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Vorrei  analizzare con voi  il numero biblico  144.000.                          (1/3)

Premesso come sempre che non voglio essere un’insegnante di esegesi biblica, vorrei aiutare a far luce su questo numero alquanto controverso. Per alcuni si tratta di un numero simbolico, per altri di un numero letterale, per alcuni si riferisce ad Israele naturale per altri ancora ad un Israele spirituale. Cercherò nel mio possibile con l’aiuto delle Sante Scritture di dare un  po’ di ordine a tutto ciò. Benchè questo numero appaia in un unico libro della Bibbia ( Apocalisse)  le scritture che si riferiscono a tale numero sono molteplici , e partono addirittura dal libro della Genesi. Apriamo la nostra Bibbia in Genesi cap. 22 ver. 17-18. Troviamo la promessa fatta al nostro Padre Abhaamo per la fede dimostrata al Signore per non avergli  negato  l’unico figlio che gli era stato chiesto in olocausto.

Dio prese come paragone le stelle del cielo e la sabbia del mare, per far capire ad Abrhaamo che la sua progenie  sarebbe stata benedetta dal Signore, ( e la stessa, sarebbe stata benedizione per le famiglie della terra.) Ma fu Isacco la vera progenie di Abrhaamo? La risposta ce la fornisce l’Apostolo Paolo nella sua lettera ai Galati  cap.3 ver.16, ci fornisce una incontrovertibile risposta “alla tua discendenza cioè Cristo”. Sì Gesù è l’unica progenie che può benedire tutte le famiglie della terra!

E’ vero anche che, per secoli i profeti ed i Patriarchi non compresero bene come questa benedizione si sarebbe manifestata, e fu oscura e velata come un sacro segreto. “Or a Colui che vi può raffermare secondo il mio Evangelo e la predicazione di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero celato per molti secoli addietro”. Dalla lettera ai Romani cap.16 ver.25. Il sacro segreto consisteva che il “Messia” era un Messia composto, cioè molte persone lo componevano. Non che Gesù da solo non bastasse per riscattare e così benedire tutte le famiglie della terra, ma era parso bene a suo Padre, di invitare a partecipare al comporre questo corpo benedetto ad un numero preciso di persone, questo numero è palesemente indicato in Apoc. 7 ver.4 ed è di 144.000 persone. Perché questo numero è letterale e non simbolico?

Prima di tutto consideriamo le parole di Gesù in Luca 12:22-32. In questo racconto, il Signore, dà diverse sollecitudini  a questo “Messia composto” circa le problematiche della vita, in quanto i corvi e i  gigli del campo, sono nutriti da Lui, il quale ne ha debita  cura, rassicurando il suo “piccolo gregge” di non temere alcuna ansietà della vita, in quanto il Padre celeste provvederà loro. Perche usa l’espressione “piccolo gregge”? Evidentemente per differenziarsi da quello che poteva essere un più grande gregge! Un pastore ha il suo gregge ed il suo ovile dove le pecore trovano rifugio e ristoro dalla notte e dalle intemperie, così il più grande Pastore ci dice che oltre questo piccolo gregge, ha anche altre pecore che, però non sono del solito ovile, ma che diverranno un solo gregge sotto un solo pastore! Giov.10:16. Perché il Signore fa questa divisione?

Il motivo è semplice ma anche molto veritiero: i requisiti che servono al piccolo gregge sono tali; da non consentire ad una grande moltitudine di farne parte.

Quindi non si tratta di una discriminazione, di una scelta incondizionata, ma di una precisa selezione con caratteristiche adeguate che ricalcano le orme del nostro Signore Gesù. Un esempio per tutti  lo troviamo nel Cantico  dei Cantici, l’intero libro, composto di appena otto capitoli, ci parla di un pastore e della sua  pastorella, la Sulamita, di come  queste due persone che si amano si cerchino alternativamente con  espressioni d’amore molto poetiche e profonde decantando uno i pregi dell’altra. Oltre a questi, ci sono nel libro altri personaggi che avrò a cuore di dimostrare più avanti. Per riprendere il tema degli “ovili” Gesù si paragona al buon Pastore che pascendo a dovere le proprie pecore va avanti a loro e le conduce fedelmente verso l’ovile essendo lui la porta di tale ovile. Vi consiglio di leggere con attenzione l’intero capitolo 10 di Giovanni.

Il premo attribuito per la fedeltà al proprio Signore, non è semplicemente la vita eterna, ma un premio che va oltre ogni aspettativa umana; si tratta di essere re e sacerdoti insieme in un regno celeste della durata di mille anni!

Questo regno Gesù lo paragonò a tante cose: 

nel capitolo 13 di Matteo, ci sono sette allegorie di questo regno, che andranno studiate ed associate alle sette Chiese dell’Apocalisse, ai sette sigilli e alle sette trombe, ma essendo un argomento molto lungo ed articolato, mi propongo di metterlo da parte per riprenderlo in futuro. Nel resto del Vangelo abbiamo ben 10 parabole che si relazionano al regno dei cieli. Esse sono:

La parabola del seminatore.

La parabola  del granello di senape

La parabola del lievito.

La parabola del tesoro nascosto.

La parabola della perla preziosa.

La parabola della rete.

La parabola del servo senza pietà.

La parabola dei lavoratori della vigna.

La parabola del banchetto di nozze.

La parabola delle dieci vergini.

Qui Gesù descrive aspetti diversi e completi di quello che sarebbe successo alla sua Chiesa durante tutto il trascorrere del tempo nelle età del Vangelo.

Segue....

                                                    

 

 

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