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gattosilvestro67
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Lasciato il - 10 April 2013 : 08:20:44
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LA BATTAGLIA DI ARMAGHEDON.
“Poiché ecco, io incomincio a punire la città sulla quale è invocato il mio nome [‘Cristianità’ – ‘Babilonia’], … perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra, dice l’Eterno degli eserciti. - … L’Eterno ruggisce dall’alto e farà sentire la sua voce dalla sua santa dimora; egli ruggirà con forza contro il suo [nominale] ovile [la Cristianità]; manderà un grido come i pigiatori d’uva contro tutti gli abitanti della terra.
“Il clamore giungerà fino alle estremità della terra, perché l’Eterno ha una contesa con le nazioni, egli entrerà in giudizio con ogni carne e darà gli empi in balia della spada, dice l’Eterno.
“Così dice l’Eterno degli eserciti: Ecco, una calamità passerà di nazione in nazione e un gran turbine si leverà dalle estremità della terra. In quel giorno gli uccisi dell’Eterno saranno ovunque, da una estremità all’altra della terra; non saranno rimpianti né raccolti né sepolti, ma diventeranno letame sulla faccia del suolo.” Ger. 25:29-38
Il conflitto di questo Giorno di Vendetta sarà così complesso e peculiare che nessun simbolo potrebbe descriverlo. Nelle Scritture, in accordo con ciò, sono usati molti simboli di forza come battaglia, terremoto, fuoco, uragano, tempesta e diluvio. E’ la “Battaglia del Gran Giorno di Dio Onnipotente,” quando egli radunerà le nazioni e riunirà i regni per versare su di loro la sua indignazione, persino tutta la sua fiera ira; poiché il Signore degli eserciti stesso passa in rassegna gli eserciti per la battaglia. Riv. 16:4; Sof. 3:8; Isa. 13:4
E’ “un gran terremoto di tale forza ed estensione di cui non ci fu mai l’eguale”, che “scuoterà non solo la terra ma anche il cielo” Riv. 16:18; Ebr. 12:26
Sarà “il fuoco della gelosia di Geova, che divorerà tutta la terra”. Sia i cieli attuali (i poteri ecclesiastici della Cristianità) che la terra (l’organizzazione sociale sotto l’influenza sia della chiesa che dello stato) sono preservati per il fuoco di questo giorno del giudizio.
“I cieli passeranno stridendo, gli elementi [del presente sistema ecclesiastico] si dissolveranno consumati dal calore e la terra [la società] e le opere che sono in essa saranno arse. - … I cieli infuocati si dissolveranno.”
Tutti gli orgogliosi e tutti quelli che agiscono malvagiamente saranno come stoppia, e questo fuoco li brucerà. Esso non lascerà loro né radice né ramo. Sof. 3:8; II Pietro 3:10,12; Mal. 4:1
“L’eterno persegue il suo cammino nel turbine e nella tempesta.” “Chi può resistere davanti alla sua indignazione e chi può sopportare l’ardore della sua ira?” Nahum 1:3,6,7
“Ecco, il Signore ha un uomo forte e potente, come una tempesta di grandine, un uragano distruttore come un’alluvione di potenti acque inondanti; egli li getterà a terra con la sua mano.” “Egli sgrida il mare e lo prosciuga, e fa seccare tutti i fiumi. - … I monti tremano davanti a lui, i colli si fondono; alla sua presenza la terra [simboli dell’intero ordine di cose presente] si solleva, sì, il mondo e tutti i suoi abitanti. …Con una straripante inondazione egli compirà una totale distruzione del suo luogo, e i suoi nemici saranno inseguiti dalle tenebre.” Isa. 28:2; Nahum 1:4,5,8
Che questi non saranno letterali diluvi di fuoco, distruttivi del nostro pianeta terra, e della sua popolazione, è evidente dalla dichiarazione (simbolica) che il presente ordine di cose, quando sarà distrutto, sarà seguito da un nuovo ordine – “nuovi cieli [il sistema ecclesiastico, la Chiesa glorificata di Dio] e una nuova terra [la società umana riorganizzata sotto il Regno di Dio sulla base dell’amore invece dell’egoismo].”
In riferimento a quel nuovo ordine di cose, dopo che il fuoco della vendetta retributiva di Dio avrà bruciato i mali del presente, Dio, attraverso il profeta dice: “Poiché allora darò ai popoli un linguaggio puro, affinché tutti invochino il nome dell’Eterno, per servirlo di comune accordo.” Sof. 3:9
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 11 April 2013 : 10:44:56
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Due tipi rimarchevoli della catastrofe imminente.
Ma che nessuno concluda, poiché queste varie descrizioni non sono letterali ma simboliche, che esse possano di conseguenza rappresentare semplicemente una battaglia di parole, un tremore di paura o una tempesta triviale di passioni umane.
Poiché sebbene la controversia e le parole e gli argomenti appassionati saranno e sono tra le armi usate in questa battaglia, soprattutto al suo inizio, tuttavia non finirà con esse. Ogni dettaglio profetico indica che prima che finisca sarà il più sanguinario dei conflitti, una tempesta ardente e terribile.
Abbiamo già osservato* il tipico carattere della grande tribolazione che venne sull’Israele carnale alla fine dell’epoca giudaica; e ora, essendo giunti al periodo parallelo – la raccolta dell’età del Vangelo, vediamo tutte le indicazioni di una simile, sebbene molto più grande tribolazione, sulla “Cristianità”, il suo anti-tipo.
Mentre i giudizi portati sulla Giudea e Gerusalemme furono estremamente terribili, erano solo su una piccola scala se paragonati alla grande tribolazione che ora si avvicina rapidamente, sulla Cristianità, e che implica il mondo intero. L’esercito romano e la guerra regolare non causarono che una piccola porzione di tribolazione alla fine dell’età giudaica, rimarcata come la più terribile sulle pagine della storia e avvicinata soltanto dalla Rivoluzione Francese.
Scaturì principalmente dalla disintegrazione nazionale, dal ribaltamento della legge e dell’ordine – l’anarchia. Apparentemente l’egoismo assunse il controllo completo e istigò ogni uomo contro il suo prossimo – proprio come predetto della veniente tribolazione sulla Cristianità (Nel mezzo della quale il grande tempio spirituale, la chiesa degli eletti di Dio, sarà completato e glorificato).
“Prima di quel tempo non c’era salario per uomo né salario per le bestie; non c’era alcuna sicurezza per chi andava e veniva a motivo del nemico; io stesso infatti mettevo tutti gli uomini gli uni contro gli altri.” Zacc. 8:9-11
Che i tempi non siano cambiati così da rendere tale calamità o impossibile o improbabile nel nostro giorno è fin troppo manifesto per richiedere una prova. Ma se qualcuno dovesse essere incline ad avere dubbi in merito, che richiami alla mente la grande Rivoluzione che solo poco più di un secolo fa ha portato la Francia sull’orlo della rovina sociale e ha minacciato la pace del mondo.
Alcuni hanno l’errata idea che il mondo abbia superato le barbarie dei giorni antichi e nella loro fantasia hanno una sensazione di sicurezza, dichiarando che tali calamità del passato non possono cadere sul mondo di nuovo; ma il fatto è che il nostro raffinamento del ventesimo secolo è una vernice molto sottile, facile da rimuovere: un sano giudizio e una familiarità con i fatti anche della storia recente e con il presente impulso febbrile dell’umanità sono sufficienti a garantire la possibilità di una ripetizione del passato, anche senza la parola sicura della profezia, che predice un tempo di tribolazione quale mai ci fu da quando c’è nazione.
Nel linguaggio simbolico della Rivelazione, la Rivoluzione Francese fu veramente un “gran terremoto” – uno shock sociale così grande che tutta la “Cristianità” tremò finché non fu passato; e quella terribile e improvvisa esplosione della rabbia di una sola nazione, solo un secolo fa, può dare un’idea della furia della veniente tempesta, quando la rabbia di tutte le nazioni adirate farà saltare i legami della legge e dell’ordine e causerà un regno di anarchia universale.
Si dovrebbe ricordare, inoltre, che quella calamità accadde in ciò che fu allora il medesimo cuore della Cristianità, nel centro di ciò che era considerata come una delle nazioni più completamente cristiane, la nazione che per mille anni era stato il principale sostegno del Papato.
Una nazione ebbra del vino di false dottrine di Babilonia su chiesa e stato, e a lungo incatenata dal clericalismo e dalla superstizione, ha vomitato il suo veleno e sfogato la forza della sua rabbia impazzita. In effetti la Rivoluzione Francese sembra sia menzionata dal nostro Signore nella sua Rivelazione a Giovanni in Patmos quale preludio e illustrazione della grande crisi che ora si avvicina.
Dovrebbe anche essere osservato che le stesse cause che operarono per portare quella grande calamità, sono ora all’opera per produrne una simile, ma per una rivoluzione assai più estesa, una rivoluzione che sarà di estensione mondiale. Le cause di quella terribile convulsione sono state brevemente riassunte dallo storico come segue:*
{*Le Campagne di Napoleone pag. 12} “L’immediata e più determinante causa della Rivoluzione Francese deve essere riferita alle angosce del popolo e alle difficoltà del governo occasionate dalle enormi spese di guerra con le quali la Francia sostenne l’indipendenza delle colonie americane.
La dissolutezza della corte, il dissenso del clero, il graduale progresso dell’intelligenza generale, la diffusione dei principi rivoluzionari che presero spunto dal contesto americano e l’oppressione da lungo tempo stabilita cui erano soggette le masse del popolo, tutte contribuirono allo stesso effetto. …
Stancati dall’oppressione, irritati dalla continua presenza di una offensiva tirannia, eccitati al risentimento dai loro torti, e istruiti nella conoscenza dei loro diritti, il popolo francese fu destato ad uno spirito universale di lamento e risentimento. Il grido della Libertà! Risuonò dalla capitale fino ai confini e riverberò dalle Alpi ai Pirenei, dalle sponde del Mediterraneo a quelle dell’Atlantico.
Come tutte li improvvise e violente alterazioni negli stati corrotti, l’esplosione fu accompagnata da mali e atrocità, davanti alle quali i crimini e le miserie dell’antico dispotismo impallidirono fino a perdere significato.”
Dice un altro storico:* “La prima fra le cause della Rivoluzione Francese fu l’ostilità provata verso le classi privilegiate – il re, i nobili e il clero- a motivo delle menomazioni e dei pesi che la legge e le consuetudini imponevano sulle classi loro sottoposte.
“La terra – Quasi due terzi della terra di Francia era nelle mani dei nobili e del clero. Una gran parte di essa era mal coltivata dai suoi proprietari indolenti. I nobili preferivano le gaiezze di Parigi al risiedere nelle loro terre. C’erano molti piccoli proprietari, ma essi avevano individualmente troppo poca terra perché potesse dar loro sussistenza. Il trattamento del contadino era spesso tale che quando guardava le torri del castello del suo signore, il più vivo desiderio del suo cuore era di ridurlo in cenere con tutti i suoi registri dei debiti [ipoteche].
Il clero deteneva un ammontare immenso di terre, aveva il controllo feudale su migliaia di contadini e grandi entrate dalle decime e da altre fonti. In certe province c’era un miglior stato delle cose che non in altre; ma, in generale, i ricchi erano dediti ai piaceri e i poveri portavano i pesi.
“Monopoli – Le industrie manifatturiere e i commerci, sebbene incoraggiati, erano incatenati da oppressivi monopoli e una rigida organizzazione di gilde. “Corruzione governativa – L’amministrazione del governo era sia arbitraria che corrotta. “Perdita di rispetto per la famiglia reale – Si era perso il rispetto per il trono.
“Tentativi abortivi di riforma – Gli sforzi di riforma politica e sociale in Francia e in altri paesi, promossi dai sovrani dopo le grandi guerre, produssero un sentimento di inquietudine senza portare ad effetto il loro proposito di riorganizzazione sociale.
“Speculazione politica – La corrente del pensiero andava in una direzione rivoluzionaria. Le credenze tradizionali in materia religiosa venivano energicamente poste in discussione. La speculazione politica era prevalente. Montesquieu aveva attirato l’attenzione sulla libertà garantita dalla costituzione inglese.
Voltaire aveva trattato dei diritti umani. Rousseau si era dilungato sui diritti del popolo sovrano.
“L’esempio dell’America – Aggiungete a queste cause l’influenza della Rivoluzione Americana e della Dichiarazione di Indipendenza Americana con la sua proclamazione dei diritti umani e del fondamento del governo sul contratto con il popolo e il consenso di esso.” *{Storia Universale del Prof. Fisher, dello Yale College, pag. 497}
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 12 April 2013 : 07:39:51
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In tutte queste cause trascinanti che culminarono nel terrore della Rivoluzione Francese vediamo una forte rassomiglianza con simili condizioni d’oggi che stanno rapidamente e sicuramente conducendo ai predetti simili risultati su scala mondiale.
Notate la crescente animosità tra le classi privilegiate (famiglia reale e aristocrazia) e le classi lavoratrici, le discussioni sui diritti del popolo e sui torti da lui subiti e il declino del rispetto sia dell’autorità civile che di quella ecclesiastica. Notate anche la corrente rivoluzionaria del pensiero e dell’espressione popolare – il crescente malcontento delle masse del popolo verso i poteri governanti e le istituzioni governative.
E se la Dichiarazione di Indipendenza Americana con la sua proclamazione dei diritti umani e del fondamento del governo sul contratto con il popolo e sul suo consenso ispirò le masse francesi con un desiderio di libertà e indipendenza, non è sorprendente che il riuscito esperimento di questo governo del popolo e dal popolo, per oltre un secolo, e la misura di libertà e di prosperità di cui gode, stanno avendo i loro effetti sui popoli del vecchio mondo.
La marea continua di emigrazione da altri paesi verso questo paese è un’altra evidenza dell’impressione che questo esperimento ha fatto sui popoli di altre nazioni.
E tuttavia, la libertà e la prosperità qui godute sono ben lontane dal soddisfare il nostro popolo. Essi chiedono con insistenza condizioni ancora migliori e stanno cercando mezzi per conseguirle. In nessun luogo per tutta la Cristianità questa determinazione si afferma più positivamente e baldanzosamente che non qui. Ogni uomo è sul chi vive per affermare i suoi diritti reali o immaginari.
La tendenza di pensiero qui come altrove, è sulla corrente della rivoluzione e ogni giorno lo è sempre di più. La Rivoluzione Francese fu la lotta di una misura di luce contro le tenebre grezze, dello spirito vitalizzante della libertà contro una oppressione da lungo stabilita e di una misura di verità contro vecchi errori e vecchie superstizioni, a lungo incoraggiati e nutriti dai poteri civile ed ecclesiastico per accrescere se stessi e opprimere il popolo. E tuttavia, mostrò il pericolo della libertà non guidata dalla giustizia e da uno spirito rigoroso. (2Tim 1:7) Un po’ di istruzione è in realtà una cosa pericolosa.
Una delle storie di Charles Dickens, la scena della quale è calata nei tempi angosciosi della Rivoluzione Francese, comincia così, ed opportunamente si assomiglia al tempo presente, mentre suggerisce: “Fu il migliore dei tempi, fu il peggiore dei tempi; fu l’età della saggezza, fu l’età della follia; fu l’epoca della fede, fu l’epoca dell’incredulità; fu la stagione della luce, fu la stagione delle tenebre; fu la primavera della speranza, fu l’inverno della disperazione; avevamo tutto fuori di noi, non avevamo nulla fuori di noi stessi; eravamo tutti diretti al paradiso, eravamo tutti diretti al lato opposto; in breve, il periodo fu così simile al tempo presente che alcune delle sue più turbolente autorità insistevano che lo avessimo ricevuto, nel bene e nel male, al grado superlativo di pura comparazione.”
Mentre vediamo oggi le stesse cause che operano per tutto il mondo, per produrre simili risultati su scala più estesa, non possiamo consolarci con idee d’immaginaria sicurezza e proclamare Pace! Pace! Mentre non c’è nessuna pace; specialmente a fronte delle ammonizioni della profezia.
Alla luce del predetto carattere dei venienti eventi di questa battaglia possiamo considerare la Rivoluzione Francese come solo il rimbombo di un tuono lontano, che dà avviso di una tempesta che si avvicina; come un leggero tremore che precede la scossa principale del terremoto; come il rintocco premonitore del grande orologio delle età che dà notizia a quelli già desti che le ruote sono in movimento e che a breve suonerà l’ora della mezzanotte che porrà fine al presente ordine degli affari e introdurrà un nuovo ordine – l’Anno del Giubileo con la sua conseguente insurrezione e i cambiamenti di proprietà.
Sollevò realmente tutto il mondo e pose in campo le potenti forze che alla fine rovesceranno completamente il vecchio ordine di cose.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 22 April 2013 : 12:47:51
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Quando le condizioni sono pienamente mature per la grande Rivoluzione una circostanza, la più banale può servire da fiammifero per mettere a fuoco l’attuale struttura sociale attraverso tutto il mondo; giusto, per esempio, come nel caso della Rivoluzione Francese: la prima azione aperta fu, si dice, la percussione su una padella di latta di una donna i cui figli erano affamati.
Subito, un esercito di madri stava marciando verso il palazzo reale per chiedere il pane. Essendo respinte, furono raggiunte dagli uomini e ben presto la rabbia della nazione fu accesa e le fiamme della rivoluzione spazzarono tutto il paese. E tuttavia la famiglia reale era così dimentica delle condizioni del popolo e così circondata dall’abbondanza e dalla lussuria che, anche quando ci furono queste esplosioni, la regina non poté comprendere la situazione.
Udendo dal suo palazzo il tumulto della folla si informò di cosa significasse e avendole detto che il popolo stava facendo clamore per il pane, lei replicò: “E’ sciocco da parte loro fare così tanto baccano per il pane: se il pane scarseggia, dategli delle torte, ora sono a buon mercato.”
E’ così impressionante la somiglianza del presente con quei tempi, che viene dato l’allarme da molti uomini di pensiero che discernono i segni dei tempi, mentre altri non possono rendersi conto della situazione. Le grida che precedettero la Rivoluzione Francese non erano nulla in paragone con gli appelli che ora salgono dalle masse da tutto il mondo verso coloro che hanno potere e influenza.
Il prof. G. D. Herron, dello Iowa College, alcuni anni fa disse: “Ovunque ci sono i segni di un cambiamento universale. L’umanità ha un atteggiamento di aspettativa in stato di tensione fino a che non sia compiuto il suo nuovo battesimo. Ogni nervo della società percepisce i primi segnali di agonia di un grande processo che si deve celebrare verso tutti quelli che abitano sulla terra e che deve esprimersi in un verdetto divino [pensiamo che manchi di vedere che cosa il verdetto sarà e come sarà eseguito].
Siamo all’inizio di una rivoluzione che metterà a dura prova tutte le istituzioni esistenti religiose e politiche e testerà la saggezza e l’eroismo delle più pure e più valorose anime della terra. … La rivoluzione sociale rendendo gli anni conclusivi del nostro secolo e quelli che albeggiano del prossimo i più cruciali e formativi dalla crocifissione del Figlio dell’Uomo, è la chiamata e l’opportunità per la Cristianità a diventar cristiana.”
Ma, ecco! Alla chiamata non è prestata attenzione; in realtà non è neppure udita da nessuno se non una minoranza senza speranza al potere, così grande è il clamore dell’egoismo e così forti sono i legami della consuetudine. Solamente i dolori di agonia del veniente grande terremoto sociale –la rivoluzione- manderà ad effetto il cambiamento e nel suo corso pauroso nulla sarà più manifesto dei segni della giusta retribuzione che rivelerà a tutti gli uomini il fatto che il giusto Giudice di tutta la terra sta eseguendo “il diritto come misura e la giustizia come piombino.” Isaia 28:17
Il carattere retributivo della grande tribolazione sull’Israele carnale al tempo della raccolta dell’età giudaica fu molto rimarchevole: così lo fu anche quello della Rivoluzione Francese; e così sarà manifesto nella presente angoscia quando sarà raggiunto l’apice. Le osservazioni del sig. Thomas H. Gill in quest’opera il dramma papale, riferendosi al carattere retributivo della Rivoluzione Francese, suggerisce anche il carattere retributivo della veniente tribolazione sulla Cristianità nell’insieme.
Egli dice: “Più profondamente consideriamo la Rivoluzione Francese, più manifesta è la sua preminenza sopra tutte le strane e terribili cose che sono successe su questa terra. …Il mondo non ha mai testimoniato una singola retribuzione così sublime ed esatta. … Se ha inflitto un enorme male, essa ebbe come presupposto e rovesciò un enorme male. … In un paese in cui ogni antica istituzione ed ogni consuetudine onorata da tempo scomparvero in un momento; in cui l’intero sistema sociale e politico andò giù davanti al primo colpo; in cui la monarchia, la nobiltà e la chiesa furono spazzate via quasi senza resistenza, l’intera impalcatura dello stato dovette essere frantumata: la famiglia reale, l’aristocrazia e il clero dovettero aver peccato gravemente.
In cui le buone cose di questo mondo –nascita, rango, ricchezza, begli abiti e maniere eleganti- divennero pericoli mondiali, e svantaggi mondiali poiché un tempo, rango, nascita e ricchezze devono essere stati oggetto di spaventosi abusi. “La nazione che abolì e proscrisse la Cristianità, che detronizzò la religione a favore della ragione, e mise sul trono a Notre Dame la nuova divinità nella persona di una meretrice, deve essere stata afflitta da una forma di cristianesimo molto irragionevole e molto corrotto.
Il popolo che dichiarò una guerra di un così completo sterminio ad ogni cosa stabilita, tanto da abolire le comuni forme di indirizzo e di saluto, e il comune modo di calcolare il tempo, che abolì il “voi” come fosse un peccato, e si allontanò dal “monsieur” come fosse un abominio, che mutò le settimane in decadi e non riconosceva più i vecchi mesi, deve sicuramente aver avuto una buona ragione per odiare quelle vecchie strade da cui spinse la sua partenza in tale stravaganza così meticolosa e assurda.
“Le mura demolite della aristocrazia, i sepolcri della famiglia reale saccheggiati, il re e la regina decapitati, il piccolo delfino così tristemente messo a morte, i principi ridotti in miseria, i preti e i nobili massacrati, la ghigliottina sovrana, i matrimoni repubblicani, la conceria Meudon, le coppie legate assieme e gettate nella Loira e i guanti fatti di pelli di uomini e donne: queste cose sono delle più orribili; ma esse sono malgrado tutto una eloquente retribuzione: rivelano la solenne presenza della Nemesi, la mano spaventosa di un potere vendicatore.
Richiamano alla mente l’orribile peccato di quella Francia antica; i disgraziati contadini stritolati sotto il peso di imposte delle quali i ricchi e i nobili erano immuni; visitati ogni tanto da crudeli carestie causate da tasse schiaccianti, guerre ingiuste e mostruoso malgoverno e poi appesi o fucilati a venti o cinquanta alla volta per essersi lamentati di soffrir la fame: e tutto questo per secoli! Richiamano alla memoria i protestanti uccisi a milioni nelle strade di Parigi tormentati per anni dai dragoni militari a Poitou e Béarn e cacciati come bestie selvagge alle Cevennes; massacrati e messi a morte a migliaia e decine di migliaia in molti modi dolorosi e attraverso molti anni dolorosi. …
“In nessuna opera della Rivoluzione Francese questo, il suo carattere retributivo, è evidente in modo più sorprendente o più solenne che non nei suoi rapporti con la Chiesa Romana e con il potere papale. Ciò specialmente accadde alla Francia, che dopo una così feroce lotta aveva rigettato la Riforma e perpetuato tali enormi crimini nella sua azione di rigetto, da volgere la sua furia contro quella medesima Chiesa Romana per il conto della quale era stata così irosa, … per abolire l’adorazione cattolica romana, per massacrare moltitudini di preti per le strade delle grandi città per cacciarli attraverso tutta la sua lunghezza e larghezza e di gettarli a migliaia su lidi stranieri, proprio come lei aveva massacrato, cacciato e spinto all’esilio centinaia di migliaia di protestanti; … per portare la guerra nei territori papali e da accumulare ogni sorta di sventura e di vergogna sul papato privo di difesa. …Gli eccessi della Francia Rivoluzionaria non furono tanto la punizione quanto il diretto risultato degli eccessi della Francia monarchica e papale. …
“Sotto uno dei suoi aspetti la Rivoluzione può essere descritta come una reazione contro gli eccessi, spirituali e religiosi, della persecuzione cattolica romana al protestantesimo. Non appena il torrente irruppe si scagliò proprio contro la Chiesa di Roma e il papato. … La proprietà della Chiesa fu requisita dallo Stato; il clero francese precipitò da una condizione di possidente a una di corpo salariato; monaci e suore furono restituiti al mondo, le proprietà dei loro ordini furono confiscate; i protestanti furono innalzati alla piena libertà religiosa e alla uguaglianza politica. … La religione Cattolica Romana subito dopo fu formalmente abolita.
“Bonaparte sguainò la spada di Francia contro l’impotente Pio VI. … Il Pontefice precipitò in una condizione di sudditanza. … Berthier marciò su Roma, stabilì una Repubblica Romana, e mise le mani sul Papa. Il sovrano pontefice fu portato via al campo degli infedeli …. Di prigione in prigione e fu alla fine condotto prigioniero in Francia. Qui … rese il suo ultimo respiro a Valence, dove i suoi preti erano stati massacrati, dove il suo potere fu infranto e il suo nome e il suo ufficio diventarono fonte di derisione e zimbello, e nella custodia dei rudi soldati del Commonwealth, che avevano per dieci anni tenuto alle sue labbra una tazza di tale manifesta ed estrema amarezza. …
Fu una sublime e perfetta opera di retribuzione, che tanto stupì il mondo alla fine dl diciottesimo secolo; questa proscrizione della Chiesa Romana da quella medesima nazione francese che massacrò miriadi di protestanti al suo comando; questa fine triste del sovrano Pontefice, come quella del medesimo Delfino così consacrato dalle lotte dei protestanti, e vicino a quelle delle valli alpine dove i Valdesi erano stati così spietatamente cacciati dai soldati francesi; questa trasformazione degli ‘Stati della Chiesa’ in una ‘ Repubblica Romana’ e questo rovesciamento del papato territoriale da quella stessa nazione francese che, proprio mille anni prima gli aveva conferito questi territori, sotto Pipino e Carlo Magno.
“Moltitudini immaginarono che il papato fosse sull’orlo della morte e si attendevano che Pio VI fosse l’ultimo Pontefice e che la conclusione del diciottesimo secolo fosse contrassegnata dalla caduta della dinastia papale. Ma la Rivoluzione Francese fu l’inizio e non la fine del giudizio; la Francia non aveva che iniziato a eseguire la condanna, una condanna sicura e inevitabile, ma lunga e lenta, da presentare le variazioni di molti strani incidenti e, qua e là, presentando l’apparenza di una via di fuga, una condanna che doveva protrarsi attraverso molta pena e molta ignominia.”
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 26 April 2013 : 07:48:57
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Ci dobbiamo attendere che la veniente tribolazione non sarà meno amara e severa di questi due casi illustrativi, ma piuttosto più terribile come pure più universale; perché
(1) le presenti condizioni odierne rendono ciascun membro della struttura sociale più dipendente che mai prima, non solo per nuovi e maggiori agi e lussi, ma anche per le medesime necessità della vita. L’arresto del solo traffico ferroviario significherebbe la fame entro una settimana nelle nostre più grandi città; e l’anarchia generale significherebbe la paralisi di ogni industria che dipende dal commercio e dalla sicurezza.
(2) Il Signore specialmente dichiara che la veniente tribolazione sarà “come non c’era mai stato da quando esistono le nazioni”- né mai più ci sarà. Dan.12:1; Gioele 2:2; Matteo 24:21 Ma mentre non c’è fornita alcuna speranza che questa tribolazione possa essere preavvertita, ci sono istruzioni date nelle Scritture a quegli individui che vorrebbero aver rifugio da quella veniente tempesta.
(1)Ai fedeli della Chiesa è promessa liberazione prima che la piena forza della tempesta irrompa.
(2) Tutti quelli che amano la giustizia e perseguono la pace dovrebbero diligentemente mettere in ordine la loro casa, come indicato dalla Parola del Signore, che dice: “Prima che il decreto abbia effetto, prima che il giorno passi come la pula, … prima che venga su di voi il giorno dell’ ira dell’Eterno. Cercate l’Eterno voi tutti, umili della terra, che praticate la sua legge. Cercate la giustizia, cercate l’umiltà. Forse sarete nascosti nel giorno dell’ira dell’Eterno.” Sof. 2:2,3
Che tutti questi possano essere desti alla situazione che il profeta Gioele invoca su quelli che vedono queste cose per suonare l’allarme, dicendo: “Suonate la tromba in Sion e date l’allarme sul mio santo monte! [La Cristianità –che si professa il santo monte o regno del Signore]. Tremino tutti gli abitanti del paese, perché il giorno dell’Eterno viene, perché è vicino.” (Gioele 2:1)
Dice il salmista: Dio “farà piovere sugli empi lacci, fuoco, zolfo e vento infuocato; questa sarà la porzione del loro calice. Poiché l’Eterno è giusto; egli ama la giustizia.” Sal. 11:3-7
La battaglia di questo gran giorno di Dio Onnipotente sarà la più grande rivoluzione che il mondo abbia mai visto perché sarà una in cui sarà implicato ogni principio d’ingiustizia; poiché altrettanto veracemente in questo giudizio delle nazioni, quanto nel giudizio degli individui, “non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato e nulla di segreto che non debba essere conosciuto.” (Matt. 10:26)
Guardate come, anche ora, la luce indagatrice dell’intelligenza generale sta scoprendo le segrete sorgenti degli intrighi politici, delle politiche finanziarie, delle pretese religiose, ecc., e come tutte sono condotte alla sbarra per il giudizio e dagli uomini come da parte di Dio, vengono dichiarati giusti o falsi in base al giudizio degli insegnamenti della Parola di Dio – dalla regola d’oro, la legge dell’amore, gli esempi di Cristo, ecc., e tutti pervengono a tale rimarchevole preminenza nelle discussioni di questi tempi.
La battaglia del gran giorno, come ogni altra guerra rivoluzionaria, ha i suoi stati di sviluppo graduale. Dietro ogni indicazione di contesa ci sono le cause che la ispirano, i mali nazionali o individuali, reali o immaginari; poi segue una acuta percezione di quei mali da parte di coloro che soffrono per essi; successivamente, in genere, seguono vari tentativi di riforma che, dimostrandosi abortivi, portano a grandi controversie, guerre di parole, divisioni, conflitti di opinioni, e alla fine alla vendetta e alla contesa armata.
Questo è l’ordine della Battaglia del Gran Giorno di Dio Onnipotente. Il suo carattere generale è quello di una lotta della luce contro le tenebre, della libertà contro l’oppressione, della verità contro l’errore. La sua estensione sarà mondiale –contadini contro principi, i banchi contro i pulpiti, il lavoro contro il capitale: gli oppressi in armi contro l’ingiustizia e la tirannia di ogni genere; e gli oppressori in armi per la difesa di ciò che essi hanno da lungo tempo considerato essere i loro diritti, anche quando si vede che sono in conflitto contro i diritti degli altri.
IL grande esercito del Signore.
Nei precedenti capitoli abbiamo notato il lavoro di preparazione per il conflitto di questo giorno infausto –l’organizzazione, l’equipaggiamento e l’esercitazione di immensi eserciti, la costruzione di grandi flotte, l’invenzione di nuovi e meravigliosi strumenti bellici, il realizzare nuovi e potenti esplosivi, e il prosciugare le risorse nazionali in ogni paese per gli equipaggiamenti militari; e abbiamo notato il mormorare delle nazioni adirate mentre tutte stanno armate fino ai denti, guardandosi con cipiglio l’un l’altra.
Mentre prendiamo visione di questi milioni di guerrieri armati e disciplinati, chiediamo: Quale di tutte queste potenti folle è quell’esercito che i profeti indicano come il grande esercito del Signore? Possono i riferimenti profetici riferirsi a qualcuno di questi?
E, se così, in quale senso potrebbero essere considerati l’esercito del Signore, giacché nessuno di loro è messo in azione dal suo spirito? O può questo riferimento essere per il popolo di Dio, i soldati della croce, le cui armi sono descritte dall’apostolo Paolo come non carnali, ma potenti, per abbattere le fortezze? (2 Cor. 10:3-5)
Può essere che “la spada dello spirito, che è la Parola di Dio” (Efes. 6:17), nelle mani del popolo di Dio, che è ripieno dello spirito, adempirà quella grande opera di rovesciare tutti i regni di questo mondo e li darà a Cristo per un possedimento eterno?
Potesse essere così! Ma che non andrà così lo abbiamo già visto, sia dalla previsione profetica che dai segni dei tempi. Al contrario, le proteste e le ammonizioni dei giusti sono fermamente ignorate dal mondo, e le nazioni camminano nelle tenebre, e di conseguenza, le fondazioni della terra (della presente struttura sociale) sono fuori sede (Sal. 82:5), danneggiando così l’intera sovrastruttura sociale che viene ora terribilmente scossa.
“Noi volevamo guarire Babilonia,” dice il profeta, “ma essa non è guarita. Abbandonatela [‘Uscite da essa, o popolo mio’ –Riv. 18:4] … perché il suo giudizio giunge fino al cielo e si eleva fino alle nuvole.” Ger. 51:9
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 30 April 2013 : 08:13:52
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Non sono evidentemente i santi che devono costituire il grande esercito del Signore, menzionato dai profeti, per rovesciare i regni di questo mondo: né le loro armi da guerra sono sufficienti per tale scopo.
Le loro armi sono in realtà potenti, come dice l’apostolo, tra coloro che ne ricevono l’influenza. Tra i membri del vero popolo di Dio, che applicano diligentemente i loro cuori all’istruzione, la sua Parola è più tagliente di qualsiasi spada a due tagli, in verità per “distruggere le argomentazioni [i ragionamenti umani] ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo” (2 Cor. 10:4, 5); ma non con altrettanta efficacia le armi di questa guerra operano sul mondo.
L’esercito dei santi è, inoltre, non un “grande esercito”, ma un “piccolo gregge”, come il nostro Signore stesso lo definì. Paragonate Luca 12:32; Gioele 2:11. Ascoltate la descrizione profetica di questo esercito: “Un popolo numeroso e potente, simile al quale non ci fu mai alcuno prima, né mai più ce ne sarà per molte generazioni future.
Davanti a lui un fuoco divora e dietro a lui brucia una fiamma. Davanti a lui il paese è come il giardino dell’Eden, e dietro a lui è un deserto desolato; sì, nulla gli sfugge. Il loro aspetto è come l’aspetto di cavalli, e corrono come veloci destrieri. Essi balzano sulle cime dei monti [i regni] con un fragore di carri, come il crepitio di una fiamma di fuoco che divora la stoppia, come un popolo forte schierato in battaglia.
“Davanti a loro i popoli si contorcono per il dolore, ogni volto impallidisce. Corrono come uomini valorosi, salgono sulle mura come uomini di guerra; ognuno procede per la sua strada senza deviare il suo cammino. Nessuno spinge il suo vicino, ognuno procede per il suo sentiero; si lanciano in mezzo ai dardi, ma non sono feriti.
Scorazzano per la città, corrono sulle mura, salgono sulle case, entrano dalle finestre come un ladro. Davanti a loro trema la terra [il presente ordine sociale], i cieli [i poteri ecclesiastici] tremano, il sole e la luna [le illuminanti influenze del vangelo e della legge mosaica] si oscurano [essendo l’infedeltà generale divenuta prevalente] e le stelle [le luci apostoliche (Riv. 12:1) saranno oscurate] ritirano il loro splendore [verrà la notte scura in cui nessun uomo può lavorare – Giov. 9:4; Isa. 21:9, 11, 12].
L’Eterno fa udire la sua voce davanti al suo esercito, perché il suo campo è molto grande e potente l’esecutore della sua parola. Sì, il giorno dell’Eterno è grande e assai terribile; chi potrà sostenerlo?” Gioele 2:2-11
Questo esercito del Signore deve fronteggiare le terribili condizioni del giorno funesto, quando i terrificanti elementi che ora vengono preparati per il conflitto, avranno raggiunto l’apice della preparazione.
Questo esercito è quello che sotto la supervisione provvidenziale del Signore rovescerà il trono dei regni e annienterà la potenza dei regni delle nazioni. (Aggeo 2:22) Ma dove si trova un tale esercito? Sarà l’esercito tedesco?
Quello francese, quello inglese, quello russo oppure l’esercito degli Stati Uniti? Un così grande esercito come quello qui descritto dal profeta, che deve compiere tali cose meravigliose e che, come indicato, entro i pochi anni che ancora rimangono di questo rimarchevole periodo di raccolta, è già ora probabilmente in esistenza, e subisce qualche corso di addestramento per eseguire la veniente carneficina.
La descrizione del profeta non è di una folla indisciplinata, sulla quale possono avere facilmente ragione coloro che sono addestrati nell’arte della guerra; ma è quella di una moltitudine sottoposta ad un alto grado di disciplina.
Dove, quindi, chiediamo, un tale esercito viene ora istruito e addestrato? Un esercito davanti al quale la terra [la società] rabbrividirà e i cieli [ecclesiastici] tremeranno (Gioele 2:10); che si ergerà baldanzoso contro le forze conservatrici della Cristianità, sia civili che ecclesiastiche, con la speranza, persino, di confrontarsi con la loro presente potenza?
Dov’è l’esercito che in un prossimo futuro oserà sfidare le dottrine un tempo onorate della Cristianità, la sua compagine statale e il corpo ecclesiastico? Che ignorerà all’improvviso tutti i suoi anatemi, disprezzerà i suoi ordini e rigetterà i suoi pronunciamenti d’autorità e il suo potere organizzato?
Che fronteggerà il ruggito della sua artiglieria vesuviana, sfiderà i suoi missili di cannone e granata, solcherà attraverso le sue flotte militari e strappando via i diademi dalle teste coronate farà vacillare i regni come nel mezzo del mare? Che metterà a fuoco i cieli e fonderà la terra di un calore ardente, facendo così del vecchio ordine di cose un naufragio vasto come l’universo come predetto dai profeti?
Che un tale esercito stia venendo in esistenza e si stia preparando per il conflitto disperato ci viene nondimeno assicurato con forza sia dai segni dei tempi che dalla “sicura parola profetica.”
Ed è il riconoscimento di questo fatto (senza alcun riferimento o conoscenza della parola profetica) che sta ora riempiendo il cuore della Cristianità di un presagio pauroso, e sta stimolando ovunque gli statisti a prendere misure straordinarie per la protezione e la difesa. Ma in queste medesime misure per l’autodifesa progettate dalle “potenze che ora sono”, c’è probabilmente una trappola di cui essi non si rendono conto. Gli eserciti da cui dipendono per la difesa, si ricordi, sono gli eserciti costituiti dal popolo comune: questi milioni di guerrieri disciplinati hanno mogli e figli tra le fila del popolo comune, agli interessi dei quali sono legati essi stessi da forti legami naturali; e il loro servizio a troni e regni è solo garantito da ordini imperativi e reso sopportabile da una remunerazione che essi stanno giungendo rapidamente a considerare un compenso non soddisfacente per le asprezze e le privazioni cui loro e le loro famiglie debbono sottoporsi, per non menzionare i pericoli di vita e il rischio per la salute e per il patrimonio.
Anno dopo anno queste moltitudine armate sono sempre meno infatuate della “gloria” della guerra, più acutamente sensibili alle sue sofferenze e privazioni e sempre meno devoti ai poteri sovrani che comandano i loro servizi, mentre gli eserciti di strenui lavoratori del popolo comune che è a casa, stanno diventando sempre più irritati e scontenti della loro sorte e sempre più apprensivi per il loro futuro.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 02 May 2013 : 08:51:59
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Tutte queste cose sono indicazioni almeno della possibilità che nella veniente crisi i potenti eserciti e le disciplinate moltitudini della Cristianità possano volgere il loro potere contro le autorità che li hanno costituiti, invece di sostenerle e preservarle.
Che una tale possibilità non sia stata completamente impensata dai governanti è testimoniato dal fatto che in Russia quando prevalse la carestia e provocò tumulti tra il popolo comune, i fatti che lo riguardavano erano diligentemente tenuti nascosti ai loro amici e fratelli che si trovavano nell’esercito russo e i soldati incaricati della soppressione provenivano da distretti remoti.
Esattamente quali condizioni e circostanze verranno usati dal Signore quale sua “voce” di comando per guidare questo potente esercito non possiamo al presente essere in grado di supporre con chiarezza; ma viviamo in un giorno in cui la storia si fa rapidamente; e per norma generale non sarebbe irragionevole attenderci movimenti in quella direzione i qualunque momento.
Ma nei nostri precedenti studi (voll. II e III) abbiamo visto che Dio ha un tempo fissato per ogni tratto del suo piano e che noi siamo anche ora nel suo “giorno di vendetta,” che è un periodo di quarant’anni che iniziò nell’ottobre del 1874, e che finirà molto brevemente.
I sinistri anni già passati di questo “giorno” hanno certamente posto un’ampia e profonda fondazione nella chiesa, nello stato, nelle finanze e nelle condizioni sociali e nei sentimenti per i grandi eventi predetti nelle Scritture.
Questi stanno già adombrando la parola ed è certo che verranno come sono stati predetti. Pochissimi anni sembrerebbero uno spazio abbondante per il loro pieno adempimento. Di già “i cuori degli uomini stanno venendo meno per la paura e per l’aspettativa di [verso] quelle cose che stanno per venire sul mondo.”
Le profezie portate alla nostra attenzione e pubblicamente proclamate dall’inizio di questo “Giorno di Vendetta” stanno rapidamente volgendo al termine e, come mostrato nei precedenti capitoli, tutti gli uomini sono in grado di vedere qualcosa degli scuri lineamenti della tribolazione che si sta facendo sempre più vicina finché ora, apparentemente, la società è come una scatola detonante pronta per il fiammifero –come una polveriera, pronta a esplodere in ogni momento –come un esercito organizzato pronto per l’assalto a comando.
Ma Shakespeare scrisse veracemente:
“C’è una divinità che modella i nostri destini, li taglia grezzi come vuole.”
Il genere umano in generale è inconsapevole dell’interesse del Signore in questa battaglia: e quasi tutti i contestatari cingono la loro armatura per interessi personali ed egoistici circa i quali essi correttamente percepiscono che il Signore non può condividerli; e perciò, mentre tutti da ciascun lato sono pronti a invocare la benedizione del Signore, pochi contano su di essa –tutti sembrano confidare su se stessi – la loro organizzazione, il loro numero, ecc.
Nessuno sarà più sorpreso che non le “potenze dei cieli,” i grandi delle attuali dirigenze ecclesiastiche, che, affaccendandosi a stabilire un loro piano per il Signore, hanno disdegnato il suo piano rivelato nella sua Parola. Per costoro le opere del Signore nei prossimi pochi anni saranno veramente una “opera strana".
Ascoltate la Parola del Signore al riguardo: “Poiché l’Eterno si leverà come al monte Pertsim, si adirerà come nella valle di Gabaon, per compiere la sua opera, la sua inaudita opera, per eseguire il suo lavoro, il suo lavoro insolito. …Poiché io ho udito, da parte del Signore, l’Eterno degli eserciti, che è deciso un completo stermino [una estinzione, una consumazione] di tutto il paese.” Isaia 28:21,22
Il sistema sociale, “la terra,” “gli elementi,” “il corso della natura,” non possono essere messi a fuoco fino a che il Signore permette che sia acceso il fiammifero: la grande battaglia decisiva non può cominciare fino a che il grande “Mikael,” “il Capitano della nostra salvezza,” si faccia avanti e dia la parola di comando (Dan. 12:1) anche se ci saranno preliminari e frequenti scaramucce lungo le linee degli schieramenti.
E il gran Capitano informa la sua legione reale, la Chiesa, che la catastrofe, sebbene imminente, non può aver luogo fino a che “quelli che appartengono al re,” “il piccolo gregge,” “gli eletti,” non sono stati “suggellati” e “radunati”.
Nel frattempo, ricordiamo la descrizione ispirata di questa tribolazione da parte dell’apostolo – che sarà come il travaglio a donna incinta, spasimi o doglie di tribolazione, con brevi intervalli che danno respiro. Fin qui è stato proprio così; e ciascun spasimo futuro sarà più severo, fino alla dura prova finale nella quale il nuovo ordine verrà concepito nei dolori di agonia della morte delle istituzioni presenti.
Visto che il Signore ha in genere lasciato che il mondo prendesse la sua propria strada nei passati seimila anni – eccetto nel caso d’Israele –la sua interferenza sembrerà ora del tutto peculiare e “insolita” per quelli che non comprendono i cambiamenti di dispensazione dovuti all’introduzione del settimo millennio.
Ma nella sua “battaglia” farà in modo che l’ira degli uomini (e la loro ambizione e il loro egoismo) lo glorifichino e lo servano e reprimerà quanto eccede. Egli ha permesso il lungo regno del peccato, dell’egoismo e della morte con molta lunga sopportazione affinché possa essere rovesciato per la prova della sua Chiesa eletta e per insegnare a tutti gli uomini “l’estrema peccaminosità del peccato”.
Ma vedendo che il mondo in generale disprezza la sua legge dell’amore e della verità e della giustizia, egli si propone una generale disciplina prima di dare la prossima lezione, che sarà una pratica illustrazione dei benefici della giustizia sotto il Regno Milleniale del suo caro Figlio.
Mentre il Signore proibisce al suo popolo di combattere con armi carnali e mentre dichiara di essere un Dio di pace, di ordine e di amore, dichiara anche di essere un Dio di giustizia e dimostra che il peccato non trionferà per sempre nel mondo, ma che sarà punito. “A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore:” (Rom. 12:19; Deut. 32:35)
E quando si leva in giudizio contro le nazioni, facendo vendetta su tuti i malvagi, egli si dichiara “un uomo di guerra” e “potente in battaglia” avendo un “grande esercito” al suo comando e chi può garantire che le moltitudini che ora compongono le schiere disposte in ordine della Cristianità non costituiranno allora il grande esercito che scaglierà la sua potente forza contro i baluardi del presente ordine sociale. Esodo 15:3; Sal. 24:8; 45:3; Riv. 19:11; Isa. 11:4; Gioele 2:11 “L’Eterno avanzerà come un eroe, ecciterà il suo ardore come un guerriero; manderà un grido, sì, un grido lacerante; trionferà sui suoi nemici.” Il grido e il boato del suo grande esercito e il loro successo nel realizzare il suo proposito di rivoluzione, lo attribuisce così a se stesso; poiché essi stanno adempiendo, sebbene ignorantemente, la sua opera di distruzione.
Egli dice: “Per lungo tempo sono stato in silenzio, ho taciuto, mi sono contenuto; ma ora griderò come una donna che ha le doglie di parto … Devasterò monti e colli.” Isa. 42:13,14
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 08 May 2013 : 07:01:09
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Ma nelle Scritture c’è anche il preannuncio che ci possono essere altri oltre alle schiere rivoluzionarie della Cristianità che pure formeranno parte del grande esercito del Signore.
E il Signore, attraverso il profeta Ezechiele che si riferisce allo stesso tempo e alle venienti calamità della Cristianità, dice: “E li darò come preda nelle mani degli stranieri e come bottino agli empi della terra che lo profaneranno. … Prepara una catena [legateli, uniteli insieme; lasciate che facciano causa comune], perché il paese è pieno di delitti di sangue e la città [Babilonia, la Cristianità] è piena di violenza. Farò venire le nazioni malvagie che s’impadroniranno delle loro case; farò venir meno la superbia dei potenti e i loro luoghi sacri [le loro istituzioni religiose, ecc.] saranno profanati.” Ezechiele 7:13-24
Si può intendere che questo significhi che la sollevazione della masse della Cristianità in anarchia sarà, durante il prevalere dell’assenza della legge, così estremamente brutale e selvaggia da superare le barbarie di tutte le invasione pagane – come fu il caso della Rivoluzione Francese. O può significare una sollevazione dei popoli di India, Cina e Africa contro la cristianità –un suggerimento già dato dalla pubblica stampa in relazione al risveglio della Turchia e alla sollevazione di milioni di maomettani.
La nostra opinione comunque è che “peggio dei pagani” sono quelli nella Cristianità che sono “senza Dio” e senza sentimenti o speranze cristiane; i quali fino ad ora sono stati trattenuti e posti da parte dall’ignoranza, dalla superstizione e dalla paura, ma che all’alba del ventesimo secolo stanno rapidamente perdendo queste influenze restrittive.
Il Signore, dalla sua provvidenziale supervisione si prenderà il controllo generale di questo grande esercito di scontenti – patrioti, riformatori, socialisti, moralisti, anarchici, ignoranti e senza speranza – e userà le loro speranze, paure, follie ed egoismi, in armonia con la sua saggezza divina per realizzare i suoi grandi propositi con il rovesciamento delle istituzioni presenti e per la preparazione dell’uomo per il Regno di Giustizia.
Per questa sola ragione è definito “il grande esercito del Signore”. Nessuno dei suoi santi –nessuno di quanti sono condotti dallo spirito di Dio quali figli di Dio avrà nulla da fare in quella parte della “battaglia”.
Le condizioni di questa battaglia senza precedenti.
In armonia con le predizioni dei profeti le condizioni di questa battaglia saranno senza precedenti storici. Come già suggerito, questo scontro finale è tratteggiato in simboli nel quarantaseiesimo salmo. (Paragonate anche Salmi 97:2-6; Isaia 24:19-21; II Pietro 3:10)
Le colline (i governi meno elevati, meno autocratici) si stanno già sciogliendo come cera; ancora conservano la loro forma, ma non appena la terra (la società) si surriscalda essi cedono alle sue richieste venendo a poco a poco al livello della domanda popolare.
La Gran Bretagna è una buona illustrazione di questa classe. Le montagne elevate (che rappresentano i governi autocratici) saranno “scosse” dalle rivoluzioni, e alla fine saranno “scagliate nel mezzo del mare” –completamente perse nell’anarchia. Di già “il mare e le onde muggiscono” contro i bastioni del presente sistema sociale: prima che passi lungo tempo la terra (la presente struttura sociale) barcollerà e vacillerà come un uomo ubriaco, vanamente sforzandosi di tenersi su, di mantenere un’andatura e di ristabilirsi: rapidamente sarà del tutto “rimossa” per cedere il posto alla “nuova terra” (il uovo ordine sociale) in cui la dirittura, la giustizia prevarrà.
Sarà impossibile ristabilire l’ordine presente, (1) poiché ha in modo evidente superato la propria utilità ed è iniquo nelle presenti condizioni; (2) a causa della generale diffusione della conoscenza secolare; (3) perché la scoperta che il corpo ecclesiastico ha per lungo tempo accecato e ostacolato le masse con l’errore e la paura condurrà a una generale mancanza di rispetto per tutte le dichiarazioni e insegnamenti religiosi come a frodi smascherate; (4) il popolo religioso in generale, non discernendo che è giunto il tempo di Dio per un cambiamento di dispensazione, ignoreranno la ragione, la logica, la giustizia e la Scrittura per difendere il presente ordine di cose.
Sarà di poco effetto, quindi, che i cieli ecclesiastici (i poteri religiosi papali e pretestanti) si siano avvolti insieme come un rotolo. (Isaia 34:4; Riv. 6:14) Il potere religioso composito della Cristianità sarà completamente futile contro l’alta marea dell’anarchia quando la crisi paurosa è raggiunta.
Davanti a quel grande esercito “tutto l’esercito del cielo [la chiesa nominale] si dissolverà, i cieli si arrotoleranno come un libro [i due grandi corpi che costituiscono i cieli ecclesiastici; cioè, papato e protestantesimo, poiché i due distinti estremi del rotolo si stanno anche ora rapidamente avvicinando l’uno all’altro, avvolgendosi assieme, come abbiamo visto]; ma tutto il loro esercito cadrà, [cadrà, andrà giù non di colpo, ma gradualmente seppure con rapidità] come cade la foglia dalla vite, come cade un frutto appassito dal fico” (Isaia 34:4) e finalmente questi “i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi [di cui sono composti] consumati dal calore si fonderanno.” II Pietro 3:12.
“Perché fossero pure intrecciati come rovi [poiché il protestantesimo e il papato non possono mai essere assimilati alla perfezione; ciascuno sarà un pruno a fianco dell’altro] e fradici per il vino ingerito [intossicati dallo spirito del mondo], essi saranno consumati [travolti nella grande tribolazione e, come sistemi religiosi, saranno completamente distrutti] come stoppia totalmente secca; poiché il Signore darà loro una fine completa: “Anche se ti ho afflitta non ti affliggerò più”.
Benedetta promessa! “Poiché ecco, il giorno viene, ardente come una fornace; e tutti quelli che operano empiamente saranno come stoppia; il giorno che viene li brucerà, dice l’Eterno degli eserciti, in modo da non lasciar loro né radice né ramo [per sviluppi futuri].” Nahum 1:9,10; Mal. 4:1
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 13 May 2013 : 06:37:54
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“Il tempo della tribolazione di Giacobbe”
Mentre la tribolazione e l’angoscia di questo giorno del Signore sarà dapprima e specialmente sulla Cristianità e infine su tutte le nazioni, lo scoppio finale, ne siamo informati dal profeta Ezechiele (38:8-12), sarà sul popolo d’Israele riunito in Palestina.
Il profeta sembra indicare un molto più grande radunamento d’Israele in Palestina entro questo periodo di raccolta di quanto abbia mai avuto luogo. Egli li rappresenta come radunati in gran numero dalle nazioni e con considerevole benessere, abitando nei luoghi precedentemente desolati e tutti loro dimorano con sicurezza nel tempo in cui il resto del mondo si trova nella sua più selvaggia agitazione. Ezechiele 38:11,12
Tutti gli uomini sono testimoni del fatto che un tale radunamento di Israele in Palestina è cominciato, ma è assai manifesto che il loro esodo da altri paesi dovrà ricevere qualche grande e improvviso impulso al fine di adempiere questa profezia entro il tempo stabilito.
Esattamente che cosa sarà quell’impulso resta da vedere; ma, che esso sicuramente verrà è inoltre indicato dalle parole del profeta Geremia -16:14-17,21.
“Perciò ecco, vengono i giorni, dice l’Eterno, nei quali non si dirà più: per l’Eterno vivente che ha fatto uscire i figli d’Israele dal paese d’Egitto, ma: per l’Eterno vivente che ha fatto uscire i figli d’Israele dal paese del nord [Russia?] e da tutti i paesi dove l’aveva dispersi. E io li condurrò nel loro paese che avevo dato ai loro padri. Ecco, io manderò un gran numero di pescatori a pescarli, dice l’Eterno, e poi manderò un gran numero di cacciatori che li cacceranno da ogni monte, da ogni collina e dalle fessure delle rocce. Poiché i miei occhi sono su tutte le loro vie, che non sono nascoste dalla mia faccia, né la loro iniquità rimane occulta ai miei occhi. … Perciò ecco, questa volta farò loro conoscere, mostrerò loro la mia mano e la mia potenza; ed essi sapranno che il mio nome è l’Eterno.”
Non abbiamo alcun dubbio che Dio è abbondantemente in grado di realizzare ciò. In ogni nazione la domanda “che cosa dobbiamo fare con i giudei?” è una domanda che dà perplessità, che in qualche momento di crisi del prossimo futuro fatta emergere improvvisamente dalla supervisione provvidenziale del Signore, condurrà senza dubbio, come indicato dal profeta, a qualche azione concertata da parte delle nazioni per trasferirli prontamente sulla terra promessa.
E, come uscirono dall’Egitto di fretta, con i loro armenti e i loro beni e aiutati dagli Egiziani che dissero: “Alzatevi e partite di mezzo al mio popolo, … prendete le vostre greggi e i vostri armenti, come avete detto, e andate”; e come il Signore concesse al popolo favore agli occhi degli Egiziani, così che essi diedero loro tutto ciò di cui fecero richiesta, argento e oro e vestiti (Esodo 12:31-36), così nel prossimo esodo, predetto dai profeti, essi non saranno mandati via a mani vuote, ma apparentemente qualche pressione portata sulle nazioni all’improvviso che così risulteranno ben disposte verso Israele, in tal modo adempiendo la precedente profezia di Ezechiele.
Questa genia intraprendente, una volta ristabilita nella terra promessa, e così separata, almeno per qualche tempo, dall’angoscia delle nazioni così prevalente in ogni altro luogo, si adatterà rapidamente alla nuova situazione e i luoghi finora desolati saranno di nuovo abitati.
Tuttavia un’altra ondata di angoscia deve passare sopra quel popolo purificato; poiché, stando al profeta, il conflitto finale della battaglia del gran giorno sarà nella terra di Palestina. La relativa quiete e prosperità del radunato Israele vicino alla fine di questo giorno di tribolazione, tanto quanto la loro condizione apparentemente priva di difesa stimoleranno sempre più le gelosie e inviteranno al loro saccheggio gli altri popoli e quando la legge e l’ordine saranno spazzate via Israele sarà alla fine assediato da folle di saccheggiatori senza misericordia, designati dal profeta come le schiere di Gog e Magog (Ezechiele 38) e grande sarà l’angoscia dell’impotente Israele.
“Ahimè,” dice il profeta Geremia, “perché quel giorno è grande, non ve ne fu mai alcuno simile; sarà un tempo d’angoscia per Giacobbe, ma egli ne sarà salvato.” Ger. 30:7
Le schiere di Gog e Magog sono rappresentato come un sol uomo mentre dicono: “Io salirò contro questo paese di villaggi senza mura, andrò contro gente tranquilla che abita al sicuro, che dimora tutta in luoghi senza mura e non ha né sbarre né porte.” “Tu verrai,” dice il profeta, “per saccheggiare e fare bottino, per stendere la tua mano contro luoghi devastati ora ripopolati e contro un popolo raccolto tra le nazioni, che si è procurato bestiame e ricchezze e dimora sulle alture del paese.” (Ezechiele. 38:11-13)
Il profeta predicendo questi eventi come se si rivolgesse a queste schiere, dice: “ Verrai dalla tua dimora, dalle estreme parti del nord [Europa e Asia si trovano a nord della Palestina], tu e molti popoli con te, tutti a cavallo, una grande moltitudine e un potente esercito. Salirai contro il mio popolo d’Israele, come una nuvola che copre il paese. Questo avverrà negli ultimi giorni [apparentemente è la scena finale del giorno della tribolazione]: ti condurrò contro il mio paese affinché le nazioni mi conoscano quando sarò santificato in te [separato, distinto come il tuo conquistatore] davanti ai loro occhi o Gog.” Ezechiele 38:15,16.
Nel mezzo della tribolazione Dio si rivelerà quale difensore di Israele come nei tempi antichi, quando il suo favore era con la loro nazione. La loro situazione estrema sarà la loro opportunità; e allora la loro cecità sarà rimossa. Leggiamo: “Io radunerò tutte le nazioni [rappresentate dalle schiere di Gog e Magog] per combattere contro Gerusalemme; la città sarà presa, le case saranno saccheggiate e le donne violentate. Una metà della città andrà in cattività, ma il resto del popolo non sarà sterminato dalla città. Poi l’Eterno uscirà a combattere contro quelle nazioni, come combatté altre volte nel giorno della battaglia.” (Zacc. 14:2,3)
Isaia (28:21), riferendosi alla stessa cosa ritrae la liberazione da parte del Signore d’Israele dai Filistei a Peratsim, e dagli Amorrei a Gabaon, dicendo: “Poiché l’Eterno si leverà come al monte Peratsim, si adirerà come nella valle di Gabaon.” Vedere 2 Sam. 5:19-25; 1Cron. 14:10-17; Giosuè 10:10-15 – come Dio non facesse conto dell’abilità o della capacità di comando umane, ma combatteva le sue battaglie a suo proprio modo. Così in questa grande battaglia Dio recherà liberazione a suo tempo e modo.
Nella profezia di Ezechiele (38:1-13) il Signore nomina i principali attori nel conflitto in Palestina; ma non dobbiamo essere troppo positivi nell’identificazione. Magog, Mescek, Tubal, Gomer, Togarmah, Javan e Tarshish furono nomi dei figli di Jafet figlio di Noè –che si suppone siano stati gli originali colonizzatori d’Europa.
Sheba e Dedan furono discendenti del figlio di Noè Cam – che si suppone siano stati gli originali colonizzatori dell’Africa del nord. Abrahamo e la sua posterità (Israele) furono discendenti del figlio di Noè Sem e si suppone che abbiano colonizzato l’Armenia –ovest dell’Asia. (Vedere Genesi 10:2-7) Questo sembrerebbe indicare in senso generale che l’attacco verrà dall’Europa –“le regioni del nord” – con un’alleanza di popoli misti.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 16 May 2013 : 20:32:50
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La travolgente distruzione di questi nemici d’Israele (che porta la fine del tempo di tribolazione e il momento di stabilire il Regno di Dio) è tratteggiata dal profeta Ezechiele ( da 38:18 a 39:20) può essere paragonata soltanto al terribile rovesciamento del Faraone e delle sue schiere, quando tentarono di riprendere possesso d’Israele, che Dio stava liberando.
In questo caso particolare anche la liberazione d’Israele dovrà essere “come ai giorni in cui uscisti dal paese d’Egitto” – “cose meravigliose”. Michea 7:15
Dopo aver descritto che la venuta di questo esercito dalle regioni del nord contro Israele (radunato di nuovo in Palestina “nell’ultimo giorno,” “avendo molti beni” e “dimorando in pace”) accadrà improvvisamente e “come una nube che copre il paese” (Ezec. 38:1-17), il messaggio è “Così dice il Signore, l’Eterno: ‘Non sei tu quello di cui parlai nei tempi antichi per mezzo dei miei servi i profeti d’Israele, i quali per anni, in quei giorni, profetizzarono che ti avrei fatto venire contro di loro?”
Il Signore dichiara quindi il suo proposito di distruggere le schiere malvage; e la descrizione sembra indicare che sarà causato da un’esplosione di gelosia, rivoluzione e anarchia tra i vari elementi che formano il grande esercito composito: una rivoluzione e un conflitto che implicheranno tutti i governi nazionali che potranno ancora rimanere dei vari popoli e completeranno l’insurrezione universale e l’anarchia –il grande terremoto di Rivelazione 16:18-21.
La testimonianza di tutti i profeti va nel senso che il potere di Dio sarà così meravigliosamente manifesto nella liberazione di Israele, nel suo combattere per loro (incidentalmente per tutti), con armi che nessun potere umano può controllare – includendo pestilenze e varie calamità- versate sui malvagi (i nemici d’Israele e oppositori di Dio) fino a che rapidamente tutto il mondo saprà che il Signore ha accettato di nuovo Israele nel suo favore e diviene il loro re, come nei tempi antichi; e ben presto esso come Israele imparerà ad apprezzare il Regno di Dio che diverrà rapidamente il desiderio di tutte le nazioni.
Il profeta Ezechiele (39:21-29), quale portavoce del Signore narra del glorioso risultato di questa vittoria e delle conseguenze per Israele e per tutto il mondo dicendo: “Manifesterò la mia gloria tra le nazioni e tutte le nazioni vedranno il mio giudizio che ho compiuto e la mia mano che ho posto su di loro. Così da quel giorno in poi la casa d’Israele riconoscerà che io sono l’Eterno, il suo DIO; e le nazioni riconosceranno che fu per la sua iniquità che la casa d’Israele andò in cattività, perché mi era stata infedele [rigettando Cristo –Rom. 9:29 – 33]; perciò ho nascosto loro la mia faccia, li ho dati in mano dei loro nemici [per tutti i secoli della dispensazione cristiana] e sono caduti tutti di spada. Li ho trattati secondo la loro impurità e secondo le loro trasgressioni e ho nascosto loro la mia faccia.
“Perciò [ora che la punizione è completa] così dice il Signore, l’Eterno: ‘ora farò tornare Giacobbe dalla cattività, avrò compassione di tutta la casa d’Israele [morti e viventi, essendo giunti i “tempi della restaurazione’ – Atti 3:19-21] e sarò geloso del mio santo nome, dopo che hanno portato [così] il loro vituperio e la pena di tutte le loro infedeltà che avevano commesso contro di me, mentre dimoravano al sicuro nel loro paese e nessuno li spaventava. Quando li ricondurrò dai popoli e li raccoglierò dai paesi dei loro nemici e sarò santificato in loro agli occhi di molte nazioni, essi riconosceranno che io sono l’Eterno, il loro DIO, che li ha fatti andare in cattività fra le nazioni, ma li ha pure radunati assieme nel loro paese, senza lasciarne fuori neppure uno. Non nasconderò più loro la mia faccia, perché espanderò il mio Spirito sulla casa di Israele’ dice il Signore, l’Eterno.”
“Così si temerà il nome dell’Eterno dall’ovest, e la sua gloria dall’est; quando l’avversario verrà come una fiumana, lo Spirito dell’Eterno [attraverso l’età del Vangelo – per mano dell’Israele spirituale] alzerà contro di lui una bandiera. ‘Un redentore verrà a Sion [la Chiesa, “il corpo di Cristo”] e per quelli convertiti dalla loro ribellione in Giacobbe’, dice l’Eterno.” Isa. 59:19,20. Paragonate Rom. 11:25-32.
“L’Eterno è buono, una fortezza nel giorno dell’avversità; egli conosce quelli che si rifugiano in lui.” Ma “Chi può resistere davanti alla sua indignazione e chi può sopportare l’ardore della sua ira? … Egli compirà una totale distruzione [dell’iniquità]; l’avversità non avverrà due volte.” Nahum 1:7,6,9
Così alla battaglia del gran giorno di Dio Onnipotente tutto il mondo sarà preparato per il nuovo giorno e la sua grande opera di restaurazione. Sebbene l’ora del risveglio sarà un’ora di nubi e fitta tenebra, sia grazie a Dio per la sua benedetta assicurazione che l’opera di distruzione sarà di breve durata (Matt. 24:22), e che immediatamente dopo di essa il glorioso Sole di Giustizia comincerà a risplendere.
“La terra [la presente vecchia struttura sociale] vacillerà [così] … come una capanna” (Isa.24:19,20), per spianare la strada per la nuova costruzione di Dio, i nuovi cieli e la nuova terra dove dimora la giustizia. II Pietro 3:13; Isa, 65:17
Mentre quando precede è in macchina, un articolo in un vecchio N. Y. Tribune (26 giugno 1897), proprio su questo punto, è portato alla nostra attenzione. E’ così in completo accordo con i nostri intendimenti al riguardo del “grande esercito del Signore” che viene ora allestito, che facciamo spazio per un estratto come segue:
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 18 May 2013 : 08:30:08
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“Corona o popolo?
Ciò che alcuni eserciti dell’Europa potranno essere chiamati a scegliere nel prossimo futuro.
“Meno di quarant’anni fa le truppe, in obbedienza ai comandi dei loro sovrani, volsero le loro armi contro il popolo e spararono e colpirono con le baionette uomini, donne ed anche bambini finché il sangue prese a scorrere come acqua per le strade di Berlino, Vienna e molte altre capitali del vecchio mondo.
Non fu una semplice plebaglia di vagabondi e malviventi con i quali i militari furono chiamati a trattare, ma cittadini benestanti e molto istruiti –professionisti, mercanti, industriali, politici e legislatori –in realtà, tutti quegli elementi che vanno a comporre ciò che è conosciuto nel Vecchio Mondo come “borghesia” e classi medie, che stavano compiendo sforzi per assicurare i diritti civili solennemente loro promessi nei termini delle costituzioni decretate dai loro rispettivi governanti, ma che questi ultimi declinarono di mandare ad effetto finché non furono obbligati dal popolo.
“Portati al fronte in Italia.
“Le truppe, se chiamate oggi ad aprire il fuoco sui loro compagni-compatrioti, manifesterebbero una simile obbedienza all’ordine dell’ ‘Unto del Signore?’ Questa è una domanda che al momento presente occupa, ad un ben più alto grado di quanto il popolo in questo paese possa essere incline a credere, le teste coronate d’Europa, ed è stato portato davanti al pubblico, entro i pochi ultimi giorni, attraverso una risoluzione sottoposta al Parlamento Italiano per procedere alla sostituzione della parola ‘nazionale’ alla parola ‘reale’ nella definizione ufficiale dell’esercito.
Gli argomenti portati avanti dai sostenitori della mozione, che fu alla fine respinta dal partito ministeriale, che possiede la maggioranza nella legislatura, erano non solo logiche, ma anche poderose, e non possono mancare di esercitare un forte fascino sul popolo italiano, così come su quello di ogni altra nazione civile, e deve sicuramente aver procurato assai seria materia di riflessione a Re Umberto e a suo fratello e sua sorella monarchici.”
[L’articolo sottolinea che, in assenza di particolari tumulti, il comando dell’esercito inglese, nei precedenti tre anni era stato affidato al parlamento, come rappresentato dal Ministro della Guerra, laddove in precedenza era stato direttamente legato alla corona in ragione del fatto che il suo comandante era un principe di sangue reale, che gestiva il suo ufficio quale rappresentante della Regina. Sembra che la Regina e non in maniera innaturale, cercasse per un tempo considerevole di conservare questo sostegno residuo della sua sovranità, ma senza vantaggio.
Anche in Francia, la gelosia del popolo per il controllo dell’esercito è mostrato dal fatto che la nomina di un generale quale comandante in capo fu rifiutata e il controllo preso in mano da un Segretario della Guerra sostituibile, che rappresenta il partito al potere in virtù dell’elezione popolare. L’articolo procede:]
“Un conflitto imminente in Germania.
“Un conflitto di questo genere non è più considerato imminente in Italia. Ma non si può negare che qualcosa di questa natura viene temuto in Germania e più specialmente in Prussia, dove la monarchia e il popolo si stanno ogni giorno sempre più allontanando. Che l’Imperatore Guglielmo anticipi in qualche modo una tale lotta è evidente dalle sue recenti dichiarazioni ogni qualvolta ha occasione di rivolgersi alle truppe, in modo rimarchevole a Bielefeld la settimana scorsa, essendo il suo tema favorito il dovere dei soldati a tenersi pronti a difendere con il loro sangue il loro sovrano e il suo trono, non tanto contro il nemico straniero quanto contro i nemici dentro le frontiere dell’impero e del regno.
Nel presiedere la cerimonia del giuramento delle reclute, non manca mai di ricordargli che il loro primo dovere è verso lui stesso, piuttosto che verso il popolo che li paga e non è mai stanco di dilungarsi in ciò che descrive come ‘l’abito del Re’; cioè l’uniforme, che lui, come molti altri sovrani, sceglie di considerare come la livrea, non dello Stato né della Nazione, ma del monarca verso il quale colui che la indossa è obbligato da speciali legami di fedeltà, lealtà e cieca indiscussa obbedienza.
Né si deve dimenticare che in tutti i casi di disputa e lotta tra civili e militari l’Imperatore sostiene sempre gli ultimi, anche quando si dimostra che sono gli aggressori e, in realtà, fino al limite di perdonare o commutare le sentenze sempre indulgenti che sono state inflitte ad ufficiali che, ubriachi hanno seriamente ferito, e in qualche caso ucciso, civili disarmati e inoffensivi.
“Atteggiamento dell’esercito tedesco.
Quale sarà l’atteggiamento dell’esercito dovesse la predetta lotta tra la Corona e il popolo aver luogo? Presso la corte e i circoli ufficiali di Berlino si crede che l’Imperatore sarà in grado di contare sulle sue truppe.
Ma questa opinione non è in alcun modo condivisa dal popolo stesso, neppure dai politici in carica al momento in Germania. I ranghi e le fila dell’esercito non sono più composti, come nei tempi precedenti, di zoticoni ignoranti, incapaci sia di leggere e scrivere che di pensare da se stessi, ma da uomini di pensiero, ben educati, ai quali è stato insegnato a scuola ciò che sono i diritti e le prerogative costituzionali per cui i loro padri e fratelli hanno combattuto invano.
Essi sanno anche, abbastanza di storia per apprezzare il fatto che in ogni lotta tra la corona e il popolo è sempre stato l’ultimo che ha finito per vincere.”
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 02 June 2013 : 09:19:03
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Il nostro Signore pronunciò una delle più rimarchevoli profezie delle Sacra Scrittura riguardo al “Tempo della Fine” – l’epoca conclusiva di questa età del Vangelo.
Fu pronunciata vicino al termine del suo ministero terreno, quando si stava sforzando di preparare gradualmente i suoi discepoli per la nuova dispensazione, che sarebbe stata pienamente introdotta dopo la tragedia del Calvario.
Egli voleva che capissero che non si dovevano aspettare immediatamente gli onori e le glorie del Regno, che aveva promesso che avrebbe condiviso con i suoi fedeli. Prima di queste glorie e benedizioni, sarebbe giunte prove e sofferenze. Egli, il loro maestro, il Re, doveva essere rigettato da Israele e crocifisso, in armonia con le dichiarazioni profetiche, poi Israele sarebbe stato consegnato ai suoi nemici, e la loro città santa e il costoso tempio sarebbero stati completamente distrutti: inoltre, i suoi discepoli non avrebbero dovuto attendersi di essere al di sopra del loro Maestro, esenti dai biasimi e dalle sofferenze che caddero su di Lui; ma la loro fedeltà a Lui e ai suoi insegnamenti li avrebbero fatti odiare da tutti gli uomini per amor suo; ma che alla fine, sebbene dopo molta tribolazione, quelli fedeli fino alla morte sarebbero stati remunerati, quando egli sarebbe tornato di nuovo per riceverli con sé e per condividere con loro la sua gloria.
Questo genere di insegnamento il nostro Signore lo continuò fino a poco prima del termine del suo ministero. Dapprima i discepoli furono inclini a risentirsi di ciò e ad insistere (come alcuni fanno oggi) che la causa del Signore deve conquistare il mondo quale risultato della loro predicazione; e Pietro giunse fino ad esprimere il dissenso verso nostro Signore dicendo: “Signore, Dio te ne liberi; questo [la morte e la dispersione del tuo popolo e il trionfo del male in generale] non ti avverrà mai.” (Matt. 16:22; Marco 8:31,32).
Ma il nostro Signore rimproverò Pietro severamente e tutti i discepoli sembrano esser giunti gradualmente a rendersi conto che le glorie del Regno erano ancora remote e che il Maestro doveva andarsene e, lasciandoli, inviare il Confortatore, lo Spirito santo, per guidarli e conservarli finché egli sarebbe giunto di nuovo nella gloria dl Regno del Padre.
Fu con questa attitudine mentale e con l’ultima espressione del nostro Signore riferita al tempio, che ancora risuonava nelle loro orecchie, che i discepoli cercarono dal Maestro precise informazione su questi punti che non erano ancora chiari nelle loro menti.
Le tre domande.
“Poi, mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi i discepoli gli si accostarono in disparte, dicendo: ‘Dicci, (1) quando avverranno queste cose [la distruzione del tempio ecc.]? e (2) quale sarà il segno della tua venuta* e (3) della fine dell’età presente?’” Matt. 24:3.
Senza dubbio l’occasione e le domande furono per divina provvidenza; poiché la profezia fu sicuramente intesa più per l’istruzione del popolo di Dio che vive in questo tempo di “raccolta”, che non per quelli che posero le domande. Nello studiare questa profezia è assai necessario tenere a mente le domande alle quali è rivolta la risposta ispirata.
La profezia è riferita in modo molto simile da tre degli evangelisti, Matteo, Marco e Luca; ma poiché Matteo è il più completo e ordinato, seguiamo in generale il suo racconto evidenziando ogni modificazione notata negli altri racconti.
*La parola greca parousia, qui usata, significa invariabilmente presenza, e non venuta. Vedere la Versione Riveduta –a margine; anche la Emphatic Diaglott.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 16 June 2013 : 09:03:22
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Guardatevi dai falsi Cristi.
“Guardate che nessuno vi seduca! Poiché molti verranno nel mio nome dicendo: ‘Io sono il Cristo’; e ne sedurranno molti.” Matteo 24:4,5.
Gamaliele menziona due di questi falsi Cristi nel suo discorso riferito in Atti 5:36,37; e la storia ci racconta di molti altri che ingannarono molti giudei. Assai rimarchevole tra questi fu Sabbathai Levi di Smirne, che si presentò nell’A. D. 1648.
Sabbathai Levi definì se stesso “il primogenito Figlio di Dio, il Messia, il Salvatore d’Israele,” e promise una restaurazione del regno e prosperità. Sabbathai dice lo storico, “prevalse là [ in Smirne] ad un tale grado che alcuni dei suoi seguaci profetizzarono e caddero in strane estasi: 400 uomini e donne profetizzarono della crescita del suo regno.
Il popolo si comportò per un periodo come gente posseduta dagli spiriti; alcuni caddero in trance, buttarono bava dalla bocca, raccontarono della loro prosperità futura, delle loro visioni del leone di Giuda, e dei trionfi di Sabbathai.” Questa fu senza dubbio la contraffazione di Satana dell’adempimento della profezia di Gioele (2:29) –una contraffazione dello Spirito santo testimoniata anche in risvegli religiosi di tempi più moderni.
In tutto, ci sono probabilmente stati cinquanta o più falsi Cristi, maschi e femmine e molti di loro senza dubbio pazzi –impossessati da cattivi spiriti.
Ma nessuno di questi, neppure tutti loro insieme, si può dire che abbiano “ingannato molti”. Tuttavia è contro il re che “inganna molti” che il nostro Signore ci mette in guardia qui, e ancora, più tardi nella sua profezia, in relazione alla quale esamineremo particolarmente gli anticristi che hanno ingannato molti.
Breve predizione di diciotto secoli di storia -Matteo 24:6-13; Marco 13:7-13: Luca 21:9-19.
“Allora sentirete parlare di guerre e di rumori [terrori, intrighi] di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che tutte queste cose avvengano, ma non sarà ancora la fine. Infatti si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi. Ma tutte queste cose saranno soltanto l’inizio delle doglie di parto.” Matteo 24:6-8.
Così brevemente il nostro Signore riassume la storia secolare e insegna ai discepoli a non attendersi molto presto la sua seconda venuta e il glorioso Regno.
E come ciò è opportuno: sicuramente la storia del mondo è proprio questo –un insieme di guerre, di intrighi, carestie e pestilenze –poco di più.
Il nostro Signore separa la storia della vera chiesa e la dichiara in modo altrettanto breve, così: “Allora [durante lo stesso periodo, l’età del Vangelo] vi sottoporranno a giudizi e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome. Allora [durante lo stesso periodo] molti si scandalizzeranno, si tradiranno e si odieranno l’un l’altro. E sorgeranno molti falsi profeti [insegnanti] e ne sedurranno molti. E perché l’iniquità sarà moltiplicata l’amore di molti si raffredderà.” Matteo 24:9-13.
Alla luce della storia sarebbe possibile tratteggiare il corso della vera Chiesa di Dio con meno parole? Sicuramente no. Il ritratto è perfetto.
“Tutti quelli che vogliono vivere devotamente saranno perseguitati”, è la dichiarazione dell’apostolo; e chiunque non abbia condiviso questa esperienza aveva ragione di dubitare della sua relazione con Dio quale figlio. (Ebrei 12:8) E così, per quanto riguarda la chiesa nel suo insieme, quando non è perseguitata dalla classe di Ismaele e Esaù, è stato perché aveva così tanto dello spirito del mondo o così tanto di “amore freddo” verso il Signore e la sua verità che non meritava persecuzione. Ma giudicati con questo stesso metro, e stando alla profezia del nostro Signore, ci sono stati alcuni fedeli fino alla morte per tutto lo scorrere del tempo attraverso questa età del Vangelo – un “piccolo gregge.”
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 22 June 2013 : 09:20:53
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La testimonianza del Vangelo, in tutto il mondo -Matteo 24:14; Marco 13:10 –
“E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo in testimonianza a tutte le genti e allora verrà la fine.”
Qui ancora il nostro Signore ha mostrato con chiarezza ai discepoli che la fine dell’età era molto più lontano di quanto essi potessero supporre; che il messaggio del suo Regno doveva essere una buona notizia, non a Israele soltanto, ma a tutte le nazioni.
Ma questo non implicò che altre nazioni avrebbero ricevuto il Vangelo che Israele aveva rigettato. Piuttosto ci dovremmo aspettare proprio ciò che troviamo, che come il dio di questo mondo accecò Israele, così avrebbe accecato la più parte delle altre nazioni, e avrebbe impedito loro di vedere in Cristo il potere di Dio e la saggezza di Dio – e così ha fatto. ( 1Cor. 1:24 )
Se solo un rimanente d’Israele (specialmente istruiti per secoli sotto la legge) fu trovato meritevole di essere il “real sacerdozio”, quanto di più ci dovremmo ragionevolmente attendere dalle nazioni pagane, a lungo “senza Dio e senza speranza”?
E’ bene che notiamo attentamente le parole del nostro Signore – che il Vangelo non doveva essere predicato a tutte le nazioni per convertire le nazioni, ma come una testimonianza a tutte le nazioni, e per chiamare, rendere perfetti e radunare fuori da tutte le nazioni “gli eletti”.
Più oltre “gli eletti”, come il Regno, benediranno le nazioni, aprendo le loro orecchie sorde al Vangelo, e i loro occhi ciechi alla Vera Luce.
Questa testimonianza è già stata data: la parola del Signore, il Vangelo del Regno, è stata proclamata a ogni nazione della terra. Non ogni individuo l’ha udita; ma non è questo che la profezia diceva. Doveva essere, ed è stata, una proclamazione alle nazioni.
E la fine è venuta! “La mietitura è la fine dell’età”, ha spiegato il nostro Signore. (Matteo 13:39) Alcuni sono stati inclini a chiedere se questa predizione si è pienamente adempiuta o no, poiché i missionari che sono andati in paesi pagani hanno in generale conosciuto poco o nulla della buona notizia particolarmente specificata dal nostro Signore –“la buona notizia del “Regno”.
Ma noi rispondiamo, i Vangeli stampati di Matteo, Marco, Luca e Giovanni li hanno raggiunti, pieni fino all’orlo della notizia del Regno, proprio come li abbiamo noi.
Così il nostro Signore brevemente sintetizzò i diciotto secoli di prove e persecuzioni sulla sua Chiesa, e il frutto della loro opera nel dare con successo testimonianza a tutte le nazioni, e si affrettò a rispondere all’importante domanda in relazione a come i viventi avrebbero conosciuto il tempo e il fatto della sua seconda presenza.
Egli ignorò la domanda rispetto a quando le pietre del tempio sarebbero state rovesciate, per tema che essi dovessero associare quell’evento con la sua seconda venuta, e perché voleva così associare la tribolazione sull’Israele carnale mediante il rovesciamento della sua entità politica con la tribolazione sul nominale Israele spirituale al termine di questa età, come tipo e anti-tipo.
Fu con evidente intenzione da parte di Dio, sebbene non compreso dagli evangelisti, che il racconto della profezia del nostro Signore è data a questo punto in modo frammentario –una parte qui e un’altra là; qui un riferimento alla tribolazione tipica sull’Israele tipico alla conclusione della raccolta tipica, là un riferimento alla tribolazione simile sebbene più generale e più grande alla fine di questa età sull’Israele anti-tipico – la Cristianità.
Veramente i profeti dichiararono del nostro Signore che egli aprì la sua bocca in parabole e in oscuri detti e “senza parabole egli non parlava loro.” Tuttavia in armonia con l’intenzione divina, i detti oscuri e le parabole stanno ora diventando luminosi per tutti quelli i cui occhi sono unti con il vero collirio.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 27 June 2013 : 17:33:00
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La tribolazione alla fine dell’età giudaica.
Il racconto di Luca della tribolazione sull’Israele carnale che culminò nel 70 A.D., è il più chiaro, così lo introduciamo qui: “Ora, quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate che allora la sua desolazione è vicina. Allora coloro che sono nella Giudea fuggano ai monti; e coloro che sono in città se ne allontanino; e coloro che sono nei campi non entrino in essa. Poiché questi sono giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte siano adempiute. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni, perché vi sarà grande avversità nel paese e ira su questo popolo. Ed essi cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dai gentili, finché i tempi dei gentili siano compiuti.” Luca 21:20-24
Questa porzione della profezia del nostro Signore in modo evidente si riferiva ad eventi sull’Israele carnale; e la storia ci dice che fu accuratamente adempiuta in ogni particolare nelle scene inquietanti con cui l’età e l’entità politica giudaica giunsero alla fine. “Poiché questi sono giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte siano adempiute.”
Ma le parole del nostro Signore riferite da Matteo e Marco differiscono da quanto precede, ed evidentemente si applicano alla tribolazione sull’Israele spirituale alla fine dell’età del Vangelo. Senza dubbio il nostro Signore pronunciò entrambe le dichiarazioni, ma gli evangelisti, non conoscendo delle due raccolte e dei due periodi di tribolazione, ma considerandoli praticamente delle ripetizioni non riferirono entrambe le dichiarazioni –con la supervisione del Signore, con l’intento di coprire o nascondere i fatti rispetto a questa raccolta fino al tempo opportuno per rivelarla.
La tribolazione alla fine dell’età del Vangelo.
I racconti di Matteo e Marco sono qui quasi identici. Matteo dice: “Quando dunque avrete visto l’abominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge intenda), allora coloro che sono nella Giudea fuggano ai monti. Chi si trova nella terrazza della casa, non scenda a prendere qualcosa di casa sua; e chi è nei campi non torni indietro a prendere il suo mantello. Ma guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! E pregate che la vostra fuga non accada d’inverno, né di sabato, perché allora vi sarà una tribolazione così grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne si salverebbe; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati.” Matt. 24:15-22; Marco 13:14-20
Quattro punti in questa narrazione mostrano che, mentre può aver avuto un’applicazione tipica alla tribolazione alla fine dell’età giudaica, la sua vera o più importante applicazione appartiene alla tribolazione con cui termina l’età del Vangelo.
(1) Il riferimento all’“abominazione della desolazione” menzionata nella profezia di Daniele.
(2) La dichiarazione che la tribolazione sarà la più severa che il mondo abbia mai conosciuto o di cui farà mai esperienza.
(3) Che a meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne si salverebbe.
(4) Il contesto che segue in maniera incontrovertibile descrive gli eventi alla fine dell’età del Vangelo – eventi che non potrebbero essere applicati alla fine della raccolta dell’età giudaica e non si adempirono allora.
Due di questi punti meritano uno speciale esame.
Il profeta Daniele (9:27) scrisse che dopo che il Messia sarebbe stato “messo a morte” a metà della settantesima settimana di patto di favore, stabilendo i sacrifici anti-tipici di espiazione, avrebbe fatto cessare i sacrifici e le oblazioni della Legge: e che allora, poiché le abominazioni sarebbero prevalse, egli avrebbe versato la distruzione sulla desolazione (la nazione rigettata), come Dio aveva a suo tempo decretato.
Tutto questo ebbe il suo adempimento con la distruzione dell’entità politica dell’Israele carnale. Dal tempo in cui il nostro Signore disse, “la vostra casa vi è lasciata deserta” –“non mi vedrete più finché non direte: ‘benedetto colui che viene nel nome di Geova,’ la loro religione divenne una abominazione, una forma vuota ,un segno del loro ripudio del solo sacrificio per i peccati provveduto da Dio e restarono sotto la maledizione che avevano invocato su se stessi (la cecità – Mat. 27:25), il loro corso verso la distruzione fu rapido, come Dio aveva decretato e predetto.
Ma la profezia di Daniele ha molto da dire sulla abominazione che causa desolazione sul nominale Israele spirituale; che ebbe il potere in modo rappresentativo nel papato e che ha esercitato una grande e perniciosa influenza di desolazione spirituale sulla casa spirituale o tempio di Dio, la chiesa di Cristo.
Questo abominevole sistema di errore doveva continuare fino alla purificazione della classe del santuario; e oltre a ciò doveva prosperare grandemente e condurre molti nel nominale Israele spirituale a ripudiare il sacrificio di riscatto, dato per tutti; e il risultato di questa influenza dominante sarebbe stato la desolazione della Cristianità rigettata.
Vedere Daniele 11:31; 12:11; e gli Studi sulle Scritture vol. III, cap. 4.
La grande abominazione della desolazione il cui fondamento resta nella dottrina della messa (che sostituisce le prestazioni umane al posto del grande sacrificio del Calvario, per la purificazione dal peccato), viene ora integrata da teorie di auto-espiazione e queste abominazioni dominanti sono sostenute da tale influenza e sofisma da ingannare molti –“se fosse possibile anche gli eletti,” e saranno precursori della distruzione della Cristianità.
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gattosilvestro67
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Lasciato il - 30 June 2013 : 08:44:53
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Guardando indietro vediamo in questo un altro parallelismo tra la fine della raccolta giudaica e la fine della raccolta del Vangelo.
Il rigetto da parte dell’Israele carnale del vero sacrificio per i peccati, e la loro conservazione dei tipici sacrifici che non erano più accettabili da parte di Dio, bensì abominazioni, fu un incidente importante in connessione con la loro caduta nazionale ed ecclesiastica. Così qui, il rigettare la dottrina del riscatto e l’accettazione o delle messe e delle opere buone o delle penitenze al suo posto, è una abominazione dal punto di vista di Dio ed è un importante incidente in relazione con la caduta della Cristianità, civile ed ecclesiastica.
Come già indicato la abominazione della desolazione che contaminò il santo luogo di Dio o vero tempio, la Chiesa, fu quella del papato, la cui pietra d’angolo è la dottrina blasfema della messa. L’abominazione, la contaminazione e la desolazione sono cosa vecchia; ma così grossolane furono le tenebre dell’errore durante i secoli passati che pochi, seppur ve ne furono, poterono vederlo.
Che la messa non fosse vista come una abominazione, neppure dai riformatori, è evidente: poiché sebbene la Chiesa d’Inghilterra nei suoi articoli neghi il potere dei preti di creare Cristo dal pane e dal vino, per sacrificarlo di nuovo, tuttavia non abbiamo alcuna asserzione che fosse avvertita l’enormità di questa pratica peccaminosa. E Lutero, sebbene pieno di denuncia per molti dei peccati e delle falsità del Papato, non vide la grande abominazione della desolazione che la messa era.
Al contrario, di ritorno alla sua chiesa dopo la sua permanenza al castello di Wartburg, trovando che la messa, così come le immagini e le candele, erano state trascurate, essendo prive di autorità scritturale, Lutero ristabilì la messa. In quest’ottica sull’argomento c’è un grande significato nelle parole del nostro Signore –Quando dunque avrete visto l’abominazione della desolazione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge intenda), allora coloro che sono nella Giudea fuggano ai monti.”
Qui possiamo ricordare il parallelismo tra le due raccolte, i due periodi di tribolazione e le due battaglie; e dobbiamo considerare che la Giudea rappresentava l’odierna Cristianità.
La parola greca resa “monti” potrebbe, altrettanto o più propriamente, essere resa al singolare –monte: ed è resa così nella maggioranza dei casi nella Common Version. In realtà, fuggire fuori dalla Giudea (letterale) ad un monte o ad altri monti sembra strano dal momento che la Giudea era in realtà “un paese collinare” e Gerusalemme è descritta come posta sulla cima dei monti. Ma applicare le parole del nostro Signore al tempo presente e al suo popolo nella Cristianità, il quale ora, alla luce della presente verità, vede l’abominazione che si trova dove non deve –nel luogo santo- al posto del vero sacrificio, è cosa molto semplice. Essi dovrebbero fuggire immediatamente dall’influenza della abominazione e dal sistema che falsamente definisce se stesso il regno (monte) di Cristo, al monte o Regno al quale in questo tempo il Cristo è tornato per sedersi in gloria e potere.
Ma per lasciare la Cristianità, ripudiare i suoi templi, le sue forme di devozione, i suoi intrattenimenti sociali, le sue lusinghe e i suoi onori e sfidare le sue denunce e anatemi dei suoi vari poteri di boicottaggio, e fuggire al Signore e al vero Regno, ripudiato, ignorato e rifiutare i saggi del mondo e i beni del mondo, è di certo decisamente una fuga, proprio un viaggio; e pochi se non i “santi” potranno anche solo pensare di intraprenderlo.
I pericoli della via sono tratteggiati dal nostro Signore in un modo che sembrerebbe eccessivo e contrario alla consuetudine se applicato solo alla sofferenza fisica dei credenti che fuggirono dalla Giudea al termine della raccolta giudaica: ma le sue parole sono evidentemente appropriate alla fuga spirituale e alle prove di questo tempo di raccolta. In una parola, questo comando di fuggire, e la descrizione delle prove conseguenti, possono essere opportunamente compresi se posti in relazione al comando di Rivelazione (18:4), “Uscite da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe.”
CONTINUA. ...
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