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Lasciato il - 18 June 2010 : 06:20:41
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NASCERE DI NUOVO
Il debole chiarore della luna illuminava le strade deserte. L'Evangelo di Giovanni (3:17) situa questo episodio dopo la prima Pasqua del ministero pubblico di Gesù (2:13-23). Poiché la festa iniziava il primo plenilunio di primavera (il giorno 14 del mese lunare di Nissan e durava sette giorni - Esodo 12:1-28), il dialogo in questione deve aver avuto luogo alla fine dei giorni dei pani azzimi, o poco dopo, cioè nella fase calante. Avvolto nel suo mantello, camminava con cautela per evitare d'incontrare qualcuno. La vita nelle grandi città gli aveva insegnato a diffidare dei luoghi bui. Preferiva i rischi dell'oscurità al pericolo d'essere visto da qualcuno che scoprisse chi era l'uomo che avrebbe incontrato quella notte. Solo la sua impazienza superava i propri timori. LO "SCONOSCIUTO" Le opere compiute da uno straniero del tutto particolare, durante le celebrazioni della Pasqua, avevano lasciato in lui una traccia profonda. Sentiva il bisogno imperioso d'indagare su quello scono-sciuto che aveva visto cacciare i mercanti dal tempio con tanto vigore e autorità (Giovanni 2:13-22). Nella sua vita di ricerche, basate su uno studio attento della realtà, aveva avuto modo di parlare e di conoscere maestri d'ogni tipo. Tuttavia, mai aveva visto e ascoltato uno come Gesù. Lo affascinava e lo sconcertava il suo stile unico, mai visto prima. Nel suo messaggio non si percepiva nessuno dei segni tipici delle sette conosciute, né le parole d'ordine dei gruppi e dei movimenti politici. Non aveva mai conosciuto nessuno con una personalità tanto indipendente, nessuno così convincente. Esponendo un argomento molto complesso, riusciva a renderlo lineare, senza scadere in semplificazioni. In che modo poteva essere tanto profondo e semplice nel tempo stesso...? Del resto, anche da un punto di vista professionale, era affascinato dal segreto delle sue tecniche. L'insegnamento rabbinico si basava sulla fedeltà all'autorità della tradizione, che era racchiusa in quel patrimonio interpretativo che più tardi si sarebbe chiamato la "Mishna" (intrerpretazioni orali delle Leggi della Torah, compilate nel II° secolo d.C.) e il Talmud (commentario della Mishna, trasformato in codice civile e religioso della comunità d'Israele). Rabbi Giuseppe ben Judà riprende coloro che volevano forzarlo a "dire qualcosa che non aveva udito dai suoi maestri" (Sukka 27 b, = Trattato sulla festa delle Capanne) e si dice del Rabbi Yohanan ben Zakkai "che non disse mai nulla durante la sua vita, che non avesse sentito dire dal maestro" (Sukka 28 a). Le interpretazioni rabbiniche contenute nella Mishnà e nel Talmud iniziano solitamente nel modo seguente: "E' stato detto che Rabbi Isaac ben Yussef disse, da parte di Rabbi Yohanan ben Zakkai, che la tradizione da ritenere valida è quella pronunciata da Rabbi Judà ben Ahad, figlio di Rabbi Huna, da parte di Rabbi Sheshet..." (Baba Mesi'a 33 a, = Trattato della Porta media). Possiamo quindi immaginare che tipo d'impatto possa aver prodotto la predicazione di Gesù in un ambiente in cui si pensava che "colui che interpreta la Torah in modo diverso dalla tradizione (halakah) sia maledetto (Sanhedrin 99, = Trattato sul Sinedrio e sulle sue competenze); e che "il vero maestro, è colui che non dà nessun credito a se stesso" (Abot 6 = I detti dei Padri). Gesù sorprendeva, tra le altre cose, perché insegnava "come avendo autorità, e non come gli scribi" (Matteo 7:29, Marco 1:22); Persino gli ufficiali giudiziari inviati per arrestarlo, non osarono avvicinarsi a lui affermando: "Nessun uomo parlò mai come quest'uomo" (Giovanni 7:46). In definitiva, quello che lo conquistava davvero era il suo carisma spirituale. Paragonate a lui, tutte le guide religiose che conosceva, compreso se stesso, apparivano superficiali, incompetenti, vuote. Quale esperto delle scuole rabbiniche, Nicodemo aveva trascorso molto tempo nella preparazione, allo scopo di diventare dottore della Legge (Giovanni 3:1) "Al termine di lunghi studi, all'età di quaranta anni, si veniva ordinati scribi, cosa che conferiva autorità nelle decisioni giuridiche, soprattutto nel Sinedrio, dove gli scribi sedevano di diritto" (Xavier Léon-Dufour, Dizionario del Nuovo Testamento, Brescia, 1978, pp. 481,482). Raggiunto il vertice della potente organizzazione dei farisei, rinomato per la sua competenza in materia di Testi Sacri, membro del Gran Consiglio e annoverato tra i capi della nazione, difficilmente poteva aspirare a uffici più elevati di quelli che già occupava. Oltre questo, tutti i privilegi di cui godeva non lo rendevano com-pletamente soddisfatto La sua situazione personale e il pensiero delle condizioni in cui versava il suo popolo, gli procurava un malessere profondo, insopportabile. Si considerava un intellettuale aperto, illuminato. Persino il nome che portava - "vittoria per il popolo" - tradiva le sue inquietudini e il taglio della propria formazione ideale. Nikòdemos è un nome greco composto da "nike" = vittoria e "demos" = popolo. Il nome rivela sia una apertura intellettuale, sia una spiccata tendenza nazionalista, dato che i giudei ortodossi usavano nomi ebraici, di preferenza teòfori, cioè che contengono un nome divino. C'era qualcosa nella sua vita che non gli consentiva di vederci chiaro. Era come se gli mancasse qualcosa d'essenziale. Non era mai riuscito a parlare con nessuno dei suoi sentimenti e, quindi, non aveva fatto emergere le proprie questioni rimaste irrisolte. Scontento per la piega che la situazione aveva assunto, sotto la guida dell'attuale classe dirigente d'Israele, presentiva e sperava che in Gesù ci fosse quel talento di riformatore di cui tanto il paese aveva bisogno. Quell'uomo sembrava possedere ciò che più avrebbe permesso di realizzarsi come leader e come persona. Per questo aveva bisogno di saperne di più. Desiderava sapere tutto di lui, chi era e che cosa si proponeva di fare. Avvicinarsi a Gesù era una cosa compromettente. Era in gioco la sua reputazione. Alcuni dei suoi amici, è vero, ammiravano le opere del Galileo, ma stentavano ad ammetterlo (Giovanni 2:23). Il nuovo maestro, in effetti, non si era inserito poi molto negli ambienti altolocati e di potere. Quindi, per il momento, non era il caso di mostrarsi in sua compagnia. Per evitare che il colloquio apparisse un po' troppo personale, rivelando quindi una simpatia che ancora Nicodemo non si sentiva di ammettere, provò a farlo passare come un'ambasciata del gruppo d'opinione che rappresentava. Arrivato sul luogo dell'appuntamento, la sua ansietà scompare perché ben presto si sente immerso in un clima d'assoluta fiducia. Il falegname di Nazareth, a prescindere e ben oltre i titoli ufficiali, possiede un talento superiore che spinge Nicodemo a salutarlo col titolo di "Rabbi" e ad assumere di fronte a lui l'atteggiamento di chi consulta un maestro. Lo schema della conversazione, senza dubbio molto intenso, occupa nell'Evangelo di Giovanni soltanto una pagina (Giovanni 3:1-21). Sullo sfondo di ciò che il testo ci trasmette, e di quello che esprimono i personaggi, cerchiamo di scoprire, leggendo tra le righe, ciò che non è scritto ma che gradiremmo molto sapere. Nicodemo non sa da dove cominciare. La denuncia di Gesù contro lo scandalo dei mercanti del tempio non somiglia per niente a quella di un agitatore politico. Nessun rivoluzionario avrebbe osato tanto. Il suo atteggiamento è quello di un inviato di Dio. Certo. Qual è veramente il suo mandato? "Maestro, sappiamo che vieni da Dio, perché nessuno potrebbe fare ciò che tu fai, se Dio non fosse presente in lui, in modo assolutamente speciale" (Giovanni 3:2). Se Gesù fosse stato il fondatore di una nuova scuola di teologia, sarebbe stato sicuramente lusingato nel ricevere l'omaggio che gli tributava uno dei personaggi eminenti di Gerusalemme e, senza dubbio, avrebbe fatto di tutto per assicurarsi un discepolo così importante. Gesù era molto più interessato allo sviluppo della coscienza degli uomini che a fare proseliti. Tuttavia, siccome Nicodemo si presenta a lui come discepolo, Gesù gli parlerà come un maestro. La prima lezione non sarà centrata su ciò che l'alunno domanda, ma su quello che "veramente gli manca". Il problema spirituale di Nicodemo affiora già nel suo "sappiamo". Si sentiva molto sicuro della sua cultura religiosa, mentre sapeva molto meno di quanto pensasse. Nicodemo ha voluto incontrare Gesù perché spera nella venuta del Messia e, a seguito di questa, crede nella gran riforma che porterà Israele al dominio sul resto del mondo. Crede, inoltre, che la fondazione di questo nuovo ordine, sia responsabilità umana e desidera sapere come accelerare questo processo rivoluzionario. L'insurrezione giudaica contro i romani, degli anni 66-70 d.C. fu innescata da un movimento di resistenza suscitato dalla gioventù intellettuale farisea e zelota (Giuseppe Flavio, Guerra 2:117 e seguenti) convinta com'era che: "Dio avrebbe sostenuto questa impresa a condizione che l'uomo collabori con essa, che i sostenitori di questa grande causa non abbandonino, stanchi, l'impegno preso" (Antichità 18:5). Gesù, mettendosi nell'ordine d'idee del suo interlocutore, gli risponde senza preamboli: "Se vuoi veramente vedere il regno di Dio, devi NASCERE DI NUOVO. Per far sì che il mondo cambi davvero, comincia a cambiare te stesso" Nicodemo rimane sconcertato. Non comprende quello che Gesù vuole dire. Per far sì che il mondo sia migliore occorrono molte trasformazioni, questo è chiaro. Più esattamente si avverte la necessità di "un gran cambiamento". Tuttavia l'opinione pubblica, non riteneva vi fosse alcuna relazione tra il rinnovamento, tanto auspicato, e la rinascita interiore. Cominciare da capo, nascere di nuovo, dall'alto? La parola "anothen" usata nel testo greco, significa: "tutto, l'insieme". Che cosa vuol dire il misterioso maestro? L'idea di nascere di nuovo è come uno choc. Una trasformazione assoluta, radicale per quanto lo riguarda, gli sembra non solo impossibile, ma anche, in definitiva, superflua. Davvero non si può recuperare nulla da questo Nicodemo onorato, sincero, religioso? E' davvero possibile rompere definitivamente con il passato e iniziare un nuovo cammino, con presupposti migliori? Può diventare un'altra persona, con ideali diversi, obiettivi nuovi, superiori a quelli di prima? Se ha ben compreso quello che vuole dire Gesù, deve spingere la sua revisione critica fino a ciò che considera più sicuro e intoccabile: l'insieme delle sue convinzioni religiose. Vuole dunque convincerlo che anche un apparato di credenze e comportamenti rigorosi come i suoi non, basta a farlo entrare nel "Regno di Dio"?. In quanto fariseo è convinto che l'uomo può giungere alla salvezza in virtù dei propri sforzi, mediante l'osservanza delle leggi divine. Il nucleo centrale della teologia farisaica era basato sulla convinzione che l'osservanza della legge era l'unico cammino di salvezza, tanto sul piano personale che su quello nazionale. "Grande è la Torah che procura la vita a coloro che la osservano, in questo mondo come in avvenire". "La Torah è vita (...) Colui che si appropria delle sue parole, si appropria del mondo avvenire" (Abot 6:7; 7:2-8). La venuta del Messia dipendeva dall'osservanza della legge da parte d"Israele: "Se Israele osservasse perfettamente la legge per un giorno solo, il figlio di Davide verrebbe immedia-tamente" (j Ta'anit 64 a, = Trattato sul digiuno). L'osservanza richiesta includeva, oltre le leggi bibliche, i commenti aggiunti dalla tradizione: "Solenni sono le parole dei savi, trasgredirle è più grave che trasgredire le parole della Scrittura" (Midrash tannaitico su Deuteronomio 17:11). Affermare che non si è in condizione di entrare nel Regno di Dio, quando effettivamente si crede già in lui, che si ha bisogno di una esistenza talmente nuova, e non di pratiche ulteriori di auto purificazione; e infine che occorre tornare a uno stato spirituale embrionale, quando si presume una maturità già raggiunta, non è eccessivo? Nicodemo non comprende l'impostazione di Gesù. La sua proposta gli sembra utopistica. Ognuno è figlio del proprio passato: di un am-biente familiare e sociale, di una serie di circostanze, di situazioni vissute nella loro unicità e irripetibilità. Tutto questo lo condiziona in misura rilevante. Nessuno può prescindere dalla propria storia e pre- tendere di realizzarsi rompendo con tutto e cominciando da zero. Tuttavia, Gesù insiste: il miglior retaggio civile e la migliore educa-zione religiosa non garantiscono l'ingresso in quella sfera di realizza-zione personale chiamata "Regno di Dio". Si tratta proprio di con-sentire a Dio una piena autorità sulle nostre vite. E siamo così lontani da questa situazione che il fatto di accedervi equivale davvero ad una "nuova nascita". Nascere di nuovo, dall'alto, significa iniziare a vivere pienamente. Noi, esseri umani segnati, dalla nostra limitatezza, quando veniamo al mondo, non siamo veramente "vivi". Dal nostro primo giorno di vita portiamo in noi un germe di morte (Genesi 2:16,17). Questi versetti, generalmente mal tradotti, dovrebbero dire così: "E l'Eterno Iddio diede all'uomo questo comandamento: Mangia liberamente del frutto di ogni albero del giardino; ma del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, MORENTE MORRAI". Nello stesso momento Adamo ed Eva iniziano a morire. Passarono dalla vita indefinita a quella definita. Nascere di nuovo, dall'alto, significa elevare la natura umana fino a recuperare la dimensione spirituale che abbiamo perduto. E' liberarci dalla spessa crosta che ci circonda facendoci credere che il mondo che vediamo sia l'unica realtà'. E' aprire gli occhi ad un'altra esistenza più vera. E', infine, scoprire che, ricongiungendosi a Dio, anche le limitazioni più gravi della nostra esistenza possono essere trascese. Nicodemo sente il suo senso comune percorso da una sorta di vertigine, anche se incomincia a comprendere. Gli costa, però, ammettere il suo disorientamento e abbandonare le proprie convinzioni. La sua risposta, quindi, suona a metà tra l'ingenuità e l'ironia. "In che modo si può nascere di nuovo quando si è vecchi?" Pensava a sé che lo era, oppure pensava che per tutti è sempre troppo tardi per ricominciare? Le sue obiezioni non manifestano necessariamente torpore intel-lettuale o malafede. Sono tipiche di chi sentendosi coinvolto, vuole andare in fondo alla questione. La sua formazione e prudenza gli impedisce, prima di abbandonare le sue posizioni, di verificare la solidità del terreno sul quale non gli è facile camminare. Nicodemo non comprende, secondo le categorie mentali umane, come Dio possa cambiare un uomo, pur rispettandone la libertà. La lezione notturna di Gesù, gli mostrerà, come l'idea di nascere di nuovo sia meno assurda di quella che insegna a salvarsi basandosi sulle energie umane. Gli mostrerà che abbiamo molte più garanzie di successo se, invece di costruire la nostra vita a partire dagli ideali e dalle risorse umane, la realizziamo a partire dell'ideale e dalla forza che proviene "dall'alto". Dio non esige da noi l'impossibile, ma propone un ideale che va oltre l'immaginazione. La nascita, come il parto fisico, è un'esperienza che comporta tra-vaglio, sofferenza. La nuova nascita non è l'oggetto di una con-quista, ma qualcosa che c'è donata. Nessuno può realizzare da solo la nuova nascita. Per nascere si dipende necessariamente da qual-cuno. In fondo, non esiste nessuno vero "self-made man", cioè "uomo che si è fatto da sé" L'uomo è incapace di costruirsi senza aiuti esterni. Per iniziare una vita realmente nuova, occorre che ogni essere umano prenda, prima di tutto, coscienza della necessità di un aiuto. Di fronte alla perplessità di Nicodemo, Gesù ripete lo stesso concetto con altre parole: si tratta di "nascere d'acqua e di "Spirito". Per un dottore in Sacre Scritture l'allusione a questi elementi primordiali (in ebraico la stessa parola designa l'aria, il vento, il soffio vitale e lo Spirito) era un'allusione chiara ai principi della creazione. In Genesi 1:1-3, Gesù allude al simbolismo del battesimo. Dietro il segno visibile (l'acqua), sussiste quello invisibile (lo Spirito). L'immersione del credente significa la sua morte al passato; riprendere il respiro, uscito dall'acqua, rappresenta il dono di una vita nuova, infusa dal soffio vitale dello Spirito. La cosa essenziale di questo gesto rituale non è il rito dell'immersione nelle acque, azione esterna, ma quel tipo di realtà spirituale, interiore e invisibile, che pone l'uomo in comunione con Dio. Detto in altri termini, non si tratta di un'opera umana, ma di un intervento divino. Gesù spiega che in ogni uomo esistono due livelli d'esistenza: uno carnale, un altro di natura spirituale. Ciascuno trasmette le caratte-ristiche a sé proprie. La carne trasmette la fragile condizione umana, lo Spirito, la forza di Dio. Le aspirazioni umane possono attestarsi. nella migliore delle ipote-si, al benessere economico, alla serenità familiare o al prestigio personale. Se si limita a questo piano di vita, l'uomo non riuscirà mai a elevarsi al progetto globale che Dio prevede per lui, né vincerà la sua debolezza innata. "Ciò che nasce dalla carne è carnale: solo ciò che nasce allo Spirito può essere spirituale" (Giovanni 3:6). L'uomo può vincere la sua impotenza spirituale solo con la potenza di Dio. La nuova nascita presuppone l'ingresso in una realtà, il cui centro non è nell'essere umano: significa passare da una vita condizionata, ristretta, delimitata dalla pura condizione umana, ad una vita propria libera e aperta a tutte le possibilità dell'essere: passare da un'esis-tenza antropocentrica (centrata sull'uomo), ad una teocentrica (cen-rata su Dio), passare da una realtà destinata alla morte, ad una realtà orientata verso la vita. Sorpreso dalle parole di Gesù, Nicodemo si chiede come sia possibile questo cambiamento. Con un lieve cenno d'ironia, Gesù gli fa intravedere come sia opportuno ricercare la nozione di una nuova vita oltre i limiti della propria formazione religiosa: "Tu sei professore di teologia e non lo sai?" Nicodemo era molto istruito. Le scienze religiose erano la sua specializzazione. Si muoveva in un mondo d'argomentazioni teologi-che, nel quale spiccava quale erudito. Apparentemente ignorava qualcosa di molto elementare: non aveva imparato che la vita spirituale non dipende dalle nostre conoscenze sul concetto di Dio, ma dalla concreta relazione con Lui. "Non stupirti" prosegue Gesù "se insisto nel dirti di tornare a nascere di nuovo, senza aspettare che tu arrivi ad intendermi. Lo spirito è come il vento, si notano i suoi effetti senza che sia necessario comprendere i meccanismi che regolano il suo funzionamento". Rinati spiritualmente, uomini violenti si sono trasformati in difensori della pace; esseri umani dominati dall'odio, diventano capaci di perdonare. Profondi egoisti, intraprendono le imprese più generose e prive di guadagno. Non ha importanza razionalizzare il processo della rigenerazione. L'importante è che si sia prodotto. Per questo, la condizione imprescindibile, anche se insufficiente se presa da sola, è l'impegno profondo della nostra volontà. Il resto proviene dalla possente energia della grazia. Non è possibile essere più precisi sulla sua successione. In un dato momento, irrompe nella nostra vita e la trasforma. La nuova nascita non si spiega razionalmente, si sperimenta. Non per sempre, ma ogni giorno. (1 Corinzi 15:31; 2 Corinzi 4:16). Nicodemo scopre, alla fine, l'orizzonte limitato delle sue conoscen-ze. Ha cercato di capire dalla sua tipologia culturale, ma la creatività divina non può essere compressa in nessun sistema di credenze. L'errore di Nicodemo, senza dubbio, non trae origine dalle fonti del suo sapere, ma dall'interpretazione che se ne dava, visto che tutto l'Antico Testamento è una continua lezione sull'incredibile iniziativa dell'amore divino. Al materialista riesce difficile concepire realtà dis- tinte dalla materia; così è anche per il legalista, al quale, è arduo comprendere che possa esistere un tipo di relazione con Dio slegata dal compimento di una norma. Nicodemo rimane perplesso. Nel resto del dialogo, il fariseo resta sulla difensiva, moltiplicando le domande che rivelano la sua confusione. "Come possono succedere queste cose?". Queste saranno le ultime parole riferite dall'Evangelo, sulla con-versazione di quella notte. Da quel momento in poi, Nicodemo rimane in silenzio, per ascoltare, senza interrompere, un singolare amico che condivide confidenzialmente la sicurezza delle sue convinzioni. (Giovanni 3:9-11). Nicodemo si basa invece sulle tradizioni e teorie. Gesù conosce per esperienza. Il fariseo conosce la lettera, Gesù vive lo spirito. Il dottore della legge, tuttavia, cerca quella luce che popolani galilei, già da tempo, stanno propagando. Una luce che sconvolge tutti i suoi schemi, a cominciare dalle proprie concezioni messianiche. Egli aspetta un messia che domini su Israele. Dio ha previsto di estendere il suo dominio sull'umanità intera. Il suo inviato sarà il re di tutti coloro che vorranno nascere per la vita eterna, in un regno d'amore senza frontiere. "Perché Dio ha tanto amato il mondo che gli ha dato il suo Unico Figlio" (Giovanni 3:126). Se Dio ama senza limiti e desidera una felicità smisurata per le sue creature, il suo obiettivo nell'inviare il Messia non può essere il giudizio, come si augurava il gruppo di Nicodemo. Secondo la profezia di Daniele 7, la missione del Messia sarebbe consistita nella liberazione di Israele e nel giudizio delle nazioni pagane, cominciando da Roma. Una famosa descrizione del giudizio finale inizia nel modo seguente "In quel giorno, Colui che solo è Santo, benedetto sia sempre, prenderà il libro della Legge, lo aprirà sul suo grembo e dirà: 'Che tutti coloro che possono presentare delle nuove opere, vengano a ricevere la loro ricompensa' (...). Per primo sarà chiamato l'impero di Roma, perché è il più vasto. E il Santo. che sia benedetto, gli domanderà: 'Che cosa hai fatto?'. Egli risponderà: 'Signore dell'Universo: Ho costruito molti mercati, fabbri-cato un gran numero di terme. accumulato oro e argento in quanti-tà; e tutto questo l'ho fatto perché Israele potesse dedicarsi con tranquillità allo studio della Torah. L'Unico, il Santo, benedetto egli sia, allora risponderà: "Popolo insensato più d'ogni altro al mondo! Tutto questo lo hai fatto per il tuo tornaconto; avete costruito mercati per alimentare i vostri postriboli, fabbricaste delle terme per dedicarvi ai vostri piaceri; ed in quanto all'oro e all'argento, entram- bi m'appartengono" (...)". Il giudizio termina con la distruzione delle nazioni e la giustificazione d'Israele (Aboda Zara 2 a,b, = Trattato sull'idolatria). Il giudizio sarà l'ultima conseguenza della libertà umana. La missione del Figlio è di portare la vita, per sempre, non quello di distruggere qualcuno e salvare qualcun altro, piuttosto quello di dare speranza a tutti. Poiché non desidera cittadini costretti, il suo regno non si affer-merà tramite la forza, ma attraverso la persuasione dell'amore. L'uomo, ferito a morte nel suo intimo, otterrà di entrare nella vita nuova dopo essere stato curato da quella ferita mortale. "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, nello stesso modo il Figlio dell'uomo deve essere innalzato, perché tutti coloro che credono in lui abbiano vita eterna" (Giovanni 3:14,15; Numeri 21:4-9). Gesù finalmente risponde all'importante domanda che Nicodemo non era riuscito a formulare. "Come fare per ottenere questa vita? In che modo nascere di nuovo?" Separandosi da Dio, sola fonte di vita, gli esseri umani si sono condannati a morte da soli. La nostra unica possibilità di salvezza consiste nel ricollegare all'eternità la nostra condizione d'esseri finiti. Il nostro destino dipende dalla COMUNIONE o dal DISTACCO, entrare nella luce della vita o annegare nelle tenebre del nulla. Nel campo sanitario, in alcuni casi a rischio, l'unica soluzione è rappresentata da un ricovero chirurgico. Allo stesso modo possiamo vedere la luce mediante l'intervento della Chirurgia che viene DALL'ALTO. Soluzione radicale, ma accettandola avremo la salvezza. "Chi cerca la verità, viene alla luce...(Giovanni 3:21). Con l'eco di queste parole di speranza nella mente, Nicodemo si congeda. L'impressione destata dal messaggio appena ricevuto sarà indelebile; si farà attendere ancora molto. Alcune nascite spirituali sono molto rapide, altre hanno una gestazione incredibilmente lunga. Nicodemo è il discepolo della notte: un seguace nell'ombra. Uno che avrebbe voluto essere discepolo di Gesù, ma non sembrarlo. Uno che dubita, non per mancanza di convinzione, ma di coraggio. L'uomo del "che cosa dirà la gente" e della prudenza che sconfina nell'indolenza. Un individuo che può nutrire dell'ammirazione, ma che stenta a pronunciarsi, correndo il rischio finale di non separarsi dalla categoria dei tiepidi, i quali, secondo la metafora biblica, saranno vomitati dalla bocca di Dio. (Apocalisse 3:14-22). Nicodemo ha paura di compromettersi, sapendo bene quanto sia difficile remare contro corrente. Desidera sì cambiare, ma non arriva ad infrangere il guscio fossilizzato del suo "IO". Avrebbe potuto essere, da quella notte, un uomo nuovo al servizio dell'Evangelo; si contenterà di rimanere un giurista al servizio di vec-chie conoscenze legaliste. Solo tre anni più tardi, quando l'alto clero deciderà di farla finita una volta per tutte con il rivoluzionario predicatore, Nicodemo, finalmente, si arrischierà a prendere le difese di Gesù (Giovanni 7:40-52). Ma quando questo discepolo dell'ultima ora si deciderà a prendere pubblicamente posizione a favore di Gesù, questi sarà già stato messo a morte (Giovanni 19:38-42). Aprendosi uno spiraglio tra le ombre, nell'orizzonte incerto della sua vita, la luce ricevuta durante il colloquio segreto illuminerà la croce del Calvario e gli ricorderà l'enigmatico riferimento al palo innalzato tra la terra e il cielo, per la salvezza del genere umano. Spinto da quella ispirazione si pronuncerà a favore del crocifisso, proprio nel momento in cui i suoi discepoli fuggiranno, sconfitti e increduli. Sfidando colleghi e capi che sempre aveva temuto, chiederà loro di prendersi cura del corpo di Gesù e, ultimo omaggio a chi aveva seguito sempre da lontano, cospargerà d'unguenti e profumi quelle piaghe che la sua stessa codardia aveva contribuito ad aprire. Paradossalmente, solo da quel momento comincerà a rinascere a questa nuova realtà nella quale con tanta fatica aveva creduto.
Scritto Da - ettore il 18 Giugno 2010alle ore 06:22:04 |
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