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 Tentativi della Watchtower di manipolare la storia
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Lasciato il  - 30 July 2010 :  07:01:11  Mostra profilo  Spedisci Email all' autore  Modifica Discussione  Rispondi con Citazione  Vedi l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Discussione
Esaminiamo alcuni tentativi della Watchtower di delegittimare le fonti storiche che stabiliscono il 587 a. E. V. (e non il 607) quale anno della distruzione di Gerusalemme.

Si legge ne La Torre di Guardia del 1° giugno 1978, a pag. 30:
“Quanto è accurata la cronologia dell’antico Impero Babilonese attualmente accettata? Per molti anni i cronologi hanno preso molto seriamente l’elenco dei re compilato da Tolomeo Claudio, studioso greco del secondo secolo, considerato spesso il più grande astronomo dell’antichità. Tuttavia, nel suo nuovo libro ‘The Crime of Claudius Ptolemy’, il noto fisico Robert R. Newton dell’Università John Hopkins presenta la prova che Tolomeo ‘inventò di proposito’ molte osservazioni astronomiche per dimostrare certe teorie da lui formulate, ‘onde poter asserire che le osservazioni convalidavano le sue teorie’. La rivista ‘Scientific American’, nei suoi commenti sul libro di Newton, osserva: ‘In tale falsificazione Tolomeo può essere giunto a inventare la durata del regno dei re babilonesi. Dato che la moderna ricostruzione della cronologia babilonese è stata basata in gran parte su una lista di re di cui Tolomeo si servì per precisare le date di presunte osservazioni babilonesi, secondo Newton ‘tutta la cronologia di una certa importanza deve ora essere riesaminata senza più riporre alcuna fiducia nella lista tolemaica [dei re]’’. — Ottobre 1977, pag. 80.”.

Nel marzo del 1979 però la stessa Scientific American trattava di nuovo del libro di Newton per dire: "Storici ed astronomi hanno studiato il libro [di Newton] e parecchi hanno concluso che l'accusa di frode rivolta a Tolomeo è infondata", "Il processo di Newton contro Tolomeo crolla perché esso si basa su una imperfetta analisi statistica e sull'inosservanza dei metodi dell'antica astronomia".

Di quest’aggiornamento l’editore americano dei Testimoni di Geova non dava però mai notizia, e ancor oggi l’opinione obsoleta riportata da Scientific American e da essa stessa successivamente corretta, viene ancora citata come prova.

Come poté il fisico Robert R. Newton giungere alle sue conclusioni sbagliate? Lo zampino della Watchtower si svela nella prefazione del suo libro, in cui lui ringrazia un collaboratore che gli ha fornito chiarimenti sul rapporto tra la cronologia e l'astronomia: un Testimone di Geova. Ecco così spiegati gli errori in cui incorse e che fecero dichiarare a Scientific American che “il processo di Newton contro Tolomeo crolla” (Numero di marzo 1979). Il fisico Newton in seguito ammise onestamente: “La cronologia babilonese non è il mio campo”.

La citata Torre di Guardia commentava così la citazione poi rivelatasi priva di consistenza: “Queste scoperte illustrano come non ci sia da fidarsi della storia e dei calcoli cronologici secolari quando contrastano con la Bibbia. A differenza degli storici secolari, gli scrittori della Bibbia non avevano nulla da guadagnare presentando i fatti sotto falsa luce” (Ibidem). Noi osserviamo che alla luce dei fatti le scoperte non “contrastano con la Bibbia” (Ibidem), ma che di certo l’interpretazione della Watchtower contrasta con la Bibbia. Gli scrittori della Bibbia non hanno mai presentato i fatti sotto falsa luce, ma dobbiamo prendere atto che la Watchtower lo fa, proprio come nel caso della citazione di Scientific American, mai da essa aggiornata.

Eccola la citazione aggiornata e definitiva di Scientific American:
"L'accusa mossa da Newton è inconsistente. Tolomeo è considerato il maggiore astronomo dell'antichità. La sua opera 'E Matematike Syntaxis (Trattato di Matematica), rinominata Almagesto (Il più grande) dai dotti arabi del secolo nono, espone un'ampia teoria dei moti planetari che fu accettata per 1400 anni. Sulla base di tale teoria Tolomeo elaborò un sistema matematico che permetteva di prevedere le posizioni future dei pianeti. Nella Sintaxis Tolomeo incluse anche il più esteso catalogo stellare dell'antichità. La Sintaxis contiene numerosi riferimenti ai precursori di Tolomeo e particolarmente a Ipparco (il compilatore del primo catalogo stellare), e in parecchi casi gli scritti di Tolomeo sono per gli storici l'unica fonte di informazione sulla antica astronomia greca e sulla cronologia babilonese. Questi scritti, per esempio, contengono l'unica lista della durata dei regni babilonesi che sia giunta fino a noi.
Nel suo libro The Crime of Claudius Ptolemy Newton accusa l'astronomo di avere inventato sistematicamente i dati che sono alla base della sua teoria dei moti planetari. Questo, scrive il Newton, ha reso Tolomeo "il più fortunato impostore della storia della scienza" e l'autore del testo che "ha arrecato all'astronomia più pregiudizio di qualunque altra opera che sia mai stata scritta". La base del processo intentato da Newton è l'analisi statistica, un procedimento per mezzo del quale egli ha voluto dimostrare che la precisione di alcune osservazioni che Tolomeo dice di avere effettuato è talmente levata che le probabilità che egli le abbia fatte realmente con gli strumenti che egli descrive sono una su un miliardo. D'altra parte, laddove le osservazioni di Tolomeo risultano imprecise in base alle teorie odierne, Newton sostiene che Tolomeo con gli strumenti che dice di avere utilizzato avrebbe dovuto essere in grado di fare osservazioni più precise. Anche in questo caso Newton ha calcolato le probabilità che Tolomeo possa avere commesso simili errori, e avendo trovato che tali probabilità sono di una contro 1092, è giunto alla conclusione che le osservazioni di Tolomeo sono fraudolente.
Noel M. Swerdlow, dell'Università di Chicago, in un articolo che apparirà su The American Scholar, sostiene che l'analisi statistica di Newton non ha nessun valore. Per calcolare quante probabilità un certo evento possa verificarsi per un determinato numero di volte, Newton ha spesso fatto affidamento su quella che viene definita la regola del prodotto: si moltiplica la probabilità che un certo evento si verifichi per il numero dei casi possibili. Per esempio la probabilità di ottenere 1 con un dado è una su sei, o 1/6; la probabilità di ottenere 1 due volte di seguito è 1/6 per 1/6, ossia 1/36, e la probabilità di ottenere 1 tre volte di seguito è 1/6 per 1/6 per 1/6, ovvero 1/126.
Per poter applicare la regola del prodotto è necessario conoscere la probabilità che si produca un singolo evento e il numero totale di casi possibili. Inoltre la regola funziona soltanto a condizione che gli eventi siano indipendenti fra loro. In altre parole la regola del prodotto vuole che il verificarsi o meno di un evento in un caso determinato non influisca sulla probabilità che esso si verifichi in un caso successivo. Questa condizione vale riguardo al dado: se ad una determinata gettata esce l'1, questo non influirà sulla probabilità che esca ancora l'1 ad ogni gettata seguente.
Secondo Swerdlow la regola del prodotto non si può applicare alle antiche osservazioni astronomiche, come quelle fatte da Tolomeo, per la ragione che non sussiste nessuna delle condizioni necessarie per poterla applicare. Newton non ha semplicemente nessuna possibilità di determinare la probabilità che una qualunque delle osservazioni di Tolomeo abbia un dato valore. Inoltre Newton non è in grado di sapere se le osservazioni siano state o meno indipendenti le une dalle altre come richiede la regola del prodotto. Perciò, conclude Swerdlow, Newton applica in modo arbitrario i metodi statistici quando prima di tutto presume una probabilità iniziale dell'ordine di 1 su 10, ossia di 1/10, che un'eclisse lunare non sia fraudolenta e poi moltiplica per 1/1012 questo fattore per calcolare la probabilità che 12 osservazioni di eclissi lunari siano fraudolente.
Le osservazioni di Tolomeo confermano con tale precisione i suoi calcoli teorici che, dal punto di vista della scienza moderna, può nascere il sospetto che siano state costruite ad arte. Victor E. Thoren dell'Università dell'Indiana e Owen J. Gingerich dell'Università di Harvard hanno fatto notare indipendentemente l'uno dall'altro che una tale precisione è perfettamente comprensibile dal punto di vista della scienza antica. Gli uomini che si occupavano di astronomia ai tempi di Tolomeo erano dei matematici e ad essi la dimostrazione, il rigore e la logica premevano più che la precisione delle osservazioni. Riferire soltanto le osservazioni che confermavano le teorie e scartare tutto il resto faceva parte dell'etica comunemente accettata dalla scienza antica. Questa consuetudine spiega l'armonia perfetta esistente tra le osservazioni di Tolomeo e il suo lavoro teoretico. Non prima dello sviluppo dei metodi statistici e probabilistici nel XVIII secolo i filosofi naturalisti cominciarono a prendere in considerazione le osservazioni casuali, poiché soltanto in quel tempo essi poterono disporre delle tecniche necessarie per interpretare quantità notevoli di dati imprecisi col calcolo della media, dei mediani, delle deviazioni e simili. In breve, secondo Swerdlow, Thoren e Gingerich, il processo di Newton non sta in piedi, perché si basa su un'analisi statistica difettosa e non tiene conto dei metodi dell'antica astronomia". - Scientific American, Vol. 240, n.3, marzo 1979, pagg. 90-94.

I tentativi della Watchtower di manipolare le fonti storiche sono confessati da un ex autorevole membro del suo corpo direttivo, Raymond Franz. Già Testimone di Geova all’età di 16 anni, rimase nell’organizzazione fino al 1980; fu membro del corpo direttivo (la massima posizione) dal 1971 fino al suo abbandono nel 1980. Per la sua fede subì carcere e percosse; rinunciò ad avere figli per seguire la direttiva che J. Rutherford, allora presidente della Società, aveva imposto (Face the Facts, pag. 46, 193; cfr. Children, 1941, pag. 366). Il Franz fu “pioniere speciale” dal 1941 al 1944, e in seguito fu missionario in varie zone del pianeta fino al 1965 quando venne chiamato alla sede centrale di Brooklyn. Ricoprì incarichi come “sorvegliante di zona” (coordinatore viaggiante di vaste zone mondiali che includono molte nazioni). Partecipò attivamente alla stesura del libro Ausiliario per capire la Bibbia e nel 1971 fu nominato membro del corpo direttivo della società americana. Nel 1980 diede le dimissioni dal corpo direttivo per motivi che lui definì di coscienza. Come d’uso nel gruppo religioso, il Franz subì quindi il trattamento disumano dell’isolamento totale cui sono costretti tutti coloro che escono dall’organizzazione: amici, parenti e familiari voltano le spalle a chi si dissocia.

R. Franz sentì allora il bisogno di scrivere un libro: Crisi di coscienza, pubblicato anche in italiano da Edizioni Dehoniane, Roma, 1989. In esso svela i retroscena che riguardano la fissa dell’organizzazione per il 607 a. E. V.:
"La principale dottrina dei Testimoni di Geova è che la profezia biblica additi l’anno 1914 come la fine dei "tempi dei Gentili" di Luca 21:24 e che in quell’anno Cristo Gesù abbia assunto il potere regale e abbia iniziato a governare in maniera invisibile. I riferimenti ad un periodo di "sette tempi" in Daniele cap. 4 costituirebbero la base dei calcoli che portano a quella data e, mediante altri testi, questi "sette tempi" si trasformerebbero in un periodo di 2.520 anni, iniziatisi nel 607 a.E.V. e finiti nel 1914 E.V. L’anno d’inizio, il 607 a.E.V., fu scelto come l’anno della distruzione di Gerusalemme per mano del conquistatore babilonese Nabucodonosor. Sapevo che la data del 607 a.E.V. appariva una peculiarità delle nostre pubblicazioni, ma non ne conoscevo veramente il motivo. Solo per l’articolo "Cronologia" si impiegarono mesi di ricerche e ne risultò la voce più lunga di tutto l’Ausiliario. La maggior parte del tempo trascorse nel tentativo di trovare qualche prova, qualche sostegno nella storia, per il 607 a.E.V., una data cruciale nei nostri calcoli che approdavano al 1914. Charles Plonger, membro del personale del quartier generale, che collaborava con me in quel periodo come segretario, effettuò ricerche in tal senso nelle biblioteche di tutta la città di New York alla ricerca di qualunque cosa potesse confermare quella data dal punto di vista storico. Non trovammo proprio niente a sostegno del 607 a.E.V. Tutti gli storici additavano una data posteriore di 20 anni. Tra le decine e decine di migliaia di tavolette cuneiformi di terracotta, trovate nell’area mesopotamica e risalenti al tempo dell’antica Babilonia, di cui, prima di dedicarmi alla raccolta per la voce Archeologia sull’Ausiliario ignoravo la consistenza numerica, nessuna comprovava per l’impero Neo-babilonese (epoca in cui è fissato il regno di Nabucodonosor) una durata tale da permettere di includerci il 607 a.E.V., la data da noi sostenuta, come quella della distruzione di Gerusalemme. Tutto additava un periodo più breve di 20 anni rispetto a quello sostenuto nella nostra cronologia pubblicata in vari libri. Sebbene considerassi questo fatto inquietante, ero disposto a credere che la nostra cronologia fosse corretta malgrado tutta l’evidenza contraria. Così, nella stesura del materiale per l’Ausiliario, furono dedicati molto spazio e tempo nel tentativo di togliere credibilità alle evidenze archeologiche e storiche che attestavano l’erroneità della nostra data del 607 a.E.V. e che fornivano un diverso punto di partenza per i nostri calcoli e, conseguentemente, un punto d’arrivo differente dal 1914. Charles Plonger ed io ci recammo alla Brown University di Providence, Rhode Island, per intervistare il professor Abraham Sachs, uno specialista in antichi testi cuneiformi. Volevamo cercare di ottenere qualche informazione attestante qualche falla o un qualsiasi lato debole nelle indicazioni astronomiche contenute in molte tavolette, indicazioni che provavano l’infondatezza del nostro 607 a.E.V. Alla fine fu evidente che, se davvero la nostra data fosse stata quella giusta, si sarebbe verificata una teorica cospirazione da parte degli antichi scribi – senza alcuna ragionevole giustificazione - per falsificare i fatti. E allora, come un avvocato di fronte a una prova che non può annullare, il mio tentativo fu quello di screditare o ridurre la credibilità degli antichi testimoni che avevano presentato quella prova: l’evidenza dei testi storici relativi all’Impero neo-babilonese" - Raymond Franz, Crisi di coscienza, pagg. 47,48.

Illuminante e sconvolgente è anche l’esperienza di un ex Testimone di Geova svedese, C. Olof Jonsson. Egli narra che quando era “pioniere” (predicatore di casa in casa a tempo pieno) nel 1968, fu sfidato da una persona cui teneva uno studio biblico a dimostrare la storicità dell’anno 607 a. E. V. quale presunta data della distruzione di Gerusalemme. In conseguenza di ciò dovette fare ricerche che durarono fino al 1975, quando ebbe l’evidenza che la Watchtower era in errore. Preparò allora uno studio accurato e lo inviò alla sede centrale di New York nel 1977. Una lettera della sede centrale americana datata 17 gennaio 1978 gli diceva: “A prescindere dalla validità degli argomenti portati a sostegno di codeste tesi, queste al momento devono essere considerate come un tuo personale punto di vista. Non è una questione della quale tu dovresti parlare con altri membri della congregazione o che dovresti cercare di divulgare tra loro”. Di nuovo, il 15 maggio 1980 gli scrivevano: “Siamo certi che comprenderai che non sarebbe opportuno divulgare i tuoi punti di vista e le tue deduzioni sulla cronologia, divergenti da quelli resi pubblici dalla Società, provocando tra i fratelli l’insorgere di questioni e problemi gravi”. Sperando in un esame del suo studio da parte del corpo direttivo, il Jonsson si attenne a quanto gli veniva chiesto e attese. Il 2 settembre 1978 intanto era stato convocato da rappresentanti della Watchtower che gli dissero di aver ricevuto l’incarico di convocare quell’udienza perché a Brooklyn erano seriamente preoccupati per le sue ricerche. Fu di nuovo diffidato di divulgare le sue ricerche e gli fu detto chiaramente che la Società non desiderava né aveva bisogno che dei Testimoni si occupassero di ricerche di questo genere. Jonsson si dimise allora dall’incarico di “anziano” di congregazione. In seguito fu costretto a denunciare a Albert Schroeder, membro del corpo direttivo, il trattamento cui fu sottoposto da vari “anziani” e “sorveglianti viaggianti” sia nelle adunanze che nelle assemblee: fu definito ribelle, eretico, schiavo malvagio, elemento pericoloso, posseduto dal demonio, uno che doveva essere disassociato da un pezzo. Nessuna confutazione allo studio di Jonsson arrivò mai, se non un breve accenno in appendice al libro Venga il tuo regno (pagg. 186-189), che non faceva altro che ribadire gli argomenti precedenti sul 607 a. E. V.. Jonsson fu infine espulso dall’organizzazione. Il suo studio lo ha pubblicato nel suo libro intitolato The Gentile Times Reconsidered, tradotto anche in italiano con il titolo I tempi dei gentili, la profezia senza fine dei testimoni di Geova, Edizioni Dehoniane, Roma, 1989.



Scritto Da - CieloSegreto il 30 Luglio 2010alle ore 07:04:35

Scritto Da - CieloSegreto il 30 Luglio 2010alle ore 15:57:26


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Lasciato il  - 30 July 2010 :  07:38:03  Mostra Profilo    Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
E' vero. Speriamo che anche altri aprano la loro mente.
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vlady
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Lasciato il  - 30 July 2010 :  13:09:27  Mostra Profilo    Visita vlady's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Dovrei fare ancora studio aprofondito sul argomento. Personalmente credo che tempi dei gentili hanno segnato inizio del favore di Padre verso Israele carnale, non la presenza di Signore. Quindi venti anni di piu o meno non cambiano tanto, perche favore al Israele abbiamo tutti davanti ai occhi. Invece negare presenza vuol dire negare troppe cose evidenti sia nelle Scritture sia nei fatti di storia, dopo faro una lista di dotrine sostenute dalle scritture a quali dobbiamo rinunciare se non crediamo che Signore e presente. Ma per curiosita vorrei chiederti, hai visto ricerche e sito di "monsepe" dal forum di t.d.Geova (se non sbaglio), che ha fatto sul argomento? Se si potresti a ribadire cio che ha scritto?
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Lasciato il  - 30 July 2010 :  15:55:49  Mostra Profilo    Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Caro Vlady, dietro tuo suggerimento ho cercato nel sito che indichi le argomentazione di “monseppe1”. Devo dire che è stata un’impresa districarsi tra le sue divagazioni, farcite di battutine. In ogni modo, credo di aver colto l’essenziale. Tutta la sua presunta argomentazione potrebbe essere liquidata semplicemente richiamandosi alla Watchtower: nulla dei suoi ragionamenti è, infatti, utilizzato nella letteratura della Società americana, che pur è fissata con il 607 a. E. V..

Detto questo, faccio notare gli errori di valutazione fatti da “monseppe1”. Egli, dopo aver dichiarato esplicitamente: “È il Vat 4956 che metto in discussione”, pretende di basarsi sulla Bibbia per dimostrare i “70 anni di prigionia del popolo ebraico”. In questa sua pretesa, dichiara: “Seguendo le informazioni della Bibbia, mi sono limitato semplicemente a osservare i tempi descritti e suggeriti dai profeti Geremia, Daniele”. E qui inizia a commettere errori, che sono poi quelli tipici della Watchtower. Vediamoli.

Nella profezia di Ger 25:8-12 sono predette due cose:
1. “Tutto questo paese [Giuda – cfr. v. 9] sarà ridotto in una solitudine e in una desolazione”. - Ger 25:11.
2. “Queste nazioni [ovvero “tutte le nazioni circostanti”, v. 9] serviranno il re di Babilonia per settant'anni”. - Ger 25:11.

Geremia predice che il paese di Giuda sarebbe divenuto “un luogo devastato”, ma – si noti – questa devastazione non è direttamente associata al periodo di settant’anni.

Il direttivo statunitense dà un particolare significato alla parola “devastazione”: “La profezia biblica non consente di far coincidere i 70 anni con un periodo di tempo diverso da quello intercorso fra la desolazione di Giuda, conseguente alla distruzione di Gerusalemme, e il ritorno in patria degli esiliati ebrei in seguito al decreto di Ciro. La Bibbia precisa che i 70 anni sarebbero stati anni di devastazione del paese di Giuda” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 1, pag. 622, il corsivo è degli autori). Si vorrebbe qui porre le basi per applicare i settant’anni solo al periodo di devastazione conseguente la distruzione di Gerusalemme. Infatti, è detto chiaramente che tale “desolazione di Giuda” sarebbe “conseguente alla distruzione di Gerusalemme” (Ibidem). L’evidente tentativo è di far partire il conteggio dei 70 anni dalla distruzione della città santa.

Come già notato, la devastazione di Giuda non è associata ai 70 anni. Questo periodo riguarda invece le “nazioni all’intorno” (v. 9, TNM): “Queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni” (v. 11, TNM). Inoltre, non è per nulla vero che la desolazione di Giuda iniziò con la distruzione di Gerusalemme. La parola tradotta “luogo devastato” (v. 11, TNM) è nell’ebraico חָרְבָּה (chorbàh) ed è usata anche al v. 18 dello stesso capitolo: “17 E prendevo il calice dalla mano di Geova e [lo] facevo bere a tutte le nazioni alle quali Geova mi aveva mandato: 18 cioè a Gerusalemme e alle città di Giuda e ai suoi re, ai suoi principi, per farne un luogo devastato [חָרְבָּה (chorbàh)], un oggetto di stupore, qualcosa a cui fischiare e una maledizione, proprio come in questo giorno” (TNM). Si noti che questa profezia fu annunciata “nel quarto anno di Ioiachim figlio di Giosia, re di Giuda” (v. 1, TNM) ovvero un anno dopo che ci fu un primo assedio di Gerusalemme: “Nel terzo anno del regno di Ioiachim re di Giuda, Nabucodonosor re di Babilonia venne a Gerusalemme e le poneva l’assedio” (Dn 1:1). Quando, “nel quarto anno di Ioiachim” la profezia divina annunciava che il territorio di Giuda sarebbe divenuto “un luogo devastato” o chorbàh (חָרְבָּה), era il primo anno del regno di Nabucodonosor ovvero diciotto anni prima della distruzione di Gerusalemme. Eppure, si noti, il chorbàh era già in atto, perché Dio dice: “Per farne un luogo devastato [חָרְבָּה (chorbàh)], un oggetto di stupore, qualcosa a cui fischiare e una maledizione, proprio come in questo giorno”. - V. 18, TNM.

Il direttivo di Brooklyn fa quindi un duplice errore: applica la devastazione (chorbàh) - che era già in atto - a partire solo dalla distruzione di Gerusalemme e applica a Giuda i 70 anni riferiti invece alle “nazioni all’intorno”.

È un errore parlare di “70 anni di desolazione di Gerusalemme sotto Babilonia” (Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile, pag. 85, § 1). La Bibbia non dice così. Il passo scritturistico afferma:

“Queste nazioni [non solo Giuda] dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”. - Ger 25:11, TNM.
Non si tratta di “70 anni di desolazione di Gerusalemme” (Watchtower), ma di 70 anni di schiavitù per Giuda e le nazioni circostanti (Bibbia). La schiavitù riguarda quindi molte nazioni. La cosa è talmente ovvia che perfino nella Traduzione del Nuovo Mondo dell’edizione del 1967, in testa a pag. 813, viene indicato “70 anni di cattività”. Che diventano poi “70 anni d’esilio in Babilonia” nell’edizione del 1986.

Comunque, gli editori della Torre di Guardia tacciono il fatto che Geremia associ nella schiavitù molte nazioni né dicono che Geremia predice per queste nazioni 70 anni di schiavitù. Il fatto è che essi si danno un gran da fare per creare l’impressione che i 70 anni riguardino unicamente Giuda, che riguardino non la schiavitù ma la desolazione e tutto ciò sia avvenuto dal momento che Gerusalemme e il suo Tempio furono distrutti. Tutto ciò con il preciso intento di piegare la Scrittura alla loro interpretazione per sostenere l’anacronistico anno 607 a. E. V..

Non si deve confondere schiavitù con esilio o desolazione. Per le nazioni intorno a Giuda schiavitù significava prima di tutto vassallaggio. Dato che Giuda tentò ripetutamente, ribellandosi, di scrollarsi di dosso il giogo babilonese, la sua schiavitù comportò necessariamente ondate successive di devastanti invasioni militari e deportazioni fino al punto che il paese fu completamente desolato e spopolato a seguito della distruzione di Gerusalemme nel 587 a. E. V.. Questo destino era cosa ben diversa dalla schiavitù ed era stato predetto per ogni nazione che avesse rifiutato di servire il re babilonese:
“Deve accadere che la nazione e il regno che non lo serviranno, proprio Nabucodonosor re di Babilonia, e chi non metterà il collo sotto il giogo del re di Babilonia, a quella nazione rivolgerò la mia attenzione con la spada e con la carestia e con la pestilenza’, è l’espressione di Geova, ‘finché non avrò posto loro fine per mano sua”. - Ger 27:8, TNM.

Geremia aveva messo in guardia il popolo dal tentare di scrollarsi di dotto il giogo babilonese: “Servite il re di Babilonia e continuate a vivere. Perché questa città deve divenire un luogo devastato?” (Ger 27:17, TNM). Ma Giuda si ribellò e dopo circa diciotto anni di schiavitù le toccò la sorte della distruzione. In nessun passo biblico però è scritto che la devastazione sia durata 70 anni. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio nella sua ultima opera scrive: “Nabucodonosor, nel diciannovesimo anno del suo regno, rese desolato il nostro tempio, ed esso rimase in questo stato per cinquant’anni”. - Contra Arpionem I, 21.

Che i 70 anni si riferiscano al tempo della supremazia babilonese e non al periodo di desolazione di Gerusalemme (calcolato dalla sua distruzione) è chiaramente detto dalla Scrittura:
“E deve accadere che quando i settant’anni si saranno compiuti chiederò conto al re di Babilonia e a quella nazione’, è l’espressione di Geova, ‘del loro errore, sì, al paese dei caldei, e certamente ne farò distese desolate a tempo indefinito”. - Ger 25:12, TNM.

Qui c’è la chiave di comprensione. La domanda è: quando Dio chiese conto al re babilonese dei suoi errori? La risposta è cruciale, giacché la Scrittura dice: “Deve accadere che quando i settant’anni si saranno compiuti chiederò conto al re di Babilonia”. Non possono esserci dubbi. Ciò accadde quando la Babilonia fu occupata dall’esercito di Ciro nel 539 a. E. V.. Fu in quella data – nel 539 a. E. V. – che i 70 anni furono compiuti. Ma, attenzione, nel 539 a. E. V. non terminò né l’esilio né la desolazione dei giudei. Nel 539 a. E. V. finì la supremazia della Babilonia e la sudditanza al re babilonese. Ora il conto è facile: basta risalire di 70 anni dal 539 a. E. V.. E si arriva al 609 a: E. V..

Nel tentativo di collegare i 70 anni di supremazia babilonese all’esilio dei giudei, TNM traduce così Ger 29:10: “Poiché Geova ha detto questo: ‘Secondo il compimento di settant’anni A BABILONIA [si noti: A] vi rivolgerò la mia attenzione, e certamente realizzerò verso di voi la mia buona parola riconducendovi in questo luogo”. Ora, si noti che l’espressione “settant’anni A Babilonia” (TNM) fa pensare a 70 anni di esilio trascorsi a Babilonia. Ma, non si dimentichi, qui siamo di fronte ad una traduzione della Bibbia e non alla Bibbia. Il testo ebraico, infatti, ha lebabàl (לְבָבֶל): il prefisso le (ל) significa “per / verso / riguardo a / con riferimento a”. Se fosse “a Babilonia” l’ebraico avrebbe bababalàh, come in Ger 29:4: “Questo è ciò che ha detto Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, a tutti gli esiliati, che ho fatto andare in esilio da Gerusalemme a Babilonia [בָּבֶלָה (bababelàh)]”. - TNM.

Ger 29:10 va quindi così tradotto:
“Quando settant'anni saranno compiuti per Babilonia” NR
“Quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni” CEI
“Quando i settant'anni di Babilonia saranno compiuti” Did
“Quando saranno compiuti settant'anni per Babilonia” ND
“Quando settant'anni saranno compiuti per Babilonia” Luz
“La potenza di Babilonia durerà settant’anni” PdS
“Quando saranno in sul compiersi per Babilonia settant’anni” Ricciotti
“Quando saranno compiuto settant’anni per Babilonia” Paoline

Non c’è dubbio che la Bibbia riferisca i 70 anni alla supremazia babilonese e non all’esilio dei giudei o alla desolazione che seguì la distruzione di Gerusalemme. Tuttavia, il direttivo d’oltreoceano attribuisce la propria interpretazione al profeta Daniele: “Il profeta Daniele comprese la profezia in questo senso, poiché disse: ‘Io stesso, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Geova era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, cioè settant’anni’” (Da 9:2)”. - Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 1, pag. 622.

È davvero quello il pensiero di Daniele? Il serio studioso della Scrittura comprende bene la differenza tra la profezia e un accenno alla profezia. La profezia si trova in Ger e Dn ne fa solo un accenno. Il passo di Dn deve quindi prendere le mosse da Ger e non viceversa. La domanda, quindi, è: cosa aveva destato l’interesse di Daniele per la profezia di Geremia concernente il settantennio “riguardo a Babilonia” (Ger 29:10, CEI)? Non ci sono dubbi che fu il crollo repentino di Babilonia in una notte del 539 a. E. V.: “In quella medesima notte Baldassarre il re caldeo fu ucciso, e Dario il medo stesso ricevette il regno, avendo circa sessantadue anni” (Dn 5:30,31, TNM). Daniele capì bene cosa significava questo evento. Daniele sapeva benissimo che Dio aveva detto: “Deve accadere che quando i settant’anni si saranno compiuti chiederò conto al re di Babilonia e a quella nazione” (Ger 25:12, TNM); e sapeva che il settantennio si riferiva alla supremazia babilonese: “Quando saranno compiuti settant’anni per Babilonia” (Ger 29:10, ND). Quella notte il re di Babilonia era stato punito e i settant’anni di supremazia babilonese erano finiti. Per Daniele era certo rilevante l’adempimento della profezia, ma ancora di più il significato che ciò assumeva per il popolo ebraico, per i giudei esuli e per Gerusalemme in rovina. Daniele sapeva dalla profezia di Geremia non solo che la supremazia babilonese sarebbe terminata dopo settant’anni ma anche che ciò avrebbe segnato il rientro del popolo di Dio nella sua terra: “Così dice l'Eterno: Quando saranno compiuti settant'anni per Babilonia, io vi visiterò e manderò ad effetto per voi la mia buona parola, facendovi ritornare in questo luogo”, “Mi invocherete e verrete a pregarmi, e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore. Io mi farò trovare da voi” (Ger 29:10,12-14 ND). Ciò fu esattamente quello che fece Daniele: “Volgevo la mia faccia a Geova il [vero] Dio, per cercar[lo] con preghiera e con suppliche, con digiuno e sacco e cenere”. - Dn 9:3, TNM.

C’è in Dn 9:2 un particolare interessante. La parola ebraica chorbàh (חָרְבָּה), “devastazione”, che Geremia usa al singolare, in Dn è al plurale: “Per compiere le devastazioni [חָרְבֹות (chorbòt)] di Gerusalemme” (TNM). Ciò comporta che Daniele aveva in mente le devastazioni e i ripetuti spopolamenti di Gerusalemme causati dalla serie di assedi e di deportazioni che iniziarono nell’anno di ascesa al trono di Nabucodonosor, nel 605 a. E. V. e finirono con la completa distruzione di Gerusalemme nel 587 a. E. V.. La parola ebraica chorbàh può significare “rovina”, oltre che “devastazione”. È per questo che R. Hammer, nel suo Book of Daniel (in The Cambridge Bible Commentary, Cambridge University Press, pag. 91), traduce così il passo di Dn: “Io, Daniele, leggevo le Scritture e riflettevo sui settant’anni i quali, secondo la parola del Signore al profeta Geremia, dovevano passare mentre Gerusalemme giaceva in rovine”. È del tutto errato interpretare le parole di Daniele come se volessero significare che Gerusalemme sarebbe rimasta in rovina per settant’anni. In nessun luogo Geremia dice così. Ciò che Daniele scoprì leggendo Geremia è che le desolazioni di Gerusalemme non sarebbero cessate finché non fossero finiti i settant’anni “riguardo a Babilonia”. Questa è l’unica conclusione cui a poteva pervenire il lettore di Ger 29:10.

Il direttivo dei Testimoni di Geova fraintende anche un altro passo scritturistico: “Dopo aver descritto la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, 2Cron 36:20, 21 dice: ‘Per di più, portò via prigionieri a Babilonia quelli che rimanevano dalla spada, e divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia, finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato, per compiere settant’anni’” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 1, pag. 622, il corsivo è loro). Una lettura frettolosa del passo biblico può dare l’impressione che Esdra affermi che il paese avesse goduto un riposo sabbatico di 70 anni e che ciò fosse stato predetto da Geremia. Così viene inteso dal direttivo della Watchtower Society.

Il fatto è che se si legge attentamente Ger si nota che in nessun punto si parla di un riposo sabbatico. Proprio in nessun punto, mai. Questo è il motivo per cui nelle parole di Esdra (“Finché il paese non ebbe scontato i suoi sabati. Tutti i giorni che giacque desolato osservò il sabato”, TNM) non è possibile ravvisare un adempimento della “parola di Geova per bocca di Geremia” (TNM). Come fa a esserci un adempimento se manca la profezia? Il pensiero di Esdra non va travisato. Si tenga presente che Esdra era non solo un sacerdote, ma anche uno studioso, un esperto copista, un insegnante della Legge; egli conosceva bene sia l’ebraico sia l’aramaico. Non poteva certo attribuire a Geremia l’adempimento di una profezia che Geremia non aveva mai fatto.

Le due proposizioni concernenti il riposo sabbatico sono un chiaro riferimento a Lv 26:34,35:
“In quel tempo il paese sconterà i suoi sabati, tutti i giorni che giacerà desolato, mentre voi sarete nel paese dei vostri nemici. In quel tempo il paese osserverà il sabato, giacché dovrà scontare i suoi sabati. Osserverà il sabato tutti i giorni che giacerà desolato, per il fatto che non avrà osservato il sabato durante i vostri sabati quando vi abitavate”. - TNM.

Proprio come Daniele, anche Esdra capì che con la desolazione di Giuda si compiva la maledizione predetta nella Legge. Così Esdra riportò le parole di Levitico 26 per dimostrare che esse si erano adempiute durante l’esilio babilonese: “Mentre voi sarete nel paese dei vostri nemici”. Ma Esdra non intese dire che il paese avrebbe rispettato un riposo sabbatico di 70 anni, poiché ciò non era stato predetto né da Mosè in Lv né da Geremia. Il direttivo della Society di Brooklyn, interpretando così, mette in conflitto le parole di Esdra con Geremia, dato che la profezia di Geremia prospettava 70 anni di schiavitù per molte nazioni. Si rammenti Ger 25:11: “Queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”. - TNM.

Comprendendo bene questo fatto, l’ottimo traduttore Giovanni Diodati così rende il passo scritto da Esdra in 2Cron 36:20,21:
E il re de' Caldei menò in cattività in Babilonia quelli ch'erano scampati dalla spada; e furono servi a lui ed a' suoi figliuoli, finché il regno di Persia ottenne l'imperio; (acciocché la parola del Signore, pronunziata per la bocca di Geremia, si adempiesse;) mentre la terra si compiaceva ne' suoi sabati; tutto il tempo ch'ella restò desolata, ella si riposò, finché fossero compiuti settant'anni”. – Did.

Si noti come il traduttore metta appropriatamente tra parentesi il riferimento a Ger, svincolandolo dalla così dal riferimento al Lv.

Quale fu allora “la parola di Geova per bocca di Geremia” che secondo Esdra si adempì durante l’esilio? Non fu soltanto la parola concernente i 70 anni “riguardo a Babilonia”. Esdra dice: “Divennero servitori suoi e dei suoi figli finché cominciarono a regnare i reali di Persia; per adempiere la parola di Geova per bocca di Geremia” (TNM). Evidentemente Esdra ha in mente la predizione di Ger 27:7: “Tutte le nazioni devono servirlo, sì, lui e suo figlio e suo nipote, finché venga il tempo anche per il suo proprio paese, e molte nazioni e grandi re lo dovranno sfruttare come servitore” (TNM). Esdra non spiega come questa profezia si adempisse per “tutte le nazioni”. A lui interessava Israele e mostra come poteva applicarsi ai giudei in esilio. Gli esuli dovevano rimanere in Babilonia finché certe profezie si fossero adempiute. Questo è quanto Esdra precisamente sottolinea. Gli ebrei dovevano rimanere a Babilonia in queste circostanze:
“Finché venga il tempo anche per il suo proprio paese”. - Ger 27:7, TNM.
“Quando i settant’anni si saranno compiuti chiederò conto al re di Babilonia e a quella nazione”. - Ger 25:12, TNM.
“Quando settant'anni saranno compiuti per Babilonia”. - Ger 29:10, NR.
“La terra si godrà i suoi sabati per tutto il tempo che rimarrà desolata e che voi sarete nel paese dei vostri nemici”. - Lv 26:34, NR.
“Queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”. - Ger 25:11, TNM.
“Secondo il compimento di settant’anni a Babilonia [“riguardo a Babilonia” (לְבָבֶל, lebabàl), testo ebraico] vi rivolgerò la mia attenzione”. - Ger 29:10, TNM.

Non si faccia l’errore di fare coincidere il settantennio con lo scontare i sabati non rispettati in precedenza. La Scrittura dice che gli ebrei scontarono i sabati finché i 70 anni non furono terminati, ma non a cominciare dall’inizio dei 70 anni. Infatti, il periodo di 70 anni del vassallaggio delle molte nazioni cui fa riferimento Ger iniziò molti anni prima della distruzione di Gerusalemme e dello spopolamento di Giuda, come concordemente mostra la Bibbia e la storia.

Si noti ora il preciso riferimento storico di Esdra: “Nel primo anno di Ciro re di Persia, affinché si adempisse la parola di Geova per bocca di Geremia, Geova destò lo spirito di Ciro re di Persia, così che egli fece passare un bando per tutto il suo regno, e anche per iscritto” (2Cron 36:22, TNM; cfr. Esd 1:1-4). Qui ci si riferisce al 538/537 a. E. V.. L’errore che fa il direttivo della Watchtower è quello di far coincidere questo riferimento con la fine dei 70 anni. Ma la Bibbia non dice così. Nel passo citato, Esdra si riferisce al decreto di Ciro che autorizzava il rimpatrio dei giudei e all’adempimento dell’aspetto della profezia di Geremia che lo riguardava: “Quando saranno compiuti settant'anni per Babilonia, io vi visiterò e manderò ad effetto per voi la mia buona parola, facendovi ritornare in questo luogo” (Ger 29:10, ND). Il direttivo della Watchtower interpreta che prima Dio avrebbe visitato gli esuli facendoli tornare a Gerusalemme e poi sarebbero finiti i 70 anni: “I Giudei arrivarono nella loro patria verso il principio di ottobre del 537 a.E.V., ponendo fine ai settant’anni di desolazione” (Svegliatevi! dell’8 novembre 1972, pag. 27). Ma la Scrittura, invece, dice che prima dovevano finire i 70 anni e poi Dio avrebbe visitato gli esuli giudei. I 70 anni sarebbero scaduti mentre i giudei erano ancora in Babilonia. La Bibbia è chiara: “Quando i settant'anni di Babilonia saranno compiuti, io vi visiterò, e metterò ad effetto inverso voi la mia buona parola, per ricondurvi in questo luogo” (Ger 29:10, Did). Dio visita a Babilonia gli esuli ancora prigionieri dopo che i 70 anni si sono compiuti. Così avvenne. Nell’ottobre del 539 a. E. V. – alla fine di 70 anni di supremazia babilonese – la Babilonia cadde in potere di Ciro re di Persia. Due anni dopo, nel 537 a. E. V. (data accettata anche dagli editori de La Torre di Guardia), Ciro promulgò il decreto che autorizzava i giudei a rientrare in patria. La fine dei 70 anni riservati al comando babilonese e il rimpatrio dei giudei furono due eventi ben distinti accaduti ad anni di distanza tra loro.

Daniele fa scadere il periodo di 70 anni mentre i giudei erano ancora esuli in Babilonia, nel 539 a. E. V.. Esdra pone l’accento sul fatto che i giudei non potevano tornare in patria finché non fossero finiti i 70 anni. Dopo che scaddero i 70 anni (nel 539 a. E. V.) Dio fece tornare gli ebrei in Palestina, nel primo anno di Ciro o 537 a. E. V..

Chi non conosce bene la storia potrebbe obiettare: ma se Ciro conquistò Babilonia nel 539 a. E. V., come ci si può riferire al 537 a. E. V. come al “primo anno di Ciro re di Persia” (2Cron 36:22, TNM)? Al 539 a. E. V., data della caduta di Babilonia, si può risalire non solo attraverso il canone di Tolomeo, ma anche tramite altre fonti. Lo storico Diodoro Siculo, nonché Africano ed Eusebio, mostrano che il primo anno di Ciro come re di Persia corrispose al 1° anno della 55a Olimpiade (560/559 a. E. V.), mentre il suo ultimo anno di regno è datato al 2° anno della 62a Olimpiade (531/530 a. E. V.). Le tavolette in cuneiforme attribuiscono a Ciro un regno di nove anni sulla Babilonia, il che avvalora il 539 a. E. V. come data della sua conquista della Babilonia (Jack Finegan, Handbook of Biblical Chronology, 1964, pagg. 112, 168-170). Il 560/559 a. E. V. fu quindi il primo anno di Ciro il Grande come re di Persia.

La tavoletta cuneiforme datata al regno di Ciro II è del 5° mese, 23° giorno, del suo 9° anno (R. A. Parker e W. H. Dubberstein, Babylonian Chronology, 626 B.C.–A.D. 75, 1971, pag. 14). Dato che il nono anno di Ciro II come re di Babilonia fu il 530 a.E.V., il suo primo anno secondo questo calcolo fu il 538 a.E.V. e il suo anno di ascensione il 539 a. E. V.. Secondo l’usanza babilonese il primo anno di regno di Ciro andrebbe dal nissàn del 538 al nissàn del 537 a. E. V.. In base a quanto dice la Bibbia, il decreto di Ciro che permetteva agli ebrei di tornare a Gerusalemme fu probabilmente emanato alla fine del 538 o all’inizio del 537 a. E. V..

L’altro errore che fa “monseppe1” è di ritenere che (parole sue) “alla data del 587bc corrispondente al 38° anno di regno di Nabucodonosor”. Il re babilonese Nabucodonosor II, di cui stiamo parlando, regnò per 43 anni, dal 605 al 562 a. E. V., anno in cui morì. Se andiamo a ritroso (poiché a. E. V. gli anni vanno all’indietro), possiamo stabilire storicamente l’anno della istruzione di Gerusalemme: il 587 ovvero nel 18° anno di regno di Nabucodonosor. Siccome rispetto al conteggio errato della Watchtower mancano ben 20 anni, il “monseppe1” vorrebbe trovare questi 20 anni mancanti in Geremia 52:12 che parla di “diciannovesimo anno”, facendo una gran confusione. Tuttavia, nonostante il miscuglio che fa, gli mancherebbe sempre un anno. Allora si domanda: “Per quale motivo era necessario spostare un anno?”. E si dà una risposta tanto sorprendete quanto fasulla: “Perché solo così potevano stare dentro i 19 anni del ciclo di Metone, che rende la Luna nella stessa posizione e fase a 19 anni di distanza in pari data”. Questa si chiama fantascienza. Ciò che ignora probabilmente “monseppe1” è che i babilonesi (come poi i persiani), adottavano il sistema dell’anno di ascesa al trono. In pratica, significa che l’anno di ascesa al trono di un re era chiamato “anno di ascesa al trono” e l’anno seguente (a decorrere dal 1° nissàn) era conteggiato come 1° anno di regno.

Storicamente – come conferma la stessa cronaca di Babilonia - l’anno corretto è dunque il 587 a. E. V.. Rimane da spiegare come mai nello stesso libro di Geremia si abbia in 52:12 “diciannovesimo anno” e in 52:29 “diciottesimo anno”. Contraddizione? Ma no. Si notino le parole che chiudono il cap. 51 di Ger: “Fin qui, le parole di Geremia” (v. 64). Questa chiusa del cap. 51 fa presupporre che il cap. 52 (l’ultimo di Ger) sia stato scritto da qualcuno diverso da Geremia. La spiegazione corretta viene data dallo studioso A. Pieters: “Questa differenza si spiega perfettamente se presumiamo che la sezione in questione [Ger 52] sia sta aggiunta alle profezie di Geremia da qualcuno che viveva a Babilonia e poteva accedere a un documento o registro ove la data naturalmente era segnata secondo il computo babilonese” (The Third Year of Jehoiakim in From the Pyramids to Paul, New York, T. Nelson & Sons, 1935, pag. 186). Occorre qui sapere che i babilonesi (come poi i persiani), adottavano il sistema dell’anno di ascesa al trono. In pratica, significa che l’anno di ascesa al trono di un re era chiamato “anno di ascesa al trono” e l’anno seguente (a decorrere dal 1° nissàn) era conteggiato come 1° anno di regno. Il Regno di Giuda seguiva invece il sistema dell’anno di non-ascesa: l’anno in cui il re iniziava a regnare era il primo. Ora, si noti il modo in cui l’autore di Ger 52 fa riferimento all’anno di regno di Evil-Merodac in cui Ioiachin fu liberato dalla prigionia: “Evil-Merodac, re di Babilonia, l'anno stesso che cominciò a regnare, fece grazia a Ioiachin” (52:31). Si noti bene: “L'anno stesso che cominciò a regnare”. Non dice ‘nel primo anno del suo regno’. Nella traduzione si nota poco, ma il testo ebraico ha letteralmente: “Nell’anno del suo regno” (בִּשְׁנַת מַלְכֻתֹו, bishnàt malcutò), espressione tipica, tecnicamente corretta (attestata in tutti i documenti babilonesi), per indicare con il sistema babilonese l’anno di ascesa al trono del monarca. Con il sistema babilonese l’anno 587 a. E. V. era il 18° del regno di Nabucodonosor. Con il sistema ebraico (che conteggiava come 1° anno di regno quello di ascesa al trono) era il 19°. In Ger 52:12 lo scrittore (che era pur sempre ebreo) parla di “diciannovesimo anno” aderendo al computo giudaico (come fa lo scrittore ebreo di 2Re), ma menziona il “settimo anno” secondo il sistema babilonese.

È dunque certo: l’anno 587 a. E. V.. è anno della distruzione di Gerusalemme.

Il direttivo americano dei Testimoni di Geova, unici al mondo, si è fissato – contro tutte le evidenze storiche – con l’anno 607 a. E. V. per la distruzione di Gerusalemme. Questo chiodo fisso è dovuto alla loro ostinazione nel voler far quadrare a tutti i costi non le profezie bibliche, ma la loro interpretazione delle profezie.

Il “monseppe1” dovrebbe davvero attenersi a ciò che ha scritto ovvero che c’è come “massima autorità una specifica referenza, la Bibbia”. Finché continuerà a ritenere il direttivo americano come massima autorità, continuerà a soffocare la Bibbia.

Confondendo il direttivo americano con la Bibbia, lui scrive: “Solo la Bibbia è stata capace di smascherare le informazioni artefatte e non veritiere che anticamente furono scritte in alcuni reperti oggi analizzati dagli esperti (che però ignorano le informazioni della bibbia)”.

Alla luce dei fatti, io mi sento di correggere così le sue parole: Solo la Watchtower è stata capace di mascherare con informazioni artefatte e non veritiere i documenti storici che anticamente furono scritti in alcuni reperti oggi analizzati dagli esperti (e ciò perché ignorano le informazioni della Bibbia).


Scritto Da - CieloSegreto on 30 Luglio 2010 15:58:03
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Lasciato il  - 03 August 2010 :  18:14:05  Mostra Profilo    Visita vlady's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Guarda che abbiamo provato di chiedere spiegazioni a monseppe1. E lui si e messo disponibile, in piu aveva agiornato le sue ricerche sui settanta anni.
Ripetto, per me tutto quuesto studio ancora rimane un bosco selvaggio; da me non posso dire niente, anche se confesso che data del 1914 mi rimane famigliare e sembra in linea con altri dati nel piano di Dio. Avevo soltanto scaricato lo studio aggiornato di monseppe1; ma non letto. E in lista ai miei prossimi studi. E ti prego, anche se monseppe1 ti ha chiamato cielo sereno (un complimento mascherato per te(vorrei tanto che a me chiamavano cosi)) porta gli tutto rispetto dovuto per tempo e per zelo che rivela per Signore (anche se puo sbagliare come noi tutti). Ma sai che ce sempre bichiere mezzo vuoto e mezzo pieno, e ci sono fratelli che anche se sbagliano fanno molto piu bene di altri. Quindi cerchiamo di aprezzare nostri fratelli per quel che sono nel bene, per quel bene che fanno. Facendo cosi non sbaglieremo davanti Signore. Salvaguardando per prima nosro rapporto privato.
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Lasciato il  - 03 August 2010 :  18:18:04  Mostra Profilo    Visita vlady's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Guarda che abbiamo provato di chiedere spiegazioni a monseppe1. E lui si e messo disponibile, in piu aveva agiornato le sue ricerche sui settanta anni.
Ripetto, per me tutto quuesto studio ancora rimane un bosco selvaggio; da me non posso dire niente, anche se confesso che data del 1914 mi rimane famigliare e sembra in linea con altri dati nel piano di Dio. Avevo soltanto scaricato lo studio aggiornato di monseppe1; ma non letto.
E in lista ai miei prossimi studi. E ti prego, anche se monseppe1 ti ha chiamato cielo sereno (un complimento mascherato per te(vorrei tanto che a me chiamavano cosi)) porta gli tutto rispetto dovuto almeno per tempo che ha speso e per zelo che rivela per Signore (anche se puo sbagliare come noi tutti). Ma sai che ce sempre bichiere mezzo vuoto e mezzo pieno, e ci sono fratelli che anche se sbagliano fanno molto piu bene di altri figli di Adamo. Quindi cerchiamo di aprezzare nostri fratelli per quel che sono nel bene, per quel bene che fanno. Facendo cosi non sbaglieremo davanti Signore. Salvaguardando per prima nosro rapporto privato con Signore, certamente.
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Lasciato il  - 03 August 2010 :  21:31:23  Mostra Profilo    Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Caro Vlady, sono stupito. Mi avevi domandato di prendere in considerazione le ricerche di monseppe, e l'ho fatto in maniera seria e documentata. E tu, anzichè prenderne atto, mi dici di non mancare di rispetto a monseppe? E dove mai gli avrei mancato di rispetto?

Io capisco che lui voglia difendere il punto di vista della società americana, e credo che lo faccia animato da intenzioni oneste. Ciò non toglie che è un'arrampicata sui vetri, perchè la loro posizione è insostenibile: è ANTISTORICA E ANTIBIBLICA.

Anzichè difendere l'onore di monsEppe, Vlady, perchè non provi a confutare le mie argomenmtazioni?
Prova. Forse scoprirai che non sono confutabili.
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Lasciato il  - 04 August 2010 :  07:31:16  Mostra Profilo    Visita vlady's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Ho letto tutto, ma tra leggere e studiare ce la differenza. E tema per mio prossimo studio. E sono abituato a studiare sia pro che contro. Ma devo ammettere che cronologia non e mio campo. Pace
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Lasciato il  - 04 August 2010 :  10:48:37  Mostra Profilo    Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
Molto bene, Vlady. Ottima cosa "studiare sia pro che contro". Accertarsi di come stiano le cose è la strada migiore, sin dai tempi dei bereani.
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Lasciato il  - 04 August 2010 :  12:58:58  Mostra Profilo    Visita vlady's Homepage  Modifica Risposta  Rispondi con Citazione  Mostra l' indirizzo IP dell' utente  Elimina Risposta
E si, direi che tempi di bereani durano fino ad oggi a chi vuole piacere al Padre!
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