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                       Daniele cap.10 e 11                   (1/3)

 

Volendo considerare il capitolo 10 di Daniele, vorrei rivolgere l’attenzione del mio lettore a dei versetti a me molto cari, dei versetti che mi sono stati di gran conforto ed incoraggiamento nei momenti difficili, quando sembrava arduo e difficile poter comprendere la profezia delle Sacre Scritture, questi sono il versetto 11 e 12. E’ molto bello l’atteggiamento confidenziale che l’Uomo della visione (Gesù) ha con  Daniele, in  realtà viene qui detto che per poter comprendere le scritture, il giusto atteggiamento è quello di aver a cuore di poter capire, il che significa, non voler capire solo per il piacer di conoscere, ma amando profondamente le cose che il Signore ci rivela non per merito, ma per grazia.

Addentrandosi negli  ultimi tre capitoli del libro di Daniele, appare subito evidente una cosa che li distingue da tutti i precedenti: il contenuto d’essi riguarda il futuro, ma non futuro in senso lato, bensì un futuro riguardante il tempo della fine. Non per niente, come ho fatto riferimento all’inizio di questo scritto riguardante le profezie di Daniele, questo è un libro escatologico, apocalittico ed è scritto in un linguaggio

Che va interpretato – interpretato certo non con  il proprio modo di pensare e vedere le cose, ma lasciando che siano le altre parti delle scritture a fare piena luce su ciò che il profeta voglia dire, a volte avvalendosi della storia secolare, a volte dell’archeologia, a volte dell’astronomia a volte della scienza. Detto questo vi invito come sempre a leggere il capitolo  10-11-12  di Daniele.

Il capitolo dieci, contiene appunto apprezzamenti verso il profeta, e verso la sua buona predisposizione di cuore, al versetto 6 viene descritto un uomo vestito di lino; e ha motivo di tale visione egli perde le forze. Al versetto 19 viene rincuorato sempre dall’uomo della visione con le parole “ o uomo grandemente amato “.Al versetto 21 c’è l’introduzione di quello che sarà il capitolo 11.

Il capitolo 11, contiene la più dettagliata profezia della storia universale contenute nel libro di Daniele.

Nel 536 a.C., terzo anno del regno di Ciro re di Persia, Daniele ebbe ancora  una visione (Dan.10:1). In essa gli fu rivelato un messaggio divino riguardo agli avvenimenti futuri, da Ciro fino al “tempo della fine”. Dan. 11 e 12.

I versetti 2 a 35 del capitolo 11, che descrivono il periodo che va da Ciro (VI sec.a. C.) ad Antioco IV Epifane (II sec. A.C.) contengono più di 150 profezie che si sono avverate.

DA CIRO A SERSE I

Dan (11:2) Abbiamo già detto che Daniele ricevette queste profezie al tempo del re Ciro (Dan. 10:1) pertanto i re persiani di cui si parla in questa predizione sono da identificarsi con i seguenti sovrani:

1) Cambise (530-522 a. C.)

2) Guamata ( il falso Smerdi, 522 a. C.)

3) Dario I Istape (522-486 a. C.)

4) Serse I (486-465 a. C. )c

Serse I acquisì una ricchezza indescrivibile. Con lui l’impero persiano giunse all’apice della sua potenza. Nelle sue aspirazioni politiche Serse voleva integrare nel suo dominio anche la Grecia (suo padre lo aveva tentato invano per ben due volte); perciò finì nel coinvolgere in una guerra contro la Grecia quasi tutta l’Asia allora conosciuta. Ma, nella famosa battaglia di Salamina.che ebbe luogo nel 480 a. C., subì una umiliante sconfitta. Inoltre, quella campagna militare costò a Serse indescrivibili perdite sia finanziarie che umane.

ALESSANDRO MAGNO

Cap. 11:3 dal versetto 2 al 3 si passa dal tempo di Serse a quello di Alessandro Magno. Mentre 11,3 presenta il conquistatore dell’impero persiano, 11,2 ci lascia comprendere la ragione essenziale che muove la sua campagna di conquista. Anche se la battaglia di Salamina fu un enorme successo per i  Greci, lasciò  però delle profonde ferite in quel popolo. Alessandro Magno, circa 150 anni dopo, si mosse per vendicarsi dei persiani.  Dan.8:6-7. Abbiamo già accennato allo stupefacente accrescimento di potenza di Alessandro Magno (…..un potente che eserciterà un grande dominio).

I REGNI DEI DIADOCHI

11,4. Il periodo di splendore di Alessandro Magno durò solo poco più di dieci anni. Verso il 323 a.C. egli morì di malaria. Al momento della sua morte aveva un figlio, Ercole, ed un altro gli nacque poco dopo, ma ambedue vennero assassinati. I Generali d Alessandro e i loro successori si divisero quindi la sua eredità a prezzo di dure lotte. In tal modo l’impero greco fu spezzato e diviso “ verso i quattro venti del cielo”.

SIRIA ED EGITTO NELL’OTTICA DELLA PROFEZIA

Nei versetti che seguono, la profezia di Daniele si riferisce ormai soltanto alla Siria ed all’Egitto, poiché questi due paesi avranno un’importanza particolare nella storia del popolo d’Israele. Nel periodo posteriore all’impero di Alessandro Magno, infatti, la terra d’Israele passò ripetutamente da una potenza all’altra, e quel periodo storico fu per gli Ebrei pieno di  indescrivibili sofferenze. Visto che la Siria è situata al nord rispetto ad Israele, ogni sovrano di quello stato, nel libro di Daniele, verrà perciò denominato “ RE DEL NORD”, per analogia ogni  sovrano d’Egitto verrà chiamato “ RE DEL SUD”.

TOLOMEO I SOTE’RE (323-285 a.C.)

11,5 Con il re del sud s’intende qui Tolomeo I Sotère. Egli fu uno dei grandi generali di Alessandro Magno. Dopo la morte di questi, Tolomeo divenne sovrano d’Egito, e fondò la dinastia detta dei tolomei. Intorno al 320 a.C. conquistò la Fenicia, la Celesiria e Israele, ed ampliò in tal modo l’ambito del suo potere.

SELEUCO I NICATORE (312-281 a.C.)

11,5 Seleuco I Nicatore che era stato ufficiale del re Tolomeo I (uno dei capi) verso il 312 a.C. si rese indipendente, ottenne il governo della Siria e fondò la dinastia dei Seleucidi. Il suo regno fu il più grande fra quello dei Diadochi.

TOLOMEO II FILADELFO (285-246 A.C.) E ANTIOCO II TEO (261-246 A.C.)

11,6  a,  in questo versetto non si parla più degli stessi re di 11,5, ma dei loro successori Tolomeo II e Antioco II. Il salto temporale viene indicato dalle parole “ e alla fine di vari anni”

Per porre fine agli annosi e sanguinosi conflitti fra Egitto e Siria, le due case regnanti tentarono di imparentarsi, Intorno al 252 a.C: Antioco ripudiò sua moglie Laodice e sposò Berenice, figlia di Tolomeo II re d’Egitto.

UN COLPO COMPLETAMENTE MANCATO.

Questi tentativi pacificatori, eticamente insostenibili, portarono però, alla fine, ad una catastrofe. Laodice, per vendicarsi, fece avvelenare il suo ex marito Antioco II alcuni anni dopo le sue nozze con Berenice, e non solo lui, ma anche il bambino che era nato da quel matrimonio. Dopo di ciò Berenice, con alcuni fedeli. Fuggì a Dafne ( vicino ad Antiochia) e Seleuco II, figlio di Laodice. La inseguì, occupò la città e uccise sia Berenice che il suo seguito. In quel periodo morì anche Tolomeo II, padre di Berenice. Questi eventi vengono previsti i 11,6,b

MA ESSA –BERENICE- NON POTRA’ CONSERVARE LA FORZA DEL PROPRIO BRACCIO ( dovette fuggire ) né quelli  ( Antioco II) e il suo braccio (il suo potere) potranno resistere, e lei ( Berenice) e quelli che l’anno condotta ( i suoi fedeli) e colui che l’ha generata ( Tolomeo II) e colui che l’ha sostenuta per un tempo (Antioco II) saranno dati alla morte.

Segue..