è lei che aspetta il ritorno dell'amato oltre le montagne e non viceversa. Il Luzzi e altri traduttori, accettando questa seconda versione tradizionale, la mettono fra parentesi, considerando il versetto spurio, cioè un'aggiunta posteriore di qualche scriba.


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